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Autore: paoletta76    02/02/2013    9 recensioni
piccola raccolta di one-shots sulla vita quotidiana da midgardiano del principe Loki, alle prese.. col più temibile dei nemici: la curiosità di sua figlia :) (altro pazzoide esperimento/seguito di A Million Other Things)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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Non c'è nulla di più imbarazzante di un bambino che entra nella stanza dei genitori e li sorprende proprio mentre sono nella loro ..ahem.. intimità.
 
Imbarazzante per loro.
 
Il nonno era ancora ospite della Stark Tower; aveva trovato nello zio Tony un valido interlocutore su cose complicate che riguardano l'energia ed uno strano coso che chiamavano Tesseract, o più semplicemente.. cubo.
 
Nonno, cos'è il cubo?
 
Odino aveva sorriso, raccogliendo la nipotina da terra ed appoggiandola a sedere sul banco luminoso del laboratorio, mentre lo zio armeggiava con quegli schermi magici che proiettavano le immagini nell'aria e aggiungeva sorrisi.
- E' l'energia.- le aveva risposto.
 
Piccolo broncio. Risposta un po' approssimativa.
- Dovrei dirti un sacco di parole strane che non capiresti, cucciola mia.- il nonno aveva spostato lo sguardo verso uno di quegli schermi, in cui era disegnato un cubo celeste e tutto luccicante - il Tesseract è.. questo - raccolse l'ologramma fra le dita e glielo portò davanti, osservando con attenzione e dolcezza quelle minuscole labbra schiudersi affascinate - dentro c'è tanta energia..
- Un po' come quella delle pile che servono a far parlare la tua bambola, e correre il camioncino di Howie.- specificò lo zio, provando a tradurre.
- La mia bambola parla, se ci metto il cubo blu?
- Basta un pezzettino così..- Odino misurò poco più di un paio di millimetri con le dita - per far parlare la tua bambola. Tutto intero può far illuminare tutta la Terra, e far funzionare tutti i frigoriferi, le macchine e i treni che ci sono nell'universo.
- Oooh.. allora è fortissimo!
- E' fortissimo, sì.
- E' più forte di papà?
- E' molto più forte di papà.
 
Katie rimase per un lunghissimo istante seria, e silenziosa. Poi fece l'atto di voler scendere, e il nonno l'accontentò riappoggiandola a terra.
 
Doveva andarglielo a dire. Doveva dire a papà che -sic!- s'era sbagliata. Che non era lui, il più forte dell'universo, perché esisteva una cosa più forte di lui.
 
- Vado da papà.- disse, solenne, ed imboccò il corridoio oltre la porta a vetri.
- Katie! - la chiamò indietro lo zio - aspetta! Ti accompagno!
Lei fece cenno di no con la testa, lenta.
 
Questa cosa la devo risolvere da sola.
 
- Sicuro..? - Odino seguì preoccupato i passi della nipote.
Tony gli rispose chiedendo a Jarvis di seguirla con le telecamere interne.
 
La videro zompettare lungo il corridoio, aspettare davanti all'ascensore e chiedere un passaggio allo zio Steve tirandogli un po' una gamba dei pantaloni.
 
Sale dal padre.disse la voce un po' metallica di Tony dentro l'altoparlante.
Steve gli fece cenno di ok, le raccolse la mano e poi la prese fra le braccia, premendo il bottone del quarantesimo.
 
Le piaceva, lo zio Steve. Tanto, ma tanto tanto. Le piaceva il suo profumo, le piacevano le braccia forti che la sollevavano da terra e la facevano volare.
Le piaceva perché la faceva ridere e la chiamava moscerino. Lei scuoteva un po' i capelli, piegava la testa e giocava a fare la pin up. Lo zio rideva e strofinava il naso contro il suo.
 
Sai, zio Steve? Quando sarò grande ti sposo. Però mi devi aspettare.
 
Una volta, all'asilo, l'aveva presentato alle amichette come il suo fidanzato, sollevando il nasino con fare da diva e lasciandolo arrossire. Poi lui l'aveva presa in braccio e le amiche l'avevano invidiata tantissimo.
Ne gongolava ancora.
 
