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Autore: Swish_    02/02/2013    0 recensioni
Andrea era una ragazza semplice, senza troppi vizi o aspettative. Aveva una vita che le soddisfaceva, con una buona famiglia, un ragazzo bellissimo e amici fedeli. Ma tutto cominciò a prendere una piega diversa quando i suoi occhi incontrarono quelli di Alex, un ragazzo al di fuori di ogni regola, con fascino enigmatico e molti più segreti di quanti se ne potessero immaginare. Dopo il suo incontro, col passare del tempo tutte quelle piccole cose che le rendevano la vita così soddisfacente andarono a perdersi... A cominciare dalla rottura col proprio ragazzo, che confessò di averla tradita. Tutto questo aveva senso?
Era stato il caso... O forse in fin dei conti tutto ciò era stato per volontà di qualcuno?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Quando pensi di cambiare tattica? -
Era un cupo pomeriggio di fine autunno, Andrea era abbandonata sul letto stanca e sfinita, tanto che anche solo tenere la cornetta del telefono con la mano vicino l’orecchio le risultava uno sforzo sovrumano.
-  In che senso?  -
-  Intendo dire quando ti deciderai a riconcedere il tuo oneroso saluto al ragazzo più bello e impossibile di tutto il paese! -
Gli occhi terrosi di Andrea salirono per un istante al cielo, a formare un’evidente smorfia di scontento:
- Ti sbagli, è semplicemente un caso. Fuori scuola ci sono centinaia di ragazzi. Se non mi accorgo di lui non è di certo una mia colpa! -
- Beh, è un po’ difficile accorgersi di una persona se non gli dai il tempo di avvicinarsi… -
- Abito lontano e voglio risparmiare più tempo possibile. Caso chiuso. - concluse infine Andrea, col tono di una che non ne voleva più parlare.
- Okay Andrea…  Se lo dici tu… - rispose Nives dall’altra parte della cornetta, con tono arreso.
- Nives, secondo te il professore di greco mi ucciderà domani se mi giustifico? -
Nives era la sua amica più stretta da tantissimi anni ormai, quando però Andrea incontrò Cesare e nacque l’amore tra di loro, ci fu un lungo periodo di distacco. La fiaba romantica poi però subì la sua trasformazione, e l’incubo procreatosi finì con bugie sorte allo scoperto e tante lacrime versate… E lì Nives ricomparve, pronta a sorreggere i suoi crolli nervosi e ridarle la forza necessaria per superare un anno e mezzo di relazione andata in fumo, nonché la terribile e sovrastante bulimia che le aveva procurato quella improvvisa rottura.
Dopo tre mesi duri ed intensi di tentativi e di frequenti alti e bassi però, Andrea ritrovò la forza di uscirne, e da allora lei e Nives erano più unite che mai. In fondo l’amicizia era questo, esserci anche quando non ci si vedeva o sentiva per parecchio.
 In fondo, bastava sapere che lì c’era e ci sarebbe stato qualcuno solo per te, sempre. Che fosse per ridere o per piangere.
- Probabilmente sì, ma tanto tu hai sette vite. Te la caverai! - rispose Nives divertita.
- Sono una miciaaa! - esclamò Andrea, ridendo.
E risero parecchio, quella sera. Un po’ com’era loro abitudine. Una volta salutatesi Andrea trovò la forza di alzarsi, di cambiarsi e infilare il suo corpo snello e formoso in una maglia di lana tre taglie più grandi di lei… Adorava dormire in quello stato, le suscitava un forte senso di leggerezza. Così, conciatasi in “modalità dormita” si stese sul letto, ma proprio non riusciva a distogliere la mente dalle parole di Nives.
“…Beh, è un po’ difficile accorgersi di una persona se non gli dai il tempo di avvicinarsi…”
In effetti era vero, Andrea lo stava evitando. Oramai era passato poco più di un anno da quel periodo buio di tre mesi… Ora era andata avanti, ne era certa. Ciò non toglieva il fatto che lei sull’argomento “ragazzi” avesse sovrapposto un’enorme croce nera per un lutto a tempo indeterminato.
Non che non avesse amici maschi, anzi ne aveva parecchi, ma lui… Era diverso. Ogni volta che le parlava, le veniva dentro una sensazione simile a quella di un paracadutista nell’istante in cui realizza di non avere più i piedi ben saldi sul pavimento dell’elicottero. Come se cadesse in un precipizio; la sua presenza col passare del tempo si rendeva sempre più irritante. Andrea odiava mostrarsi in difficoltà. Una persona socievole come lei non era fatta per sentirsi a disagio, anche se nell’ultimo periodo le capitava spesso. Preferiva stare bene lei, e far stare altrettanto a proprio agio le persone in sua compagnia. Eppure con Alex proprio non ci riusciva.

