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Autore: Aanya    02/02/2013    3 recensioni
Per tutti quelli che adorano il film d'animazione "Anastasia"...per chi non ha potuto non indagare sulla vera storia della principessa russa e sulla sua leggenda..per chi ha cantato almeno una volta le canzoni del cartone..per chi si è intrippata con lo studio del russo per "colpa"sua..per chi ha portato la storia della famiglia Romanov agli esami:)...Insomma...magari dateci una semplice occhiata.Racconto la sua storia basandomi sul film e su alcuni reali eventi storici analizzandone ulteriormente l'aspetto introspettivo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Carina, carina..molto carina..sì- Dimitri si era appena voltato verso il compare cercando di tenere quel largo finto sorriso.
Vlad cercava di nascondere la sua espressione sconfortata e avvilita dietro alle mani. Entrambi non avrebbero mai creduto che il compito sarebbe stato impossibile. Magari difficile sì. Ma addirittura improbabile? Avevano investito tutto su quell’affare e ora lo vedevano sfumare troppo facilmente. Possibile che nessuna delle ragazze che si presentavano all’audizione somigliassero almeno un po’ ad Anastasia? Non speravano certo di trovarne una sosia. Ma perfino non trovarne una che condividesse qualche carattere in comune?
-Cosa ne pensate?-la voce di una ragazza proveniva dal palco. Vlad sospirò amareggiato.
Dimitri non sapeva che pensare
-Mmh…grazie..grazie..avanti un’altra- e per l’ennesima volta quel giorno dovette cancellare un altro nome dalla lista.
Sul palcoscenico si fece strada un'altra ragazza. O perlomeno qualcuno che assomigliasse vagamente a una ragazza. Completino da scolaretta bianco con ricami blu e capelli raccolti in un fiocco del medesimo colore. Un bocchino bianco e nero alla mano. E tanto trucco. Troppo trucco.
-Eccomi nonna..sono io..Anastasia- recitò ancheggiando sull’ultima parola.
Non potevano crederci. Questo era veramente troppo anche per loro.
-Mamma mia!- Gli occhi di Dimitri erano fissi su di lei. Espressione angosciata e terrorizzata allo stesso tempo. La penna scriveva sul foglio occultando con vigore quel nome. Vlad si accasciò sul tavolino, terribilmente senza speranze. Non avrebbero mai trovato Anastasia.

***

Dimitri stava richiudendo la porta del teatro.
-È finita Dimitri. Rassegnati!- Vladimir stava camminando avanti a lui dando un’occhiata alle carte che aveva in mano e gettandole a terra una ad una per lo sconforto. -L’ultimo copeco è andato per pagare il teatro..- si voltò verso il ragazzo -..e non abbiamo trovato nessuna ragazza che possa fingersi  Anastasia - terminò sbattendogli in faccia l’ultimo foglio che aveva tra le mani. Dimitri gli pose una mano sulla spalla
-La troveremo Vlad. È qui da qualche parte..sotto il nostro naso- fece rassicurandolo. Frugò nella tracolla che portava con sé -E poi non dimenticare..- ne estrasse il carillon mettendolo sotto al naso dell’amico -..uno sguardo al portagioie e l’imperatrice penserà d’avere davanti la vera Anastasia..-
-Oh..mi scusi-fece una ragazza che Dimitri aveva inavvertitamente urtato e che stava chiedendo indicazioni  ad un passante.
 -..e prima che capisca la verità noi saremo a spendere dieci milioni di rubli-.
 

-Da quella parte, ma è abbandonato..e poi è proibito andarci- terminò l’uomo scuotendo la testa.
Anya si voltò nella direzione indicatole. Finalmente era riuscita ad ottenere le informazioni che cercava. Ora sarebbe andata da questo Dimitri, le avrebbe procurato il visto per partire e si sarebbe trovata in poco tempo a destinazione. Non sembrava poi così tanto difficile.
 

