Quella mattina Tom si alzò
più pimpante del solito.
Mentre gli altri giorni ci sarebbe voluta una
cannonata per buttarlo giù dal letto, quel giorno si
alzò di sua spontanea
volontà e andò a fare colazione di sotto, con
Simone e Bill.
-Che ci fai sveglio a quest'ora tu?!
-Mi sono svegliato Bill, è un'azione che compie l'uomo
ogni giorno.
Bill lo guardò torvo e scosse la testa, continuando ad
imburrare la sua fetta biscottata.
Simone diede un leggero bacio a Tom sulla fronte e li
porse la tazza col latte caldo, che il ragazzo riempì di
cereali.
Tom mangiava con gusto ed era interessato a qualsiasi
cosa, persino alla data di scadenza della marmellata alle ciliegie
quasi
finita.
Bill lo guardava mezzo disgustato, non aveva mai visto
il fratello così.
O per lo meno l'aveva visto così affamato solo dopo che
fumava qualche canna o quando non mangiava da due giorni
perché dormiva.
Simone si accorse dello sguardo di Bill e si mise a
ridere, sedendosi poi accanto a Tom.
-Come si chiama?
Tom si fermò a guardare la madre, con la bocca piena
di cereali e latte.
-Te l'ha detto questo qui accanto a me?
-Non te l'hanno insegnato che non si mangia con la
bocca piena?
-Taci, Bill.
Simone prese la parola.
-No amore, si capisce.
Lo vedeva anche Simone che Tom non era
più lo stesso,
e questo non poteva che far felice tutti, compresa Fey.
La ragazza si era svegliata allo stesso modo di
Tom, e
non aveva fatto altro che pensare e ripensare a quel bacio e al modo in
cui il
ragazzo l'avesse riaccompagnata a casa, dandole semplicemente un bacio
sulla
fronte.
Era una cosa che ormai non faceva più nessuno, e
questo le piaceva.
Le piaceva che Tom le stesse mostrando una parte di sé
stesso che, forse, non conosceva neanche lui.
Il Tom romantico, premuroso e dolce.
Fey sapeva che sotto quella corazza intoccabile si
celava un Tom diverso e avrebbe continuato a combattere per vederla
spuntare
fuori il più possibile.
I pensieri della ragazza però si trovarono a vagare
sulla conversazione che ebbero i due tempo prima, riguardo il pestaggio
dei
gemelli.
Tom le disse che non avevano trovato i quattro spacciatori,
ma lui si ricordava perfettamente le facce.
Fey sapeva che Tom e Bill erano
spesso impegnati in questura, con la polizia, per cercare di risolvere
questa
faccenda, ma era come se quei quattro delinquenti si fossero
volatilizzati.
Eppure Fey era certa che non se ne fossero andati, che
fossero ancora in Germania, e qualcosa dentro di lei le faceva avere
paura,
tanta.
Paura per Tom, paura per Bill, paura per Simone.
Paura per Georg e Gustav, per le loro famiglie.
Paura
per l'incolumità di tutti.
Fey non voleva che l'armonia che si era creata venisse
di punto in bianco a mancare, gettando tutto in un burrone di panico e
terrore.
Cercò di scacciare via quei pensieri, sperando per il
meglio e decise di dare una ripulita alla casa.
Rovistando tra le cose del signor Franz trovò delle
foto che la riportarono alla sua famiglia.
Sua madre e suo padre le mancavano da morire.
Si chiedeva come stessero, ormai erano già mesi che
mancava.
Nonostante la voglia di rivederli, Fey non aveva il coraggio
di andare a trovarli.
Avrebbe voluto parlarci, dire alla madre che si era
innamorata e che aveva trovato una persona fantastica.
Avrebbe voluto
rassicurare il papà e dirgli che nonostante questo ragazzo,
l'unico uomo della
sua vita sarebbe stato per sempre lui.
Gli occhi di Fey si inumidirono leggermente e decise
di riporre le foto dentro i cassetti.
Tom e Bill erano andati in sala di registrazione,
quella mattina avrebbero dovuto incidere un nuovo singolo, in modo da
portarlo
poi per la prima volta in Tour.
Bill sentiva una corrente adrenalinica assurda
scorrergli nelle vene ogni volta che si ritrovava lì con il
fratello e i suoi
due migliori amici e compagni d'avventura.
Si sentiva parecchio in colpa, però.
Era caduto veramente in basso e rischiava di rovinare
tutto ciò che con pazienza e sacrifici quei quattro ragazzi tedeschi
avevano cercato di costruire.