Lo zio la depositò nel salone, lei lo ringraziò con un bacio sulla guancia e prese i passi, decisa e solenne, per andare ad avvertire il suo papà.
 
Non che ci fosse una minaccia, il cubo era al paese dei nonni e anche ben custodito.
Menomale.. s'era detta. Aveva sentito dire allo zio Tony che quel coso bruciava, se toccato. Era felice, che fosse lontano. Così non avrebbe bruciato nessuno, mentre faceva l'energia per illuminare tutta la Terra.
 
Però adesso doveva affrontare la difficile questione di dire a papà che non era il più forte di tutti, come lei aveva sempre sostenuto di fronte ad amici e maestre.
 
Bel problema..
 
Arrivò alla porta della camera dei suoi genitori e la trovò chiusa.
Un istante lunghissimo ad osservare la maniglia da sotto in su, poi a guardarsi intorno per vedere se qualcosa o qualcuno l'avrebbe potuta aiutare. Niente.
 
Idea.
 
La sua cameretta era vicina alla stanza del lettone, c'erano solo un piccolo corridoio buio e una porta, a dividerli. Bastava affrontare il buio, e ce l'avrebbe fatta. Missione compiuta.
 
Un sospirone, prima di dirigersi veloce alla cameretta e da lì al confine d'ombra di quel corridoio.
In fondo, una fetta di luce. Piccola piccola, ma luce. Le diede coraggio.
 
Si avvicinò alla porta socchiusa, dopo aver avuto cura di togliersi le scarpe per non fare rumore.
 
Che si possono svegliare i mostri dei brutti sogni.
 
Bene. Aveva fatto piano piano, nessun mostro a farle paura nel buio. Il palmo aperto sulla porta, e aspettare.
 
Dalla camera provenivano degli strani suoni, le voci dei suoi genitori s'intrecciavano in sospiri. La mamma chiamava papà, papà chiamava la mamma, come fossero stati lontani, e invece erano vicinissimi.
 
Per cercare di capire, premette appena sulla porta, spostando l'anta di qualche centimetro.
 
Come mi vuoi? Eh, come mi vuoi..?
 
Ti voglio bellissimo e blu.. ti voglio jotun.. ti voglio.. mio!
 
Le spalle di papà s'erano tinte di blu, il suo corpo si spingeva su e giù, coperto a malapena dalle lenzuola.
 
Ti piace?
 
Sì, mio sovrano.. ancora.. ti prego, ancora..
 
Ridevano, continuando a chiamarsi per nome. Le mani della mamma a tenere salde le braccia di papà, la sua voce più bassa, più roca. Non l'aveva mai sentita, così.
 
Spalancò gli occhi, quando la voce di sua madre esplose in un grido. Non un grido forte, di paura; un gridolino più piccolo, stridulo ed acuto. Il corpo di suo padre la sovrastava, sembrava la stesse schiacciando. Per un attimo, le passò di nuovo davanti l'immagine dell'incubo che le aveva scosso il sonno solo un paio di notti prima.
 
Papà è cattivo..
 
Paura. Il primo istinto fu paura, di quella che ti congela coi piedi su una mattonella e non riesci più a muoverti.
Il secondo istinto fu quello della difesa. Spinse forte la porta, riuscendo ad aprirla quanto bastava per passare.
 
Suo padre ansimava; le sue spalle si alzavano ed abbassavano, lente e ritmate, e continuava a schiacciare la mamma contro le lenzuola.
 
Loki..
 
Sif..
 
No, rimani.. rimani ancora un po'..
 
Cosa stai facendo alla mia mamma?!?
Il grido della piccola Katie li fece sobbalzare. Loki perse la presa sulle lenzuola e si abbatté addosso alla moglie, prima di scattare lontano e portarsi il lenzuolo fino a metà petto. Sif sollevò la testa, e la vide: in piedi a pochi passi dal letto, i pugnetti stretti lungo i fianchi e lo sguardo di un demone.
 
