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Autore: rijin    02/02/2013    2 recensioni
Come da programma, una volta lì, James fece cadere la Mappa del Malandrino a terra, dove un Filch vittorioso e furioso al tempo stesso la conficcò nel cassetto degli oggetti perquisiti.
“Non tornerà più nelle tue mani, Potter!”
Sirius si finse triste, James si disperava; ci erano voluto quasi cinque anni per disegnarla tutta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, I, Malandrini, James, Potter, Remus, Lupin, Sirius, Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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-Buon pomeriggio a tutti!
Non sono morta(?) dopo tre OS di scarso valore, ritorno con quest’altra ‘cosa’.
Tra parentesi, tendo a ringraziare la mia amica Frallosa che ha letto in anteprima dandomi un parere a riguardo! Quindi grazie 

Non ho molto da dire (stranamente) se non ché la storia mi è venuta in mente rileggendo per la centordicesima volta ‘Il prigioniero di Azkaban’.
Ho pensato che i Malandrini fossero troppo furbi per farsi perquisire la Mappa, quindi mi sono immaginata i quattro intenti a trovare un modo per farla finire in quell’ufficio(?)
E poi, per concludere in bellezza, ho immaginato anche le circostanze ed il modo in cui i gemelli Weasley mettono mano su tale pergamena, cose di poco conto, insomma :P
Come al solito vi ricordo le modalità del sito, ovvero, l’immensa fortuna che avete nel recensire, schifare o complimentarvi(?) per porcate di questo calibro, scritte da una persona abbastanza stupida :D
Non so più cosa dirvi, quindi non mi resta che augurarvi una buona lettura

 

 

 

 

 

Ad Hogwarts era una giornata come le altre; il sole splendeva alto nel cielo, accompagnato dal clima caldo e appiccicoso che giugno sapeva portare con sé.
Gli studenti preferivano trascorrere le ultime giornate del trimestre all’aperto, magari rinfrescandosi ai piedi del lago, o leggendo indisturbati sotto l’ombra di un faggio.
Tutto era perfetto; gli esami erano finiti, i risultati sarebbero stati resi noti presto e i ragazzi del settimo anno avrebbero imparato in fretta ad affrontare la vita nel mondo magico, con un vero lavoro e con delle vere responsabilità.
Tutti eccetto quattro ragazzi, quattro malandrini pronti a combinare un guaio dopo l’altro con estrema facilità.
Di certo la guerra, lì fuori, aveva fatto in modo che crescessero più forti e maturassero più in fretta; ma non potevano nemmeno dimenticare facilmente la loro indole da bravi ed onesti malfattori; non quando non avevano fatto altro per sette lunghi anni, confabulando scherzi e mettendo in seria difficoltà la vita di insegnati ed alunni in quel castello.
“Ti dico che è un piano perfetto!” esordì James agli altri tre.
Gli unici quattro ragazzi del corso rimasti chiusi in dormitorio con una magnifica giornata di sole da vivere.
 “Prongs, non possiamo permetterci nessun errore. Non ora!” si accaldò Sirius, alzandosi di scatto.
Il piano, ormai, era pronto da mesi. Avevano programmato tutto così nei dettagli che era solamente da sciocchi pensare che qualcosa sarebbe potuto andare storto.
E ovviamente James aveva avuto la brillante idea di apportare qualche piccola modifica al piano originale, facendo così arrabbiare Remus e Sirius.
Peter era d’accordo con James, come ogni volta, e Sirius lo prendeva costantemente in giro. Per lui, Peter, aveva sbagliato animale; non avrebbe dovuto trasformarsi in un topo…
“Ma sarà perfetto comunque, Padfoot!” continuò James, come se non avesse sentito l’amico.
“Bè” esordì Remus “il massimo che potrebbero farci  è espellerci” concluse in una risata, riuscendo, di poco, a calmare Sirius.
Il tutto era davvero molto divertente, perché il giorno dopo avrebbero lasciato per sempre Hogwarts e la notte stessa avrebbero agito, apparentemente indisturbati.
“Quindi non abbiamo nulla da perdere” concluse James, non volendo più riaprire l’argomento.
“Allora faremo come desidera il re degli egocentrici, pomposi Cercatori di Quidditch” concluse
Sirius, ancora scettico a riguardo.

 

Erano le 23:50 e nella sala comune dei Gryffindor stava iniziando a serpeggiare l’ansia.
“Forse” esordì Peter, contorcendosi in una strana maniera le mani “faremmo meglio a ripensarci e rimanere qui…” concluse in uno squittio.
“Scherzi? Programmi su programmi da mesi e adesso dovremmo lasciar perdere?” chiese Sirius, retorico.
“Niente da fare, ha ragione Padfoot, si agirà; e se uno di voi due decide di darmi buca non importa; procederò lo stesso” disse James, ormai vivo dall’ardore dell’avventura.
“Io ci sono” esordì Remus, non avendo mai pensato minimamente di tirarsi indietro.
Peter, titubante, mezz’ora dopo seguì i tre amici fuori dal ritratto della Signora Grassa con il Mantello dell’Invisibilità a coprirli da ogni pericolo.

