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Autore: dontblinkcas    02/02/2013    2 recensioni
Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente fosse libera di vagare tra i ricordi. [...]
«Questo è sempre stato il tuo problema: hai troppo cuore, sei troppo umano e questo sarà la tua rovina», forse Kali aveva davvero ragione.
[CoFA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera cari lettori.
Sono ritornata con un nuovo capitolo che sta diventando ancora più lungo di quello che immaginavo e per questo, come avevo già fatto, ho dovuto dividerlo in due parti.
Inizio a preoccuparmi seriamente per la mia fantasia, non è possibile che io abbia così tante idee da sfruttare e sviluppare!
Comunque prometto che il prossimo capitolo sarà l'ultimo! (Almeno spero ;) )
Vi lascio alla lettura e ricordate che le recensioni sono accolte con molto piacere!
Buona lettura,
Dany.




Nirvana

 




«Dimmi di che sorpresa si tratta»esclamò Alec seduto su uno dei divani del loft di Magnus.
«Non posso rivelarti il tuo regalo di compleanno»ribatté lo stregone accanto alla vetrata, il sole autunnale gli illuminava il viso e la pelle dorata.
«Ma il mio compleanno è stato mesi fa! Non ci conoscevamo nemmeno allora»replicò esasperato il cacciatore alzandosi e avvicinandosi a Magnus.
«Appunto! Non voglio aspettare fino l'anno prossimo per festeggiare il tuo compleanno. E poi sono i tuoi diciotto anni, sei ufficialmente adulto adesso»rispose con un sorriso lo stregone.
Alec gli prese un lembo della maglietta verde che indossava avvicinandolo a sè e facendo rigirare la stoffa tra le dita.

«Almeno dammi un indizio», il sussurro di Alec gli solleticò la pelle facendolo sorridere ancora di più.
«Diciamo che ai miei tempi questa sorpresa era considerata una tappa obbligata per tutti i giovani di buona famiglia che raggiungevano l'età adulta. Però pensavo che potremmo allargare un po' il suo raggio d'azione», il tono era volutamente misterioso e provò piacere nel vedere la faccia confusa di Alec.
Si chinò per baciarlo ma il Nephilim si ritrasse.
«Finché non mi dirai cosa hai in mente non sperare in una mia collaborazione. Sono un cacciatore, conosco anch'io dei metodi di tortura»replicò Alec malizioso. Si riavvicinò allo stregone fino a sfiorargli le labbra, ma fece un balzo indietro appena quello cercò di stringerlo a sé.

«Lo sai che questa è un'azione politicamente scorretta, Alexander»sospirò Magnus con gli occhi che brillavano di desiderio.
«L'amore non é corretto né razionale»rispose saggiamente Alec con un sorriso sghembo, incrociando le braccia al petto. Magnus fissò il ragazzo soppesando le sue parole, mentre l'altro non accennava a distogliere il suo sguardo di sfida.
Alla fine fu Magnus a cedere: allargò le braccia e alzò gli occhi al cielo.
«Okay mi arrendo, però vorrei presentare una lettera di protesta per l’uso strumentale del tuo potere su di me» disse con un sospiro. «È un viaggio. La sorpresa è un viaggio intorno al mondo per l'esattezza. Soltanto tu e io».
«Dici sul serio?»chiese stupito Alec lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
«Non mi pare che l’idea ti entusiasmi»disse Magnus evidentemente dispiaciuto.
«Non mi entusiasma, hai ragione. Non ci sono parole per descrivere quello che sto provando»replicò e come un fulmine colmò la distanza tra loro, avvicinò il suo volto a quello di Magnus e lo baciò dolcemente cercando di esprimere a gesti quello che non riusciva a dire con le parole.
 

***

 
«Alexander non credo sia una buona idea. È meglio che ti aspetti qui fuori»disse Magnus cercando di far ragionare il ragazzo. Erano fuori dall'Istituto, sugli scalini che conducevano al portone della Chiesa.
Ma Alec gli prese la mano.
«Dai Magnus, voglio che ci sia anche tu mentre dico ai miei che parto per un giro del mondo con uno stregone»lo supplicò con i suoi grandi occhi azzurri.
Magnus si lasciò trascinare nella penombra della chiesa.

