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Autore: Dalhia_Gwen    01/02/2013    7 recensioni
Questa è la storia di una diciassettenne di nome Gwen che, nonostante tutte le ingiustizie e il passato che ha vissuto, riesce finalmente a trovare la felicità che aveva perso, grazie ad uno dei suoi più grandi hobby, la quale sarà in grado di scalfire il suo ormai cuore di diamante, immune fino a quel momento...
Tratto dal capitolo 28:
“....Cominciò a ticchettare il piede destro sul tappeto color del deserto, rendendosi conto di non riuscire a sopportare tutta quell’ansia che la stava letteralmente mangiando, ma fu proprio in quel momento che avvertì la carica giusta per poter affrontare la competizione nel migliore dei modi. Una mano calda e tremante quanto la sua intrecciò le dita con quelle della mano della gotica, esattamente qualche minuto prima del fischio. Scattò a quel tocco così intimo e che desiderò da fin troppo tempo, per poi girarsi velocemente verso la sua sinistra. Ad attenderla vi erano gli occhi decisamente più luminosi del solito del punk, che nel frattempo era arrossito quanto lei per quel gesto nato spontaneamente..."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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E la notte passò.
Il sole stava sorgendo.
Stava iniziando una nuova giornata.
Quella mattina Gwen doveva affrontare un’interrogazione che riguardava il programma svolto nelle ultime settimane di Letteratura: aveva studiato infatti il Barocco, anche se con molto sforzo, in quanto quella materia proprio non la digeriva. Era più forte di lei, ma nonostante tutto, si armò di buona volontà il giorno precedente, e ripassò per bene quello che studiò volta per volta da quando l’insegnante cominciò ad assegnare le pagine.
Dopo aver fatto un’abbondante colazione, si diresse ansiosa verso la fermata dell’autobus, che la trasportava là dove l’attendeva impaziente la professoressa di italiano. Quando arrivò, sentì le gambe tremolanti, tanto da non riuscire nemmeno a scendere con naturalezza dall’autobus. Ogni volta che doveva affrontare un compito o un’interrogazione, malgrado avesse studiato bene e sapesse ogni singolo argomento a memoria, la paura la divorava immediatamente, facendola entrare in stato confusionario, tanto da non permetterle di stare serena e di rispondere nella maniera più lucida possibile. Puntualmente avvertiva il suo corpo tremare, faceva fatica a respirare, e arrivava al punto di non riuscire a comandare più le sue emozioni, talmente raggiungevano l’apice in tali situazioni. Ma quello che non riusciva proprio a sopportare era essere al centro dell’attenzione di una classe che la odiava quando si trovava ad affrontare un’interrogazione. La classe cominciava a guardarla male, o ad adocchiarle qualcosa sui suoi indumenti che per i loro gusti non andava bene, o ancora a sghignazzare sotto i baffi qualche insulto o qualche suono poco gradevole. Ecco perché molte volte evitava di farsi sentire quando magari un’insegnante rivolgeva una domanda collettiva alla classe, e quando quest’ultimo vedeva che la classe non rispondeva, l’attenzione ricadeva su di lei, che a quel punto non poteva fare altro che rispondere correttamente, avvertendo lo sguardo disgustato dei suoi compagni sulla propria pelle, incredibilmente candida. Ormai si dovette fare una ragione anche su ciò, promettendosi che sarebbe stata più indifferente possibile alle loro frecciatine, ma puntualmente cadeva sempre nello stesso errore.
Anche quel giorno purtroppo, alla prima ora oltretutto, avrebbe dovuto affrontare tutti quei problemi, per l’ennesima volta.
O per lo meno era quello che credeva lei.
