I
vostri commenti mi emozionano sempre, grazie di cuore per seguire questa storia
T_T Un bacio enorme a Rue Meridian, Engel, Ika92, Killkenny (c'è una città
irlandese simile al tuo nick), picciottina65, Synnovea -che mi segue dai primi
capitoli, grazie!- ed infine a Natsuki Uzumaki!
L'Irlanda è stupenda *_*
Tutto quel verde ed i paesaggi che sembrano incontaminati nonostante le case la
rendono unica! Mi ci trasferirei per sempre, sembra una favola (e anche la birra
scura, la Guinness, lo è XD)
Oddio, parlo come un'invasata...
Sembrava passata
un'eternità da quando era caduta in quella trappola, eppure Cris non accennava a
muovere neanche un muscolo, eccezion fatta per gli occhi che vagavano dalla figura
legata che aveva creduto Dick ed il Cavaliere del Vento.
"Beh?" fece quest'ultimo, sbuffando appena. "Si può sapere che c'è?"
Lei alzò le spalle. "Nulla, se non contiamo il fatto che sei una spia, un traditore e un assassino.
E che ci vedo doppio."
Il Cavaliere voltò la
testa verso il suo gemello, fingendosi sorpreso. "Oh, già... Me ne stavo
dimenticando."
Uno schiocco di dita ed il ragazzo imbavagliato svanì nel nulla, lasciando
dietro di sè un accenno di vapore; Linx si morse le labbra fino a farle
sanguinare e se non le avesse già prese dal Cavaliere del Fuoco avrebbe
volentieri preso a testate il muro per essere stata così stupida.
"Ma certo..." sibilò, rialzandosi da terra. "Ecco perché, durante l'ultima
battaglia, non avevi la benché minima traccia di sangue: non c'eri davvero tu
con Ashanti, ma una tua copia."
E le illusioni non sanguinano.
Qualcosa si fece prepotentemente strada nella sua mente, facendole girare la testa; si appoggiò sulle ginocchia, respirando appena a causa dell'affanno.
Ecco perché non aveva ancora un Cloth, ecco perché non mostrava mai il proprio Cosmo.
"Tu avevi paura di farti scoprire."
Dick incrociò le braccia al petto, mentre uno strano sorriso d'orgoglio gli delineò le labbra. "Ovvio, sarebbe stato sconveniente farmi ammazzare per piccole sottigliezze. Tutto doveva essere perfetto, tutto era una recita per mascherare le mie intenzioni."
Un attore sul palcoscenico non fa altro che ripetere il proprio copione a memoria, qualunque parte gli sia capitata.
"Io ho
attaccato il Grande Tempio con gli altri Cavaliere nella notte di Natale,
lasciando una mia copia tra gli Apprendisti per evitare di destare sospetti."
gli occhi gli luccicavano mentre parlava, più simili a quelli di un bimbo che a
quelli di un pazzo; iniziò ad avvicinarsi a Linx, continuando a parlare. "Io ho
creato la copia del Cavaliere della Terra mio compagno, la sera in cui tu ed
Ashanti siete state attaccate. Ed ancora io, come hai già sottolineato tu, ho
attaccato Kéril e gli altri, mentre la mia illusione fingeva di aiutare te e
Nasser."
Cris indietreggiò fino al muro, disgustata. "Ecco come i Cavalieri nemici
sapevano del campeggio, nonostante al Santuario fosse rimasta la copia illusori
di Ashanti."
"Mi sorprende che tu ci sia arrivata solo adesso."
"Non fare tanto lo spiritoso, ti ricordo che mi hai quasi uccisa durante il
nostro primo scontro!"
Stavolta
lui non disse nulla, come se non capisse di cosa la ragazzina stesse parlando;
poi, socchiudendo gli occhi con fare annoiato, reclinò appena la testa da una
parte.
"Ah, sì, Menfi... Me ne ero quasi dimenticato... Non dire che non hai notato la
differenza tra quel Cavaliere e me, insomma, era grosso quanto un armadio
a due ante!"