***

Procedeva indecisa guardandosi intorno. Il palazzo si ergeva in tutta la sua maestosità. Peccato che fosse stato lasciato così. Tutt’intorno un’atmosfera di desolazione e abbandono. Il silenzio più totale. Erano udibili solo i passi lenti della ragazza seguita dal fedele cagnolino. Mentre Anya cercava di guardare attraverso le finestre opache e ricoperte di polvere e neve,  l’animale s’intrufolò all’interno, tramite una fessura tra alcune assi di legno che erano state poste per chiudere il passaggio.
–Pooka!- Anya si era voltata e non l’aveva più trovato. -Pooka!- ripetè sussurrando e cercando di sbirciare all’interno dell’edificio tramite le fenditure della porta improvvisata. –Pooka dove sei?-socchiuse a malapena gli occhi per cercare di inquadrare qualcosa in mezzo all’oscurità. Non riusciva a scorgere il cagnolino da nessuna parte.  Non aveva altra scelta. Si aggrappò con le mani alle assi di legno e cominciò a tirare verso di lei finché non ebbe successo, e cadde all’indietro.
 

***

Vladimir e Dimitri stavano pranzando in una delle stanze del palazzo, poco più su.  Il fuoco stava crepitando nel camino.
-Hai sentito qualcosa?- domandò il ragazzo al compare mentre stava per versarsi da bere.
-Mmh..no- rispose Vlad con la bocca piena, intento tranquillamente a finire ciò che aveva nel piatto.
Ma Dimitri era sicuro di aver sentito qualcosa. Si alzò dalla sedia in ascolto. Qualcuno li aveva scoperti? O magari erano solamente le solite persone che venivano a chiedere di procurare loro documenti falsi? O semplicemente era stata la sua fervida immaginazione?
 

