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Autore: Nereisi    02/02/2013    3 recensioni
" Non lasciarmi... "
Ulquiorra è indiscutibilmente attratto da Orihime.
Orihime è indiscutibilmente attratta da Ulquiorra.
Può una domanda, posta con leggerezza e speranza, movimentare finalmente il loro rapporto?
Ma soprattutto, Ulquiorra sarà disposto ad andare contro il volere di Aizen per soddisfare le richieste dell'umana e della sua curiosità?
Sempre se di curiosità si tratta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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       Capitolo Secondo
                                                                                                                                               - And it’s just like the ocean
                                                                                                                                                                   Under the moon
                                                                                                                  It’s the same as the emotion when I got you
                                                                                                                                                        You got the kinda lovin’
                                                                                                                                                  Oh, you can be so smooth
                                                                                                                                        Give me your heart, make it real
                                                                                                                                                       Or else forget about it –
                                                                                                                                                  Carlos Santana – Smooth
 
 
 L’ imponente fortezza, silenziosa durante la notte così come durante il giorno, avvolgeva i suoi ospiti con le sue fredde mura, mute testimoni di segreti non detti.
Tra i tanti ammassi di anime che fingevano il riposo, soltanto una solitaria memoria restava sveglia con la pace nel cuore.
Orihime era nella sua stanza a fissare come sempre la pallida luna dell’Hueco Mundo, facendosi investire dal cono luminoso passante per la finestra, unica fonte di luce di quella camera.
Las Noches illuminante dalla luce notturna era affascinante. Rendeva quella specie di prigione un po’ meno spaventosa; in quanto pervadeva ogni cosa con la sua pacifica calma.
Sebbene sapesse fin troppo bene che quella non era la vera Luna, ma una mera imitazione di quella presente nel suo mondo, Orihime era certa che, chissà per quale strano fenomeno, guardando quella luna finta, magari, da qualche parte, uno shinigami dai capelli arancioni potesse stare ricambiando il suo sguardo; come se quel finto astro fosse una specie di tramite che li unisse.
La verità era ben differente.
Essendo quella sottospecie di sfera lattiginosa l’unica cosa che le era familiare in quella dimensione pullulante di Hollow, ci si aggrappava disperatamente, rendendola una delle due ancore di salvezza che le davano la forza di non arrendersi e di continuare a sopportare la prigionia inflittagli da Aizen.
“Una delle due” perché, appunto, sono due le cose che tenevano la Fullbringer in vita.
Una era la Luna.
L’altra…
 
<< Il tuo pasto, donna. >>
 
Annunciato dalla sua atona voce, la porta si aprì e fece la sua comparsa Ulquiorra, con al seguito i due arrancar che spingevano il carrellino contenente la sua cena.
La Fullbringer nascose tra i capelli il sorriso che le increspò le labbra e si girò, fronteggiando l’Espada con gioia mal nascosta.
 
<< Buongiorno. >>  disse, cercando di indurgli un sorriso. Cosa che, ovviamente, non accadde.
<< Mangia. >>  disse lui per tutta risposta, indicando con un cenno del capo i piatti fumanti.
 