 

Il piano era semplice, indolore e divertente.
I quattro ragazzi arrivarono fino al terzo piano, raggiungendo poi la statua della Strega Orba ed entrando dentro con il solito metodo. Una volta insinuatisi nel passaggio che collegava la scuola con Mielandia si tolsero di dosso il Mantello dell’Invisibilità e fecero qualche passo, fino al limitare della scuola.
Giunti in un punto preciso, designato precedentemente da loro, trovarono quello che stavano cercando.
Quattro enormi sacchi contenenti ogni specie di fuochi d’artificio, comprati negli ultimi due anni da Zonko.
“Le mie piccole amiche!” le salutò James, come se fossero l’oro più prezioso del mondo.
“Nostre grandi alleate” continuò Sirius, avvicinandosi furtivo all’amico, che nel frattempo era andato a controllare che ogni sacco fosse perfettamente in ordine.
“Menomale che Lily non mi ha beccato, le spiegherò dopo che saremo finiti da Filch” continuò James, rabbuiandosi impercettibilmente.
“A proposito di Filch” iniziò Remus, avvicinandosi anch’esso ai sacchi, e quindi a Sirius e James “l’hai presa?”
“Sì Moony, e non sai che dispiacere immenso provi a darla via così; ci abbiamo impiegato così tanto tempo per disegnarla” piagnucolò James.
“Sì, ma le generazioni future dovranno sapere, dovranno conoscere” iniziò Sirius, con una strana luce negli occhi “e ci ringrazieranno per l’immenso aiuto che daremo loro!” concluse battendosi il pugno sul petto.
“Okay, allora io direi di iniziare” esordì Remus, preoccupato dall’improvvisa enfasi dell’amico e mettendo così fine alle chiacchiere. “E ricordate le bacchette” aggiunse poi, guardandosi intorno, con fare sospetto.
Senza pensarci e come programmato, James si mise addosso il Mantello, Peter prese insieme a sé uno dei sacchi e si apprestò a ritornare nel castello con l’amico.
Camminarono per molto tempo, dando, di tanto in tanto, una sbirciatina alla Mappa, per assicurarsi di non fare incontri indesiderati.
Dovettero restare fermi per più di cinque minuti, davanti la Sala dei Trofei, perché Peeves, proprio in quel momento, si stava divertendo a sbatacchiare le armature come se non fosse notte e come se nulla fosse.
Alla fine riuscirono a raggiungere la torre dei Ravenclaw, dove James lasciò Peter con il sacco e poi ridiscese per andare a prendere Remus, che fu portato fino alla Torre di Astronomia.
James impiegò più di un’ora per andare e tornare dalla statua della strega Orba, e dopo che ebbe accompagnato Sirius in Sala Grande vi ridiscese un’ultima volta per prendere il suo sacco e dirigersi nel parco.
Una volta giunto a destinazione alzò la sua bacchetta, da dove uscirono scintille rosse, che servivano ad avvertire gli altri tre che era giunto finalmente il momento di agire.
Perfettamente in sincrono fecero prendere fuoco ai vari fuochi d’artificio nelle loro sacche.
Lo spettacolo fu meraviglioso. Il castello risplendeva di luce nella notte.
Draghi alati, creature degli abissi ed ogni tipo di volatile si innalzava nel cielo, prendendo via via sempre più forma e facendo svegliare tutti gli studenti.
Dopo tre ore di divertimento i quattro furono riuniti e portati nell’ufficio di Filch, in attesa del Preside.
Come da programma, una volta lì, James fece cadere la Mappa del Malandrino a terra, dove un Filch vittorioso e furioso al tempo stesso la conficcò nel cassetto degli oggetti perquisiti.
“Non tornerà più nelle tue mani, Potter!”
Sirius si finse triste, James si disperava; ci erano voluto quasi cinque anni per disegnarla tutta.

 

Il Preside, alla fine, fu molto clemente con i poveri quattro eletti della stirpe dei malfattori e riuscirono a svignarsela nel proprio dormitorio senza nemmeno una punizione.
“Non pensavo di cavarmela così facilmente!” Rise James, giocando come sempre con il suo Golden Snitch.
“Bè, l’avrà presa non come una malefatta, ma come un addio al castello” disse saggiamente Remus.
“L’importante è aver lasciato lì la Mappa, con la speranza che qualcuno degno di noi la riesca a prendere!” concluse Sirius, spegnendo le luce e mettendo fine alla conversazione.
Il giorno seguente, dopo il banchetto, ogni alunno, del settimo anno e non, si accingeva a lasciare il castello.
La Mappa sarebbe rimasta chiusa in quel cassetto per molti anni.