Lei inarcò un sopracciglio, sospettosa. "Chi sarebbe questo Menfi?"
Era una domanda stupida, lo sapeva, eppure era l'unica cosa venutale in mente
per farle prendere tempo: non era tanto il fatto di aver scoperto che Dick era
una spia a renderla inquieta, fin dall'inizio aveva sospettato di lui benché i suoi trucchetti
l'avessero portata a credere di essersi sbagliata, quanto il comportamento del
ragazzo e del Cavaliere del Fuoco.
Perché non mi attaccano invece di stare fermi?
"Menfi è
stato il Cavaliere del Vento poco prima che venissi io; ma non ti preoccupare, è
stato punito per averti ferita... Noir non perdona chi disobbedisce agli
ordini."
Cris si sforzava di capire le parole dello svizzero, ma continuava a perdere il
filo del discorso: chi diavolo era questo Noir adesso?
Un altro ricordo riaffiorò nella sua mente mentre Dick, ormai, si era avvicinato
tanto da poterla guardare dritta negli occhi.
Noir
non è contento di ciò che hai fatto...
le aveva detto Menfi
durante il primo attacco al Grande Tempio, quando l'aveva scambiata per Axis ed
era quasi riuscito ad ucciderla.
"Tsk, non dirmi che ora non sai chi sia Noir." fece il Cavaliere del Vento, in
tono melodrammatico, volgendo il capo dietro di sé. "Eppure dovresti
ricordartelo, è uno dei peggiori ad inventare soprannomi."
"Taci, Dick, o potresti pentirtene." lo ammonì una voce matura, appena
roca.
Un terzo
Cavaliere giunse nella stanza, divenuta quasi stretta, e si fermò proprio al
centro; sollevò minacciosamente la testa, lanciando occhiate assassine al
compagno; Dick distolse la sua attenzione da Cris, portando le mani in avanti
come per difendersi. "Eddai, stavo solo scherzando."
Ora è ufficiale, non ci capisco più un tubo...
Linx non pensò nemmeno ad approfittare della confusione per tentare di scappare, troppo sconvolta dal fatto che lo svizzero le stesse tranquillamente dando le spalle senza averla prima legata, con il rischio che lei potesse attaccarlo; osservò inerme il terzo componente togliersi l'elmo, rivelando il volto di un ragazzo dai tratti famigliari.
Non
sembrò più in sè quando riconobbe Josh Black, il capo della banda di ladri a cui
apparteneva un tempo nonché suo migliore amico; forse troppo terrorizzata o
forse troppo sconvolta, l'unica cosa che riuscì a fare fu cadere in ginocchio,
prendendosi la testa fra le mani.
La mente umana è così delicata che non riesce a reggere troppi shock tutti
insieme ed il più
delle volte qualcosa nell'equilibrio mentale si spezza; nel caso di Cris, il sottile filo dei pochi
ricordi che aveva ed in cui riponeva speranza e certezza si ruppe, mandandola in
crisi.
Dick si
inginocchiò proprio davanti a lei, guardandola negli occhi. "Non dirmi che
ancora non capisci..."
Alzò una mano per poterle accarezzare la testa, ma lei lo scostò bruscamente,
iniziando a tremare forte; lo svizzero ritirò il braccio, addolcendo il tono e
riducendo le parole in un sussurro. "Eppure, gli effetti dell'incantesimo che ti
sei sparata addosso per perdere la memoria ormai dovrebbero essere quasi
svaniti."
"Aspettate un momento!"
La voce
di Shura, stranamente perentoria, calmò il sonoro borbottio che si era levato
alle parole di Milo e fermò Kanon nell'atto di uscire dalla stanza; l'attenzione
di Capricorn si concentrò proprio su quest'ultimo. "Dove pensi di andare?"
L'interpellato battè furioso un pugno contro il portone, guardando il compagno
con fare rabbioso.