Vedere i sorrisi dei suoi tre compagni, le loro risate
e vederli discutere insieme sulla loro musica, per Bill, era una
meravigliosa
conquista.
Quando ognuno era al proprio posto riempivano quel
silenzio confuso e lo aggiustavano con le parole che trovavano insieme
per
spiegare i loro problemi, le loro battaglie.
La batteria di Gustav era il cuore pulsante della band,
la chitarra di Tom e il basso di Georg erano il sangue che scorreva e
la voce
di Bill era la vita.
Quella vita che creava i Tokio Hotel. Quella vita che, a
sua volta, dava vita a loro, ai fans e alla stessa Fey.
-Ragazzi che ne dite di 5 minuti di pausa?
La voce di Bill echeggiò dal microfono della sala di
registrazione e tutti coloro che lavoravano là dentro non
rifiutarono l'idea
del giovane.
I quattro andarono fuori, in un piccolo balconcino dal
quale si vedeva la città.
Tutti si accesero una sigaretta e si poggiarono al
cornicione, chiacchierando tra loro.
-E così il dio del sesso sta abbassando
la cresta?
La battuta di Georg fece ridere i tre, beccandosi un
pugno non troppo forte sulla spalla da parte di Tom.
-Se ci pensi è un bene, almeno dovremmo scrivere meno
canzoni come Reden!
Gustav, il taciturno del gruppo, raramente faceva quel
tipo di battute ma quando le faceva era esilarante. Prendere per il
culo Tom
Kaulitz era esilarante.
-Adesso Tom inizierà a scrivere canzoni d'amore, altro
che!
-No Bill, quelle le lasciamo a te.
Georg e Tom si diedero il cinque mentre i ragazzi
ridevano a più non posso.
Il sole tramontava dietro di loro e tra le risate
Tom
si rese conto che aveva perso un giorno con Fey. Di conseguenza, gliene
rimanevano solo quattro.
I ragazzi rientrarono in sala per continuare a
provare, e alle dieci finirono.
Georg e Gustav presero una strada differente da quella
dei gemelli, i quali decisero di fare due passi.
Dopo dieci minuti però si resero conto di come la loro
idea fosse stata veramente pessima.
Le cose erano due: o incappavano nei paparazzi o in
maniaci drogati.
E tra le due, ovviamente, i gemelli preferivano cento
volte una mandria imbizzarrita di paparazzi.
-Dai manca poco ad arrivare a casa.
Bill l'aveva detto per confortare Tom, ma suonava tanto
come un conforto anche a sè stesso.
Fey stava andando a buttare la spazzatura nei
cassonetti che si trovavano dietro l'angolo, la strada dove abitavano i
gemelli, senza accorgersi però che si stavano avvicinando
Bill e Tom.
Buttò i due sacchetti, e come il bidone si richiuse
vide le due figure.
La ragazza sgranò gli occhi e si inchinò,
nascondendosi, e pregò in tutte le lingue che conosceva che
Tom non l'avesse
vista.
Se Tom l'avesse vista sarebbe stata la fine.
Bill non poteva vederla.
Tom guardò interrogativo davanti a se, ma quando si
girò dal fratello vide che la sua espressione era
tranquilla, come se non
avesse visto nulla.
I ragazzi svoltarono in una stradina secondaria e si
diressero verso casa.
Tom decise all'ultimo di andare a salutare Fey e tornò
indietro, vedendola mentre stava per entrare nel portone.
-Fey!
La ragazza si girò e sperò che Tom non le
chiedesse se
fosse lei quella pazza dietro i bidoni della spazzatura.
Fortunatamente non lo fece.
-Mi dispiace non esserci stato oggi, ero molto
occupato con la band.
-Non ti preoccupare Tom, hai i tuoi impegni io non
devo essere una distrazione.
-Tu non sei una distrazione, o se lo sei, bè sei la
miglior distrazione che qualcuno potrebbe mai desiderare.
Fey gli si avvicinò e si mise leggermente in punta di
piedi così da arrivare più facilmente alle labbra
del moro, che erano socchiuse
in un sorriso.
Tom si abbassò leggermente e la strinse forte a
sé,
baciandola dolcemente.
-Ci vediamo domani?
-Assolutamente sì.
Tom le aprì il cancello, che era socchiuso, e lo
fermò
con un piede.
-Buonanotte, Fey.
Le diede un leggero bacio sulla fronte e la salutò,
incamminandosi verso casa.
Fey si sentiva uno straccio.