Si erano conosciuti per caso, un sabato sera. Andrea si stava recando a casa di Cesare, al tempo in cui regnava ancora il “periodo d’oro” tra loro due… O almeno, il periodo in cui Cesare continuava ancora a fingere che andasse tutto bene.
 Andrea attraversò un incrocio col suo fare da ragazza indaffarata a passo svelto, quando voltandosi si rese conto che una moto possente, e sicuramente molto pesante, stava per investirla. Il conducente (ovviamente senza casco) aveva accelerato porgendo per quel breve ma fatale istante lo sguardo  alle sue spalle, verso una macchina dietro di lui, senza preoccuparsi di chi potesse passargli davanti… Il caso volle però che Andrea fosse lì, salvata per un soffio. Sarà forse stato per le sue doti canore?
- Deficiente! - gli urlò sbigottita.
E fu così che Alessandro Conte si voltò e porse le sue attenzioni su una ragazza dall’aria sconvolta, ma con uno sguardo furioso che, Alex non riuscì mai a spiegarsi il perché, gli ricordava lo sguardo scaltro ma furibondo di una tigre che si contendeva la sua preda e marcava il suo territorio.
Era bellissima.
 Alex frenò giusto in tempo, e Andrea dopo avergli comunicato tutta la sua furia con il suo solo sguardo si voltò e riprese a camminare, con fare ancora più marcato. Ma Alex voleva di più:
- Ti ho spaventata? - le chiese Alex, proseguendo al suo fianco a passo d’uomo con una motocicletta capace di raggiungere i 300 km/h.
- Vattene. - rispose Andrea che, dal canto suo, non lo guardava neanche; continuava a camminare sperando semplicemente che se ne andasse.
- Fermati… - le disse.
 C’era qualcosa nel suo tono… Andrea esitò, rallentando il passo.
 Che fosse…
- …Per favore. - …dispiacere?
 Andrea si fermò contro ogni sua aspettativa, e voltandosi verso di lui colse l’occasione per guardarlo meglio: occhi di un blu intenso, contrasto perfetto con le sue ciocche lisce con le punte ribelli e nere come il carbone che gli ricadevano sul viso. Quell’insieme di contrasti le fece saltare alla mente la visione strana di una pioggia d’inchiostro nero che si estendeva sull’infinita distesa di un oceano in tempesta. Aveva delle belle labbra, una carnagione chiara, ma non sbiadita… Le ricordò un angelo sin da subito.
 Il forte senso di vittoria che invase l’animo di Alex per essersi guadagnato l’attenzione di lei, si manifestò subito con un sorriso beffardo che mandò Andrea su tutti i nervi.
- Allora? Ti ho spaventata? -
- Beh, sicuramente non sto facendo i salti di gioia! - Andrea esitò ancora a guardarlo, non sapendo precisamente il perché. E allora Alex colse la sua occasione per guardarla meglio: occhi dal colore delle foglie in autunno, castani come l’arbusto di un albero fiero e rigoglioso, in perfetta armonia con la sua chioma folta e ribelle dallo stesso colore. Non si era sbagliato, era davvero bellissima.
- Mi devi perdonare, tutta colpa di quei ragazzi sconsiderati che avevo dietro di me… - le rispose, indicando la macchina che prima era alle sue spalle, e che ora si trovava poco più avanti.
- Sì, certo… -
- Come ti chiami? -
- Eh!?-
- Non ti ho mai vista in giro… Sei nuova di qui? -
- No. Ci vivo da quasi dieci anni se può interessarti… E comunque, per la cronaca, neanche io ti ho mai visto. -
- E quindi com’è che ti chiami? -
- Beh, di solito prima di chiedere il nome ad una persona sconosciuta, l’educazione vuole che ci si presenti e si dica prima il proprio… -
- Perdonami, sono proprio un maleducato. Io mi chiamo Alessandro Fabrizio Conte, chi ho il piacere di conoscere? - chiese Alex accennandole un inchino  giusto con un cenno del capo, mentre quegli occhi non smettevano mai di guardarla. Erano incantati… Come ipnotizzati.
- Andrea Pietrosa. Piacere tutto mio, guarda… -
Se c’era qualcosa che inaspettatamente le riuscisse bene, oltre socializzare, era il sarcasmo: le donava molto quando voleva.
Di lì poi, nacque una conversazione lunga mezz’ora, dove si conobbero meglio. O meglio Alex si interessò di conoscere meglio Andrea.
E quel ritardo Andrea non riuscì mai a giustificarlo con sincerità a Cesare. Senza capirne il preciso motivo, preferì così.
   
 
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