Una volta tanto, la rossa non si fece pregare e si sedette sul divanetto, poggiando i piatti sul tavolino e legandosi i lunghi capelli con un elastico per non farli andare dentro alle pietanze.  Masticò il cibo in silenzio, guardando di sottecchi il suo custode, che a sua volta fissava la ragazza per assicurarsi che mangiasse.
Quando ebbe finito, gli arrancar sparecchiarono, caricarono tutto sul carrello e si dileguarono dalla porta.
Ulquiorra rimaneva fermo al centro della stanza. Orihime, incuriosita da quello strano comportamento (di solito seguiva a ruota i due Hollow), non aspettò molto prima di chiedergli cosa ci fosse che non andava.
Lui la fissò in silenzio per un po’; poi fece un cenno del capo e le diede le spalle, incamminandosi verso la porta, infilandola. La Fullbringer restò da sola nella stanza. Mosse timidamente piccoli passettini incerti verso la porta spalancata che il Cuarto aveva lasciato dietro di sé. Non sapeva cosa fare. In fondo, quella porta aperta poteva essere un incito a uscire tra le righe, no? L’Espada non era di certo così stupido da commettere un errore grossolano come quello.
Appoggiandosi allo stipite della porta Orihime fece capolino con la testa, saggiando i dintorni con lo sguardo. Nessun nemico in vista. Stringendosi convulsamente i polsi al petto per la tensione, fissò la mattonella quadrata laccata di bianco davanti al suo piede come se, pestandola, saltasse fuori Aizen in persona per ricacciarla tra le mura della sua stanza, da sola. Di nuovo.
Scosse la testa come per scacciare quell’orribile possibilità e, facendosi coraggio, con un’espressione risoluta sul volto, pestò con forza, forse anche eccessiva,  quell’innocente mattonella che di male non aveva fatto niente. Non successe nulla. La ragazza, rassicurata, tirò un sospiro di sollievo, portando anche l’altro piede fuori dalla prigione. Cominciò a guardarsi intorno. Non era mai stata fuori dalla sua stanza, dopotutto.

<< Hai paura del pavimento del corridoio? >>

La Fullbringer sobbalzò, girandosi di scatto. Ulquiorra era apparso silenziosamente alle sue spalle. Non un rumore aveva tradito la sua presenza.
Torturandosi le mani, la rossa provò a spiegare, incespicando sulle parole e finendo inevitabilmente per balbettare, terrorizzata ma al contempo fiduciosa della sua reazione.

<< Ah…eh… l-la po… la p-porta era aperta… così… io… pensavo… credevo… insomma… che fosse un incito a uscire! >> completò tutto d’un fiato, la voce un po’ stridula.

Il Cuarto rimase in silenzio, fissandola con i suoi occhi inespressivi. Dopodiché, quello che sembrava un guizzo divertito sfrecciò fulmineamente nei suoi occhi, talmente veloce che Orihime non fu nemmeno tanto sicura di averlo visto. Poi, l’Espada si girò, scrutandola con la coda dell’occhio.

<< Spero per te che tu non abbia pensato che avessi lasciato la porta aperta per sbaglio. >>

Orihime lo fulminò, per quanto le fu possibile, con lo sguardo, sentendosi presa per una stupida.

<< C-certo che lo sapevo! Cosa credi?! È per questo che sono uscita! >>
<< Mh. >> continuava a squadrarla. Calò un silenzio imbarazzante, che Orihime cercò di riempire dondolandosi sul posto o torturandosi le mani. Poi, Ulquiorra fece di nuovo lo stesso cenno del capo che aveva fatto poco prima, e si incamminò lungo il corridoio.
La ragazza questa volta non ebbe dubbi.
Lo seguì immediatamente.
 
                                                                                         ***
 
Camminarono in silenzio, percorrendo quei corridoi che sembravano  un labirinto laccato di bianca indifferenza. Orihime, timorosa di chiedere la loro destinazione, non fiatò.
Ma quando vide che alla fine  del corridoio si intravedeva un rettangolo luminoso, probabilmente l’uscita, si innervosì. Cosa stava per accadere? Era qualcosa di pericoloso? Le era permesso farlo, oppure questa era un’eccezione al patto fra lei e Aizen? E se così fosse, le vite dei suoi amici erano in pericolo? Non avevano più bisogno di lei? La stava liberando?
Molte altre ipotesi si rincorsero una dietro l’altra nella testa di Orihime, che si era impensierita tanto da non notare che, sia lei sia Ulquiorra erano già stati inghiottiti dalla luce: erano all’esterno.
L’Espada rimise in tasca la mano che aveva casualmente lasciato a penzoloni di fianco al corpo e si girò verso la rossa, studiandone le reazioni.
La ragazza, occhi leggermente spalancati e con la bocca semiaperta per lo stupore, puntava lo sguardo  sul paesaggio circostante, scrutandolo prima con meraviglia, poi con brama famelica;  come se avesse ormai dimenticato come fosse bello un panorama senza quelle scomode e fastidiose sbarre di mezzo.
Poi, come se si fosse dimenticata una cosa importante, si affrettò a volgere lo sguardo al cielo, dove il finto astro la illuminava con la sua pallida luce falsa, ma benefica. Incredibilmente sollevata, gli occhi le si fecero umidi.
 
