Per le note noiosissime della vostra fat, a fine os U.U *sembra uno spot televisivo solo a me?*
“Everything I wanted but nothing I'll ever need!”
La bicicletta
sfrecciava veloce sull’asfalto quando, ad un tratto, un
intoppo la bloccò ed il
povero ragazzo che vi si trovava sopra cadde inesorabilmente
… o quasi.
Qualcosa di
magico stava accadendo, qualcosa che aveva bloccato il tempo proprio
prima che
la testa del povero Pierre, così si chiamava, toccasse terra
e gli procurasse
un dolore allucinante che lo avrebbe portato a rimanere tutto il giorno
a letto
con del ghiaccio sulla testa.
- Ma –
provò
allora a
parlare, le mani come legate
all’aria, la testa a penzoloni e le gambe ancora a pigiare
sui pedali.
- Ma –
tentò
nuovamente di
dire, ma la sua testa
rimase vuota, ferma, proprio come tutto ciò che gli stava
attorno.
E proprio in quel momento si maledisse di essere uscito in bicicletta
per una stupida scommessa e di aver
dovuto
prendere quella stupida ferraglia
rossa mezza rotta, con quello stupido
temporale. Si maledisse di non aver giocato la carta giusta al momento
giusto e
di essere stato costretto ad andare in
giro conciato in quel modo, con dei vestiti da donna,
solo per non aver
buttato una maledetta scala reale al punto giusto!
- Ti
vogliamo vedere vestito da ragazza- gli avevano detto curiose le sue
amiche,
come se ad un ragazzo interessasse andare in giro truccato e con un
vestito addosso.
- Facciamo
una scommessa?- avevano detto poi, un coro di tre, un coro da far paura
ed a
cui mai nessuno avrebbe potuto dire di no.
- Ok, ok-
aveva risposto.
Non lo
avesse mai detto.
Perché se
non lo avesse mai fatto, non si sarebbe mai trovato ad essere
trasportato da
uno sconosciuto verso un luogo sconosciuto, in un appartamento
sconosciuto.
Non che gli
dispiacesse. Era un semplice ragazzo quello che si trovava davanti,
dagli occhi
marroni, ma così magneticamente intensi da attirare a
sé, forse, anche una
calamita di polo opposto.
Un ragazzo
dal sorriso splendente, smagliante, attraente, bello, bello come il suo
corpo,
accogliente, caldo, un corpo che sapeva di casa, una casa che Pierre
mai aveva
visto.
E forse,
forse se il tempo non fosse stato fermo, se lui avesse potuto muoversi,
forse
le sue gambe avrebbero ceduto davanti a tanta bellezza, davanti a tanto
charm.
E Pierre non
aveva mai visto prima di quel giorno un ragazzo così,
qualcuno che
lo avesse fatto innamorare anche solo
con uno sguardo o un tocco delicato sulla pelle.
Lo aveva preso così, con leggerezza e, dopo aver lasciato la
bici lì, lo aveva afferrato
come una principessa e lo aveva poi portato in un piccolo appartamento.
Le luci
erano così basse e soffuse da non permettergli di vedere
quasi nulla, ma quando
l’estraneo lo posò sul letto e quando il tempo
tornò a scorrere, non gli sembrò
nemmeno così strano tutto quello che stava
accadendo.
Non si
meravigliò neanche di quello che era successo, solo
… solo aveva quell’amaro in
bocca che ti fa dire cose che non vorresti e sputare sentenze che
vorresti
tenerti dentro.
E gli diede voce, gli diede voce perché così gli
diceva l’istinto, perché così
gli suggeriva la testa se una testa ancora poteva avere dopo tutto
quello.
Perché,
dopo
aver visto quello splendore, ne era rimasto talmente incantato da non
riuscire
a far muovere neanche una rotella dei suoi neuroni.
Perché dopo aver incrociato i suoi occhi, anche se non si
poteva muovere,
avrebbe solo desiderato baciarlo.
Perché
– E
tu chi sei? – cominciò, calmo, stranamente calmo.
E quello lo guardò con un sopracciglio alzato rispondendo in
modo quasi
scontato – Liam, Liam Payne -ma con quel dolce tono che si
trovava in completo
contrasto con la sua espressione.
E – sei
buffo sai? – rise poi per un attimo e la sua risata, quella risata, era
talmente calda e contagiosa da far ridere anche lui, prima di
cominciare con
altre domande, prima di cominciare con quella domanda:
- Come hai fat ...- ma non fece a tempo neanche a finirla, a pensarla o
a formularla,
che era rimasto incantato da quelle labbra.
Due sottili
linee gli si aprivano davanti agli occhi, mostrando quei piccoli
spigoli
bianchi, perfetti, brillanti anche nel più piccolo difetto e
Pierre non sapendo
più cosa fare o cosa dire, stette in silenzio a contemplarle.
Il solo guardarlo, non riusciva a capirne proprio il motivo, ma lo faceva
stare zitto, inerme, senza
alcuna forza se non quella che lo attraeva, inesorabilmente, verso di
esse.