La miniatura del dio degli inganni versione incazzata.
 
- Niente, amore..- lui prese a balbettare, ritraendosi come un riccio e stringendo il lenzuolo fra le dita, mentre la pelle tornava del suo colore umano.
- Sei cattivo! Fai del male alla mia mamma!! - gridò quella, più acuta, battendo appena un piedino.
- Ma no, cucciola.. papà non mi stava facendo male..- completamente rossa in viso, Sif cercò di calmare la figlia e, contemporaneamente, il proprio cuore che aveva preso a batterle in gola - vieni.. vieni qui.
Tese le mani, e quella si avvicinò pestando i passi e continuando a guardare il padre in cagnesco.
 
Sif guardò uno, poi l'altra, poi tornò a guardare Loki, e la sua espressione quasi terrorizzata la fece scoppiare a ridere.
- Non c'è niente da ridere.- bofonchiò lui, mettendo il broncio.
 
In effetti, non poteva dirsi proprio il massimo, essere beccati da tua figlia di tre anni proprio sul più bello..
 
- Ha ha ha.. dovresti vederti allo specchio..- lei si morse le labbra, cercando di smettere ma senza riuscirci. Un colpetto di tosse, e tornò alla piccola, che s'era andata ad allacciare al suo seno nudo e manteneva la propria espressione da chitauro. Pienamente ricambiata dal padre.
- Sembrate fratelli, altro che padre e figlia.. dai, Loki, smettila..
- Ha cominciato lei.- replicò il principe cadetto, incrociando le braccia - guarda qui.. esule da due regni, privato del trono, sconfitto due volte in battaglia.. e adesso sfrattato anche dal suo letto..
 
Fece la linguaccia, Katie lo ricambiò.
Andarono avanti a linguacce per un paio di minuti, fino a quando Sif fischiò la fine.
- Dai, basta. Sei infantile. Su, Katie..- si rivolse alla figlia, che nel frattempo aveva conquistato il lettone e s'era seduta davanti alla madre, a farle da scudo - tranquilla.. papà non mi stava facendo niente di male..
- Gridavi.- replicò lei, in un fiato.
- Sì, ma.. ehm.. non erano grida.. di paura.
 
Mamma adesso aveva messo su una smorfietta imbarazzata, e guardava in un angolino.
- E perché gridavi, mamma?
 
Evvai..
 
Si voltò verso il marito, che le fece cenno come a dire: affari tuoi; spiegaglielo te.
- Ecco.. vedi.. sai, amore..- un altro sguardo in disperata ricerca di un aiutino.
 
Loki sollevò le spalle, puntandosi col mento sul polso. Dai, sentiamo.
 
Un'illuminazione.
 
- Lo vuoi sapere, il segreto di come nascono i bambini?
 
La Dea Sincerità ti ha reso cretina? recitava lo sguardo di Loki, sempre più stretto dentro al lenzuolo.
Stavolta fu lei, a sollevare le spalle, mentre la bambina annuiva e si metteva in paziente attesa.
 
Api, cavoli e cicogne non sarebbero bastate. Non conoscendo sua figlia. E non poteva raccontarle che con papà stava discutendo del tempo.
 
Verità.
 
- Ti ricordi quando hai detto che desideravi tanto un fratellino?
Katie annuì di nuovo, senza smettere di guardarla.
- Stavamo.. ecco.. provando a farne uno.
 
Loki nascose la testa sotto il cuscino, mentre la moglie arginava di nuovo a stento una risata.
 
Che situazione assurda..
 
La più seria sembrava quella di tre anni. Labbra arricciate, posa impettita. Esigeva una spiegazione.
Come al solito. E il dio degli inganni non era per niente d'aiuto.
Dove l'hai messa, la lingua d'argento?
 
- Sì. Volevamo farti un fratellino. O almeno provarci.- Sif sollevò di nuovo le spalle - sai..
- Come si fa a fare un fratellino?
 
Vai così che vai bene!recitò il gesto della mano di Loki, dall'altro lato del letto. Certamente ironico.
Sif sollevò un sopracciglio.
 