***

I suoi passi risuonavano per il palazzo. Cominciò a salire lentamente le scale guardandosi intorno, spaesata in quel vuoto enorme. Possibile che il Dimitri che cercava vivesse là dentro?
 –È permesso?- tentò, sfilandosi la sciarpa -Non c’è nessuno qui?-. Eppure la vecchietta le aveva detto che l’avrebbe trovato lì. Le sue parole echeggiavano tutt’intorno. Ad un tratto si sentì abbaiare. Il musetto di Pooka sbucava dall’ultimo gradino. Procedeva a piccoli passi guardandosi intorno come la padroncina. Ancor più spaesato. Anya continuava a salire le scale che portavano al piano superiore e Pooka si affrettava a seguirla. Entrò in un’ampia stanza e fu subito attirata da un lungo tavolo sul quale erano disposti vari oggetti ricolmi di polvere. Dovevano essere là da anni per essere in quello stato. Anya prese a  fissarli con calma. Soffiò la polvere da una specie di piattino e lo prese tra le mani. Le sembrò di vederci un uomo che prendeva e alzava al cielo una ragazzina. Anya spalancò gli occhi. No. Doveva essere stata per forza un’illusione. Non era la prima volta dopotutto. Si spostò ulteriormente verso un altro tavolino, più piccolo.  Fu attirata subito da un enorme vaso bianco ornato da figure che rappresentavano cigni e orsi in successione. Alla sommità, un coperchio che riproduceva due meravigliosi cigni bianchi, sebbene coperti da uno strato di polvere che li rendeva piuttosto grigiastri.
-Questo posto è come..- Anya prese a spolverarlo delicatamente con una mano -..è come il ricordo di un sogno-. Si guardò allo specchio, appeso lì di fronte. Perché sembrava avesse già visto quelle cose? O la testa le stava giocando brutti scherzi o..no evidentemente erano solamente déjà-vu che provenivano dal suo inconscio e riportavano alla luce altri eventi che aveva già vissuto. Si allontanò da quegli oggetti e uscì dalla stanza. Si stava comunque incuriosendo sempre di più. Scesi alcuni gradini si ritrovò davanti ad un salone immenso. Che si ricordasse non ne aveva mai visto uno così grande. Dal soffitto pendevano enormi lampadari di cristallo decorati d’oro. Alle pareti giganteschi dipinti divisi solamente da lunghe arcate, davano un tocco di colore al marmo grigio. La stanza era illuminata a giorno grazie alle maestose finestre ad arco a tutto sesto. Una fila che partiva dal pavimento e un’altra serie di finestrelle più piccole che le sovrastava. Ne rimase stupita. Quella doveva essere stata in passato una grandiosa sala da ballo. Lasciò scivolare a terra il cappotto e i guanti e cominciò a scendere lentamente la scalinata principale. A metà eseguì un regale inchino per poi dirigersi verso il centro del salone. Cominciò a volteggiare in tutte le direzioni fingendo che fosse ad un elegante ricevimento dove tutti avessero occhi solo per lei. I ragazzi venivano a chiederle continuamente di concedere loro un ballo e lei si sentiva la ragazza più felice al mondo. Amata da tutti. Chiudeva gli occhi e immaginava di essere vestita come una principessa, agghindata dei gioielli più preziosi. Ma soprattutto immaginava che la sua famiglia fosse lì. Accanto a lei. Immaginava che suo padre le chiedesse di concedergli l’ultimo ballo e lei si sarebbe stretta a lui dicendogli quanto le voleva bene. Che non si sarebbe mai allontanata da lui. Anya si fermò. Gli occhi ancora chiusi. Stava fantasticando troppo. Le sue illusioni cominciarono piano piano a svanire. Come la sua speranza che tutto ciò fosse reale.
-Ehi!-
Una voce la fece sobbalzare. Aprì di colpo gli occhi e guardò verso l’alto.
-Che cosa ci fai tu qui?- Dimitri la stava puntando col dito.
La ragazza cominciò a correre. Tornò nella direzione da dove era venuta. Impaurita.
-Ehi!- Dimitri cominciò a scendere precipitosamente le scale dal lato opposto nel quale si stava dirigendo la ragazza. Vlad lo seguiva a ruota. I movimenti un po’ rallentati dalla sua robusta corporatura.
Anya corse col fiatone. Arrivata alla prima rampa di scale si fermò un momento per riprendere fiato. Pooka stava abbaiando contro lo sconosciuto che ormai li aveva raggiunti.
