Titolo: You stood tall, now you will fall
Personaggi: Merlin, Mordred, Arthur
Pairing: MerlinxMordred [Merdred]; ArthurxMerlin [Merthur]
Rating: Giallo
Genere: Angst; Drammatico
Avviso: Slash; What if?; Spoiler; Missing Moments
Note: Onestamente
non so se considerarlo un vero spoiler della 5x13, ma immagino che in qualche
modo lo sia.
You stood tall, now you will fall
Poteva vederlo lì, lo scenario
più terribile che potesse esistere.
Quelle stesse immagini che
popolavano la sua mente da quando gli era stato fatto dono della visione della fine.
Quelle stesse scene che aveva
sperato appartenessero al più terrificante degli incubi, lontano dalla realtà
che si sarebbe abbattuta su di lui.
Ma era tutto lì.
Proprio davanti a lui.
E lui era rimasto impotente,
disarmato e senza fiato in corpo.
La sua magia era rimasta in balia
delle sue emozioni, del respiro mancato e del battito del proprio cuore
assente, bloccata in sé, come se le vie si fossero chiuse e non ci fosse alcuno
sbocco che portasse all’uscita. L’incredulità l’aveva colto nel momento in cui
vide la profezia avverarsi davanti ai propri occhi. Troppo sconvolto e
disarmato, così convinto che quel momento non sarebbe mai giunto, così
fiducioso nelle antiche parole che Mordred gli aveva
donato nei tempi precedenti.
Eppure aveva sempre dubitato di
lui; non gli aveva mai creduto e mai si era lasciato abbindolare dalla sua
voce.
Mai; se non in quel
corteggiamento infinito, in quelle azioni così premurose e bisognose, in quel
gioco malsano in cui, il mago stesso, l’aveva condotto e in quelle continue
parole piene d’amore che gli venivano costantemente regalate.
Perché aveva esitato?
Perché aveva vacillato ed il suo
errore, la sua debolezza, si era rivoltato contro di sé?
Aveva davvero creduto, sperato di
non poter essere tradito proprio da quel druido che decantava il suo amore per
lui?
Il tempo sembrava essersi
addormentato, inghiottito in una voragine priva di ogni suono e scopo.
Aveva semplicemente cessato di
esistere.
Perché non aveva più alcuna
ragione per farlo.
Ed era proprio davanti ai suoi
occhi, quegli occhi che non riuscivano a distogliere lo sguardo, che la spada
nemica rimaneva intrappolata nel corpo del suo amato re. Quello stesso re il cui
sangue aveva rallentato il proprio percorso, con gli occhi che venivano privati
della sua fiamma incandescente, svuotandosi della vita stessa.
Merlin cedette e la sua anima si
frantumò in schegge così piccole da non poter essere notate.
Le ginocchia toccarono terra e
tutto cessò di possedere un qualsiasi colore.
Mordred si presentava al suo cospetto,
le mani inumanamente pulite – come potevano esserlo con tutto quel sangue
versato? – e la spada abbandonata in quel corpo che il valletto reale aveva
tanto amato.
Il mago non lo guardò nemmeno;
non aveva la forza per farlo, non aveva la forza per poter fare qualsiasi cosa
che non comprendesse l’abbandonarsi al dolore.
Quello che si susseguì fu solo
disperazione ed incredulità.
Quelle lacrime che avevano preso
a rigargli il viso, e di cui non si era neppure accorto, presero a fluire in un
pianto senza fine e le mani del druido, inginocchiato dinnanzi a lui, gli
circondarono il viso. Merlin non voleva che lo toccasse, non con quegli arti
falsamente immacolati. «Perché?» Sussurrò privo di voce con il tormento nel
cuore.
Il giovane druido premette sugli
zigomi con un’inusuale delicatezza, alzandogli il volto ed incatenando le iridi
scure alle sue. «Ѐ così che doveva andare.»
Il singhiozzo gli morì in gola ed
i suoi occhi si sgranarono; fu in quel momento che la sua mente smise di essere
ciò che era.
Una strana scarica lo investì e,
infischiandosene di tutto il resto, si liberò dalla presa così incredibilmente
calda del ragazzo, avvicinandosi, quanto le forze residue gli permettessero, al
suo sovrano.
Lo scuoteva, lo chiamava, urlava
il suo nome con quanto più fiato aveva in gola e la sua voce diveniva sempre
più atona e straziata. Le sue candide mani si macchiarono di sangue, di quello
stesso sangue che aveva cessato di scorrere all’interno del corpo del re.
