Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Margherita Dolcevita    01/02/2013    2 recensioni
I magnifici capolavori della Clare dal punto di vista del misterioso Jonathan Christopher Morgenstern.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                      La Mia Sorellina



Sono seduto ad affilare le armi per il nostro esercito, quando mio padre entra nella stanza. Ha uno sguardo infastidito, insoddisfatto. Continua a camminare avanti e indietro passandosi una mano sul volto e sui capelli.

Penso che voglia parlarmi, ma non ha ancora aperto bocca, così continuo ad affilare le spade.

-Ci sono delle complicazioni- Dice dopo alcuni minuti. Alzo lo sguardo corrugando la fronte, incitandolo con gli occhi a parlare.

-Che tipo di complicazioni?- Gli chiedo appoggiando l'arma sul tavolo ed alzandomi in piedi.

-Hodge- Mi dice come se quel solo nome significasse il perchè di tutta questa agitazione.

-Mi ha mandato un messaggio di fuoco. Dice che Jace ha trovato una Mondana che ci può vedete, ieri sera al Pandemonium- 

-Impossibile- Rispondo io sicuro di quello che dico. Nessun Mondano ci può vedere, siamo come delle ombre per loro, insignificanti ombre. Per quel che riguarda il nostro mondo e quello dei Nascosti loro sono ciechi.

-L'hanno vista anche i figli dei Lightwood. Li ha interrotti mentre stavano uccidendo un demone, pensando che fossero degli assassini. Voleva fermarli- Coraggiosa la ragazzina, devo ammetterlo. Sono pochi i Mondani che hanno abbastanza fegato da fare una cosa del genere.

Ma nonostante il briciolo di ammirazione, mi lascio sfuggire un sorriso di scherno. Tipico dei ciechi scambiare un demone per una persona.

-Non vedo perchè una Mondana potrebbe esserci d'intralcio- Mi avvicino lentamente a mio padre. Il rumore dei miei passi risuona sordo nell'enorme stanza vuota.

-Anzi questo potrebbe giostrare a nostro favore- Rifletto sotto lo sguardo confuso di Valentine.

-I Lightwood saranno così occupati a scoprire come mai una Mondana riesce a vedere il mondo degli Shadowhunters e dei Nascosti, che non capiranno nemmeno cos'è successo quando ruberemo gli Strumenti Immortali- Rispondo sorridendo sornione.

Lo sguardo di mio padre è fisso nel vuoto, probabilmente sta soppesando le mie parole. Quando si riprende i suoi e la sua espressione sembrano più rilassati, ma nonostante questo non sembra ancora del tutto convinto.

-Potrebbe comunque diventare un pericolo- 

-Una Mondana? Un pericolo?- Gli chiedo, trattenendo una risata. Mio padre mi guarda severo, intimandomi di non oltrepassare il limite.

-Voglio che la tieni d'occhio per un pò- Mi ordina mio padre avviandosi verso l'uscita. Vorrei dirgli che è una perdita di tempo, che è impazzito se pensa che un'inutile Mondana ci possa mettere i bastoni fra le ruote. Ma sto in silenzio, le mani strette a pugni.

Ho sempre odiato prendere ordini, anche se ha darmeli era, è mio padre.

-Secondo quello che dice Hodge, abita a Brooklyn. Vorrei che ci andassi subito- Mi dice Valentine, fermando la sua camminata, voltandosi appena verso di me.

-E se non è in casa?- Gli chiedo sarcastico.

-Torna indietro e non fare niente che possa attirare l'attenzione!- Mi dice prima di uscire. Sbuffando infastidito cammino verso il tavolo e afferro la spada che ho appena affilato. Passo un dito sopra la lama percorrendola per intero, arrivando alla punta.

Dal mio dito scivola una piccola goccia di sangue, un rivolo rosso in contrasto con la lucentezza della spada. Soddisfatto del mio lavoro, mi porto il dito ferito alla bocca, succhiando via il sangue.

Infilo la spada nel fodero della mia tenuta da cacciatore, e lentamente esco dalla stanza. Pangborn e Blackwell non ci sono dovevano andare a prendere lo stregone di ieri sera e portarlo qui.

Con lo stilo mi faccio velocemente una runa per rendermi invisibile agli occhi dei Mondani ed esco dall'edificio.