Era arrivata davanti al portone dell’edificio, circondato all’esterno da migliaia di ragazzi che non aveva alcuna voglia di entrare, come sempre. Avanzò lenta, lasciandosi quella marea di gente fuori. Erano le 8:20 quando lei entrò, mentre l’ingresso vero e proprio era alle 8:30. Quel giorno voleva arrivare prima in classe, in quanto desiderosa di farsi una lettura veloce per rinfrescarsi la memoria, troppo occupata a pensare alle domande che l’insegnante le avrebbe potuto fare.
L’edificio era alto due piani, era davvero immenso se visto dall’esterno, ma ben organizzato all’interno. Erano presenti lunghi corridoi, popolati in entrambi i lati da classi di circa 15-20 alunni presenti in ciascuna. Le finestre, presentandosi immense sulle pareti libere, facevano entrare tutta la luce necessaria per rendere l’edificio più odiato dai ragazzi un luogo ben accogliente, almeno su quel punto di vista. Essendo un istituto artistico, non potevano certo mancare i vari graffiti e disegni dei migliori alunni che la frequentarono o che la frequentano tutt’ora. Ogni volta che si varcava l’ingresso, non si rimaneva incantati di fronte a quelle opere d’arte così spettacolari: molte di loro raffiguravano un quadro di un particolare pittore, altri rappresentavano sensazioni ed emozioni scaricate attraverso colori e pennelli, per poi dare il loro risultato, altri ancora trasmettevano il calore o la freddezza dei luoghi e dei paesaggi che la persona si trovava davanti. Era davvero un’ottima scuola e ben organizzata, invidiata addirittura da molti istituti, soprattutto da quelli tecnici. Tutte queste qualità lodevoli però, non erano presenti nel personale scolastico, che come tutti, non era molto propenso a svolgere il proprio lavoro, nonostante l’edificio possa invogliare.
Gli addetti alle pulizie lavavano una volta ogni settimana banchi e pavimento, e magari se possono evitarselo,  non esitano a farlo. Mentre invece, per quanto riguarda la stabilità e la sicurezza della struttura, non si correva alcun pericolo, in quanto i controlli venivano effettuati ogni anno. A Gwen piaceva davvero tanto la sua scuola, ed ogni volta che entrava in quell’edificio, si rendeva conto sempre di più che quella era la strada giusta per il suo futuro, per ciò che voleva diventare da grande, ovvero l’artista.
La sua classe si trovava al secondo piano sulla sinistra, per cui dovette salire tutte le scale, per poi arrivare al corridoio giusto. Malediva ogni giorno la sua preside, per aver assegnato quella classe di 17 persone al piano più alto dell’edificio. Non era comodo farsi tutte quelle scale a prima mattina, soprattutto nei giorni in cui magari la voglia di andare a scuola non era decisamente al di sotto della media. Ma doveva adeguarsi a questa decisione perché, in fondo, doveva sopportarla per tutto l’anno scolastico.
Gwen avanzava a passo moderato verso la sua classe, che si trovava poco dopo il bagno maschile, che era letteralmente ridotto a stati drastici. Arrivò davanti al bagno, ma nel momento in cui avanzò di un solo passo per superarlo, si sentì afferrare da dietro per la cartella, ed essere gettata con forza per terra, andando a battere di fronte il muro con tutto il peso dei libri contenuti nello zaino. Prima che la ragazza potesse riprendere i sensi per accorgersi di dove si trovasse e per quale motivo, avvertì un liquido invaderle tutto il corpo, dalla testa ai piedi, il tutto accompagnato da schiamazzi e risate rumorose dal tono femminile, e fin troppo familiare. Gwen cercò di dimenarsi per scacciare quelle persone,urlando e cercando di aprire gli occhi anch’essi ricoperti dalla sostanza. Dopo aver riso ancora un po’ , le tre ragazze si dileguarono nella propria classe velocissime, lasciando incuranti cadere un secchiello, che emanò un rumore incredibilmente fastidioso, il secchio che molto probabilmente conteneva il liquido versato su Gwen.