-Aspetta!- cominciò Dimitri trafelato. Anya si voltò. –Come sei entrata..- il ragazzo alzò finalmente lo sguardo dopo essersi ripreso dall’inseguimento. Spalancò gli occhi -..qui..-. Era senza parole. Non solo aveva davanti una bellissima ragazza, ma assomigliava straordinariamente ad Anastasia. Capelli scarlatti raccolti in una coda e grandi occhi azzurri. Non poteva credere ai suoi occhi. Aveva cercato in ogni angolo del Paese una ragazza che le somigliasse vagamente e ora quella ragazza si trovava lì. Davanti a lui. Come se il fato avesse provato pena per lui. Anya allargò le braccia sospirando. Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Nel frattempo Vladimir aveva raggiunto l’amico, ai piedi della scalinata
 –Scusami piccola..-
Dimitri si riprese dalla visione e dai suoi pensieri
-Vlad! Vedi anche tu quello che vedo io?- disse girandosi verso di lui con un sorriso stampato in faccia.
Vlad cercò di focalizzare la vista verso la ragazza
-No..-                                                     
Dimitri gli abbassò gli occhiali che portava sulla testa. Vlad strabuzzò gli occhi
-Oh..Sì! Sì!-. Avevano fatto centro.
-Sei tu Dimitri?- domandò Anya al ragazzo, stanca di essere guardata così a lungo da quegli sconosciuti.
-Brava..può darsi..- fece lui di rimando, porgendo al compare il cagnolino che aveva preso  poco prima da terra -..dipende da chi lo sta cercando- e cominciò a salire lentamente i gradini.
-Mi chiamo Anya e ho bisogno di documenti di viaggio-. Dimitri le si era avvicinato e lei si sporse un po’ verso di lui, come se dovesse confidargli un segreto
-Mi hanno detto di rivolgermi a te..-cominciò confidandosi a bassa voce e portandosi una mano davanti alla bocca-.. anche se non posso dirti chi me l’ha detto-
Dimitri prese a girarle intorno scrutandola da capo a piedi. Sì. Era perfetta. Certo il vestito color senape che indossava non si addiceva ad una ragazza che avrebbe dovuto fingere di essere di stirpe reale. Ma per quello non c’era problema. Era il suo aspetto fisico che contava. E avrebbe messo senza indugi una mano sul fuoco che l’imperatrice l’avrebbe riconosciuta come sua nipote.
-Ehi! Ehi..perchè continui a girarmi intorno? Sei forse la reincarnazione di un avvoltoio?- tuonò Anya portandosi le mani ai fianchi, seccata da quell’individuo che la stava squadrando come se non avesse mai visto un essere umano.
-Mi dispiace Enya- fece lui di rimando portando avanti le mani in segno di scuse.
-Ehh..Anya!-
-Anya- si corresse distrattamente Dimitri.
-Anya!- ripetè la ragazza puntandogli un dito contro il petto.
-È solo che..solo che tu somigli molto a..- Dimitri stava fissando un dipinto dietro di loro -Mmh..non importa..- fece ritornando a fissare la ragazza -..allora..allora..stavi..stavi parlando di documenti di viaggio?- terminò prendendo Vlad per un braccio e tirandolo verso di sé.
-Mmh..sì..- fece Anya allontanandosi dai due, verso la parete. Poi si voltò -..vorrei andare a Parigi-
Dimitri strabuzzò gli occhi
-Vorresti andare a Parigi?-. Il ragazzo si voltò verso Vladimir che era intanto a giocare e a parlare con il cagnolino.
-Oh..guarda! Guarda! Gli piaccio!- gli disse alzando il cane verso di lui, entusiasmato come solo un bambino poteva essere. Dimitri lo fissò senza speranza
-Bel cagnolino..- lo liquidò con una pacca sulla spalla per tornare a parlare con la ragazza. –Lascia che ti chieda una cosa..Anya..- enfatizzando l’ultima parola per far capire che aveva compreso il suo nome -..giusto?..Hai anche un cognome oltre ad Anya?-
-Beh..a dire la verità forse vi sembrerà assurdo..-iniziò cercando di trovare le parole per spiegare la sua storia -..ma io non conosco il mio cognome..mi hanno trovato che vagavo per strada quando ero solo una ragazza- continuò abbassando la testa con aria triste.
-E..e prima di avere quell’età?- Dimitri si stava incuriosendo.
-Senti. Lo so che è strano, ma non me lo ricordo..ho pochissimi ricordi del mio passato- alzando le braccia in segno di impotenza. Poi riabbassò nuovamente il volto guardandosi le mani.
-Mmh..questo è...perfetto- Dimitri cercò lo sguardo complice dell’amico. Così sarebbe stato ancora meglio. Avrebbero costruito per lei una nuova identità senza dover fare troppo sforzo. Loro sarebbero stati contenti e lei pure, magari.
-Comunque ho un indizio..ed è Parigi- concluse lei  rigirandosi il ciondolo tra le mani.
-Parigi?- ripetè per avere conferma il ragazzo.
-Esatto..- Anya rialzò lo sguardo verso di loro -..allora potete aiutarmi oppure no?-