Cammino lentamente verso Brooklyn senza fretta e abbastanza annoiato. Mentre cammino osservo la gente che mi circonda, così fragili e inutili. Pensano di essere al sicuro, di potersi difendere da soli. Il pensiero mi fa ridere a crepa pelle.

Arrivo prima di quanto pensassi alla casa della Mondana, con poche difficoltà mi arrampico sul muro fino ad arrivare alla finestra che da su una piccola camera dalle pareti arancioni ed il pavimento cosparso di palle di carta.

Seduta sul letto una ragazza dai lunghi capelli riccioli rossi che disegna freneticamente, ma dall'espressione dei suoi enormi occhi verdi capisco che non è affatto soddisfatta. Mentre diegna ha un paio di cuffiette da cui ascolta la musica.

Non riesco a spiegarmelo, ma la visione di quella cascata di riccioli rossi come le fiamme dell'inferno mi toglie il fiato, e resto incantato dai movimenti fluidi e veloci che fa quando disegna.

Con un movimento stanco ed irritato straccia un'altra pagina dal suo blocco e la lancia sul pavimento, togliendosi le cuffiette dalle orecchie. 

Non riesco a sentire cosa succede, ma qualcosa deve aver attirato l'attenzione della ragazza, che si alza velocemente dal letto
e corre via dalla stanza.

La pallina di carta che poco prima lanciato, si apre lentamente, lasciandomi scorgere una specie principe oscuro dai capelli biondi e gli occhi scuri, almeno quanto i miei. La mia somiglianza con quel disegno è incredibile.

Cercando di non fare rumore mi sposto leggermente dalla finestra della camera della ragazza a quella della sala. Se quello che ha detto Hodge è vero, e la ragazzina ha la vista, devo stare attento a non farmi vedere. La Mondana è accanto alla porta d'ingresso che si stava rigirando nervosamente il filo del telefono rosso fra le mani.

Non riuscivo a smettere di fissarla mentre si mordeva il labbro inferiore con i denti e subito dopo scoppiare a ridera rasserenata.

Riattacca il telefono e si ferma qualche secondo a guardarsi intorno, mi abbasso cercando di non cadere e di non farmi vedere da lei, ma quando sento la porta sbattere rumorosamente non resito a guardare. 

Non riesco ad evitare di spalancare gli occhi sorpreso. La ragazza dai capelli rossi è seduta sul divano, con un libro in mano che finge di leggere, e davanti alla porta d'ingresso con degli scatoloni in mano c'è Lucian. Una volta ho vista una foto del
Circolo al completo e sono assulatamente certo che quello sia il parabatai di mio padre. Dal modo in cui parlano sembrano essere molto in intimità.

Dopo qualche secondo la porta si apre di nuovo e nel salotto entra una donna alta dai capelli rossi, più scuri di quella della ragazza, e gli occhi verdi e brillanti. Indossa una tuta sporca di vernice, ma riuscirei a riconoscerla ovunque. Jocelyn. Mia madre.

Un sorriso maligno si forma sul mio volto pallido, quel Nascosto non è riuscito a trovarla in una settimana ed io ci riesco in un ora. Mio padre sarà molto contento, ora cerchiamo di vedere se riesco a scoprire anche dove tiene la Coppa Mortale.

La fisso posare gli scatoloni a terra e parlare con la ragazzina Mondana, ora che le vedo insieme non riesco a non notare la loro somiglianza e un in attimo una lampadina si accende nel mio cervello.

-Non è possibile...- Sussurro troppo scioccato per dirlo ad alta voce e per timore di farmi sentire e di rovinare tutto. Non può essere. Mi ripeto nella mia mente. Stessi capelli rossi, stessi occhi verdi. Spiegherebbe perchè riesce a vedere gli Shadowhunters. Chi lo avrebbe mai detto! Ho una sorellina. Penso euforico sorridendo ancor di più.

Ed è la figlia di Lucian.

La mia sorellina è un Nascosto. A Valentine non piacerà affatto.

Li osservo ancora, non sembrano più molto sereni. Hanno alzato la voce ed un leggere borbottio arriva anche alle mie orecchie.
Lucian si avvicina alla porta per andarsene, ma questa si apre di scatto e dietro di essa fa la sua comparsa un ragazzino mingherlino dai capelli marroni e con un paio di occhiali spessi.

