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Autore: horanskebab    01/02/2013    1 recensioni
Ti ho osservato per un po' da lontano: eri a dir poco stupenda.
I tuoi capelli naturali lasciati cadere sulle spalle, le gambe lunghe e magre disordinatamente accavallate una sull'altra, i tuoi occhi che brillavano di mille colori al cambiare delle luci, la tua mano che batteva nervosamente il tempo sul bracciolo del divanetto, il tuo vestito meraviglioso che sembrava fosse fatto su misura.
Non ce l'ho fatta più.
Ho pensato 'E se non la rivedessi? E se fosse la mia ultima occasione?', e ho preso coraggio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: prima di leggere la oneshot 'i'll love you', dove leggere 'who will love you?' ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1574813&i=1 



I'LL LOVE YOU.
( http://www.youtube.com/watch?v=lT67liGjZhw )

 

«Ciao Emma, sono Harry.
Forse non ti aspettavi una mia risposta, o aspettavi che ti chiamassi, ma ho deciso di scriverti anche io per raccontarti la 'nostra storia' dal mio punto di vista.
Anche io ero innamorato di te.
Lo so cosa starai pensando.
'Perché non me l'ha detto?' penserai.
Il fatto è che dietro questo atteggiamento, come dici tu, da figo, non c'è il ragazzo che tutti credevano. Io sono un tipo insicuro, che ha tentato di trovare se stesso dietro la maschera del gettonato, del capitano della squadra di football del liceo che puntualmente era costretto ad uscire con la capo-cheerleader per una questione di principio.
Sapevo che eri tu a portarmi il cornetto ogni mattina, perché quando andavo sul retro a fumare, restavo sempre qualche secondo a spiarti da dietro l'angolo mentre aprivi il mio zaino e ci mettevi dentro una busta.
Lo sapevo, e per ringraziarti ti infilavo nell'armadietto un biglietto carino, che firmavo con nomi inventati o lasciavo anonimo.
Forse non ci avrai mai fatto caso, magari subito dopo averli letti li buttavi nel cestino con aria stufata o disgustata, ma non avevo altro modo per sdebitarmi.
Sono stato uno stupido.
Spesso ho provato a parlarti, ma non ci sono mai riuscito.
Mi avvicinavo a te, e quando provavo a dire 'ciao', non uscivano le parole.
Per due anni e mezzo, da quando mi sono innamorato di te al corso di spagnolo, ho aspettato ansiosamente di arrivare davanti a scuola solo per poterti rivolgere la parola senza entrare nel pallone, vederti arrossire in quel modo così adorabile e scostarti i capelli dietro l'orecchio sinistro, e poi sentire la tua voce sussurrarmi un 'certo', che sì, ho sentito sempre.
Due mesi fa?
Me lo ricordo, me lo ricordo eccome.
Ero stato costretto ad andare al ballo con Allison, che diciamocelo: è una puttana.
Quando sono arrivato non sono riuscito a vederti, anche perché non ne ho avuto il tempo, dato che quella stronza non ha fatto altro che trascinarmi dal bar alla pista e viceversa.
Non riuscivo a togliermela di dosso.
Dopo qualche drink, era fuori gioco, e a quel punto l'ho lasciata con Josh, che ha sempre avuto una cotta 'segreta' per lei.
Ho iniziato a girare per il locale come un pazzo e alla fine, ti ho trovata.
Stavi seduta su un divanetto con Jeremy e indicavate qualcuno tra la folla ridendo; Dio, il tuo sorriso. 
Ti ho osservato per un po' da lontano; eri a dir poco stupenda.
I tuoi capelli naturali lasciati cadere sulle spalle, le gambe lunghe e magre disordinatamente accavallate una sull'altra, i tuoi occhi che brillavano di mille colori al cambiare delle luci, la tua mano che batteva nervosamente il tempo sul bracciolo del divanetto, il tuo vestito meraviglioso che sembrava fosse fatto su misura..
Non ce l'ho fatta più. 
Ho pensato 'E se non la rivedessi? E se fosse la mia ultima occasione?', e ho preso coraggio.
Mi sono avvicinato a te e ti ho chiesto tutto d'un fiato di ballare con me.
All'inizio sembravi titubante, e avevo l'intimo terrore che potessi dirmi di no, ma alla fine hai accettato.
Andammo insieme in mezzo alla pista, e stavano passando 'Skinny Love', che da quella sera è diventata la mia canzone preferita.
Cominciammo a ballare lenti, misi le mani sulla tua vita sottile: stavo tremando, avevo paura di non essere all'altezza, ma quando ho incrociato il tuo sguardo mi sono lasciato andare.
Dagli occhi, si può capire ogni cosa.
Ho capito che anche tu lo volevi quanto me, ho capito che eri agitata quanto me e che non era un momento qualunque.
Per cui ti ho baciata, esatto, nel momento in cui Birdy cantava 'Who will love you?'.
Chi ti amerà?
Io lo farò.
E l'ho fatto subito.
Quel bacio si stava trasformando in qualcosa di più, e l'ho interrotto per trasferirlo in un posto più tranquillo.
Siamo andati nella stanza sul retro, quella che non conosce praticamente nessuno, abbiamo chiuso a chiave la porta, ci siamo spogliati e abbiamo fatto l'amore.
E hai perfettamente ragione, non era soltanto sesso, c'era di più.
Ricordo.
Ricordo quella notte, quegli sguardi, quei baci, mi ricordo tutto alla perfezione.
Avrei voluto scriverti.
Cos'è che mi bloccò? Io mi bloccai, ecco tutto.
Il mio rendimento scolastico era calato a picco, il diploma lo presi per miracolo.
I miei mi avevano tolto tutto ciò con cui avrei potuto comunicare con il mondo esterno e mi avevano segregato in casa a studiare per gli esami di ammissione al college.
Di notte, a volte, sono uscito dalla finestra e ho camminato, ho corso fino a casa tua, per rimanere ore a fissarla e ad immaginarti lì dentro mentre magari ti chiedevi di me, o magari stavi già dormendo con un altro.
E poi, alle prime luci dell'alba, tornavo indietro, e per tutti il tragitto continuavo a darmi dello stupido, del codardo.
Perché questa è la verità, potrò trovare mille scuse ma in fondo me l'aspettavo, che quello che poi è successo, sarebbe successo, e non avevo le palle per affrontare la cosa.
Adesso sì, però.
Voglio prendere in mano la mia vita, e voglio farlo con te, se tu lo vuoi.
Sarò padre. 
L'affronteremo insieme, decideremo cosa fare.
Ti chiamo io, te lo prometto.
Con tutto l'amore del mondo,
Harry.»
 