"Sapevo che ti eri sbagliato fin dall'inizio, non avrei mai dovuto lasciarti
condannare Nasser."
"Ciò che dice Mur è solo un'ipotesi, non ci sono altre prove che vadano a favore
di Ashanti!" ribattè con serietà il Gold, quasi ringhiando; Shaka alzò una mano
per intimare ad entrambi di calmarsi, prendendo dunque parola.
"Quella del Gran Sacerdote sarà anche un'ipotesi, ma non è da scartare." disse,
con tranquillità. "Escludiamo per un momento la ragazza egiziana dalla lista dei
sospetti e proviamo a pensare al primo attacco."
Non fosse stata una situazione d'emergenza, Milo si sarebbe volentieri messo a ridere: Virgo sembrava la versione più giovane di Jessica Fletcher.
"Beh..."
fece Marin, con voce pensierosa. "A parte Nasser non si è aggiunto nessun altro
al gruppo di Apprendisti e se davvero la spia si nasconde tra di loro,
allora la lista si accorcia parecchio."
"Visto anche quanti ne sono morti..." aggiunse Milo, cupo.
"Potrebbe essere anche uno di noi..."azzardò Shura, poco convinto; Scoprio lo
guardò male.
"Testa di cazzo, ti pare che non ce ne saremmo accorti di avere un nostro
compagno come avversario?" sibilò, velenoso. "E comunque non abbiamo prove
contro nessuno degli Apprendisti. Ci siamo davvero illusi di avere la situazione
sotto controllo."
A quelle parole, sia il Gran Sacerdote che Shaka si voltarono gravemente verso
il Custode dell'Ottava Casa.
"Potresti ripetere?"
"Cosa? Testa di cazz-"
"No, non quella frase, l'altra." lo corresse in tempo Virgo, che poco sopportava
la volgarità del Gold; Milo roteò gli occhi.
"Ho detto che ci siamo illusi-"
Qualcosa nella sua mente lo bloccò, lasciando la frase incompleta; Scorpio sgranò gli occhi, alzando la testa verso i due.
Illusione.
"...Dick!" finì Marin, sorpresa. "Come diavolo abbiamo fatto a non pensarci?"
Kanon strinse i denti. "Quel brutto bastardo figlio di-"
"Questo spiegherebbe come facesse la spia ad essere in due posti
contemporaneamente." fece Mur, grave. "Ed anche come i nemici siano venuti a
conoscenza del posto dove ci trovavamo l'ultima volta."
"Certo, è stato lui a suggerirci la trappola per i Cavalieri degli Elementi
usando la copia illusoria di Ashanti..." Shura si massaggiò le tempie.
"Invece la trappola era per noi e ci siamo finiti dritti dentro."
"Inoltre, stando a quello che mi ha detto Cris, la luce verde di Ashanti si è
sprigionata dal suo corpo dopo che eravamo stati attaccati."
"E questo che vorrebbe dire?" domandò Milo, confuso.
Marin si voltò verso di lui, scuotendo la testa. "Che
probabilmente la luce che emanava non era un segnale per i nemici... era una
barriera di difesa." si strinse le spalle. "E noi abbiamo condannato davvero la
persona sbagliata."
Ci fu un secco rumore di legno che cadeva a terra e si rompeva in mille pezzi,
distogliendo gli astanti dai propri pensieri: Kanon aveva frantumato il tavolo
con un pugno prima di precipitarsi verso l'uscita; Shura allungò una mano per
tentare di afferrargli una spalla e fermarlo.
"Gemini, dannazione, non siamo ancora sicuri che-"
Non finì
la frase, l'altro non gliene diede il tempo; voltandosi di scatto, Kanon tirò
indietro il braccio destro e andò a colpire con un pugno il compagno che,
impreparato, finì disteso a terra.
"Non provare più a fermarmi, ne ho abbastanza di questa situazione del cavolo!"
esclamò Gemini, senza trattenersi oltre e sparendo alla vista degli astanti.
