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Autore: Fefy_07    02/02/2013    3 recensioni
Ambientazione post 3 stagione. Damon, per il patto stretto con Stefan, ha lasciato Mystic Falls. Dopo 4 anni ritorna, stanco di dover stare lontano dall'unico posto che riesce a chiamare casa. Capisce subito che qualcosa è andato tremendamente storto quando è andato via, e i suoi sospetti non fanno altro che accrescersi, trovando casa sua perfettamente vuota. Dove sono Elena e Stefan? Cos'è successo dopo la sua partenza? Avrà presto una risposta ai suoi dubbi e sarà costretto ad una nuova, grande battaglia, per salvare suo fratello.
Prima long-fic, spero di avervi incuriositi e che leggerete!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV Elena

Era già un minuto buono che fissavo la porta chiusa della stanza di Damon, incerta se andare fino in fondo e affrontarlo di petto o lasciarlo a convincersi da solo. La seconda idea era molto più allettante, specialmente di fronte all’eventualità di un litigio, tuttavia sapevo che c’avrebbe messo troppo tempo e quello ci mancava. Dovevamo sfruttare ogni secondo a disposizione e avevamo bisogno di restare uniti.
Con questa consapevolezza nel cuore, mi decisi finalmente ad aprire la porta, dopo un ultimo profondo respiro. Individuai Damon alla finestra, con una bottiglia – probabilmente della sua scorta personale segreta di superalcolici – in mano. Sapevo che mi aveva sentita entrare e già il fatto che non si fosse voltato non prometteva bene.
“Non cambierò idea, Elena. Puoi scordartelo.” Il tono tagliente e nervoso della sua voce mi fece sobbalzare. Non mi aspettavo che cominciasse lui a parlare. “Quindi, se sei qui per questo, puoi richiudere la porta e tornare ad elaborare piani con Elijah!” Marcò particolarmente il la voce sull’ultima parola, con una sfumatura scocciata e offesa. Eravamo in una situazione potenzialmente mortale e lui faceva l’offeso per una cosa così assurda!
Chiusi gli occhi per un attimo, tentando di ricacciare indietro la rabbia improvvisa che mi aveva assalita. Ancora faticavo a credere a quanto le mie emozioni si amplificassero, quando si trattava di lui. Mi sembrava di essere tornata ai primi giorni da vampira, quando non ero abituata nemmeno più ai colori o ai suoni che erano sempre stati familiari. Damon mi scombussolava più della transizione!
Mi avvicinai piano, ignorando volutamente tutto ciò che aveva detto, e tentai di catturare il suo sguardo. “Damon?” lo chiamai, esitante, ma non ricevetti risposta. Continuava a guardare fuori dalla finestra, con sguardo assente e furioso. “Damon, andiamo! Stiamo andando ad affrontare un’Originale! Come puoi biasimarmi se voglio un alleato forte al nostro fianco?”
Finalmente si scosse, come uscito da uno stato di trance. Si voltò verso di me e mi guardò con sufficienza “Posso biasimare il fatto che hai scelto come alleato Elijah Mikaelson, che ci ha già traditi più di una volta?!”
Il suo atteggiamento cominciava davvero a starmi sui nervi, ma evitai di assecondarlo perché non avevo intenzione di arrivare allo scontro. Dovevo cercare di farlo ragionare. “Damon, non è che non mi fidi del tuo giudizio…” cominciai, ma venni presto interrotta da un suo ironico verso di disappunto. Gli occhi ardevano di un fuoco tutto nuovo, che raramente avevo potuto scorgere. Era un misto di rabbia, apprensione e…dolore. Si sentiva ferito perché avevo accettato di allearmi con Elijah?!
Tentando di mantenere la sua concentrazione su di me, gli presi il volto tra le mani e lo guardai con intensità, per cercare di mostrargli attraverso gli occhi la veridicità delle mie parole “Damon, non mi fido più di Elijah che di te. Ma abbiamo bisogno di lui. Ci serve qualcuno che conosca bene Klaus, qualcuno alla sua altezza. Lo sai che noi non lo siamo!”
