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Autore: Martz_Echelon    02/02/2013    1 recensioni
< Ehm…cercavo un libro che si intitola “Miti e leggende di creature fantastiche”- Già che di suo era strano questo ragazzo rimase in piedi e chiuse soltanto gli occhi, dopo averli riaperti mi disse in che punto preciso era il libro, stanza 2, corridoio 3, scaffale N.6, è il trentaquattresimo partendo da destra, per accedere alla stanza deve prendere l’ascensore, ogni piano è una stanza. >
Crystal Moore ragazza apparentemente normale dopo una tragedia in famiglia viene catapultata in un mondo che non sembra vero, da orfana vivrà in una villa stile ottocento ma non sarà solo quella ad avere un aria "ammuffita"...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo:
Ero distesa sul letto a piangere , come sempre del resto.  Perché doveva capitare tutto a me? Mi rigirai a pancia in su, il gatto mi salì sulla pancia, era tutto così nero, tutto così buio, la mia vita non era più quella di un tempo…


Capitolo primo                

 
Era un bellissimo 3 dicembre, gli alberi spogli, il vento gelido e secco, la gente nascosta dietro a grandi e morbide sciarpe di lana. Ricordo precisamente ogni abito che indossavo, una cannottierina bianca con sopra un cardigan bordò, i pantaloni lunghi un po’ più stretti della norma, converse nere, un giacchetto blu scuro e una sciarpona di lana, quella che mi aveva fatto la nonna poco prima di lasciarci era la mia preferita d’inverno non la toglievo mai infatti era ormai impregnata del mio profumo.  Mi divertivo come le bimbe piccole a camminare nei massi incastonati nella terra senza toccare i bordi, i cento metri prima della soglia di casa mi davano un senso di tranquillità, era tutto in silenzio, il cielo era nuvoloso e non si sentiva una mosca volare, sentivo i miei passi che rimbombavano nella via come fossero stati suoni di gong diversi. Poi però facendoci più attenzione mi accorsi che i suoni erano più di quelli che produce un camminata normale, qualcuno mi sta seguendo dissi fra me e me, i passi aumentavano la frequenza, iniziai a sudare freddo, smisi di giocare e allungai il passo. Potevo sentire il suo respiro sulla pelle a quel punto arrivai al cancelletto del mio giardino e mi voltai di scatto così che non potesse scappare. Dovevo essere diventata pazza… non c’era nessuno ne dietro di me, ne nel raggio di duecento metri. Tirai un sospiro di sollievo percorsi il giardino e finalmente entrai in casa dove l’aria calda provocata dai tanti termosifoni accesi mi fece rinvivire il viso ormai gelato. Appoggiai la borsa a terra, mi sfilai le scarpe, mi tolsi il giacchetto e urlai :- Sono a casa!- mia madre spuntò da dietro l’albero di natale:- Ti piace amore? L’ho montato stamattina, stavo finendo di mettere le luci, te intanto potresti mettere sul fuoco i due pezzetti di carne che sono la?- la guardai meglio era ricoperta di lucine di natale feci finta di niente –Ok , papà dov’è? – dissi mentre mi dirigevo in camera –oggi lavora fino a tardi!- urlò mia madre , entrai in camera mi tolsi il cardigan e mi misi una felpa di quelle abbastanza larghe, mi tolsi i calzini e mi misi i miei antiscivolo preferiti. Tornai in cucina e ravanando un po’ qua un po’ la trovai finalmente la padella che cercavo, ci aggiunsi un filo d’olio e la misi sul fuoco medio insieme ai due pezzetti di carne, aprii il frigo e presi dell’insalata, la condii e la misi in tavola che ,stranamente, era già apparecchiata, tornai a guardare la carne così chè non si bruciasse. Mi fermai ad ascoltare lo sfrivolio che produceva l’olio bollente, isolai il suono e mi fissai sui pezzetti di carne, sulla crosticina che pian piano si stava formando al di sotto della carne, Il gatto iniziò a strusciarsi contro le mie gambe perchè ne voleva un pezzo, così mi ripresi, guardai la padella, che fortuna! per poco non li bruciavo! Pensai. Presi il primo sottopentola alla mano e misi tutto in tavola. –Mamma! È Prontooo! – Urlai. Arrivò in un lampo e ci mettemmo a mangiare. –Com’è andata oggi? Che avete fatto?- -Bene bene, si son fatte le solite cose- “ Non capisco perché me lo dovesse chiedere ogni giorno è stressante, tanto si fanno sempre le solite cose” pensai. Finalmente finito di mangiare andai in camera mia, accesi il pc e guardai le notifiche su facebook, alle 3 staccai  e per mio spiacere tirai fuori il libro di chimica, avevo tre capitoli arretrati e niente appunti, si inizia bene! Mi misi a studiare con lo stacco solo della cena. Verso le 10 e mezzo tornò mio padre e con esso l’inferno. Erano iniziate come piccole discussioni, poi litigi, adesso era uno schifo, mio padre che tornava dal lavoro mezzo ubriaco, ormai sono impressi nella mia mente quei brutti momenti, la mamma che piange, mio padre che le urla contro che è una troia e cose varie, poi sentivo battere forte al muro, non ho idea di cosa le stesse facendo ma ho sempre avuto troppa paura per sbirciare, per paura di essere vista, per paura di essere picchiata come quando ero piccola.
 
  
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