Harold Edward Styles era un tipo insicuro, lo sapeva e lo ammetteva.
Era però anche un tipo che non dava a vedere la sua sensibilità e la sua dolcezza, tranne in qualche raro caso, specialmente quando era da solo.
Si tolse gli occhiali da vista dalla punta del naso e li appoggiò sul comodino accanto al suo letto, poi afferrò un fazzoletto di carta e velocemente asciugò un paio di lacrime che si era lasciato sfuggire per sbaglio o per sfogo.
Il campanello di casa suonò e lui ripose velocemente i fogli che teneva in mano dentro una cassaforte che chiuse sbattendo.
Andò ad aprire alla porta, e una donna sulla quarantina gli apparve davanti, con un ragazzino di appena dieci anni accanto.
-Ciao campione.- esclamò Harry, dando una scompigliata ai capelli mori del ragazzo, che gli sorrise di rimando.
-Papà,- iniziò la donna dando un leggero bacio al padre -dobbiamo andare. Siamo in ritardo.-
Harold afferrò un lungo cappotto nero ed uscì dalla porta.
I tre entrarono in macchina, e dopo cinque minuti di tragitto, scesero davanti ad un cimitero, nel quale molte persone vestite a lutto stavano entrando.
Era il venticinquestimo anniversario della sua morte.
Emma era morta giovane, non aveva ancora quarant'anni che un brutto incidenta d'auto se l'era portata via.
Una volta scesi dall'auto, la donna si lasciò sfuggire un lieve singhiozzo, per poi lasciarsi andare tra le braccia del padre ed abbracciarlo forte, coprendogli il viso con una cascata di capelli dorati.
Dio, quando le assomigliava.
Aveva gli stessi capelli, la stessa pelle chiara di porcellana, la stessa voce soave, lo stesso dolce profumo di donna.
Harry la strinse forte a sé, pensando in quel modo di proteggerla da ogni male che le potesse capitare. Era la sua piccolina, la sua donna.
Non doveva lasciarla andare.
Si ricompose quanto più possibile e si avviò lentamente verso la tomba della moglie, rispondendo con un breve abbraccio alle condoglianze che ricevette lungo il suo percorso.
Si piegò leggermente verso la lapide e tentò di mettere a fuoco la foto che ci era appesa sopra.
Una lacrima gli scese lungo la guancia.
In un gelido pomeriggio d'autunno, Harold sussurrò al vento.
"Ti amo."
  
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