Finalmente aveva smesso di parlare e rimaneva solo a sentire ciò che gli dicevo, cercando, come avevo intuito, la mia sincerità attraverso gli occhi, che continuavo a tenere legati ai suoi. Pian piano pareva che si stesse convincendo e sospirò di rassegnazione, quando conclusi “Solo lui può aiutarci a salvare Stefan. Ti prego Damon, fallo per me. Fidati di lui.”
Il suo sguardo rimase duro per qualche altro secondo, ma cedette presto davanti al mio supplichevole. Appoggiò le mani sulle mie, ancora sul suo viso, prima di sussurrare “Non mi fido di lui Elena, ma mi fiderò di te. Prenderò parte all’alleanza con Elijah, ma non sarà il capo e non detterà legge. Meglio che lo sappia da subito.”
Sorrisi nel sentire quell’affermazione e risposi “No, ma tu lo ascolterai e collaborerai, giusto?” Si aprì in un mezzo sorriso mozzafiato, di quelli che mi avevano sempre fatto perdere un battito da quando lo conoscevo “Come desidera.” Si esibì poi in un mezzo inchino, facendomi ridacchiare.
Ero molto felice che non ci fosse stato bisogno di discutere per arrivare a quella risoluzione, mi sfiancava litigare con lui. Feci per andarmene, quando notai che Damon era tornato serio tutto a un tratto e mi studiava, quasi con interesse. Non feci in tempo a domandargli cosa gli fosse preso, che me lo ritrovai davanti, praticamente a un centimetro dal volto.
Una scarica di adrenalina mi attraversò il corpo, percependo il suo così vicino e notando gli occhi ardenti, stavolta di desiderio. I nostri sguardi si incatenarono solo per un attimo, poi scivolarono rispettivamente verso le labbra dell’altro, quasi fossero state una calamita. Notai Damon leccarsi il labbro inferiore e sentii un impulso dirompente farsi strada dal più profondo del mio essere.
Senza davvero rendermi conto di quello che stava succedendo, mi ritrovai incollata alle labbra di Damon, le lingue che si cercavano e trovavano. Il sapore di alcol, menta e qualcos’altro, a cui non riuscivo mai a dare un nome – il suo sapore, mi corresse la mente, non dimentica della gita a Denver – mi inondò il palato e finalmente, dopo quattro anni, mi sentii completa.
Ci staccammo brevemente, tanto per riprendere un po’ di fiato; poi le labbra voraci di Damon scesero a lambirmi il collo e il seno, mentre mi ancoravo, dimentica di qualsiasi problema, alle sue spalle forti e tentavo di regolarizzare il respiro, almeno per non farci sentire da tutta la casa. Che avrebbe detto Caroline, se mi avesse vista in quel momento? Sicuramente mi avrebbe ricordato…
Non finii di elaborare il pensiero che spalancai gli occhi, irrigidendomi. Damon notò il cambiamento repentino d’umore, perché si interruppe e alzò la testa per guardarmi negli occhi. Sperai che non vi leggesse niente di troppo doloroso, ma evidentemente ero un libro aperto, perché si allontanò come scottato, nascondendo sotto una maschera impassibile i suoi sentimenti.
Non mi piaceva vederlo così, ma non riuscii a spiccicare una sillaba per spiegargli che mi intimò “Va’, ora.” Due semplici parole, che risuonarono così fredde e prive di inflessione da ferirmi. Ma che diritto ne avevo, poi? Conoscevo i sentimenti di Damon, eppure mi ero lasciata guidare dall’istinto, e non ero stata nemmeno capace di mascherare il senso di colpa.
Perché sapevo cosa avrebbe detto Caroline, cosa chiunque mi avrebbe detto. Sei la ragazza di Stefan, Elena. Stavo praticamente tradendo il mio ragazzo mentre lui era imprigionato in compagnia di un pazzo omicida e stava subendo chissà quali torture. Complimenti, Gilbert.