 

***

 

Come ogni giorno, da troppi mesi ormai, Fred e George Weasley si accingevano a combinarne un’altra delle loro.
Le amiche di giochi, questa volta, sarebbero state delle Caccabombe e nessuno gli avrebbe puniti, come ogni volta.
Allora perché erano nello studio di Filch?
Avevano programmato tutto, credevano di aver pensato ogni cosa nei minimi particolari, ma qualcosa evidentemente era andata storta.
Poi un tonfo, proprio mentre Filch si accingeva a prendere un foglio dal cassetto; Peeves, come sempre, stava seminando il panico nel castello.
“Maldetto Peeves!” urlò Filch “Vedi se questa volta non ti prendo! Devi solo provare a sfuggirmi… e voi, non muovetevi di qui” disse poi rivolgendosi ai gemelli, come se si fosse ricordato all’improvviso della loro presenza nella stanza.
Filch si chiuse velocemente la porta alle spalle, alla ricerca di chi aveva creato tutto quel caos.
“Menomale che ci ha lasciati soli” iniziò Fred “è da quando siamo entrati che ho gli occhi puntati su quel cassetto”
Anche gli occhi d George si illuminarono, evidentemente stavano guardando la stessa cosa.
“Fai il palo” esordì George all’improvviso, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il cassetto.
“Perché io?” protestò vivacemente Fred, bloccando il fratello.
Dopo un paio di minuti Fred si diresse verso la porta per fare la guardia, come stabilito, e George aprì il cassetto.
C’era di tutto; ogni tipo di scherzi perquisiti ed acquistati molto probabilmente da Zonko; ma tra esse spiccava anche un’innocua pergamena.
Era come se questa stesse chiamando in silenzio George, pregandola di essere portata via da quel luogo angusto.
“Fai in fretta, sta arrivando” sentì George; senza pensarci si mise la pergamena in tasca, tornando poi a sedersi e aspettando il fratello.
Una volta giunti nel proprio dormitorio, dopo aver compilato uno stupido modulo che certamente gli avrebbe messi nei guai, i gemelli aprirono la pergamena.
“Perché hai preso una cosa così inutile?” iniziò Fred “Cosa mai potrebbe fare?”
George, senza ascoltare il gemello, che non aveva vissuto di prima persona la sensazione di essere scelto dalla pergamena puntò la bacchetta su di essa.
All’improvviso parole dettate da una penna invisibile presero forma su quel pezzo di carta.

Wormtail si chiede quali mani siano finite su una cosa così preziosa.

“E questo? Cosa vuol dire?" Chiese scettico George, grattandosi la testa.
“Preziosa?” rise Fred, in risposta al fratello, intento ad alzarsi dal letto per lasciare la camera.
“Aspetta” esordì George, vedendo altro comparire sulla pergamena.

Padfoot, invece, si congratula con i ragazzi per averla portata via da quel letamaio appartenente a Filch e alla sua sporca gatta.

Fred si riavvicinò giusto in tempo per vedere la seconda scritta, proprio sotto la precedente.
“Forte” dissero all’unisono i gemelli.

Prongs vi chiede di esprimere esplicitamente le vostre intenzioni.

“Intenzioni? Di sicuro non sono buone!” rise George, vedendo comparire una quarta frase, sotto le tre precedenti.

Moony consiglia di riformulare il concetto usando parole più “solenni”.

I ragazzi si guardarono inespressivi per qualche minuto, poi Fred, coraggioso, disse “Giuro… solennemente… di non avere buone intenzioni”
Fu un attimo e la Mappa prese vita davanti i loro occhi.
Ogni angolo del castello prendeva vita sotto i loro occhi, attraverso la Mappa; piccoli cartellini iniziavano a spuntare su figure imprecise che vivevano ad Hogwarts.
“Non ci credo” boccheggiò Fred, incapace di esprimersi.
“Prodigioso!” si complimentò George, studiando la Mappa con avidità.
“E’ Hogwarts” continuò Fred, avendo improvvisamente ripreso l’uso della parola.
Si guardarono per l’ennesima volta, in silenzio capirono cosa volessero significare i cartellini con i nomi scritti sotto.
“Questi siamo noi” esordì George, vedendosi nel proprio dormitorio, accanto a Fred.
“Sai cosa vuol dire?” chiese l’altro gemello, con gli occhi che gli brillavano di una strana luce.
Un altro sguardo, un’altra intesa. Il Natale, quell’anno, era arrivato con un paio di mesi di anticipo.
Da quel giorno ebbero accesso in ogni angolo del castello ed il resto, bè, è storia.

  
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