-Vlad! Vlad!..I biglietti- fece sottovoce Dimitri all’amico. -Certo! Ci piacerebbe! Infatti devi sapere che anche noi andiamo a Parigi..-Dimitri allungò la mano all’indietro per farsi passare i biglietti -e..ed ho tre..- una volta tra le mani li guardò. Il primo non era un biglietto del treno. Era un semplice biglietto per andare a vedere il Circo Russo. -Beh..questo qui non è..-fece scartandolo. –Ma ho..ho tre biglietti qui- Dimitri li stava sventolando sopra le loro teste. Anya col naso all’insù fece un salto per prenderli, ma il ragazzo si ritrasse. -Sfortunatamente..il terzo è per lei..-allungò un braccio indicando l’enorme dipinto dietro di loro -Anastasia!-
Anya fissò nella direzione in cui stava puntando il dito. Una bambina dai capelli ramati con grandi occhioni azzurri, portava un abitino dorato impreziosito da fiocchi e gioielli. Era circondata da un uomo e una donna. Intuiva fossero i suoi genitori. Quelli che lei non aveva mai avuto. O perlomeno non se ne ricordava. Alla sua sinistra  altre tre bambine e un bambino, vestiti anch’essi in abiti sfarzosi. Anya fu interrotta dai suoi pensieri, trascinata per le braccia dai due.
-Noi stiamo per riunire la granduchessa Anastasia con sua nonna..-cominciò Vlad.
-Sai..tu un po’ le assomigli però- continuò il ragazzo indicandola.
-Gli stessi occhi azzurri..-
-Gli occhi dei Romanov!- precisò Dimitri.
-Il sorriso di Nicola- continuò Vlad.
-Il mento di Alessandra!- aggiunse il ragazzo con convinzione prendendole il viso con una mano.
-Guarda!- intervenì Vlad. Anya non sapeva più chi guardare. –Ha anche le stesse mani della nonna!- disse Vladimir prendendole una mano per contemplarla.
-Ha la stessa età, la stessa struttura fisica..-continuava imperterrito Dimitri.
Questo era troppo.
–State cercando di dirmi che pensate che io sia Anastasia?-domandò retoricamente scocciata.
-Sto cercando di dirti che ho visto migliaia di ragazze in tutto il Paese..-fece il ragazzo agitandole il dito davanti agli occhi -..nessuna somiglia alla granduchessa quanto te..insomma..- alzò una mano verso un altro enorme quadro -..guarda il ritratto!-.
Anya lo trovava insopportabile. Perché voleva convincerla a tutti i costi di essere una persona che non era? Entrambi la stavano assillando con questa storia solo per confonderla. Come se non fosse già confusa di per sé. Lei voleva solamente andare a Parigi. Niente più. E ora si trovava a dover affermare di essere una granduchessa solo per ottenere un misero biglietto.
-Avevo capito fin dall’inizio che eri matto- fece battendogli un dito sul petto -Ma ora credo che lo siate tutti e due- terminò indicando anche Vlad, dietro di lei. Si voltò per andarsene.
-Tu non ricordi quello che ti è successo- la raggiunse Dimitri.
-Nessuno sa cosa le sia successo- confermò Vlad avvicinandosi anche lui.
-Tu cerchi dei parenti..a Parigi-
-E gli unici suoi parenti sono proprio a Parigi- lo appoggiava l’amico sollevando una mano verso di lei.
Dimitri le prese le spalle e la fece voltare nuovamente per condurla ancora verso il ritratto
-Hai mai pensato a questa possibilità?-
-Che io appartenga alla famiglia reale?-
I due annuirono sorridenti. Anya abbassò lo sguardo.
–Beh..non lo so..È difficile pensare di essere una granduchessa quando dormi su un pavimento umido..-. Infatti. Era improbabile. Se ripensava che solo quella mattina se n’ era andata da quell’orfanatrofio fatiscente dove aveva vissuto per tutti quegli anni, tutto ciò  le sembrava quasi una barzelletta.   -Ma certo..sì..credo che ogni ragazza sogni di essere una principessa-. Quante volte lei lo aveva fatto! Sognando di indossare eleganti vestiti, vivere a palazzo, andare alle feste e sposarsi con un bellissimo principe. Dopotutto le favole che le raccontavano non potevano che accrescere il suo desiderio.
-E da qualche parte una ragazzina fortunata lo è- le sussurrò Vlad mentre lei stava contemplando immobile la figura della principessa Anastasia sul ritratto. Dimitri stava cominciando a spazientirsi. Possibile che fosse una ragazza così testarda? Guardò l’orologio. Stavano perdendo tempo inutilmente e non erano giunti a nessuna conclusione. Non erano ancora riusciti a smuoverla.
-Del resto mia cara, il nome Anastasia significa..sorgerà di nuovo..-
-Ci piacerebbe davvero aiutarti, ma il terzo biglietto è per la granduchessa Anastasia- fece Dimitri intromettendosi tra i due e prendendo Vladimir per un braccio. Stavano per andarsene. Anya sospirò. Guardò ancora il ritratto sperando che potesse trovare una risposta ai suoi problemi.
-Buona fortuna- le disse Dimitri alzando un braccio in segno di saluto e si allontanò poi assieme all’amico.
 