Mi allontanai svelta dalla stanza, trattenendo il respiro e richiudendomi la porta dietro le spalle. Solo una volta arrivata davanti alla rampa di scale mi concessi il lusso di espirare e, cercando di mostrarmi indifferente, scesi a dare la buona notizia al resto del gruppo. Non sapevo ancora come spiegare il motivo dell’assenza di Damon in quel momento, però.

POV Damon

Era bastato un niente per farmi scattare, una risatina sommessa. Il problema è stato che era la sua e non la sentivo da così tanto tempo che il mio stupido cuore morto non era stato capace di ignorarla. Avevo agito d’istinto, avvicinandomi a lei di scatto, chinandomi sul suo viso, aspettando di capire cosa avesse intenzione di fare.
C’era attrazione tra di noi, una forza magnetica particolare che ci impediva di stare lontani e sapevo che l’aveva notata. C’era stata in passato, c’era stata in quel minuscolo appartamento che chiamava volgarmente casa, c’era stata prima della mia partenza per New Orleans.
E c’era stata appena i nostri occhi si erano incontrati, appena io mi ero concentrato sulle sue labbra e lei sulle mie. Puro desiderio mi si era irradiato nelle vene e non avevo potuto fare altrimenti, avevo bisogno di sentirla un po’ più mia. Le nostre labbra non si erano più incontrate da quella notte a Denver, un ricordo che avevo custodito gelosamente negli anni in cui ero stato lontano.
Anche stavolta, con mia immensa sorpresa, lei aveva ceduto per prima e mi aveva baciato, facendomi dimenticare tutto. Il battibecco su Elijah, quello su Eveline, Stefan. Non era rimasto niente nella mia testa se non la calda sensazione delle sue labbra morbide sulle mie.
Per un attimo, un solo attimo, avevo creduto che potesse essere vero. Che potesse aver sbagliato scelta quella notte di quattro anni fa, che volesse dimostrarmelo. Per un meraviglioso attimo, mentre le accarezzavo il collo e l’incavo dei seni con le labbra, ho immaginato di poter andare ben oltre, che non ci sarebbero state interruzioni, che saremmo stati felici.
E poi, passato quell’attimo, la verità mi ha colpito con la stessa intensità di uno schiaffo, nel momento stesso in cui lei si irrigidiva sotto il mio tocco e i miei occhi incontravano i suoi, pieni di vergogna e senso di colpa. Mi diedi mentalmente dell’idiota, allontanandomi di scatto e tornando a ragionare.
Perché non riuscivo a imparare? Eppure l’ha sempre detto a chiare lettere: sarà sempre Stefan. Anche adesso, con lui lontano e io qui. Non si cambia una verità assoluta.
Avevo nascosto tutto nel migliore dei modi, abituato a mentire e mostrarmi forte. Una maschera d’impassibilità assoluta, mentre le dicevo di andarsene via e lei richiudeva quella porta, lasciando con me il peso di quello che era appena successo.
Ritrovai la bottiglia e la portai alla bocca, bevendo un’abbondante sorsata di liquido ambrato, mentre dal basso mi arrivavano le domande del resto del gruppo su cosa fosse successo. Sorrisi ironicamente, sentendo Elena parlare del nostro breve confronto e percepii l’incertezza nel suo tono, quando dovette spiegare perché non ero ridisceso.
Smisi di ascoltare a quel punto, non m’importava di sapere quale scusa avrebbe inventato, una sarebbe valsa l’altra. Rimasi in silenzio, senza concentrarmi su nulla in particolare e continuando a bere, desideroso di potermi tuffare nell’oblio pacifico derivato dall’alcol, che mi avrebbe spento il cervello per un po’.