Lo si vede da lontano un miglio che non è uno Shadowhunters. 

-Vuoi vedere che...- Osservo attentamente la ragazzina dai capelli rossi gesticolare litigando con Jocelyn. Non sa di non appartenere a questo modo. Jocelyn deve aver preferito non dirgli nulla, troppo spaventata da quel che è successo al suo primo figlio.

La mia sorellastra ed il Mondano escono dalla stanza, ed io mi lascio cadere atterrando in piedi sul marciapiede di cemento, prima cha la ragazza si accorga che c'è un maniaco appeso alla sua finestra. 

Con passo lento e tranquillo inizio ad incamminarmi verso Renwick, non voltandomi mai indietro. Peccato però... Penso con una smorfia sul volto. Quando Valentine saprà che è la figlia di Lucian la ucciderà insieme a suo padre, non potrò nemmeno provare la gioia di avere una sorella. Penso con falsa tristezza. Spero almeno che, come risarcimento, lasci a me l'onore di finirla.

Essendomi perso nei miei pensieri non mi accorgo nemmeno di essere arrivato. Velocemente salgo le scale, saltando due scalini alla volta e sperando di trovare mio padre per raccontargli la meravigliosa notizia. 

-Allora...?- Sento distintamente mio padre parlare. Rallento il passo per riuscire a sentire la conversazione.

-Io, ho fatto del mio meglio,ma...- Riconosco subito la voce dello stregone dell'altro giorno e capisco subito che ci sarà sicuramente da divertirsi. Spero solo che il gioco non finisca subito di nuovo. Cercando di fare rumore, per segnalare la mia presenza, cammino entrando nella stanza, il Nascosto si gira subito verso di me ed i suoi occhi si spalancano riempiendosi di lacrime per la paura.

Sorridendo lo affianco davanti a mio padre e gli circondo la spalla con il braccio e lo sento irrigidirsi sotto la mia stretta. 
-Non penso che te la dovresti prendere con lui, sì è vero non è riuscito a trovare la mia cara mamma, ma a questo ci ho pensato io- Gli dico, e dentro di me cresce l' orgoglio, mentre guardo l'espressione di Valentine farsi sempre più stupita e soddisfatta.

-E come di grazia?- Mi chiede più curioso che sospettoso.

-I migliori non svelano mai i loro trucchi. Non è vero, amico?- Chiedo rivolgendomi allo stregone che continua a tremare ed a sudare freddo nella mia morsa d'acciaio. Rivolgo lo sguardo a mio padre attendendo un qualsiasi comando, che non tarda ad arrivare e che non vedo l'ora di eseguire.

-Quindi ora che è tutto risolto possiamo anche dargli il suo compenso e lasciarlo andare- Dico dando al Nascosto qualche rassicurante pacca sulle spalle, mentre con una mano senza farmi vedere estraggo la spada, nascondendola dietro la mia schiena.

Adoro giocare un pò con le mie prede prima di finirle mi fanno sentire potente. Mi sento bene, quando nelle mie mani ho la loro sorte. Posso decidere di lasciarlo andareoppure di ucciderlo, ed è più probabile che accada la seconda.

Sento lo stregone rilassarsi un poco, addirittura sulla sua faccia vedo nascere un timido sorriso. Crede davvero che lo lasci andare, l'idiota. Penso allargando il mio sorriso. Mi allontano di qualche passo facendo passare la spada angelica dalla mano destra a quella sinistra e con un movimento veloce e secco la faccio sprofondare nel suo corpo, trapassandolo da parte a parte. 

Dalle sue labbra esce un gemito di sorpresa e si porta le mani allo stomaco, nel punto in cui esce la punta della spada, cercando di tamponarsi la ferita, mentre il sangue inizia a macchiargli i vestiti a colare formando delle piccole gocce scarlatte sul pavimento non proprio pulito.

Estraggo la spada, che ormai sostiene il corpo senza vita del nascosto, e lo lascio cadere a terra con un tonfo secco. Passando prima un lato della spada ,e poi l'altro, sulla maglietta dello stregone la ripulisco dal sangue, facendola ritornare lucida e maestosa.

