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Autore: Sakura Haruno    24/08/2007    9 recensioni
"L’universo mi raggiunge in questo mare di peccati. Io che come Ulisse sono in cerca della mia Itaca, vago per terre lontane, ghermito da schiuma marina." la mia storia non è mai quello che sembra. Cela il suo vero aspetto. “Il sole attacca fin dove giunge l’impossibile, quando il mare si unisce al cielo, nella danza di morte secolare.” può stupire e ferire, ma può anche rivelarvi la strada, per la vostra Itaca perduta. Niente ha un senso in questo mondo di fittizzia illussione, culla del limbo. Questa vita è spietata pioggia di agonia. Si scaglia su di te con l'irruenza di un fulmine. La realtà è un palcoscenico di ricordi e immagini avvelenate. Una memoria di impastato terrore. Se capite questo, tutto il resto vi sarà chiaro - ma spesso luce e ombra si assomigliano- . Comprendete me, e io sarò il vostro dio - forse anche lui è finzione- . Seguitemi nella storia di un' incantevole sirena e del suo bel principe umano - ma ricordatevi che niente è quello che sembra- . Un'amore impossibile mai raggiunto. Io posso solo giudarvi lungo la insidiosa strada, ma sta a voi scegliere come concludere la vostra storia. Volete ritrovare l'amata Itaca, o vivere il lieto fine? Dedico questa storia alla mia sensei, che mi ha sempre spinto ad andare avanti. Grazie sensei. Per te, _Ellis_ , la mia guida nel buio.
Genere: Romantico, Triste, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Mermaid’s voice

Bene bene! Sn tornata! Sofia conquista il mondo! Allora, fra poco, ci potete giurare, mi creerò un’account tutto mio!Si! Wiii! Va beh, cmnq, per chi ha letto l’altra mia ff, mi dispiace per il ritardo, ma nn ho proprio tempo, tra compiti, partenza per Parigi e uscite Fra un po’ non capirò più niente…°va beh, cmnq, voglio specificare che tutto quello che ho scritto è qui, buono e bello. Ci saranno altri chap oltre a questi, naturalmente se vorrete^^. Beh, è tutta farina del mio sacco, e a giudicare dal peso manca poco che finisca ^^’’’. Beh , sappiate che niente è quello che sembra nel mio mondo di pazzi! Quindi sn sicura che qst storia un po’ non sence mi stupirà^^. Spero che continuerete a seguirmi, magari cm avete seguito la mia sensei nella sua one-short *.* 23 recensioni! W.W Ah, a proposito della mia sensei:

Questa è tutta per te Elly! Sensei dei miei stivali che mi aiuta molto per tutto! Beh, quasi. Per questo, per premiare la sua bravura dell’anno, come omaggio per aver vinto miglior sensei del secolo, io ti regalo questa ff, dedicandotela con il cuore in mano! Che schifo! XDDDD( la mia sensei è _Ellis_ ! che nessuno me la freghi! è.é! *o*)

Va beh, ora iniziamo, e non disperate, prima o poi il mio chap arriverà^^. Cmnq, seguite qst pazzo delirio, vi prego, o rischio di sentirmi un’ameba asociale!Kiss e buona lettura.^^

L’universo mi raggiunge in questo mare di peccati.

Io che come Ulisse sono in cerca della mia Itaca,

vago per terre lontane, ghermito da schiuma marina.

E mentre la nave si disperde in tempesta,

la voce di una sirena mi coglie lesta.

Con il richiamo del tramonto alle spalle,

il ricordo di lei mi sfiora la pelle.

I suoi occhi cangianti mi penetrano il cuore,

mentre con la sua veste divina mi schizza i pensieri.

Se ne va danzando in quella coltre di limbi,

culla di giochi e di altrettanti miti.

E ancora una volta sono solo. Strano. Non mi sento affatto triste. Mi piace questa calma marina. E’piacevole. Jiraia se ne è andato a fare il cascamorto con qualche bella donna, dimenticandosi completamente del nostro allenamento. Sono ormai 2 anni e mezzo che sono in viaggio. Quanto passa veloce il tempo… e così sono quasi tre anni che non rientro a Konoha. Fra poco ritornerò al mio paese. Io e Jiraji abbiamo già deciso quando. Lo so. Dovrei esserne contento, eppure… non riesco a non provare una sensazione di vuoto. Quella che mi ha accompagnato per tutta la mia esistenza. Quella causata dalla solitudine che il mostro dentro di me si porta appresso. Marchiato per qualcosa di cui non ho colpa. Ferito da me stesso. Perché ormai Kyuubi è dentro di me. E’ diventato una parte del mio corpo. Adesso riesco perfino a usarlo in battaglia. Sono sicuramente diventato più forte.

Sospiro.