POV Elena

Erano già passati tre giorni da quando io e Damon ci eravamo baciati, e le cose tra noi non erano migliorate per niente. Il giorno dopo l’accaduto era stato presente ed era diventato parte attiva nelle decisioni della strategia contro Klaus, ma non si era avvicinato a me né mi aveva rivolto la parola. A malapena ero riuscita a incontrare i suoi occhi per qualche secondo. L’atmosfera era stata tesa e pesante e continuava ad esserlo, visto che non avevamo avuto modo di parlarne.
In realtà, non ero totalmente sicura di cosa volessi dirgli. In cuor mio, sapevo che quello che era successo non era propriamente un errore, perché io l’avevo voluto. Nessuno mi aveva costretto a baciarlo, desideravo farlo da quando l’avevo rivisto. Eppure non riuscivo a non pensare a Stefan, solo e dolorante in qualche buco, con Klaus che sghignazzava e lo torturava senza sosta. Lui era lì e io, nello stesso momento, stavo baciando suo fratello.
Sospirai, esasperata dalla situazione che io stessa avevo creato. Ero seduta fuori casa Salvatore, appoggiata alla balaustra del portico e cercavo di schiarirmi ila mente. In casa avevano notato tutti lo strano silenzio tra me e Damon, ma nessuno aveva avuto il coraggio di avvicinarsi e fare domande. Ero grata per questo, non mi sentivo pronta per affrontare ad alta voce quello che era successo. Sarebbe diventato troppo reale.
“Ti godi il paesaggio?” mi domandò una voce fin troppo simile alla mia e, alzando brevemente gli occhi al cielo, mi voltai a fronteggiare la figura sinuosa ed elegante che mi stava venendo incontro. Katherine era tornata il pomeriggio dopo l’arrivo di Elijah e, seppur scettica quasi quanto Damon all’inizio riguardo alla sua affidabilità, aveva accettato di collaborare per amore di Stefan. Per quanto mi desse fastidio ammetterlo, era palese che la vampira teneva a lui in un modo speciale o non si sarebbe mai messa contro Klaus.
“Me lo godevo” la corressi, con voce fredda, a cui lei rispose con una smorfia annoiata. Era tremendamente scocciante e non apprezzavo affatto la sua compagnia, perciò avevamo cercato di passare insieme il minor tempo possibile, giusto quello necessario per le sedute di allenamento con Eveline, Elijah e Caroline e le riunioni di strategia.
Fui molto meravigliata, quindi, quando si avvicinò e si appoggiò accanto a me. Per qualche minuto tentai di ignorarla, ma la sua presenza mi teneva costantemente in allerta. E per i miei nervi eccessivamente tesi non era una buona cosa. Mi scostai, tentando di guadagnare la porta di casa, quando la voce della vampira mi bloccò sul posto “Sai Elena, siete abbastanza ridicoli. Perché non ne parlate e basta?”
Sentii la rabbia ribollire, ma ostentai indifferenza e domandai “Parlare di cosa?” Katherine sbuffò, prima di rispondere “Lo sai benissimo. La tensione tra te e Damon non è salutare per il piano. Se non riuscite a parlarvi, come potrete combattere senza continuare a pensare l’uno all’incolumità dell’altra!?” Il ragionamento non faceva una piega, per quanto mi dolesse ammetterlo. Mi morsi nervosamente l’interno della guancia, poi sospirai rassegnata e mi voltai, incontrando di nuovo gli occhi della vampira, stavolta seri. Mi studiava, aspettando la mia reazione.
In verità, non sapevo cosa dire. Non ero abituata a parlare con Katherine – non ero abituata nemmeno a potermi fidare di lei – ma qualcosa mi diceva che, in quanto a problemi di cuore, potesse essere molto più utile di Caroline. Insomma, aveva 500 anni e sicuramente conosceva le dinamiche di coppia!
“Non ha intenzione di ascoltarmi, mi evita spudoratamente e non penso servirebbe parlare, ad ogni modo” le dissi, sperando che la mia voce non suonasse alle sue orecchie tanto sconsolata quanto sembrava a me. A quanto pare era così, perché lei sbuffò di nuovo, stavolta di disappunto, e ribatté “Elena, sei una Petrova e le Petrova non si arrendono di fronte alla prima difficoltà se una cosa interessa loro davvero. Dunque le cose sono due: non t’importa di chiarire con Damon o sei spaventata dalle conseguenze che un chiarimento comporterebbe.”
