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Autore: somewhxre    01/02/2013    0 recensioni
«Vivi la tua vita come se ogni giorno fosse l'ultimo, non si sa mai cosa possa capitare da un momento all'altro.» «Questo significa che posso abbracciarti per un po'?» «Certo, cogli le tue occasioni. Vieni qui, stringimi forte più che puoi se ti fa stare meglio.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Justin si svegliò, guardò l’orologio ed erano le dieci e mezza. Si alzò di colpo, guardandosi attorno: Samantha non c’era.
Pensò al peggio, dopo la telefonata di Matthew la scorsa sera, stava sempre sulla difensiva. “E’ solo l’inizio”, aveva detto; chissà cosa intendeva.
Essendo a petto nudo, sentiva una strana aria fredda venire da chissà dove. Notò subito che la finestra della sua stanza era aperta, cosa molto sospetta. Sentì dei rumori in cucina, al piano di sotto, così scese le scale e trovò la madre seduta al tavolo mentre beveva una tazza di caffè-latte.
«Justin, buongiorno.» sorrise la madre.
Il ragazzo non sapeva a che ora fosse tornata, se avesse visto qualcosa, non sapeva come comportarsi. «Ciao mà, ehm..sai per caso se..»
«La ragazza? E’ uscita questa mattina, ha detto che doveva andare a fare una commissione e che sarebbe tornata verso il pomeriggio.»
«Ah, grazie.» si mise una mano nel ciuffo, appoggiandosi allo stipite della porta aperta della cucina. «Perché la finestra della mia camera è spalancata?»
«Non devi chiederlo a me, appena sono arrivata questa notte mi sono infilata nel letto. –girò la bevanda con il cucchiaino- Hai dormito tutta la notte con l’aria addosso? Vuoi per caso ammalarti? Guarda che anche se hai la febbre non salti un solo giorno di scuola.» disse con tono un pò più rigido.
«Calma, non l’ho aperta io. Nemmeno Samantha, penso.»
«Si sarà aperta da sola. –esclamò con un tono di ironia- Già che sei qui devo avvisarti di una cosa. –indicò un dépliant- mi hanno offerto un lavoro migliore, in una clinica privata, ad Atlanta. E’ un’occasione da non perdere.» sorrise.
«Se stai cercando di dirmi che dobbiamo trasferirci, la mia risposta è no.»
«Ma Justin, cerca di metterti al mio posto. Questa opportunità non ricapiterà mai più! Guadagnerò molti più soldi di quanto faccio ora, farò le ore più piccole e..»
«Ti capisco, ma tu cerca di capire me. Ho Samantha, ho Ryan, non posso abbandonarli.»
Rimasero entrambi in silenzio, non sapendo più cosa dire a causa delle diverse idee.
«Senti, perché non vai tu? Io me ne starò qui tranquillo..»
«No. –esclamò la madre con tono secco- Non ci pensare nemmeno.»
«Mamma, ho diciott’anni, so badare a me stesso.»
«Non ne dubito, ma non posso lasciarti qui da solo mentre io sarò a centinaia di chilometri di distanza.»
«Uhm, ti prometto che studierò e cercherò di farmi promuovere quest’anno. Mi impegnerò, ti chiamerò tutte le sere, ti terrò aggiornata su tutto. Ti prego.»
La donna abbassò lo sguardo.
«Come hai detto tu, questa è un’occasione importante per te. Non lascerò che la mia presenza ti rovini tutti i piani. –l’abbracciò- Starò bene.»
«E’ una decisione su cui bisogna pensarci, per ora non è ancora detto nulla.»
«Va bene, ma pensaci. Okay?»
La madre annuì. «Vado a riposare, che faccio di nuovo il turno di notte stasera.» Affermò, lasciando la cucina.
Justin si sedette al tavolo, ma non passò nemmeno un minuto che il citofono suonò. Sbuffando andò ad aprire la porta.
«T-Tu?» esclamò esterrefatto.
«Cosa c’è? Non sei felice di vedermi?» rispose il ragazzo mostrando un enorme sorriso.
«Cazzo, si che sono felice! –lo abbracciò, facendolo entrare- Dio, Niall. Non puoi presentarti qui a casa mia in questo modo, potrei prendermi un infarto.»
«Non esagerare. Quanto mi mancava questa casa, non ci mettevo piede da anni ormai.»
«Già. Ma tu dove stai? Cioè, con chi sei venuto?»
«Da solo. In realtà pensavo mi avessi ospitato tu.» rise.
«E se non l’avessi fatto?»
«Mi sarei sistemato qui fuori sulla tua veranda.»