-Sai realmente dove si trova Jocelyn, o era solo un pretesto per ucciderlo, Jonathan?- Valetine sta attento a dire "tua madre", lo sa quanto risentimento porto per quella donna.

-La tua diffidenza mi offende, padre- Dico con un tono e con un'espressione del viso falsamente offesa ed innocente.

-Anzi, dovresti piuttosto richiamare Blackwell e Pangborn, ora sappiamo dove si trova, non vedo il motivo per aspettare ancora e non andare a prendere subito la Coppa. In fondo lo hai detto tu stesso, i Divoratori non sono famosi per la loro pazienza...E neanche io!- Dico camminando per la sala fino ad arrivare alla porta dove Valentine tiene i Divoratori. Batto un paio di volte sulla porta facendo ringhiare i demoni per dare enfasi alle mie parole e dimostrare la loro impazienza.

-Inoltre qualcuno deve pur ripulire questo disastro, giusto?- Gli chiedo.

-Li chiamo subito- 

-C'è un'altra cosa che dovresti sapere- Dico interrompendo la sua camminata e facendolo voltare nella mia direzione.

-Di cosa si tratta?-

-Mi hai chiesto di andare a tenere d'occhio la ragazzina Mondana a Brooklyn, ed io l'ho fatto, e ho scoperto che abita con
Jocelyn- Valentine non sembra sorpreso o arrabbiato e non posso fare a meno di sentirmi un pò deluso dalla sua reazione.

-Sì avevo sentito dire che Jocelyn aveva una figlia-

-E sapevi anche che era di Lucian?- Gli occhi di mio padre si spalancano e la sua mascella si contrae, quando inizia a digrignare i denti dalla rabbia. Sorrido, ora, soddisfatto della sua reazione. Vedo le sue nocche sbiancare in un vano tentativo di controllare la rabbia.

-Ne sei assolutamente certo?- Mi chiede speranzoso.

-Quando l'ho visto era appena entrato in casa e parlava con una certa familiarità sia con Jocelyn sia che con la ragazzina- Gli dico. Non sono certo che sia la figlia di Lucian, ma se non è sua, di chi potrebbe essere?    

Mio padre annuisce e senza dire niente esce dalla stanza per andare a prepararsi e mettersi la tenuta da cacciatore, sempre tenendo i pugni contratti. Non credo che lascerà a me il compito di uccidere la ragazzina e Lucian, penso voglia farlo con le sue stesse mani. E questo mi rattrista, meno divertimento per me.

Blackwell e Pangborn non dovevano essere troppo lontani, visto che in una ventina di minuti erano qui a sbuffare e a mettere in discussione il mio ordine di pulire il pavimento e di togliermi dalla vista il cadavere. Adesso stiamo tutti aspettando mio padre, qualcuno più impazientemente di altri.

Quando mio padre rientra nella stanza, Blackwell e Pangborn, che erano seduti su delle sedie, si alzano subito in piedi in segno di rispetto. Io, invece, non mi muovo di un millimetro e rimango fermo, la schiena appoggiata contro al muro e le braccia e le gambe incrociate.

-Liberate i Divoratori- Ordina mio padre ai suoi sottoposti, e loro ,come due bravi cagnolini, eseguono i suoi ordini senza battere ciglio e aprono la porta della stanza dove sono imprigionati.

I tre demoni escono subito fuori, ringhiando e sbavando contro i cacciatori che li hanno liberati, ma alla vista di Valentine si calmano improvvisamente. I Divoratori chinano la testa in segno di rispetto e timore.

-Padrone...- Sibilano all'unisono, le code che si muovono avanti e indietro in un movimento lento e ritmico, ipnotico quasi. I numeroi occhi neri fissi sul pavimento, e i denti aguzzi in fuori pronti all'attacco. I corpi ricoperti di scuame luccicano alla luce emanata da una lampadina appesa sul soffitto, sprovvisto di lampadario.

-Sapete quello che dovete fare vero?- Gli chiede mio padre con tono duro, avvicinandosi a loro fino ad essergli davanti.

-Sì, Lord Valentine- 

-Non dovete torcerle un capello sono stato chiaro? Altrimenti ne subirete le conseguenze sulla vostra pelle- I Divoratori cercano di nascondersi dietro al più grosso, che probabilmente è il più forte dei tre.