Shura non
pensò più a fermarlo, ritenendosi già fortunato di non avere la mascella
frantumata; Eagle si inginocchiò vicino a lui, aiutandolo ad alzarsi.
"Perché non hai detto questo particolare all'assemblea?" sbottò Capricorn, mezzo
intontito; la Sacerdotessa lo freddò con lo sguardo.
"Perché, non potendovi partecipare, l'avevo già riferito a te prima di dover
accompagnare Shaina all'ospedale; pare, però, che tu te lo sia dimenticato..."
Lui
abbassò la testa, con aria colpevole, voltando le spalle ai compagni e
dirigendosi verso il portone; Mur lo guardò con aria seria.
"Dove vai?"
"A buttarmi sul letto per farmi una dormita."
Milo lo vide chiudersi il portone alle spalle e scosse la testa, sospirando.
"Bah, è troppo orgoglioso e testardo, ma credo che gli passerà."
"Ora che sappiamo chi è la spia possiamo dare l'allarme."
"Non ancora."
Sia
Scorpio che Marin si voltarono verso Shaka, non capendo; lui si limitò ad alzare
le spalle. "Pensate sia possibile che Dick abbia fatto tutto da solo? Avrà avuto
sicuramente un complice, qualcuno che potesse indicare agli altri dove fosse
Nasser quando lui non poteva."
Mur annuì, facendo scorrere lo sguardo sui propri appunti. "Secondo quanto
scritto nel libro, Vayu, menzionato da uno dei nostri nemici durante i primi scontri, è il
dio del Vento. Questa guerra è già scoppiata una volta, tempo fa, quando Atena
si incarnò per la prima volta..."
"Frena!" saltò su Milo, a bocca aperta. "Che cosa significa questo? Pensavo che
Atena ed i Cavalieri si sarebbero risvegliati solo quando il mondo si sarebbe
ritrovato sull'orlo del collasso!"
"Si vede che non è la prima volta che questo mondo di merda va a rotoli..."
fece una voce femminile alle sue spalle; Shaina era appena entrata nella sala
con fare deciso, a passo di marcia, subito seguita da Camus.
Shaka sembrò sospirare. "Ti ringraziamo per la schiettezza, Ophiucus."
"Non c'è di che..."
Aquarius sentì su di sè lo sguardo di Scorpio farsi stranamente insistente; si
voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio. "Beh? Che mi sono perso?"
"Questo dovrei chiederlo io." fece l'altro, sorridendo con fare malizioso; Camus
sospirò, scuotendo la testa.
"Non è come credi."
"Non siamo qua per divertirci." sbottò Shaina, sedendosi su una delle sedie
rimaste ed appoggiando i piedi su un tavolino. "Che si dice? Dick escluso,
ovviamente."
"E tu come fai a sapere di Dick?"
Shaina sorrise, distogliendo lo sguardo dalle proprie unghie. "Grazie a quel
depresso di Shura, l'abbiamo incontrato poco fa con l'aria abbattuta... Tu sì
che sai come fare sentire un uomo un autentico verme, Marin cara!"
"Mur ci stava spiegando che questa guerra Atena l'aveva già iniziata."
s'intromise Milo, tornando serio; tutti gli astanti si voltarono verso il Gran
Sacerdote, che si limitò ad annuire.
"Ho trovato vecchi documenti di cavalieri e Sacerdoti che hanno combattuto i
nostri stessi nemici ma in un'altra Era, ben lontana dalla nostra... pare che i
discepoli ed i servitori di Vayu e degli altri dei vestissero monili preziosi in
cui era incastonata una pietra, con la quale il dio poteva percepire i loro
spostamenti."
Un brivido freddo risalì lungo la schiena di Milo, che alzò la testa confuso: quelle parole sembravano avere qualcosa di tremendamente sbagliato.
"Più che
dei veri Cavalieri si potevano considerare delle spie abituate a camuffare il
proprio aspetto tramite unguenti per scurire la pelle, abiti larghi ed in
seguito apparecchi metallici per rendere irriconoscibile la voce... Milo, ti
senti bene?"