Sempre con le mani intrecciate raggiunsero il malconcio ascensore che si aprì con un cigolio.
Alec premette un pulsante e la scatola di metallo iniziò a salire.
«Non credo che i tuoi genitori saranno troppo contenti a saperti da solo con me. Quindi forse è meglio non peggiorare la situazione presentandomi da loro»iniziò Magnus preoccupato.
«Magnus smettila adesso. Quando ti ho baciato nella Sala degli Accordi credi che non avessi considerato le conseguenze? Non mi pentirò mai della mia azione, è stata come una liberazione. Finalmente sento di aver trovato il mio posto nel mondo. E se i miei genitori mi vogliono davvero bene non potranno far altro che accettare la realtà»rispose Alec con insolita determinazione.
«Alexander...»sussurrò lo stregone, ma in quel momento le porte si aprirono e Alec lo trascinò lungo il corridoio fino alla porta della biblioteca.
 
Senza nemmeno bussare Alec aprì la porta ed entrò seguito da un riluttante Magnus.
«Mamma…»iniziò il ragazzo.
«Alexander finalmente sei tornato. Tuo padre voleva vederti prima di partire»disse una voce femminile. Maryse, seduta oltre l’elegante scrivania in legno a occuparsi di scartoffie burocratiche, non alzò nemmeno lo sguardo quando sentì la voce del figlio.
Alec guardò confuso Magnus che scosse la testa.
«Partire?»chiese incerto il ragazzo.
Maryse a quel punto alzò la testa: l'espressione severa si indurì ancora di più quando vide Magnus.
«Sì. Tuo padre sta per andare ad Alicante per aiutare il Conclave con la questione dei seggi dei Nascosti», l'ultima parola fu aspra, evidentemente la considerava un insulto.
«Mi stupisco che tu non abbia voluto diventare uno dei quattro rappresentanti, Magnus Bane»continuò la donna con voce arcigna.
«Io non lavoro più per il Console. E poi in questo periodo non sono visto di buon occhio da voi Shadowhunters, non è vero mia cara Maryse?»rispose Magnus fissando negli occhi la cacciatrice con tono di sfida. Ma prima che potesse ribattere la porta si aprì di nuovo e un uomo alto dai capelli scuri entrò nella stanza.
«Alexander, volevo parlarti prima che andassi via»disse Robert appena vide il figlio.
«Benissimo. Ma prima c'è una cosa che voglio dirvi»iniziò Alec e i due genitori si guardarono preoccupati, «anch'io parto. Con Magnus».
Il silenzio calò su di loro.

«Per quanto tempo?»chiese infine Maryse rompendo quella situazione imbarazzante.
«Per tutto il tempo necessario»rispose Magnus sempre con tono di sfida, «dopotutto è uno Shadowhunter adulto, non è più costretto a vivere all'Istituto».
Robert lo guardò in cagnesco, ma Alec andò in difesa del suo ragazzo.
«Magnus ha ragione. Sono maggiorenne quindi non ho più bisogno del vostro permesso. Volevo solo informarvi che io e il mio ra...che io e Magnus partiremo domani per un giro del mondo», nonostante tutto faticava ancora a parlare esplicitamente della sua omosessualità con i suoi genitori.
Maryse guardò il figlio negli occhi: lo stesso azzurro a confronto.
Infine la donna sembrò arrendersi.
«Vieni Alexander. Sono certa che andrete anche a Madrid perciò vorrei che consegnassi una cosa al loro Istituto», nel frattempo si era alzata e aveva preso una spalla del figlio trascinandolo verso la porta che si richiuse con un colpo secco.

Ora nella biblioteca erano rimasti solamente Magnus e Robert.
I due facevano a gara per lo sguardo più assassino.
«Che cosa hai fatto a mio figlio, stregone?»sputò il cacciatore.
«Credi che io gli abbia fatto qualcosa? Allora si vede che non hai mai conosciuto tuo figlio, Lightwood»rispose Magnus aspramente incrociando le braccia.
«Come osi...»iniziò l'altro fuori di sé e con una velocità incredibile estrasse dalla cintura un lungo pugnale a doppio taglio.
«Io non lo farei se fossi in te»disse con calma lo stregone, «vorrei ricordarti che uccidermi non sarebbe molto vantaggioso».
«E perché no?»replicò Robert con uno strano sorriso sulle labbra.
«Punto primo: Alec. Non vorrai di certo perdere l'amore di tuo figlio, cosa che accadrebbe uccidendomi»ribatté Magnus alzando un lungo dito per contare, «secondo, non sarebbe conveniente per i nuovi Accordi. Provocheresti una rivolta e il nome già traballante da secoli dei Lightwood precipiterebbe nel baratro. E terzo non riusciresti mai ad ammazzarmi. O ti sei già dimenticato di come ti abbia atterrato durante la rivolta del Circolo?», ora era Magnus ad avere un sorriso beffardo sul volto.
Il cacciatore lo fissò con odio ma ripose l'arma al suo posto.
«Tu non sai nulla della mia famiglia».
«Su questo non sono d'accordo: conosco storielle sulla famiglia Lightwood che avrebbero fatto rabbrividire perfino Valentine...», ma Magnus si interruppe appena la porta si aprì e spuntò la testa di Alec.