-In quanto a voi due...- Dice mio padre voltandosi verso Blackwell e Pangborn. Mi sfugge un sorriso fissandoli. Prima erano rilassati, tranquilli, ma quando Valentine gli ha chiamati, quei due sono visibilmente sobbalzati, irrigidendosi immediatamente.

Perfino uno grande e grosso come Blackwell lo teme.

-...Voi resterete qui- Dice sistemandosi la cintura colma di armi in vita, mentre i suoi sottoposti sgranano gli occhi.

-Perchè?- Chiede l'energumeno viola.

-Voglio restare da solo con lei- Spiega velocemente mio padre, camminando verso l'uscita e facendomi un leggero segno con la nuca per incitarmi a seguirlo. Io ubbidisco con un sorriso sulle labbra, salutando con la mano quei due inetti, in un gesto di scherno.

Io e mio padre usciamo dalla stanza, seguiti dai Divoratori, e iniziamo a scendere le scale. Sento dei bisbiglii, come dei ringhi, ed io mi immagino Blackwell straziare con i suoi inutili discorsi e proteste le povere orecchie di Pangborn.

Fuori il cielo è scuro, di una tonalità di blu prossima al nero e il silenzio regna. Nella mia cintura c'è solo un coltello dalla lama corta, mio padre ha detto di portare solo questo e uno stilo. Il lavoro sporco lo faranno i demoni.

-Fa strada- Mi dice Valentine invitandomi ad andare avanti. Io eseguo e lo porto davanti alla casa della Modana. Nel tragitto non abbiamo parlato l'unica cosa che spezzava il nostro silenzio era il ringhiare impaziente dei Divoratori. Mio padre era troppo impegnato ad immaginare la reazione Jocelyn quando lo vedrà. 

Io penso che se ha sopportato di stare fra i Mondani per tutto questo tempo per stare lontano da lui e da me, non credo che sarà reagirà bene, ma lui è troppo sentimentalista per accorgersene.

Mi fermo davanti alla porta della casa, tirando fuori il mio stilo.

-Jocelyn abita qui?- Mi chiede come se fosse impossibile.

-Sì- Rispondo diretto, facendo uan veloce runa di apertura. La porta si apre con un leggero, ma fastidioso cigolio, i primi ad entrare passando sotto le mie gambe sono i Divoratori, che corrono subito su per le scale al piano superiore, riconoscendo l'odore di mia madre. Valentine gli ha addestrati a riconoscere il suo odore da miglia di distanza.

-Chi c'è al piano inferiore?- Mi chiene Valentine.

-Non lo so. Non ho ancora controllato- Iniziamo a salire al piano superiore, i Divoratori hanno iniziato a graffiare con gli aritigli la porta e a ringhiare come cani. Mio padre mi mette una mano sulla spalla e mi sposta di lato per passare. Valentine bussa alla porta più volte, ma nessuno gli apre la porta. Si allontana di qualche passo e con un calcio la spalanca.

Non riesco a vedere all'interno perchè mio padre mi blocca la visuale con il suo corpo. Noto che si è irrigidito e che sta trattenendo il fiato. Curioso mi avvicino alla porta affiancando mio padre, vedo mia madre stesa per terra con gli occhi semi chiusi, ma non ancora del tutto svenuta.

Mio padre si precipita dentro l'appartamento preoccupato per la salute di Jocelyn. Si inginocchia accanto a lei prendendola in braccio, cullandola come fosse una bambina, mentre i Divoratori entrano mettendo a soqquadro la stanza. Faccio un passo in avanti e poi un'altro, avvicinandomi ai...Miei genitori, per ascoltare la loro conversazione.

-Tu...Tu lurido...Non toccarmi. Non toccarmi!- Urla Jocelyn, dimenandosi cercando di sfuggire alla presa di mio padre, mentre lui sta immobile, scioccato dalle parole di mia madre nei suoi confronti. Come pensavo non è affatto felice di vederlo. Non si accorge di me, è troppo concentrata su Valentine, dopo tutto mi ha abbandonato senza rimorsi, cosa dovrebbe importargli di me? 

-Non ti permetterò di far del male a Clary, Valentine, non le toccherai un capello- Clary. Allora è così che si chiama la Mondana come l'erba, la Clary Sage, la salvia sclarea.