- Beh.. amore.. vedi.. un fratellino nasce come sei nata tu. La mamma ha nella sua pancia una cellula grande.. più o meno così.- mise indice e pollice ad anello, e la bimba imitò quella posizione, tornando poi a guardarla - papà ha delle celluline piccole piccole piccole, che regala alla mamma e gliele mette nella pancia. Le celluline piccole vanno dalla cellula grande e le chiedono di entrare, bussando tutte insieme. Se la cellula grande dice di sì, allora una cellulina entra, e subito la cellula grande si divide in due, poi in quattro, poi in tante cellule. Poi tutte insieme crescono, crescono e dopo un po' diventano un bambino.
- Tutte nella pancia della mamma?
- Tutte nella pancia della mamma - Sif annuì, lentamente - crescono e poi il bambino diventa più grande, gli spuntano le ditine dei piedi, quelle delle mani..- accarezzò con la punta delle dita quelle della bimba, lasciandola sorridere - poi spuntano tutti i capelli, il cuore diventa grande, cresce anche la pancia del bimbo, i polmoni per respirare, lo stomaco per mangiare..
Continuava ad illustrare il proprio racconto toccando con la punta del dito le posizioni delle parti descritte, la bimba ripeteva e rideva, affascinata.
- E poi, mamma?
- E poi, quando il bimbo è abbastanza grande, vuole uscire dalla pancia.
- Anch'io?
- Anche tu. Tu avevi così tanta fretta, di uscire e scoprire il mondo, che sei scappata via prima, dalla pancia della mamma.
- E poi? - replicò quella, un pochino preoccupata.
- E poi l'infermiera Cathy ti ha messo dentro una scatola tutta di vetro, dove stavi al caldo e al sicuro, e lì sei cresciuta fino a quando eri abbastanza grande per tornare a casa.
- Ero qui? - la manina di Katie scese a tastare a palmo aperto la pancia della mamma, scivolando sotto le lenzuola, fino alla sua pelle.
- Sì. Eri proprio qui.
 
Loki aveva sfilato pian piano la testa da sotto il cuscino, e adesso le guardava come si guarda la scena più tenera del mondo.
 
Come la notte in cui era tornato. La prima volta in cui aveva visto sua figlia diventare blu.
Quella in cui s'era commosso, di fronte alla moglie che se l'adagiava al seno.
 
Visto? Un gioco da ragazzi..recitava lo sguardo di Sif, mentre la manina della bimba continuava ad esplorare la sua pelle.
- Mamma..?
- Dimmi.
- Ma come fa papà a metterti le celluline nella pancia?
 
EeeeeVvaiiiiii!!
 
Loki tornò a nascondere la testa, mimando la V di vittoria con indice e medio. Avesse avuto la metà della faccia tosta di sua figlia, col cavolo che l'avrebbero scalzato dal trono di Asgard..
 
- Eh.. beh.. ecco..- sua moglie balbettava. Zero vie d'uscita.
Inventati qualcosa..lo implorò con lo sguardo, non appena ebbe a tiro di nuovo i suoi occhi. Niente.
 
Dovette arrangiarsi da sola.
 
- Dal buchino della pipì.- le scappò, rapido e indolore. La testa di Loki scomparve di nuovo sotto il cuscino.
- Ma come si fa? - Katie s'era piegata ad esplorarsi la pancia, sollevando appena il vestitino.
- Si usa il coso di papà.
 
La testa di Loki spuntò da oltre il confine del cuscino. Occhi spalancati, più grandi del Tesseract.
Se avesse potuto, avrebbe aperto in quell'istante un varco spazio temporale per scomparirci dentro.
 
Le labbra di Katie increspate a formare la O che usava per esprimere meraviglia.
 
Lungo silenzo.
 
Questo gli faceva paura. Più paura di Thanos.
 
- Me lo fai vedere, papà?
 
Il dio dell'inganno scivolò via dal letto più veloce di uno dei fulmini di suo fratello, andando a nascondersi in bagno e decidendo che sarebbe uscito solo nel prossimo millennio.
 
 
  
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