«Ho interrotto qualcosa?»chiese ingenuamente spostando lo sguardo dal volto impassibile del padre al viso di Magnus circondato dai capelli a spuntoni.
«No. Anzi devo andare, mi sono appena ricordato di dover fare una cosa»rispose lo stregone con leggerezza e si avviò verso di lui.
«Ti accompagno»replicò Alec subito.
«Alexander ti devo ancora parlare»la voce di Robert giungeva lontana da loro.
«Ci vediamo dopo»sussurrò lo stregone al ragazzo e prima che questo potesse ritrarsi lo stregone toccò le labbra di Alec con le sue in un bacio velato. Il gesto durò pochi secondi e mentre Alec diventava rosso, Magnus guardò di sfuggita Robert che sembrava essere diventato di pietra.



Magnus stava ripercorrendo il corridoio per raggiungere l'ascensore. Non poteva smettere di sorridere nel ripensare come Robert fosse rimasto impietrito a vederlo baciare suo figlio.
Aveva appena raggiunto la porta in metallo quando una voce alle sue spalle lo fece voltare.
Maryse lo stava raggiungendo a grandi falcate.
«Magnus aspetta»la voce di quella donna severa era controllata.
La risposta ironica dello stregone gli morì in gola alla vista del suo viso: non era arrabbiato o disgustato ma preoccupato.
«Quello che mio figlio...che Alexander... Qualsiasi cosa lui..».
Ora però la voce della donna non era più pacata e controllata, le frasi faticavano a uscire e le parole tremolavano sulle labbra prima di disperdersi nel silenzio del corridoio.
 
«Alec non è diventato nulla. Forse non te ne sei mai resa conto oppure non hai mai voluto vedere la realtà, ma Alexander è sempre lo stesso ragazzo, è sempre tuo figlio. Il fatto che sia gay non cambia nulla di quello che è, anzi è ciò che lo rende così straordinariamente bello, puro e così diverso da tutti i Lightwood che abbia mai incontrato.Sai quello che mi ha detto poco prima di entrare a parlarvi? Ha detto che finalmente sentiva di aver trovato un posto nel mondo e che voi lo avreste accettato perché lo amate».
Le parole enfatiche di Magnus vibrarono nell’aria e colpirono Maryse come se quelle frasi appena sussurrate fossero urla che le spaccavano i timpani.
«Hai davvero un cuore così di pietra per perdere un altro figlio?».
Magnus sapeva di essere stato crudele, ma non gli importava.
In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e lui vi sgusciò dentro lasciando Maryse da sola con il suo dolore nel silenzio assordante del corridoio.
 

***

 
La prima cosa che Magnus vide appena si svegliò fu il viso angelico di Alec appoggiato sul suo petto nudo, i suoi occhi chiusi che fissavano il volto dello stregone.
Magnus spostò lo sguardo verso la grande camera da letto circolare: il letto, una grande struttura in bambù a baldacchino, era al centro della stanza; le lenzuola di seta bianca scivolavano sulla sua pelle come petali di rosa e le zanzariere trasparenti lasciavano filtrare la luce diffusa del sole dalla portafinestra scorrevole alla sua destra. I mobili di legno scuro e bambù erano raffinati ed esotici.
Con estrema delicatezza Magnus riuscì a spostare Alec senza svegliarlo e si avvicinò alla finestra.
Il mare cristallino si perdeva alla vista mentre i raggi di sole che si tuffavano nell’acqua facevano brillare le onde, provocando un gioco di luce spettacolare. La sabbia bianca della spiaggia splendeva come se ogni granello fosse in realtà polvere d'oro; appena oltre, la fitta vegetazione colorava il paesaggio con tutte le tonalità di verde che si potessero immaginare.