Scorpio era infatti sbiancato e la sua pelle era divenuta così chiara che si
sarebbe potuto mimetizzare tranquillamente con il muro; Camus gli si avvicinò,
preoccupato, mentre Shaina puntò l'occhio sano verso Marin: sembrava in qualche
modo tesa.
"...erano..."
"Come?" fece Shaka, voltando il capo verso Milo; il Gold deglutì. "Mur... I
Cavalieri erano solo spie?"
Aries lo guardò serio, iniziando a comprendere l'ombra del sospetto che pareva
essersi impossessata della mente di Scorpio.
Sospirò, lasciando che per un attimo regnasse il silenzio in quella sala.
"No,
amico mio... Fin dal principio, quei Cavalieri erano per lo più-"
"Bande di giovani
ladri." finì per lui una voce metallica, alle loro spalle.
I fogli
che Mur teneva in mano si sparsero sul pavimento, accompagnati dalla sedia sulla
quale era seduta Shaina: i Cavalieri si erano alzati di scatto, puntando la loro
attenzione verso la figura femminile che era appena apparsa di fronte a loro.
Cristal di Linx era lì, sorridendo con fare innocente ed avanzando con cautela.
"Come mai così allarmati? Non siete felici di vedermi?"
"Non abbiamo avvertito il tuo Cosmo." sibilò Camus, facendosi avanti. "Come
diavolo hai fatto ad intrufolarti nella stanza senza che noi ce ne
accorgessimo?"
Lei non rispose, mentre il sorriso le spariva dalle labbra. "Pensavo di ricevere
tutt'altra accoglienza." disse, fredda, alzando il polso all'altezza del viso
per poter mostrare un fazzoletto bianco legato a mo' di bracciale. "Vengo in
pace, Cavalieri..."
Aquarius puntò il dito verso di lei e dalla mano scaturì un Diamond Dust,
prendendo la forma di un raggio biancastro; Cris non provò minimamente a
scostarlo ed il colpo, con gran sorpresa di alcuni, la trapassò senza lasciarle
il minimo graffio.
"Un'altra copia illusoria..." mormorò il Gold dell'Undicesima con poco
entusiasmo; la ragazzina fece spallucce.
"Pare di sì, anche se non è un'illusione vera e propria... Dick aveva davvero
poco tempo per crearne una decente, diciamo che questa è più un ologramma. Ecco
perché non avete avvertito il mio Cosmo." Portò la mano destra all'altezza della
bocca, serrando le dita attorno all'apparecchio metallico che le camuffava la
voce e gettandolo a terra. "Comunque, non è questo il modo di rivolgersi ad
un'Ambasciatrice, Gold Saint."
Camus levò nuovamente il braccio contro di lei, indifferente, ma stavolta venne
fermato da Mur; il Gran Sacerdote scosse la testa, afferrandogli l'arto. "Ha
ragione, secondo la nostra legge i messaggeri che vengono in pace non possono
essere attaccati." voltò lo sguardo verso Linx, guardandola apertamente.
"C'è una cosa che non mi quadra, Cristal." disse, con voce ferma. "Sia io che
Shaka possiamo leggere nella mente altrui, eppure nella tua non abbiamo mai
trovato segni che ci potessero far sospettare di te. Per quanto riguarda Dick il
problema non c'era, visto che era solo una copia illusoria, ma tu?"
Lei si accarezzò il braccio, tranquilla, riprendendo a sorridere. "Beh, arrivati
a qesto punto direi che qualche spiegazione ve la devo." tossì appena, per
schiarirsi la voce; poi, decisa, alzò la testa rivolgendo uno sguardo freddo ai
presenti. "Sono divenuta Saint subito dopo essere entrata nella banda di ladri
in cui sono cresciuta; mi sono allenata duramente solo per riuscire a seguire le
orme di mia madre..." Le iridi ambrate si posarono su Camus, che non distolse lo
sguardo. "...e soprattutto per riuscire a diventare tanto abile da vendicare il
suo assassinio."