E anche nel
caso in cui non avesse voluto seguirla,lo avrebbe fatto ugualmente
perché
–Pierre- dopo essersi presentato, non erano più
due estranei per cui sì, poteva
benissimo fare quello che stava per fare.
E,
nonostante non avesse la benché minima idea di muoversi,
dopo aver fatto forza
sulle braccia, si spostò leggermente in avanti fino a
raggiungere quelle labbra
perfette.
Allora, solo allora, si permise di chiudere gli occhi e di assaporarle
come se
nulla fosse.
E non poteva
di certo dire di non provare quell’impercettibile paura che
sale lungo le vene
in certi momenti o quel tipico solletichio sotto la bocca dello
stomaco: le
farfalle.
E non poteva
di certo ignorare quella mano che si era posata sulla sua guancia
destra,
carezzandola con il palmo, lentamente, da una parte e
dall’altra, facendogli
percorrere la schiena da mille brividi e il corpo intero ancora da
quelle
strane fitte di solletico.
Né poteva
dire che tutte quelle attenzioni gli dispiacessero e al – So
chi sei- lasciato
là a campare per aria tra un bacio ed un altro, a Pierre
sembrò che non ci fosse
più bisogno di alcuna spiegazione, non per
il momento almeno.
Così si lasciò toccare ogni singolo lembo di
pelle da quelle mani bollenti, che
quasi lo scottavano in ogni punto con cui venivano a contatto.
Passarono
sul collo, mentre la lingua di Payne scorreva
gioiosa lungo il labbro inferiore del ragazzo; passarono sulle spalle,
mentre
già dei piccoli gemiti uscivano rochi dalla bocca di
entrambi e dopo che –
voglio possederti- gli disse, calarono giù, sempre
più in basso, fino a venir a
contatto con la cintura di quella stupida gonna che gli avevano fatto
indossare.
- Sei sexy
anche così, principessa- e Pierre non era una persona che
manifestava
facilmente le proprie emozioni, ma quel Liam era capace di rompere
tutti i suoi
argini e di farli cadere inesorabilmente portandolo anche ad arrossire
vistosamente a quella frase.
E – ho
detto
qualcosa di sbagliato? – facendolo stendere e non ascoltando
neanche la sua
risposta,negativa, il castano prese a lambirgli il collo, continuando
quella
piacevole tortura di carezze, finché, giunto
all’ombelico, scoperto ormai dalla
maglia, non si fece problemi a fermarsi.
- Ma che …
-
deluso, quasi, dal fatto che il semi sconosciuto avesse interrotto
quella
piacevole tortura, il povero sventurato cominciò ad
imprecare mentalmente e ,in
un attimo di lucidità, a chiedersi cosa diavolo ci facesse
in quella posizione,
su quel letto di quell’appartamento.
- Aspetta un
attimo- Pierre osservò in silenzio Payne muoversi nella
penombra della stanza
e, non appena sparito dalla sua vista, tentò di alzarsi, ma
con scarso
successo.
Non riusciva
a capacitarsi del fatto di non poter muovere bene nessun arto. Era come
se quel
Liam lo avesse inchiodato su quel letto, non consentendogli di
muoversi. Ma non
aveva alcun timore o paura, anzi, era come se in cuor suo qualcosa gli
dicesse
che poteva fidarsi.
Era come se
una vocina nella sua testa gli comunicasse che Payne era un tipo
affidabile e quella convinzione
gli rimase anche quando lo vide tornare con ben quattro ferri di
cavallo.
-
Cos’è vuoi
andare a cavalcare? – scherzò allora, ma si
rimangiò subito ogni singola
parola, non appena si ritrovò quegli stessi ferri a
bloccarlo al letto e – No,
affatto, ma se intendi cavalcare nel modo in cui lo intendo io, allora
va bene-
rise sarcastico l’altro.
E Pierre non
sapeva perché, ma anche in quella punta di malizia riusciva
comunque a
percepire la dolcezza di quel ragazzo che aveva davanti.
E quando- Ho
un letto magnetico sai? – rise ancora, allora il giovane
ragazzo steso e
bloccato al letto, non capì il perché, ma era
pronto a tutto, anche ad una
dolce tortura da parte di un palestrato sconosciuto.
Perché Payne era un ragazzo molto dotato, in ogni senso.
Forse anche
troppo dotato: era perfetto.
Ogni suo
muscolo sembrava voler dire “perfezione”.
Ogni suo sguardo sembrava voler dire “verità”.
Ogni suo sorriso sembrava voler dire “io ci sono”.
Ogni suo
movimento sembrava voler dire “io ti
amo”.
“Non ti
conosco ma ti amo.
Non ti
conosco, ma so tutto di te.
Non ti
conosco, ma ho la certezza che non mi tradirai.
Non ti
conosco, ma so che mi insegnerai a farlo”.
Queste erano solo frasi,
parole, sillabe che
frullavano per la testa del giovane incastrato tra il materasso e le
mani
pungenti e sicure di Payne.
E quando –
Sono qui per te- gli sussurrò, buttando all’aria
la sottile canottiera che le
amiche avevano fatto indossare a Pierre per la scommessa, ogni
inibizione sparì
totalmente in entrambi.