La protesta che stava uscendo spontanea alla prima ipotesi, mi morì in gola e rimasi a fissare la mia copia, senza parole. Sapevo che chiarire con Damon era il mio desiderio più pressante già da giorni; il punto pensavo che fosse proprio il secondo. Cosa significava per me chiarire con Damon? Ammettere che quel bacio l’avevo cercato? Ammettergli che ero attratta da lui e che stavo rivalutando la scelta che avevo fatto? Dovevo riconoscere che in effetti era quella la verità, ma avevo paura di dirla a lui. Scegliere Damon comportava diversi rischi. La sua volubilità e l’impulsività, sebbene fossero molto diminuite, erano ancora fonte di preoccupazione per me. Per non parlare della possibilità concreta di incrinare irreparabilmente il rapporto tra lui e Stefan. Potevo permettere tutto ciò?
Katherine continuò a osservarmi in silenzio, mentre combattevo contro il mio subconscio che si lanciava in elucubrazioni su un possibile futuro con Damon. Non capii bene perché, ma tutto a un tratto cominciò a raccontarmi una strana storia. “Quando ero ancora umana e vivevo in Bulgaria, conobbi un ragazzo. Si chiama Vassil. Non aveva niente di speciale, era un tipo piuttosto anonimo, ma mi trattava con garbo e mi amava totalmente e senza remore o freni.”
Rimasi attenta ad ascoltare, nonostante tutto. Avevo pochissime informazioni sulla vita umana di Katherine e se, anche senza capire il motivo, si stava aprendo con me, come minimo mi sentivo interessata, quasi attratta, da quei dettagli mai scoperti sulla mia doppelganger. “Un giorno, poco prima che fossi costretta a vampirizzarmi per scampare a Klaus, mi chiese di partire con lui. Stava espatriando, correndo il rischio di rimanere senza casa o lavoro e di passare una vita da miserabile.” Il luccichio leggermente nostalgico negli occhi della vampira mi fece prestare ancora più attenzione. “Lui era sicuro di poter sfondare e fare fortuna e voleva partire con me. Sarei andata contro la mia famiglia, ma lui mi amava e anch’io amavo lui, in fondo, anche se non ho mai potuto dirglielo.”
Prese un sospiro, come per ricacciare indietro chissà quali immagini che le erano venute in mente, poi proseguì “Ero tentata dall’idea, ma decisi di non correre il rischio. Partì da solo e non lo rividi più. Poi successe quel che successe…” Non aveva ancora alzato lo sguardo su di me da quando aveva cominciato a parlare, ma lo fece in quel momento, e i suoi occhi erano determinati, anche se venati da un sottile rimpianto “Se fossi partita, forse il resto della mia famiglia avrebbe vissuto e non avrei incontrato mai Klaus. Adesso non sarei qui, d’altra parte, quindi potrebbe essere stato un bene…Insomma, non voglio che tu faccia il mio stesso errore. Corri il rischio Elena, o rimarrai col rimpianto per il resto della tua esistenza. Non c’è bisogno che ti dica quanto sarà lunga, vero?” Atteggiò il volto in una smorfia spavalda, prima di avviarsi verso la porta di casa.
Rimasi nel silenzio più totale per diversi minuti, soppesando quello che mi aveva appena detto. Non saprei spiegare perché, ma la trovai sincera. Aveva inteso i miei pensieri mentre ancora li stavo formulando e mi aveva suggerito la risposta di cui avevo bisogno, il tassello che doveva unire tutto il puzzle. Damon era il mio rischio, ma solo con lui sarei stata davvero felice. Perché – la consapevolezza mi investì forte, ma decisa, come se stesse aspettando che la mia stupida mente riuscisse a giungere a quella conclusione che mai avevo sfiorato e che adesso sembrava così scontata, come se fosse deciso da sempre – lo amavo. E per prima cosa dovevo risolvere la situazione; poi dovevo parlare con Stefan e farglielo capire. Poteva finire bene, per tutti e tre, ma dovevo assumermi i miei rischi.