"Non sono io che l'ho uccisa, Cristal." fece Aquarius, in apparenza tranquillo,
benché i pugni stretti mostrassero il contrario; lei socchiuse gli occhi,
lanciandogli un'occhiata penetrante.
"Taci." sibilò. "Se davvero fossi stato innocente non avresti esitato a dirmi
tutto."
Il Gold non ribatté, immobile, mentre lei rivolgeva di nuovo l'attenzione su
Mur. "Tuttavia, per riuscire a compiere la mia vendetta non sarebbe stato saggio
mettermi contro l'intero Santuario; Vayu ci ha ordinato di agire con cautela,
iniziando ad eliminarvi uno per uno, ma ci ha messo in guardia anche sui vostri
poteri."
"Così ti sei fatta passare per una Sacerdotessa che voleva divenire Maestra,
mentre la copia di Dick ti guardava le spalle, pronto ad intervenire nel caso
fossi stata nei guai." disse Shaka, avvicinandosi tanto da poter affiancare Mur;
Linx annuì solo, senza lasciar trapelare alcun sentimento.
"Dato che Dick non aveva la forza necessaria per poter creare una mia perfetta
copia come la sua, mi sparai addosso un incantesimo di memoria che rinchiudesse
i ricordi sconvenienti in un angolino della mia mente, dove nemmeno le
vostre abilità psichiche potevano arrivare." si concesse una breve risata priva
di allegria, prendendo a giocare con una ciocca di capelli. "Ma l'incantesimo
era difettoso ed io ancora inesperta, perciò mi sono perfino scordata dei miei
compagni... Fortuna che gli effetti duravano soltanto un anno ed al momento
giusto è arrivato Dick a portarmi via."
Shaina strinse le mani a pugno, rischiando di ferirsi i palmi con le unghie,
mentre l'occhio buono non accennava a staccarsi da quella che fino a poco tempo
prima aveva creduto sua amica.
Ci ha ingannati... Ci ha ingannati tutti!
"Perché?"
La voce
di Milo, rimasto in disparte fino ad allora, risuonò vuota nella Sala; Cristal
sobbalzò appena, stringendosi le spalle e posando lo sguardo a terra: non si era
accorta della presenza del Gold.
"A causa tua e dei tuoi compagni sono morte persone innocenti." Gli occhi del
ragazzo si posarono sull'ex allieva, ma in realtà non riuscivano a vederla. "Non
ti pesa questo?"
"Cosa credi, di essere dalla parte del giusto?" lei rialzò la testa di scatto,
parlando con voce rabbiosa. "Ovvio che mi pesa, nessuno è felice di quanto è
successo!"
"E allora perché-"
"Non siamo stati noi ad iniziare questa assurda Guerra, tempo fa!"
I
presenti rimasero interdetti, guardando la ragazza con fare confuso, e Milo
sembrò riscuotersi appena; dietro di lui, Marin, anch'ella rimasta in disparte
per lo shock, avanzò di pochi passi. "Cosa?"
"Questo non è che il secondo tempo di un film di cui voi sembrate aver perso
l'inizio." sibilò, iniziando ad indietreggiare ma senza distogliere lo sguardo
da loro. "Gli antenati miei e dei miei compagni furono attaccati per la prima
volta proprio dalla Dea che voi proteggete. Ed ora, dunque, chi credete che sia
il vero nemico?"
I passi di lei risuonavano sempre più piano e l'immagine della ragazza sembrò
sfumare mentre parlava; Cris guardò un'ultima volta Milo e Marin, sorridendo
amaramente. "Tre giorni ed il secondo atto di questa battaglia verrà messo in
scena. Tre giorni ed io mi batterò contro di voi in quanto ancella di Mah, dea
della Luna."
"Aspetta!"