A nessuno importa quello che sono diventato. Tutti pensano solo a quello che sono. Un jinchiuriki.

Sento l’arena della spiaggia che si intrufola fin dentro alle mie scarpe. Ad ogni passo la sabbia si inclina al mio peso, producendo piccole e silenziose incavature inferiormente al mio piede. Cammino affiancato dal grande litorale. La rena è così chiara da sembrare neve. Eppure questa è calda. Sembra tutto un’illusione. I giovani e lucenti granelli di polvere risplendono diamantini al dolce tocco del sole, ormai quasi del tutto ritratto lungo l’orizzonte. Manca ancora un’ora al tramonto, ma la dolce brezza notturna precoce al crepuscolo sembra dichiarare l’arrivo della fredda serata. L’aria salmastra mi sfiora la pelle come una delicata carezza, mentre l’oscillante rumore delle onde crea una ninna nanna nel vento. Mi immagino di essere bambino, con mia madre che mi lambisce affettuosa, cantandomi una tenue lirica. Chissà come sarebbe avere una donna che mi coccola. Mi sarebbe piaciuto molto.

Sospiro di nuovo.

Il caparbio impatto tra onde e scogli spezza la melodia e mi risveglia dal mio sogno etereo. Sono solo, e sempre lo sarò. Abbasso lo sguardo ceruleo, piegando la testa verso la rovente sabbia. Ogni passo sembra essere solo un ricordo.

Mi fermo all’improvviso, dopo aver notato una figura sulla riva. Sembra una ragazza. I lunghi capelli castani sono scossi da vento, e il pesante vestito nero le si attorciglia al corpo ben formato, danzando nell’aria nella mia direzione. Rimango a scrutarla con interesse. Sembra assorta nei suoi pensieri. Mantiene lo sguardo fisso verso l’orizzonte, là dove il cielo incontra il mare, dove l’impossibile si tramuta in possibile.

La fisso con insistenza, delineando le sue proporzioni. Stringe le mani al petto, mentre il suo sguardo è incantato dalle acque, che sotto di lei la richiamano con caparbie onde marine. Fremo mentre un’altra forte e gelida ventata mi si schianta contro, alzando un gran porzione di sabbia. Un altro ringhio del mare schiaffeggia le onde con ingente caparbietà, irruente produce un suono sordo e asciutto. Dopo un attimo di confusione ritorno a guardare quella seducente ragazza.

“Chi sei?” un sussurro da quella mirabile figura mi risveglia dal mio incantesimo. Sta ancora guardando il mare. Sembra che l’acqua le bisbigli.

“M-mi chiamo N-naruto Uzumaki…” lei sorride divertita. Si lascia fuggire una perfetta traccia di risata. Mi sento confuso. Perché ride?

“Questo lo sapevo…” mormora abbassando lo sguardo.

“Come facevi a saperlo?” sembro impaurito, il mio tono è quasi infamatorio. Lei lo ignora. Alza una mano verso il mare, indicando le forti onde marine.

“Me lo ha detto il mare…” si gira verso di me, scrutandomi con attenzione. Mi colpiscono i suoi occhi. Celesti come il cielo. Celesti come il mare. Celesti… come i miei. Hanno sfumature giallastre, eppure in loro nasce lo stesso sentimento che mi alloggia dentro. Solitudine, tristezza…

“Tu chi sei?” ignoro la sua risposta. Non ha senso, ma preferisco non ribattere. Ognuno ha i suoi segreti, no?

“Vuoi sapere il mio nome, vero?” sembra più una constatazione, che una domanda. Io annuisco, socchiudendo le labbra.

“Mi chiamo Sea…” risponde tornendo a fissare il mare. Io non stacco gli occhi da lei.

“ E’ straniero, vero?” cerco di continuare il discorso. Non so perché, ma non ho più tanta voglia di stare solo. Lei abbassa il volto, poi, piegando il capo di lato, mi sorride, dichiarandomi un “Forse” sommesso.

Mi avvicino un po’ stordito, affondando gli stivaletti sulla rena umida, lasciando dei solchi sulla sabbia. Le onde mi sfiorano i piedi, rabbrividisco a quel glaciale contatto. Invece lei sembra a proprio agio, con i piccoli piedi nudi affondati tra le onde. Sorrido, osservando i suoi occhi perdersi su terre lontane, quasi irraggiungibili.

“ Sei un ninja?” chiedo, rompendo quell’ idilliaco richiamo marino. Le onde sembrano sussurri di sirene, che mi spingono a buttarmi verso la morte certa. L’inizio della fine. Oppure la l’inizio di una vera esistenza. Io sono Ulisse. Un viaggiatore errante, alla ricerca della mia amata Itaca, dispersa chissà dove nei mari, avvolta tra spumeggianti onde.