Mordred lo afferrò per i polsi freddi,
allontanandolo come meglio poteva dalla salma immobile e priva di vita della
grande speranza per Albion. Lo strinse a sé,
investendolo con quell’energia che non sapeva di possedere, ma Merlin si
dimenava come un ossesso, continuando ad urlare e versando continui fiumi di
lacrime piene di ogni dolore possibile.
Si dimenava così tanto che con
uno strattone caddero a terra, ginocchia sul terreno, circondati da centinaia e
centinaia di corpi esanimi e riecheggiavano nell’aria quelle lame affilate che
continuavano imperterrite a scontrarsi, simbolo che quella battaglia non
volesse cessare. L’unica cosa che il druido riusciva a fare, in quella
situazione così irreale, era stringere il corpo del mago al proprio, aspettando
che si calmasse.
«Perché?» Continuava a ripetere
l’ormai ex servitore, in una cantilena infinita, gridando la devastazione che
viveva in lui.
Una mano del carnefice affondò
tra i suoi capelli corvini e le labbra si depositarono su di essi. «Non c’è più
nulla, Merlin.»
Il mago espirò, stringendo le
mani macchiate di rosso sulla cotta di maglia dell’altro. «Mordred.»
Soffiò in una litania arrendevole.
La mano sprofondò ancora tra
quella chioma scura e il corpo del valletto reale cominciò ad aderire al suo,
così come doveva sempre essere, così com’era abituato a stare. «Siamo liberi,
Merlin.» Proferì con certezza assoluta.
Merlin chiuse gli occhi con
violenza e le lacrime non sembravano aver intenzione di cessare, mentre le mani
imperterrite continuavano a stringere la cotta del ragazzo.
Di cosa ciarlava il druido? Con
quali idee malsane e sbagliate era stato corrotto? Come poteva essere così
convinto che avrebbero ottenuto la libertà se l’unico uomo che potesse donargliela
era stato strappato al mondo dei mortali?
E perché continuava a rivolgersi
a lui ed a lui soltanto?
Mordred lo legava a sé in
quell’abbraccio infinito, un abbraccio di cui Merlin non riusciva a liberarsi
ed a cui si abbandonava senza remore e turbamenti; perché non esisteva più
nulla che potesse portarlo a ribellarsi a quella stretta così protettiva nei
suoi confronti, così carica di quell’amore corrosivo che viveva nel giovane
druido, piena di quel sentimento che solo Mordred
provava per lui.
Ma quelle stesse braccia, che
adesso lo stringevano così possessivamente, avevano stroncato la vita
dell’unico uomo che Merlin avesse mai potuto amare.
Lo stesso uomo che cancellò
l’esistenza di quel re così venerato continuava ad infondergli tutto l’amore di
cui avesse bisogno.
Perché non riusciva a trovare la
forza per svincolarsi da quella presa che lo incatenava a lui, proprio quel lui
che aveva appena demolito tutti i suoi sogni e le sue credenze?
Perché si abbandonava in quel
modo a quel calore così vitale e freddo per lui?
«Non ti perdonerò mai, Mordred.» Soffiò al tempo, assorbendo ed inghiottendo ogni
fiamma esistente.
Il druido annuì soltanto a
contatto con il suo corpo, stringendolo ancora, come se potesse vederselo
svanire tra le braccia.
Nessuno dei due sarebbe più tornato a respirare.
Mi
rendo conto di essere di un’incoerenza assurda.
Mi
ero ripromessa che non avrei mai trattato la morte di Arthur. Ѐ un tema
fin troppo trattato, da sempre; cosa potevo mai aver da dire che non fosse già stato
narrato?
Alla
fine non so nemmeno perché io abbia dato vita a questo e questo è nato
ben prima del fantastico regalo di Natale che ci ha gentilmente concesso la
BBC.
Fin
dal principio ero consapevole che Mordred avrebbe
fatto una fine davvero indecorosa, senza alcuna gloria e giustizia per il suo
personaggio, ma 6:07? Sul serio? Probabilmente non riuscirò mai a togliermi
dalla mente questi numeri.
Ed
è, in conclusione, giunta la fine di questi Missing Moments.
Dovrò
davvero salutare il mio Mordred? *sospira* Ѐ
probabile.
Sarò
ripetitiva, ma ringrazio ancora una volta tutti voi e non posso davvero fare
diversamente.
Questo
è il percorso che gli è toccato e che avete seguito o che seguirete, posso solo
ringraziarvi.
Alla
prossima.
Antys