Milo
scattò in avanti, allungando una mano per tentare di afferrarle il braccio; lei
chiuse gli occhi e la mano del Gold si ritrovò ad afferrare l'aria.
Sparita.
Marin si
appoggiò ad una colonna, respirando affannosamente, e qualcosa dentro di lei si spezzò,
tanto che per un attimo Shaina credette che stesse per avere un mancamento; le
gambe la ressero, ma la Sacerdotessa si portò le mani al volto, lasciando che
Ophiucus le posasse una mano sulla spalla in segno di conforto.
"Non è possibile." singhiozzò, con voce rotta.
Milo era forse il più sconvolto, pareva aver perso completamente la ragione;
completamente fuori di sé lanciò un pugno contro una colonna, disintegrandola
all'istante.
"Milo..." mormorò Camus, dietro di lui; Scorpio si accasciò a terra, finendo in
ginocchio e posando la fronte imperlata di sudore contro il muro.
"Maledizione!"
ab
Se Kanon
non ci fosse già stato prima di essere resuscitato, avrebbe detto che quel luogo
era paragonabile solo all'inferno: la pioggia era cessata ed il paesaggio del
Monte Parnaso gli si era aperto davanti spoglio e desolato così come doveva
essere, ma la nebbia che avvolgeva il paesaggio di certo non rallegrava il Gold.
"Ashanti!" chiamò, tentando di scorgere qualcosa nella foschia che lo
circondava. "Sei qui?"
A
rispondergli ci pensò un corvo, che gli passò vicino gracchiando allegramente;
Gemini volse di nuovo lo sguardo attorno a sè prima di essere sicuro di poter
proseguire indisturbato.
I suoi passi era lenti e cauti e non avrebbero lasciato orme se solo il terreno
non fosse stato fangoso; il Gold chiuse gli occhi nel tentativo di sentire la
presenza della ragazza ma tutti i suoi sforzi si erano rivelati inutili.
"Merda..."
Riprese a
camminare, iniziando a temere il peggio; certo, non era passato molto tempo
dall'esilio dell'egiziana, ma se davvero i nemici avevano puntato e lei e non a
Saori, allora c'era ben poco da star tranquilli.
C'è troppo silenzio.
I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando il suo piede pestò qualcosa
di morbido ed ingombrante posto proprio in mezzo al sentiero, catturando la sua
attenzione.
Dapprima non riuscì a vedere cosa fosse a causa della foschia e pensò si
trattasse di un ramo, ma la nebbia si diradò proprio in quell'istante e se prima
il Cavaliere era preoccupato, ora si sentiva davvero inquieto: non era un ramo
l'ostacolo che aveva incontrato incontrato.
Era un braccio mutilato.
Gemini
sembrò rendersi conto solo in quel momento che il terreno era ricoperto anche di
sangue, rendendo il fango troppo scuro rispetto al normale; decine e decine di
cadaveri o anche solo dei pezzi di corpi umani erano sparpagliati a terra,
qualcuno ancora con frammenti di armatura addosso.
Persino lui, uno dei più impassibili tra i Gold, dovette inspirare profondamente
per evitare di sentirsi male.
Mio Dio.
Non fece
in tempo a girarsi che un qualcosa di indefinito saltò fuori, aggrappandosi
voracemente al suo collo e facendolo cadere all'indietro, sul terreno fangoso;
chiedendosi come mai i suoi sensi non l'avessero avvertito del pericolo, il Gold
si scollò la figura di dosso, balzando in piedi e preparandosi ad attaccare.
Lo sconosciuto rimase a terra, facendo leva solo sui gomiti quel tanto che
bastava per alzare il volto verso il Cavaliere: lunghi capelli color carbone
ricadevano dinanzi al viso, poggiandosi sul terreno e sporcandosi ancora di più
con quel miscuglio orribile di fango e sangue; l'occhio scoperto, nero
anch'esso, sembrò illuminarsi un poco per poi tornare vacuo.