<< Sei felice? >>
 
La domanda a secco la sorprese. Si girò verso  il Cuarto abbozzando un sorriso.
 
<< U-Uhm… >>
A disagio, nascose il viso fra i capelli.
Dopo essersi velocemente asciugata le lacrime con la punta del dito, prese a osservare il paesaggio con più calma. A quanto pareva, Las Noches era circondata da un deserto di cui non riusciva a scorgere la fine.
Come ogni deserto d’altronde. Questa normalità la rassicurò.
Ma, guardando più attentamente, Orihime scorse le sfumature della sabbia che, chissà, forse per il riflesso della luna o perché era emotivamente scossa, la portarono a pensare che quel deserto –
 
<< Sembra un oceano… >> si sorprese persino lei di quelle parole che, sottovoce e in punta dei piedi, le erano sfuggite dalle labbra. Guardò Ulquiorra di sottecchi, aspettando una sua reazione.
Lui non si scompose più di tanto, ma era comunque curioso  di quella constatazione del tutto fuori luogo alla situazione << Cosa? >>
Orihime avvampò, imbarazzata. << Bè, sì, cioè… voglio dire… >> gesticolò freneticamente << che… ehm… le dune assomigliano molto a delle onde…. No? >> terminò con un urletto di due ottave più alto che di calmo aveva ben poco.
 
L’Espada la fissò per un tempo che le parve interminabile, per poi rispondere con un semplice “ non mi sembra ”.
Orihime restò interdetta per un po’, poi sospirò, rassegnata.
 
<< Tu non hai fantasia >> recriminò.
 
E, per la prima volta da quando lo conosceva, la Fullbringer vide un’espressione di sincera sorpresa sul volto di Ulquiorra. Era la prima volta che trapassava un emozione nel suo viso scarno! Riusciva quasi a intuire quello che stava pensando: “ cosa fa credere a questa donna che io sia tenuto ad avere fantasia o anche solo a sapere cosa sia?? ”
Decise di non farglielo notare. Chissà, magari, se avesse continuato a dimostrare inconsciamente i propri sentimenti, l’avrebbe fatto più spesso e finalmente avrebbe ammesso di possedere  dei sentimenti!
 
Reprimendo un sorriso, la ragazza si sedette sulla sabbia, raccogliendo le gambe al petto.
Fece cenno a Ulquiorra di sedersi vicino a lei.
Sorprendentemente, l’Espada si avvicinò; ma non si sedette: piegò solamente le ginocchia, rimanendo in equilibrio sui talloni.
Orihime non insistette oltre: era già tanto per quel momento. Le bastava.
Rimasero così per un po’; poi la rossa ruppe il silenzio.
 
<< Grazie. >>
 
Lo sapeva per cosa lo stava ringraziando. Non aveva intenzione di impegnare quel poco di voce che le era rimasto per spiegargli le ragioni della sua gratitudine. Era intelligente, ci sarebbe arrivato, giusto? E non gli importava niente se la considerava solo una stupida umana e quel gesto di gentilezza era un ordine di Aizen! Quello che è fatto è fatto e lei era una persona educata e aveva fatto solo quello che c’era da fare in quel frangente. Sì, non aveva fatto niente di male, sì, era nel giusto e NO, non si sarebbe girata per vedere la solita faccia senza espressione che le stava sicuramente fissand-
 
<< Prego. >>
 
E invece si girò eccome.  Ed eccome se c’era quella faccia senza espressione che la stava fissando.
Ma, chissà perché, Orihime si sentì irrimediabilmente felice a guardare senza paura o vergogna quell’essere tanto potente dritto negli occhi.
 
