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Autore: Eris Gendei    23/08/2007    1 recensioni
Una fic iniziata uno o due annetti orsono per un concorso ma che non ho mai pubblicato perchè non mi stuzzicava più di tanto.
Ora ho provato a completarla ma non so come è venuta fuori...boh...il voto alla giuria, ossia voi! :)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Era morto.
Lui era morto.
Il sole tramontava oltre le colline: un immenso disco di fuoco rosso, ardente al di là dei confini neri del suo mondo.
Il Mago strinse convulsamente le dita intorno alla bacchetta: ormai era uno strumento inutile, inerte, privato della sua magia.
Senza neanche rendersene conto la spezzò, con gli occhi vuoti.
La donna che era rimasta in disparte gli sfiorò la spalla, con una dolcezza composta. Una strana, malinconica tenerezza.
- Non preoccuparti... - sussurrò."
C’era qualcosa di compassionevole in quel tocco;qualcosa che lo rendeva insopportabile agli occhi del giovane mago, abituato com’era ad essere considerato superiore ,forte e privo di sentimenti che potessero renderlo umano,uguale a molti altri.
Non voleva quella compassione.
La donna sembrò capire i pensieri che frullavano in quel momento nella mente del giovane perché ritrasse la mano come se si fosse scottata.
Quando sul volto del giovane biondo si dipingeva quell’espressione nessuno poteva strapparlo alle grinfie dei pensieri che gli attanagliavano il cuore,trascinandolo in un mondo tutto suo,estraniato da ciò che lo circondava.
In quel momento il fenomeno era evidente.
La ragazza gli concesse un minuto di riflessioni per poi posare la sua mano sulla sua,facendolo trasalire.
Il giovane sobbalzò e la guardò con aria truce ma si voltò improvvisamente, appena in tempo per nascondere la lacrima che rotolò sulla sua guancia.
Una lacrima che non avrebbe dovuto bagnare i suoi casti occhi color tempesta,che potevano vantarsi si non averne mai provato il bruciore,triste o gioioso;una lacrima che,come quella che dal viso era caduta nella veste,per asciugarsi all’altezza del cuore,non sarebbe esistita se avesse rispettato le leggi che gravavano sulla sua anima,come una spada di Damocle,sospese a un palmo dall’infelicità interiore.
I capelli dorati del giovane si tingevano di arancio,mentre un sole rosso,come il sangue innocente versato quella notte,spariva dietro le brulle montagne dell’Inghilterra.
“Non devi ritenerti colpevole della sua morte. Lui l’ha fatto per te…ma tu sei innocente.”.
Tali parole,scaturite dalla diafana bocca della minuta ragazzina mandarono in bestia il giovane biondo che si voltò di scatto e le rovesciò contro tutta la sua ira repressa, riversandola finalmente fuori.
“Come puoi dire questo?!!! E’ colpa mia se lui si trovava qui!!! Se avessi rispettato i patti invece di fuggire lui sarebbe vivo!!!
E’colpa mia se è morto!!! Come posso non ritenermi responsabile di tutto il sangue sparso sull’erba?!!!Il suo sangue!!!Sai cosa significa per me?!Lo sai?!”.
Il ragazzo si sentiva prigioniero di un senso di colpa non del tutto infondato.
“Ma certo...la tua infatuazione per lui è finita ormai. Sei maturata. Il fascino che provavi per lui è solo un ricordo della tua giovinezza.”.
Il ragazzo le fece il verso ripetendo una frase che la ragazza pronunciava spesso in sua presenza. Lei arrossì, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni, piccata dallo scherno del ragazzo e tristemente incapace di rispondergli ciò che avrebbe in realtà voluto.
Il giovane la guardò mordicchiandosi le labbra pallide, tentennando, a disagio:non voleva offendere a tal punto la giovane, facendole riaffiorare brutti ricordi.
Era certo che ora si sarebbe sciolta in lacrime e l’avrebbe abbracciato, singhiozzando contro il suo petto.
La conosceva bene…troppe volte ormai era accaduto per dimenticarsene.
Era divenuta quasi un’abitudine, ma nonostante ciò era ogni volta più straziante.
Avrebbe voluto scusarsi ma non ne aveva la forza e il suo onore glielo impediva…era un Malfoy!
“Oh, al diavolo!!!”esclamò tra se in tono riottoso e si avvicinò alla ragazza con l’intento di abbracciarla.
Lei, sentendo le mani del giovane scorrerle delicatamente addosso, si ritirò di scatto, guardandolo con aria ferita per poi allontanarsi.
Il ragazzo sospirò sconsolato: stava perdendo tutte le persone care che aveva…prima sua madre, poi il padre e infine Harry…se anche Ginevra si fosse allontanata da lui…
Certo,se il suo salvatore non avesse deciso di uscire allo scoperto, conscio del pericolo che sicuramente avrebbe corso per salvarlo niente di tutto ciò sarebbe successo.
“Ha scelto lui di abbandonare la vita per salvarmi la pelle” sussurrò melanconico il biondo…ma se lui avesse rispettato i patti non si sarebbe trovato in pericolo.