Scoppiarono entrambi a ridere, da molto tempo non succedeva. Niall era dovuto trasferirsi in Irlanda quando facevano le scuole elementari, a causa dei suoi genitori. Da allora si erano solamente sentiti qualche volta per telefono, e rivederlo in quel momento a casa sua, seduto accanto a lui, lo rendeva molto felice.
«Allora, con la bionda? Avevo paura di entrare cosi, magari vi trovavo in una situazione imbarazzante..»
«E finiscila. –gli diede una piccola spinta- Tutto bene. ‘Stanotte ha dormito qui, ma al mio risveglio lei era sparita.»
«Mh, sarà scappata. Ah no, aspetta, quello sei tu.» scoppiò in una calda risata, prendendolo un pò in giro.
«Sembra che fai di tutto per ricevere dei pugni in faccia. E’ cosi?»
«Dai, scherzavo.»
«Ti perdono solamente perché sono felice che tu sia qui.» sorrise.
«Ehi, grazie.» ricambiò il sorriso.
Pochi secondi dopo, si sentì la porta aprirsi. I due ragazzi si girarono verso l’entrata e videro Samantha e Ryan entrare, insieme. Justin rivolse loro uno sguardo incuriosito.
«Amore, guarda chi ho trovato per strada.» la ragazza indicò Ryan.
«Non vi odiavate, voi due?» chiese Justin.
«No, tu avevi ragione. Non è male.» sorrise l’amico voltandosi verso Samantha.
«Non prendete troppa confidenza, tenete le distanze. –li guardò, poi cambiò argomento- Comunque, Ryan tu lo conosci già; Samantha, ti presento Niall, un mio caro amico.»
«Piacere Niall, Justin mi ha parlato molto di te.» sorrise.
«Potrei dire lo stesso!» scoppiò a ridere come suo solito.
Calò il silenzio per qualche minuto, nessuno sapeva più cosa dire.
«Uhm, visto che siamo tutti qui..che ne dite di andare da Berry’s?»
«Oh si, non ci vado da molto, ma ricordo che si mangia benissimo!» esclamò Niall entusiasta.
«E te pareva che tu non pensassi a mangiare.» aggiunse Ryan sghignazzando.
Niall gli lanciò una strana occhiata ed entrambi si zittirono.
Uscirono di casa, dirigendosi verso Berry’s, un pub che spesso frequentavano.
Samantha guardò l’ora. «Santo cielo, è tardi! –si mise una mano sulla fronte, come se avesse dimenticato qualcosa- Devo scappare, mi dispiace.» diede un bacio veloce a Justin e si avviò nella direzione opposta.
Ryan a metà strada si fermò, e scusandosi con i ragazzi andò via.
«Scusate, ho dimenticato di.. –pensò- fare una commissione per mia sorella.»
Niall provò a fermarlo, ma inutilmente. Justin si innervosì, corse verso i due e li afferrò entrambi per le braccia, bloccandoli.
«Voi due non andate da nessuna parte.»
«Justin..mi fai male.» esclamò Samantha.
Il ragazzo mollò la presa, cercando di calmarsi. «Siete arrivati insieme, avete continuato a lanciarvi occhiatine strane, e ora ve ne andate di nuovo insieme? Spiegatemi.»
«Non c’è nulla di male ad essere amici, comunque se questo è quello che vuoi, rimarremo. Ti va?» chiese alla ragazza.
Samantha annuì, imbarazzata.
Justin si girò dall’altra parte, avviandosi verso l’entrata del pub.
Niall abbassò la nuca, non disse nulla, forse per evitare di dire qualcosa di sbagliato, o di mettergli in testa qualche strana idea.
Vide che Niall non apriva bocca, così cambiò discorso anche per distrarsi. «Vabe’ dai, entriamo.»
Niall annuì ed entrarono.
Quel pub dava l’impressione che fuori fosse sempre notte, date le finestre scure proprio per lo scopo di farci andare i ragazzi anche di giorno. C’era musica da discoteca, come sempre, ma c’era qualcosa di diverso nell’aria, probabilmente era il pensiero di Ryan e Samantha insieme che lo turbava; erano di nuovo spariti in mezzo alla gente che ballava.
«Su con la vita, -disse Niall mettendogli una mano sulla spalla- la giornata è appena cominciata.»
Justin sorrise. «Hai ragione. –alzò lo sguardo- Non ho la minima idea di che ora sia, ma non mi interessa.» Disse a Niall di seguirlo e si diresse verso il bancone, ordinando del bourbon.
«Amico, se ci tieni a saperlo sono le due del pomeriggio! Non dovresti bere alcolici a quest’ora, sai?»