-Perché non le racconti il nostro ingegnosissimo piano!- fece sbuffando Vlad quando si furono allontanati abbastanza perché la ragazza non potesse sentirli. O il suo amico era ammattito di colpo o aveva lasciato perdere quella ricca opportunità. Optava per la prima opzione.
-Quello che vuole è andare a Parigi. Perché rinunciare a un terzo della ricompensa?- gli rispose il ragazzo sussurrando.
Doveva ricredersi. Il suo amico non era impazzito. Aveva trovato una soluzione migliore a ciò che avevano architettato all’inizio. Ma allora perché se ne stavano comunque andando lasciando lì la ragazza?
 -Dammi retta! Stiamo mollando troppo presto!-
-Non preoccuparti. Ho tutto sotto controllo.- lo tranquillizzò Dimitri particolarmente rilassato.  Vladimir non riusciva proprio a capirlo. La sua espressione dimostrava che era particolarmente scettico.
-Adesso rilassati. E cammina più piano- fece appoggiandogli una mano sulla spalla per rallentarlo.
 

Anya continuava a contemplare il ritratto. Passò una mano sulla figura che rappresentava la piccola granduchessa, che nel quadro compariva assieme ad una donna. Non era la stessa che aveva visto nell’altro dipinto. Probabilmente doveva essere sua nonna. L’imperatrice. Improvvisamente le venne in mente qualcosa. Certo! Poteva tentare perlomeno.
La ragazza urlò il suo nome
-Dimitri!-
-Ah! Bene! Questa volta è nelle nostre mani!- festeggiò Vlad, incredulo, sfregandosi le mani. Dimitri piegò il braccio in segno di vittoria.
-Dimitri! Aspetta!- continuava la ragazza da sopra la scalinata agitando il braccio.
-Mi hai chiamato?- fece il ragazzo voltandosi e facendo finta di non aver sentito nulla.
-Se non ricordo chi sono allora perché non potrei essere una principessa, o una duchessa, o chessoio..giusto?-
-Mhuh..continua..- riprese il ragazzo. Vladimir dietro di lui guardava la ragazza non molto convinto.
-Sì! E se non sono Anastasia l’imperatrice sicuramente lo capirà subito..e sarà un errore onesto- terminò Anya incrociando le braccia orgogliosa di aver trovato quella soluzione.
-Sembra plausibile-
-Ma..se tu fossi la principessa..- la raggiunse Vlad puntandole un dito al petto -..allora finalmente sapresti chi sei e ritroveresti la tua famiglia!- terminò allargando il braccio attorno, piuttosto allegro.
-Mhh..sì lo sai? Ha ragione!- ribattè convinto Dimitri indicandola -E comunque vada arriveresti a Parigi-
-Giusto!- fece Anya sorridendo e stringendogli la mano.
-Ahh!-. Che stretta di mano era quella? Non certo di una ragazza perché gliel’aveva quasi stritolata.
Dimitri finse di dover presentarla
-Ho il piacere di presentarti sua altezza imperiale..la granduchessa..Anastasia!-. La sua voce echeggiò per tutto il salone.
-Pooka ce ne andiamo a Parigi!- fece Anya prendendo in braccio il cane tutta felice.
-Ahhh..il cane resta!-
-Niente affatto il cane viene!- ribattè Anya contestandolo.
-No no..il cane non viene!-
-Io dico che viene!- continuò irritata.
-Sono allergico ai cani!-
Ma quella volta l’ebbe vinta lei.