Rimasero così per un tempo indeterminato, umana e Espada; l’uno di fianco all’atra, aventi come sfondo la vastità di quell’oceano-deserto.
 
 
 
 
Fu un leggero “tup” e un peso che si poggiò sulla sua spalla che avvisarono Ulquiorra che l’umana si era addormentata.
Senza perdere ulteriore tempo, l’Espada la prese in braccio e fece dietro-front, rientrando nella fortezza.
Già da qualche minuto aveva notato che la ragazza tremava per il freddo; il deserto di notte aveva un’escursione termica notevole; ma lei, stoicamente, pur di restare all’esterno non aveva aperto bocca, finendo per addormentarsi. Se si fosse ammalata sarebbe stata una sua responsabilità, ma aveva comunque voluto saggiare la sua volontà.
La testa della ragazza poggiava sul suo petto, cosicché i capelli, ancora legati, gli solleticavano il naso.
Ma fece finta di niente.
Passò invece alla contemplazione del viso della ragazza che, come se fosse a casa sua, nel suo letto, e non in braccio a un demone il un mondo parallelo, si accoccolò meglio nel suo semi abbraccio farfugliando parole a caso e producendosi in espressioni stupide che Ulquiorra vide per la prima volta sul suo volto e che lo sorpresero profondamente. Non credeva che la ragazza avrebbe mai fatto simili espressioni in sua presenza. Forse si sentiva al sicuro tra le sue braccia. Questo pensiero lo turbò un poco.
 
Raggiunta la stanza, depose la ragazza sul letto e la coprì col lenzuolo.
Formulando un pensiero che lo soprese, sfilò l’elastico dai capelli dell’umana, ritenendo che forse le avrebbe dato fastidio nel sonno.
Le sistemò alcuni capelli intorno al viso ma, nel movimento, le sue dita le sfiorarono le labbra, e lei si svegliò.
E, con una goffaggine e un’ingenuità che solo il sonno sa dare, intrappolò il freddo dito di Ulquiorra nelle sue dita calde e il suo sorriso luminoso in quella buia stanza abbagliò l’Espada.
 
<< Buonanotte Ulquiorra >>
 
Il demone restò paralizzato. “ Ulquiorra “.
Non “ tu ” o qualsiasi altro pronome.
“ Ulquiorra ”.
Per la prima volta aveva sentito il suo nome pronunciato da quelle labbra, e suonava bene. Molto bene.
A disagio, masticò un “ Buonanotte ” che sorprese di nuovo tutti e due e poi scivolò fuori dalla stanza, lasciando un’umana felice ad addormentarsi, mentre la luna, indifferente a tutto, continuava, come sempre, a illuminare Las Noches e i loro destini.         







angolino dei funghi                      
*anf anf* 
ragazzi finalmente ce l'ho fatta! non ci speravo più nemmeno io!
ebbene sì, finalmente, dopo decadi di muffa, questa ff è tornata alla luce con il tanto atteso seguito!
e allora? ve lo aspettavate? che qualcosa stia cambiando nel cuore (sempre se ce l'ha) di Ulquiorra? che sia l'influenza di orihime?
lasciatemi un commentino, ne? dai, che è lungo, mi merito qualcosina, no? ;)

com al solito ringrazio chi ha messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e chi ha lasciato tenere recensioni *agh! il diabete*
smooth appartiene a Carlos Santana, mentre Bleach e i suoi meravigliosi personaggi a Tite Cubo. agli autori tutti i crediti!

hasta la vista, ciurmaglia! al prossimo capitolo!
animelover                                                               
  
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