“Può darsi…” si ferma e torna a guardarmi “ Lo sono?”

Ma che sta dicendo? Questa ragazza non è normale…

Corrugo la fronte imperterrito e sconvolto. Non capisco proprio il senso di quello che dice questa ragazza. Però mi attira. Mi chiama con la sua voce incantatrice. Non riesco a non guardarla. E’ come se la desiderassi. Questo è il mio desiderio di possessione, la mia speranza nel buio.

Rimaniamo in silenzio per molti istanti. Quanto è passato? Un’ora? 10 minuti?Un secondo? Ho perso completamente la cognizione del tempo ad ammirarla. Lei adesso guarda il sole a occidente. E’ rimasta a fissare il cielo tingersi del tramonto, osservando il suo mare tramutarsi in sangue crepuscolare.

“Il sole attacca fin dove giunge l’impossibile, quando il mare si unisce al cielo, nella danza di morte secolare.” la scruto confuso e ammirato. La sua voce è solo un bisbiglio nel vento, come un richiamo ad un sogno. Un brusio di verità.

“Quando terra e cielo si scontrano nell’immenso, in quei pochi attimi di sfuggente limbo, la meraviglia si copre di tele rosse. Lì, il sangue del sole.” Fa una pausa, osservando l’equilibrio celeste.

“Si crea un nuovo mondo, il qual mistero non è ghermito, dove realtà si fonde in triste regola, e il cielo piange la sua forma. Quando le parti si invertono, dove sopraggiunge lo sgomento, le acque tessono tinte notturne, in prossimità dell’ astratto. E così con occhi ciechi, mi libro ad osservare quell’universo eclissato dalla inezia, riempito dalla vacuità. Là, la terra decanta due cieli.” Sono stupefatto. Non credo di avere inteso la maggior parte dei vocaboli da lei usati, ma ho capito l’insieme. Il tutto è molto complicato, e solo un baka come me può non averlo capito ( allora siamo in due! Dopo averlo scritto, e riletto il giorno dopo, non mi ricordavo il significato di molti aggettivi! XP XDDDDD!).

Delineo la fisionomia del suo volto, baciato dalla luce del ponente. La pelle diafana distesa da accomodanti colori, mentre il piccolo naso leggermente all’insù è lievemente arrossato da quel forte vento di tramontana. Lo sguardo trema al cospetto della bellezza innaturale del prorompente vespro, che con tanta grazia osa elevarsi di fronte a tale bellezza. Rifiuto me stesso in questi pensieri.

E mentre il mio sguardo è intento a penetrare la sua irresistibile forma da dea marina, lei si volta con eleganza, camminando lungo il tocco delle onde, alla riva di quel secondo cielo. I piccoli piedi producono lievi impronte corporee, subito cancellate dall’aspra acqua salata.

L’aria frizzantina mi stuzzica i sensi, mentre mi scaglio su quella ragazza. Così estranea eppure così conosciuta. Le afferro il morbido braccio ( cm un cuscino! nd Adele), stringendolo con la delicatezza inavvertita. Lei si gira lentamente, mentre il vento le scompiglia giocoso i capelli. Mi guarda con aria interrogativa, lambendo il mio animo con il cristallo dei suoi occhi. Sento una fitta al cuore, mentre con un bisbiglio mi annienta. “Ulisse ha mai trovato la sua Itaca?” quelle parole, come un bacio di sirena, mi plagiano la mente. Rimango immobile, fermo, mentre la mia degna figlia di Nettuno si sfila dolcemente dalla mia presa e con passo leggiadro, quasi danzando tra le onde, cammina verso lungo mare, sfiorando la sabbia con i lembi del vestito.

Lei, la mia sirena, mi incanta con la sua voce di smeraldino tepore.

Ulisse ha mai trovato la sua Itaca?” le risposte sono tante, il tempo poco. La Itaca che cerca Ulisse non è solo la sua patria, non è solo un’isola, ma lo stesso desiderio, la ricerca di un sogno irraggiungibile, la terra che ogni uomo cerca, iniziando un viaggio di indecifrabile durata. La sua è una lotta con il mondo e Itaca è solo la ricerca di vita che impregna l’esistenza con i suoi scarlatti colori amaranti. Un mito nella mente del viaggiatore, in cerca di qualcosa o qualcuno che mai troverà. O che forse, ha già trovato.

Il viaggio di Ulisse è un insegnamento, la rivelazione e la contemplazione del mondo sospeso, sollevato nelle acque. Gli stessi inganni e pericoli che lui deve affrontare per ritrovare Itaca, così come la sua Penelope, non sono altro che simboli di costrizioni e prove. Montagne impossibili del sogno umano. Itaca non è solo un sogno. Itaca è leggenda…

  
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