-Clary il diminutivo di Clarissa, immagino, è così che si chiama la figlia di Lucian?- Le chiede. Jocelyn ha uno sguardo carico di odio e di risentimento, ma ora che mio padre ha nominato il nome di Lucian, il suo sguardo ha lasciato spazio alla confusione.

-Perchè sei scappata?- Gli chiede mio padre, passandogli una mano fra i lunghi capelli rossi accarezzandogli poi la guancia delicatamente. Nel viso di mia madre è visibile il suo disgusto, ma è troppo stanca e debole per liberarsi dalla presa di Valentine.

-Non ti avrei permesso di trasformare un'altro dei nostri figli in un mostro come hai fatto con Jonathan!- La voce di Jocelyn è carica di rabbia anche se ridotta ad un sussurro. Il suo respiro si è fatto pesante e le sue palpebre si chiudono lentamente, come se mia madre stesse facendo resistenza.

Quando i suoi occhi si chiudono definitivamente e la sua testa ricade senza vita sulla spalla di mio padre, Valentine posa la sua fronte contro quella di Jocelyn sussurrando delle parole che non riesco a sentire.

I ringhi dei Divoratori si sono fatti più forti, decido di lasciare mio padre da solo e di andare a controllare i demoni. Cammino velocemente fino ad arrivare al corridoio, i Divoratori stanno graffiando una porta continuando a ringhiare. Poso la mano sul manico del coltello a lama corta, in caso ci sia qualcuno nella stanza. 

Poso la mano sulla maniglia della porta e aspetto qualche secondo prima di aprirla. La stanza che ho davanti è quella che ho visto oggi dalla finestra. La stanza della Mondana, di Clary, improvvisamente mi vengono in mente le parole di Jocelyn.

-Non ti avrei permesso di trasformare un'altro dei nostri figli in un mostro come hai fatto con Jonathan!- 

Un'altro dei nostri figli.

Questo fa di Clarissa la mia sorellina biologica. 

Mio padre mi disse che io ero unico, unico al mondo. Il migliore, il più forte fra tutti gli Shaowhunters, ed io ci credevo davvero, ma adesso...Adesso che ho scoperto di avere una sorella non sono più solo. L'idea che anche lei si unisca a noi nel nostro piano, che sia come me, crudele e opportunista, mi entusiasma.

Lascio la presa sull'elsa del coltello ed entro del tutto nella stanza, chiudendomi poi la porta alle spalle, impedendo ai Divoratori di entrare. Per terra ci sono ancora molte palline di carta, ne prendo una in mano aprendola: è la stessa che ho visto dalla finestra raffigurante il principe oscuro. 

Tiro delicatamente con le dita i bordi del foglio, lisciandolo per bene, continuando ad ammirarlo. Quando ho impresso ogni particolare nel mio cervello, piego il foglio in quattro mettendomelo in tasca come souvenir.

Sento mio padre chiamarmi ed io esco a passi lenti dalla stanza, guardando un'ultima volta la stanza di Clary prima di chiudere la porta. Mio padre tiene in braccio Jocelyn, sembra morta, ma vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi a ritmo dei suoi respiri.

Valentine ordina ad un Divoratore, quello più grosso, di rimanere qui a cercare la Coppa Mortale.

E, mentre mi richiudo la porta di quell'appartamento alle spalle ed inizio a scendere le scale, non posso fare a meno di pensare alla cascata di riccioli rossi che è la mia cara sorellina ed un ghigno si forma sulle mie labbra. Io e lei ci divertiremo moltissimo, non vedo l'ora di passare del tempo familiare con lei, dobbiamo conoscerci meglio in fondo...

...Siamo pur sempre fratello e sorella.





NOTE DELL'AUTRICE:
Vorrei precisare che questo è solo un primo accenno a quello che Jonathan prova per sua sorella, lo approfondirò meglio nei prossimi capitoli. Spero di non averlo fatto diventare OOC, non me lo perdonerei mai, il suo carattere è perfetto così com'è! Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi legge solamente, quest'ultimi li invito a commentare la mia storia anche con una recensioncina piccola piccola, anche le critiche saranno ben accolte,
Un bacio grosso grosso,
Margherita
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Margherita Dolcevita