La ragazza, dopo essersi ripresa un po’ dalla caduta, cominciò ad alzarsi piano, cercando di mantenersi al muro, non riuscendo ancora e vedere. Dopo essersi alzata del tutto, cercò di avanzare verso il lavandino, fino a quando  non lo trovò. A quel punto aprì il rubinetto, e si sciacquò velocemente il viso. Non appena lo alzò, si guardò allo specchio: spalancò quel suoi bei occhi neri…non poteva crederci. No, non era possibile, non potevano odiarla a tal punto. Rimase immobile a fissarsi nel pezzo di specchio rimasto appeso in quel bagno, con gli occhi fissi, che cominciarono ad inumidirsi, nel realizzare in quale stato l’avevano ridotta: l’aveva ricoperta di vernice verde da cima a fondo, e si godettero la scena in pieno, senza nemmeno prestarle aiuto. Gwen strinse i pugni, abbassando il capo con il volto oramai coperto di lacrime. Un altro scherzo, l’ennesimo atto di bullismo subito da una povera ragazza che non ha mai recato danni a nessuno.
Come hanno potuto?  Come si sono permessi di prendersi gioco di lei così? Ma soprattutto per quale motivo? Che male avrebbe mai potuto aver fatto per meritarsi tale punizione? Niente, assolutamente niente. Non ha mai maltrattato nessuno, né preso in giro, neppure si permise di scambiare una parola con i ragazzi che popolavano quella scuola. Allora perché? Perché ce l’avevano tanto con lei? Lei che non faceva altro che studiare e subire tali frustrazioni. Cosa vedevano di così bello in quel gesto? E’ così divertente vedere una persona che, all’improvviso e praticamente immune, viene cosparsa di vernice? Lei non ha mai concepito il modo con cui si divertivano gli altri. Non sopportava le ingiustizie, soprattutto se le vittime erano delle persone deboli. Ma lei era forte, aveva subito tutto questo dal primo anno, però adesso era troppo.
Non poteva accettare anche questo. No.
 Alzò il viso di nuovo. Si guardò. Tutti i vestiti ricoperti di verde, compresi i capelli e gli stivali. Non poteva di certo tornare in quelle condizioni in classe, l’avrebbero derisa ancora di più, ma così facendo si sarebbe saltata la fatidica ora dell’interrogazione, alla quale lei si preparò fino a sera tardi, e non vedeva l’ora che quel suo sforzo compensasse poi il risultato che avrebbe avuto. Ma dovette ricredersi, ed era questo che la faceva arrabbiare ancora di più. Ecco il motivo per cui quelle persone le fecero questo dispetto. Non volevano che affrontasse l’interrogazione, in quanto l’insegnante aveva minacciato che avrebbe messo 2 a coloro che non si sarebbero presentati a scuola. Per cui, dedusse che quelle voci, alquanto gracchianti e incredibilmente fastidiose, appartenevano alle sue più “amate” compagne di classe. Attribuì così ogni suono a Courtney, Heather e Sierra, facili da riconoscere per il loro accento acuto. Erano loro le sue acerrime nemiche, che si portarono, non si sa come, tutta la scuola dalla loro parte. Conobbe Sierra qualche anno più tardi, in particolare in secondo superiore, e all’inizio non le sembrò una persona meschina, quali erano le sue inseparabili amiche Courtney e Heather, sue compagne di classe che dovette sopportare dalle scuole elementari. All’inizio era abbastanza diffidente nei confronti della classe, sempre in disparte, fino a quando non arrivò in classe un altro nuovo alunno. Il suo nome era Cody Turner*, un ragazzino abbastanza bassino e pervertito, ma che fece letteralmente impazzire la nuova arrivata. Così cominciò a corteggiarlo, e vedendo che lui non era per niente interessato, cominciò a stargli sempre incollato, e non lasciandolo mai solo, salvo quando aveva la necessità di andare in