Un po’ interdetta per l’inaspettato aiuto arrivato dall’ultima persona che mi sarei aspettata, ma un po’ più leggera e sollevata per quella particolare scoperta che avevo fatto solo pochi secondi prima, ritornai in casa, avviandomi di nuovo verso la camera in cui ero stata solo qualche giorno prima.

POV Damon

“Fa’ come se fossi nella tua stanza” esclamai scocciato, quando Elena piombò in camera mia senza nemmeno bussare. La vidi bloccarsi e espirare bruscamente, quando notò che ero a torso nudo. Le sorrisi di sbieco, più con cattiveria che con malizia, poi domandai “A cosa devo questa inaspettata visita?”
La vidi sospirare profondamente e socchiudere gli occhi, come per radunare i pensieri, mentre mi avvicinavo lentamente a lei e la osservavo. Sembrava stanca, quasi spossata e compresi senza bisogno di chiederglielo che era per la situazione creatasi tra noi. Quasi sorrisi compiaciuto da quella rivelazione, prima di ricordare il motivo per cui non ci rivolgevamo la parola da quasi tre giorni. Le rimasi a un metro di distanza, incrociando le braccia e atteggiando il volto in un’espressione dura ma al contempo disponibile al dialogo.
I giorni di mutismo forzato non erano pesati solo a lei, io ero decisamente più bravo a nasconderlo e l’orgoglio mi aveva impedito di andarle vicino, anche perché era lei che mi doveva almeno una spiegazione per quel comportamento frustrante che aveva avuto qualche sera prima. Restammo a studiarci ancora per qualche secondo, fin quando lei si decise ad aprire la bocca. La posa era rigida, come se non si sentisse a suo agio, e quella constatazione mi fece male, anche se sapevo che non era per me ma per il nostro problema.
“Damon, ho sbagliato tutto…” iniziò, e fui quasi tentato di interromperla. Non mi serviva un altro discorsetto sulla foga del momento, che c'era Stefan, il bacio come un errore ecc, ero veramente stufo di quella roba. Ma le parole successive mi zittirono, facendomi allargare gli occhi sorpreso e, mio malgrado, lievemente speranzoso. “Sono stata precipitosa, quattro anni fa, non ho considerato…diverse cose. Non sono più sicura di aver scelto ciò che era meglio per me, ma ciò che era più sicuro. E adesso che sei tornato, ho capito che non cerco sicurezza. Damon,” a quel punto colmò la distanza tra noi, prendendomi il volto tra le mani e portando i miei occhi alla stessa altezza dei suoi, accesi da autentica convinzione nelle sue parole “so di averti ferito e so di non avere il diritto di chiedertelo, però io voglio te. Sono sicura di volere te e adesso l’ho capito. Ti ho ferito una volta di troppo, ne sono consapevole, ma ancora di più so che tu mi ami.”
Rimasi ancora in silenzio, cercando di frenare quella strana sensazione di calore che mi si stava diramando dal petto al resto del corpo. Non potevo permettermi di diventare vulnerabile di nuovo, senza prima essere totalmente certo delle parole di Elena. Il mio sguardo si fece diffidente e, mio malgrado, sussurrai “Perché dovrei fidarmi di te?” Non avevo intenzione di farla scappare o di non crederle, ma mi risultava difficile dopo tutto ciò che era successo. Avevo bisogno di conferme e di rassicurazioni. Poi lo disse, due semplici parole che sintetizzavano tutti i motivi del mondo. “Perché ti amo” rispose con un sorriso caloroso, provocando un vortice di emozioni, troppo intenso per essere ignorato, nel mio cuore.