***

Viktor stava sorseggiando della vodka seduto al tavolino della sua stanza. In mano aveva l’ultima copia del quotidiano. Anastasia è viva! Il titolo in grassetto prendeva gran parte della pagina. Appena sotto, centrata, una foto della piccola granduchessa. Dei brividi di odio gli percorsero la schiena. Da un mese a quella parte era stato il suo pensiero fisso. Il tavolino era ricoperto di carte. Fogli che riguardavano possibili avvistamenti della principessa ormai diventata ragazza. Nessuna foto lo convinceva. E lui sapeva riconoscere più di chiunque altro i volti delle persone. E da una parte questo lo faceva imbestialire. Come era possibile che lui, proprio lui, ai vertici dell’OGPU, la polizia segreta del regime sovietico, non fosse riuscito a concludere ancora la cosa? Era entrato nella Ĉeka alla sua creazione nel 1917, fondata per combattere i nemici del nuovo regime russo, sotto Lenin. Era un fervido oppositore del regime monarchico e sin dall’inizio aveva appoggiato la causa bolscevica e la dittatura del proletariato. Quando l’armata rossa aveva deciso di portare a termine una soluzione intransigente per l’intera famiglia imperiale e affidare il compito alla Ĉeka, Viktor ne fu particolarmente entusiasta. Purtroppo non poté prendere parte all’esecuzione, poiché era impegnato altrove. Non aveva mai saputo perdonarsene.  E venire poi a sapere che i numerosi ĉekisti richiesti per l’operazione si erano rifiutati in massa di provvedere alla fucilazione dell’intero nucleo familiare e che l’azione era stata affidata alla fine ad una squadra di ex prigionieri austriaci e ungheresi, lo fece vergognare immensamente. Non riusciva a credere che un’organizzazione come la sua avrebbe perso l’onore per farsi prendere dai sentimenti. Se ci fosse stato lui al comando questo non sarebbe successo per niente. Ma dopo che gli erano giunte voci sulla sopravvivenza della giovane granduchessa non aveva pensato ad altro. Indelebile era il ricordo di quel giorno. Quando era andato a palazzo per sequestrare i membri della famiglia imperiale. Il suo ego ne uscì terribilmente ferito. Un flashback di lui che annaspava con le gambe nell’acqua gelida gli offuscava la mente. Tutto per colpa di quell’insolente bambina viziata! Fortunatamente in questione di minuti riuscì a salvarsi quella volta. Se solo fosse rimasto qualche secondo in più sarebbe morto assiderato. Ma aveva perso una gamba a causa delle gravi lesioni intercellulari provocate dal gelo. L’arto era stato colpito da gangrena e aveva dovuto inevitabilmente farselo amputare. Per di più il suo corpo era entrato in ipotermia moderata. Fu un periodo veramente difficile. Non riuscì facilmente a riprendersi dopo l’accaduto. Solo perché aveva dovuto rincorrere quell' orribile creatura nel ghiaccio.
Dei colpi alla porta lo fecero sobbalzare e riportare alla realtà.
-Avanti!-
Entrò un uomo minuto, biondo, dalla carnagione alquanto chiara
-Signore! Abbiamo novità!- fece dirigendosi verso di lui e porgendogli sotto il naso alcune fotografie.
Viktor le prese in mano e le confrontò. In silenzio.
-Le hanno fatte alcuni nostri uomini verso le prime ore del pomeriggio alla stazione di Leningrado-
Viktor, ancora intento a scrutare attentamente le foto, alzò lo sguardo verso il compagno.
-Siamo rimasti sbalorditi dalla somiglianza, signore, e abbiamo raccolto ulteriori informazioni -continuò l’uomo porgendogli altri fogli che aveva in mano -I due tipi che stanno con lei sono dei fuorilegge che agiscono da tempo in città. Da qualche tempo stavano facendo audizioni per trovare una ragazza che le assomigliasse, al vecchio teatro. E sembra che abbiano trovato quella giusta- fece guardandolo fisso negli occhi. -Qui i nostri uomini hanno raccolto tutto quello che le potrebbe servire-
-Grazie Adrian- rispose freddo Viktor annuendo.
-Signore- fece congedandosi. Richiuse la porta dietro di sé.
Gli occhi fissi nuovamente su quel volto. Le avrebbe fatte analizzare. Ma non c’era dubbio. Una spia come lui lo percepiva a pelle. Non poteva sbagliarsi. Era lei. Questa volta avrebbe avuto la sua vendetta.
   
 
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