Lo stregone fissava il panorama, ma la sua mente era lontana nel tempo.
Ricordava ancora con precisione la sua terra natia all'epoca in cui era soltanto un bambino: nessun hotel di lusso, nessun cibo prelibato, nessuno che sopportasse la sua vista; solamente povertà, solitudine e dolore. Sua madre aveva preferito suicidarsi piuttosto che amarlo e il padre, il suo finto padre, lo aveva abbandonato costringendolo a chiedere aiuto a dei monaci.
Per secoli aveva rispettato la sua regola di non tornare più in quelle terre, ma le regole erano fatte per essere infrante.
Aveva portato Alec a Bali perché voleva far capire al suo ragazzo quanto fosse importante per lui e fargli vedere i luoghi in cui era cresciuto gli era sembrata un'idea brillante. 
Ma ora che si trovavano davvero lì aveva paura a rivelargli la verità, aveva il timore di quello che Alec avrebbe potuto pensare del luogo in cui era nato: avrebbe di sicuro pensato quanto fosse vecchio e Magnus voleva che il suo ragazzo pensasse il meno possibile alla loro differenza d'età. 
Sapeva quanto quelle paure fossero irrazionali tuttavia non era riuscito a convincere se stesso. Così quando Alec gli aveva chiesto il perché di quella tappa, aveva sorriso falsamente e gli aveva detto di quanto fosse stupendo il mare di Bali.

«Buongiorno», la voce impastata dal sonno di Alec lo raggiunse.
Magnus si voltò e il sorriso gli comparve automaticamente sul viso.
«Buongiorno splendore. Dormito bene?»chiese avvicinandosi di nuovo al letto.
«Sì. E scusa se ieri sera sono crollato esausto»disse Alec veramente dispiaciuto.
«Non c'è problema. Il fuso orario provoca sempre questi effetti»rispose Magnus con dolcezza sdraiandosi prono, incrociando le braccia sul petto di Alec e appoggiandoci la testa così da guardare i suoi occhi blu.
«E perché tu non sei così stanco?»chiese aggrottando le sopracciglia.
«Vantaggi da stregone»rispose e allungò il collo per poter baciare Alec.
«Quando ho detto che non c'era problema intendevo che avremo dovuto rimediare adesso»sussurrò Magnus sulle labbra di Alec mentre sul viso di quello si dipingeva un sorriso malizioso.

***


«Dove vai?»chiese Alec curioso quando Magnus si alzò e raccolse un paio di pantaloni color kaki da terra.
«Siamo appena atterrati in una terra piena di tradizioni. Questo è il regno di Kali la distruttrice, e nessun Nascosto può attraversare le sue terre senza renderle omaggio, a meno che non voglia attirare su di sè le ire della divinità»spiegò Magnus andando alla ricerca di una maglietta.
«Vengo con te»replicò Alec, ma prima che potesse anche solo muovere un muscolo Magnus si era già voltato.
«No. Sarebbe meglio di no. Kali odia gli Shadowhunters. Vi considera i giocattoli difettosi del Cielo e io non ho intenzione di cercare di evitare lo scoppio di un conflitto internazionale!».
Alec lo guardò ma non osò ribattere, però sbuffò e allargò le braccia.
«E io cosa dovrei fare mentre tu sei via?».
«Ti ho portato in uno dei posto più favolosi del mondo e tu mi chiedi cosa dovresti fare? Per caso hai tenuto gli occhi chiusi quando siamo arrivati? Il mare è meraviglioso e forse un po' di sole gioverebbe alla pelle cadaverica che ti ritrovi», lo stregone sorrise divertito e gli fece l'occhiolino.
Alec alzò un sopracciglio dubbioso.
«Se provo anche solo a spostarmi dall'ombra scotterò la mia pelle cadaverica! Ammettilo che l'hai fatto apposta a portarmi qui per tenermi prigioniero»brontolò Alec seduto sul letto. Magnus, ormai vestito, si avvicinò.
«Okay mi hai scoperto. In realtà questa era una sosta da camera da letto», lo baciò con lentezza prendendogli il volto tra le mani.
«Proverai almeno a uscire?»mormorò con estrema gentilezza.
Alec annuì.
Lo stregone fissò i suoi occhi illuminati dal sole, poi sorrise rassegnato.
«Non lo farai, vero?».
«Vero»rispose Alec.
  
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