«Niall, non è il momento di fare il ragazzo responsabile, io voglio divertirmi e dimenticare qualsiasi cosa, come fanno quei due senza di me.» rispose ingerendo un bicchierino intero di bourbon, richiedendone un altro al barista.
Non diede a Niall il tempo di parlare, che ingerendo un altro bicchiere continuò il suo discorso.  «Perché fanno così?»
«Non sapr..» venne interrotto nuovamente da Justin.
«Che ho fatto di male? Mi odiano tutti, cioè..» sbattè il bicchiere sul bancone in maniera abbastanza forte da far girare qualche individuo li accanto.
«Justin, calmati, okay?»
«No che non mi calmo, cazzo! Anzi sai una cosa? Vado a cercarli.» prese una bottiglia di birra, ne bevve un sorso e si voltò, dirigendosi verso la pista: l’alcool stava cominciando a fargli effetto.
«No, Justin, no..non fare casini!» urlò Niall tentando di fermare l’amico.
Justin si mosse velocemente tra la folla, cercando quei volti che credeva fino a qualche ora fa, tanto amichevoli. Pochi minuti dopo li trovò, mano nella mano a scatenarsi a ritmo di musica. Ryan la toccava ovunque, non preoccupandosi dell’amico che lo stava fissando incredulo.
Niall raggiunse finalmente Justin, immobilizzando lo sguardo sui due ragazzi.
«Io lo ammazzo. Io lo ammazzo.» continuò a ripetere, bevendo un altro sorso di birra.
«Amico, stai calmo. Sei ubriaco, non riesci a ragionare, calmati per l’amor del cielo.» cercò in tutti i modi di farlo ragionare, ma tutto quello che ottenne fu uno spintone e un netto ‘vaffanculo’. Niall sbuffò, mettendosi una mano in faccia dalla disperazione.
«RYAN! CHE CAZZO FAI, EH?» urlò, spintonando il ragazzo lontano da Samantha e rivolgendole un’occhiataccia.
«Ehi, ehi, ehi, non è come pensi. Stavamo solo ballando..»
«Ballando? –prese Ryan per la giacca- E toccarle tutto il corpo, secondo te è ballare? Evita di dire stronzate.»
Ryan si zittì, non sapendo più cosa rispondere. Justin buttò a terra la bottiglia di birra e tirò un pugno al ragazzo, facendolo sbattere contro il muro. Tutta la gente si voltò verso di loro, mormorando tante cose su quello che stava accadendo.
«Justin, fermati!» urlò Samantha, coprendosi il viso con entrambe le mani.
Niall la prese, stringendola. «Stai tranquilla.»
Justin continuò, continuò a riempire Ryan di pugni ovunque, non sapendo bene quello che stava facendo a causa dell’alcool.
Arrivarono altri ragazzi, per cercare di farlo smettere, ma inutilmente. La sua rabbia contenuta in tanti anni per vari motivi era molta, forse troppa, e ora la stava sfogando tutta su Ryan. Quando finalmente riuscirono a staccarlo, Justin notò il volto dell’amico, sfigurato a causa delle varie botte subite. Era immobile, sanguinante.
Samantha si mise ad urlare, piangendo. Forse non per Ryan, ma per quello che aveva appena visto, ciò di cui Justin era capace. Non l’aveva mai visto in quel modo, nei suoi occhi c’era una tale rabbia da far paura a qualsiasi essere umano.
Arrivò l’ambulanza, portarono via urgentemente il ragazzo privo di segni vitali. Samantha scappò tra le urla dei ragazzi presenti, Justin si accasciò a terra finalmente consapevole delle sue azioni appena compiute, tremando; Niall si avvicinò e gli diede un forte abbraccio, cercando di calmarlo. I due ragazzi tornarono a casa, uno più distrutto dell’altro, emotivamente, nessuno fece una parola per tutto il ritorno. Non parlarono di nulla, entrambi erano in casa zitti, Justin per il senso di colpa, non poteva credere al gesto che aveva fatto. Era il suo migliore amico, come aveva potuto fargli questo?
«Domani vallo a trovare in ospedale.» Furono le prime parole di Niall arrivati a casa, ma non ricevettero alcuna risposta.

Justin andò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle e si addormentò, cercando semplicemente di dimenticare.






SSSSALVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! Okay, questo capitolo è abbastanza lunghetto, lo ammetto. Però mi piace dfghjk. Non vi piace? Sry, ci terrei che voi mi diceste tutto! Comunque spero di riuscire a continuare presto, buona lettura:) Kisseesss.
  
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