Kanon fece davvero fatica a riconoscere colei che le stava davanti, ma i
bracciali argentati che le avvolgevano i polsi lo convinsero dell'identità della
ragazza.
"Ashanti..." mormorò, con un filo di voce, inginocchiandosi davanti a lei e
scuotendola per le spalle. "Ashanti, sono io. Sono venuto a prenderti."
Lei lo guardò come se non capisse, ma riuscì a mettersi seduta rialzando il busto. "Kanon." disse, sorridendo come una bambina. "Ah, guarda, hai visto? Li ho battuti tutti da sola!" continuò, scostandosi i capelli dal volto e liberando del tutti gli occhi vuoti illuminati da una luce folle. "Tutti questi cavalieri erano venuti per uccidermi ma la luce verde è venuta in mio aiuto e mi ha protetta, per poi attaccarli uno per uno!" la voce, dapprima gioiosa, iniziò a tremare. "All'inizio si è limitata a tramortirli, ma poi uno di loro si è avvicinato troppo e... E..." Gli occhi si inumidirono e lei parve tornare in sé, tremando come una foglia. "...E poi l'ho visto esplodere in mille pezzi ed il sangue è schizzato da tutte le parti. Ho urlato, urlato tanto, ma nessuno mi ha aiutata..." singhiozzò, prima di liberare completamente le lacrime. "Dov'eri in quel momento, Kanon? Perché non eri affianco a me?"
La ragazza prese a piangere disperata, gettandosi contro il Gold che non sapeva proprio cosa fare: era completamente paralizzato da quella situazione e di certo vedere l'egiziana in quello stato pietoso non l'aiutava per niente.
Cosa
ti abbiamo fatto, Ashanti? si chiese, rabbiosamente, mentre sentiva le
lacrime di lei bagnargli la spalla.
"Stavo impazzendo... tutto quel sangue, tutti quei... tutti quei cadaveri
mutilati... E sono stata io, Kanon, sono stata io!" esclamò, in preda al panico,
aggrappandosi con forza al Cavaliere tanto che le unghie lasciarono sulla pelle
di lui graffi abbastanza profondi.
"Ora è tutto finito, Ashanti."
Kanon le circondò le spalle con entrambe le braccia, aspettando con pazienza che la ragazza si calmasse. "Sono venuto a portarti via... Non sarai più costretta a rivivere tutto questo."
Avrebbe
voluto aggiungere qualcos'altro ma non gli venne in mente nulla per poterla
confortare; si rese conto che non ce n'era comunque bisogno solo quando una luce
color smeraldo avvolse il corpo dell'egiziana, costringendolo a chiudere gli
occhi per non rimanere abbagliato.
Sentì il respiro di lei calmarsi tutt'ad un tratto e, quando tornò a guadare la
ragazza, notò come lei avesse rialzato il viso rigato dalle lacrime, serio come
non mai.
"Portami da Athena, Cavaliere."
Non era
la solita voce leggermente acuta dell'egiziana, bensì una più profonda, matura,
e forse un po' più inquietante; Gemini rimase interdetto, non capendo cosa
stesse accadendo.
"Nasser?" la richiamò, incerto, quando quella si staccò da lui per rialzarsi in
piedi.
Lei scosse la testa, guardandolo negli occhi. "No, la parte di me che tu conosci
come Ashanti si è addormentata... O forse è più giusto dire che io
mi sono risvegliata."
Posando
lo sguardo un po' schifato sul proprio abito, la ragazza prese a dare leggere
pacche al vestito, come per togliersi lo sporco di dosso; il Gold si tirò su,
senza smettere di guardarla in modo confuso.
"Se tu non sei Ashanti..." chiese, incerto. "...allora chi diavolo sei?"
Lei alzò nuovamente il volto per guardarlo, mentre uno strano sorriso enigmatico le delineava le labbra. "Ho molti nomi..." allargò le braccia, chiudendo gli occhi. " Nemesi in terra romana, Seshat al tempo degli egizi... Io sono Northia, la dea del destino."