bagno. Cody era incredibilmente infastidito dall’atteggiamento troppo morboso che quella ragazza dalle origini tedesche avesse nei suoi confronti, e cercava in tutti i modi di allontanarla, ma invano. In realtà però, il ragazzo era preso da un’altra ragazza, che si innamorò perdutamente dal primo momento che entrò in classe, ovvero Gwen che, ingenua qual’era, non si rese conto che quelle continue sfrecciatine ed occhiolini erano solamente un modo per poter attirare la sua attenzione. Gwen non capiva quegli atteggiamenti, ma sapeva solo che la presenza di quel ragazzino la faceva andare letteralmente in bestia. Sì, non l’aveva mai sopportato, e non vedeva l’ora che l’avrebbero bocciato, dato il suo scarso rendimento scolastico. Un giorno Sierra scoprì la cotta di Cody nei confronti di Gwen e andò su tutte le furie, cominciando ad odiarla dal più profondo del suo animo, nonostante la ragazza non avesse dato alcun segnale di speranza a Cody, e non l’avrebbe fatto per nessunissima ragione al mondo. Da quel momento Sierra si aggiunse al resto della classe che era contro la povera Gwen, la quale cercò in tutti i modi di tranquillizzare la tedesca, senza risultati. Non sopportava che quella ragazza mora, dalla pelle così candida e bianca come la neve, potesse essere così bella, oltre al fatto di essere impeccabile a scuola. Era..perfetta. Ecco ciò che non sopportavano le altre. La perfezione di Gwen, la quale non ne era neanche consapevole, in quanto, a causa di tutte le ingiustizie subite, aveva perso completamente fiducia in se stessa, aiutando le altre nel loro intento di distruggerla. La madre l’aveva intuito sin dall’inizio il vero motivo di allontanamento da parte della classe, ne era sicura. Ne parlò con la figlia, ma quest’ultima non voleva sentire ragioni, ormai troppo sfiduciata delle sue qualità fisiche e mentali.
Ora però doveva prendere una decisione, anche in fretta.
Se fosse rimasta lì, sicuramente qualcuno l’avrebbe notata. Decise così di uscire dal bagno e dirigersi verso il corridoio, ormai deserto dato che gli studenti avevano tutti raggiunto le loro rispettive classi. Mentre posava uno dei suoi piedi fuori alla porta, si ricordò le parole della mamma, che dicevano: “Reagisci tesoro mio, reagisci. Non puoi solamente assorbire.”  Era vero, doveva farlo, ma non ci riusciva. Avvertiva che avrebbe nuovamente fatto una brutta figura di fronte alla classe.
Oramai non serviva più a nulla.
Non era debole. No, affatto, altrimenti non sarebbe riuscita a sopportare tutto quello che le fu fatto. Era semplicemente stanca, esausta di combattere una guerra che non avrebbe mai vinto, in quanto nessuno la appoggiava, e non l’avrebbero mai appoggiata.
“Sarò sola, lo sarò per sempre..” sussurrò Gwen a se stessa, prima di correre verso l’uscita dell’edificio, cercando di non farsi vedere da nessuno in quelle condizioni.


*cognome puramente inventato dall'autrice.


-Angolino dell'autrice-
Ehiiiii popolo di EFP!!! ;3
Ecco qui sfornato un nuovo capitolo!! :D
*arrivano i fans con i bazuka e mitra avanzando verso l'autrice* Ehi ehi ehiii!!!
Fermi!!!Lo so cosa state pensando!! >.< Quando arriva la fatidica persona che cambierà la vita di Gwen?
E' imminente oramai, non preoccupatevi!! Risparmiatemi!!! xD Fatemi continuare a scrivere e non ve ne pentirete! ;)
Fidatevi please! >.<
Piuttosto..spero che vi piaccia il nuovo capitolo, anche se è molto ma molto triste.. :(
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! :3 Mi farebbe molto piacere saperlo! ^^
Al prossimo capitolo allora ;)
Baci

Dalhia_Gwen
  
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