Continuai a scrutarla, se possibile con occhi ancora più sgranati di quanto non fossero durante la sua strana dichiarazione, e mi sorpresi ancor di più quando capii che non stava mentendo. Glielo leggevo negli occhi, limpidi e lucenti di gioia. E in quel momento lasciai cadere ogni barriera, ogni maschera e semplicemente sorrisi, forse come non avevo mai fatto, prima di attirarla a me e baciarla, cercando di trasmetterle tutto l’amore che sentivo in quel momento, tutta la felicità che per tanto mi era stata negata. Fu il bacio più passionale e al contempo dolce che ci fossimo mai dati. Il nostro primo vero bacio.
Ben presto rimase solo la passione e tentai di spingere Elena sul letto – complimentandomi nel frattempo con me stesso per non aver messo la camicia – quando lei mi bloccò, con fare gentile ma deciso. “Non ho intenzione di farlo ora e così, Damon” mi disse, carezzandomi la guancia “Devo prima risolvere con Stefan. Non voglio che torniate ad odiarvi per causa mia.” Mio malgrado mi imbronciai per un secondo, come un bimbo a cui era stato negato un giocattolo, poi tornai a ragionare e decisi che aveva fatto la scelta più sensata. Nemmeno io avrei voluto litigare con Stefan per altri 150 anni, se potevo evitarlo.
Mi accontentai del suo tocco leggero sul volto e tra i capelli, sentendomi completamente bene per la prima volta dopo tanto tempo.

Angolino dell'autrice :)

Sono imperdonabile, lo so. E' passato tempo - tanto, tantissimo tempo - e adesso torno con un capitolo, anche molto importante T.T Che posso dire a mia discolpa?! Scusatemi per l'assenza prolungata, ho avuto una crisi da pagina Word bianca e adesso sto riprendendo in mano un po' tutto, compreso questo capitolo che era a metà da una vita intera ormai! D: Spero di non essere rimasta proprio da sola...
Come avrete notato, il passaggio è abbastanza significativo e spiega un po' come la piccola Gilbert ceda al suo istinto, se ne penta e poi, grazie a Katherine (si, la mia Katherine è un po' diversa da quella del telefilm u.u), si penta di essersene pentita (?). Insomma, lei vuole Damon, lei ama Damon! Ed era ora di fare i conti con questa cosa. Non volevo mettere il "ti amo" già in questo capitolo, ma praticamente i personaggi hanno deciso tutto loro e quindi niente, spero che vi piaccia anche così xD Damon, da bravo gentiluomo qual è, rispetta la decisione finale di Elena e la condivide anche perché i miei Salvabros non si prendono a palate/parole ogni momento, come fanno quelli della serie tv ormai, ma si vogliono bene e quindi Damon ci tiene a provare almeno a conservare un rapporto con Stefan, quando saprà che lui ed Elena vogliono stare insieme.
A questo proposito, dal prossimo capitolo ci sarà la battaglia e ho bisogno di un vostro parere. Ho in mente due finali per la storia: un lieto fine e uno più tragico. Voi quale preferireste? Fatemelo sapere da adesso in avanti (almeno per i prossimi due capitoli), così in base a cosa ne pensate mi regolerò su dove orientare la storia :3 In ogni caso pubblicherò anche il meno gettonato come "Memories are forever - Alternative end" così chi vorrà vederla anche in un altro modo saprà dove andarlo a cercare! ^^
Bene, mi sembra di aver detto tutto, quindi vi mando un bacio e spero di trovare qualche opinione, nonostante il mio ritardo tremendo. Non so se si nota, ma ho cercato di allungare un po' il capitolo e soffermarmi di più sull'introspettività e sulle emozioni dei personaggi, stavolta. A storia completa, farò una revisione generale e potrei allungare anche gli altri, migliorando questi aspetti. Non so come possa sembrarvi, mi piacerebbe avere un parere anche su questo, se ne avete voglia. Perfetto, vi ringrazio per l'attenzione (?) e mi auguro vi sia piaciuto! :*

 
  
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