***

Il ragazzo di cui era innamorato da tempo immemore era morto, ucciso dalla donna che fino a poco tempo addietro aveva amato come una madre:sua zia.
Bellatrix Lestrange.
Il giovane mosse qualche passo in direzione del corpo della bruna, giacente bocconi nell’erba macchiata di liquido carminio.
Con disprezzo, infilò un piede sotto il cadavere della donna e, con un calcio, lo riverse nel prato. Non si aspettava certamente di trovare due occhi color giaietto spalancati e sgranati che lo fissavano con aria sorpresa.
Il giovane sobbalzò e arretrò istintivamente alla vista della zia viva, percorrendo con occhi pieni di orrore il corpo martoriato dei lei.
Bellatrix Lestrange tentò di tirarsi a sedere sull’erba ma le numerose ferite sanguinanti la fecero ricadere a terra con un gemito roco.
“Dra…co…” mormorò, tendendo una mano verso il giovane:aveva un’aria stranamente stupita, quasi infantile.
Come se non si rendesse conto di ciò che aveva appena fatto…
Il nipote la guardò con disgusto ma, mosso a compassione, le si avvicinò e le prese delicatamente una mano, sorreggendola ed aiutandola ad alzarsi.
La donna perdeva sangue da tutto il corpo, martoriato e screziato, la carne lacerata violentemente e strappata dalle ossa.
Le mani del ragazzo si inzupparono di sangue al solo tocco su quelle della zia, che reagì con un’esclamazione stizzita di dolore.
“Draco…” biascicò la zia stringendogli le mani sulle spalle per mantenersi in equilibrio. Barcollava pericolosamente e non sembrava totalmente cosciente…o almeno non abbastanza da articolare una frase intelligibile.
“Tuo…padre…ha ucciso…mio marito.” balbettò con voce impastata.
“Ora…ho ucciso…il tuo…” la donna cadde a terra e il giovane le si inginocchiò accanto per aiutarla a rialzarsi.
Lei sorrise maliziosa e, con il sangue che le colava dalle labbra, aggiunse:”Il tuo amante…”
Il ragazzo biondo la gettò a terra con ira e disgusto, stupito ed orripilato dalla rivelazione:”Bastarda…” mormorò.
“Bastarda!!!” esclamò con rabbia gettandosi su di lei e serrandole le mani sulle gola.
“Sciocco…” sussurrò lei con il fiato mozzo, dimenandosi per quanto possibile per le ferite:”Vendicherai…quel…sudicio mezzo…mezzo sa…sangue? Ucci…uccid…erai tua…tua…zia?” biascicò sul punto di soffocare.
“Si…” mormorò il ragazzo con ferocia, a denti stretti.
“Allo…allora prima…fammi fare…l’ho sempre sognato…” mormorò la donna con una nota di follia nella voce.
Il ragazzo le lasciò la gola, alzandosi, ed essa, sollevandosi con uno sforzo disumano, si gettò disperatamente su di lui, premendo con foga le labbra insanguinate su quelle del ragazzo. Egli si tirò indietro di scatto, disgustato, mentre la donna scivolava dolcemente a terra, alla fine della sua agonia, e spirava.
Ancora in preda allo stupore, il giovane arretrò, dapprima a passi lenti poi sempre più veloci, il cuore che batteva forsennatamente e sembrava volesse scappargli dal petto.
Respirando a pieni polmoni boccate di un’aria che gli sembrava intrisa di morte al punto da soffocarlo andò a scontrarsi contro qualcosa che cadde a terra ed emise un gemito di dolore. Il ragazzo si voltò di scatto, ancora troppo shockato per parlare e vide il corpo minuto di Ginny supino a terra, i capelli che le ricadevano sul viso e coprivano appena i due malinconici occhi verde acqua che lo supplicavano, lo chiamavano, gli chiedevano il perché.
Draco si accasciò in ginocchio accanto a lei:”Scusa…non…non ti ho visto…”.
“Draco…non…ti prego…”
Stava piangendo.
“Tranquilla. Io…sarò sempre con te. Tanto…prima o poi…deve accadere…”.
Volse gli occhi, lucidi, al cielo arancione del tramonto e fissò per un attimo la palla vermiglia del sole, rimanendo accecato dalla luce che sprigionava.
Come in trance, strinse Ginevra a se, accarezzandole la linea della mascella e sussurrò:” Io lo rivedrò.”
Il sole sparì dietro una collina.

Le righe iniziali (quelle scritte in corsivo per capirci) non sono farina del mio sacco ma l'inizio assegnanto dagli organizzatori del concorso. Non mi ricordo a chi appartiene ma per farla breve non l'ho inventato io

  
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