- Sei una
bellissima principessa, la mia principessa-
soffiò Payne, mentre scendendo a lambirgli un
capezzolo già turgido cominciò
subito a sbottonare i pantaloni all’altro e :
- Sono un
uomo vestito da donna per una stupida scommessa. Quindi, non- sono-
una-
principessa!- sbottò l’altro, scandendo
accuratamente ogni singola parola e
tentando, in vano, di sfilare i polsi sottili dai magneti che lo
tenevano fermo
al letto.
- Allora sei
il mio principe? – solleticandogli un poco il basso ventre,
Liam scese sempre
più giù, giocoso, con la lingua e –
principe?- chiese con sarcasmo, ma
curiosità per come stavano evolvendo gli eventi.
E Pierre si
lasciò cullare da quella lingua che in una lunga ed
estenuante tortura aveva
cominciato a simulare un amplesso nel suo ombelico.
- Si, il mio
principe. Tu sei il mio principe ed io sono il tuo umile servo- il
rosso storse
il naso in disapprovazione, forse, anche se non poteva dire gli dessero
fastidio tutte quelle attenzioni e- quindi adesso lasciami fare-
osservando il
corpo statuario di Liam muoversi su e giù sul suo bacino,
Pierre affondò le
mani tra i capelli corti del castano, tirandolo giù verso il
basso.
-
Impaziente, eh?- sorridendo,
il servo
andò ad accarezzare le gote del padrone, accontentandolo e
portandolo presto in
un mondo magico, un mondo fatto di palazzi di cristallo, sorrisi e
felicità, un
mondo tutto loro in cui anche i loro cuori si intrecciarono, uniti dal
battito
accelerato e dalle guance rosse,non solo per lo sforzo, ma per un
sentimento
appena nato e che, allo stesso tempo, sentivano entrambi di provare da
tempo.
E – noi
siamo uniti – un sussurro, un sussurro da parte del castano
che, buttando la
testa all’indietro dal piacere, tolse i ferri di cavallo
poggiati ai lati dei
piedi e delle braccia dell’altro ragazzo, ormai sovrastato da
un canto sommesso
dovuto a quell’unione di anime che si era appena instaurata
tra i due.
- Uniti? –
non appena ripreso fiato, anche Pierre riuscì a dire
qualcosa.
- Sì- e
indicando la scritta che il giovane aveva all’interno del
braccio destro, “Everything
I wanted but nothing I'll ever
need!”, Liam vi accostò il suo che
portava la medesima scritta.
A quella
visione, trascurata in precedenza a causa della foga del momento,
Pierre sgranò
gli occhi e, sorridendo, di istinto quasi, si lasciò ancora
una volta cullare
da quella bocca che gli stava mordendo un lobo dell’orecchio,
mentre le loro
dita, ormai intrecciate, li trascinavano nel mondo dei sogni, insieme.
E mentre –
poi ti spiego-si sentì volare per la camera.
Un silenzio, non
tombale, non triste, non solo, ma pieno, penetrò
tra le pareti della stanza, portandoli entrambi in quello stato di
serenità, di
sonno, di beatitudine, l’uno nelle braccia
dell’altro.
- Giorno mio
principe – sentendo un dolce aroma, speziato, forse, un odore
forte e pungente
di caffè, Pierre si svegliò, con le coperte
addosso ed un lieve spiffero di
aria a passare per la finestra appena aperta.
Quando il
castano se ne accorse: - vuoi … vuoi che la chiuda?-
- No-
sedendosi e poggiandosi allo schienale rialzato dietro al letto
– tranquillo –
prese la bevanda che l’altro gli aveva porto e –
vuoi che ti spieghi? – disse
il castano, ormai rassegnato a doversi rivelare per quello che era.
- Si,
sarebbe preferibile non credi?- disse Pierre ridacchiando appena per la
faccia
quasi comica che Liam
aveva fatto.
Liam prese
allora a raccontare, cercando di rilassarsi il più possibile
e di non far
divenire la situazione tesa.
- Dunque: io
sono Liam Payne – cominciò e –
sì, questo lo so- sorrise l’altro per poi fargli
cenno di continuare.
- E sono …
-
prese un lungo e duraturo respiro,quasi non sapesse nemmeno lui davvero
cosa
fare o cosa dire.
- Sono la
tua anima gemella – lo disse, lo disse tutto d’un
fiato, attendendo una
risposta negativa o positiva che fosse dall’altro.
- Ma che
diavolo stai dicendo! – proruppe ironico il rosso.
- Se ci
conosciamo appena – sorridendo, andò ad avvolgere
le dita attorno alla tazza,
in attesa che l’altro parlasse e si spiegasse meglio.
- Oh andiamo
e questi come li spieghi?- tirandolo per il braccio, facendogli quasi
male, gli
mostrò nuovamente i loro tatuaggi, coincidenti e –
coincidenze- disse infatti
il rosso.
- No, non lo
sono! Io sapevo benissimo che tu ti saresti trovato lì, in
quel parco, con
quella bicicletta a quell’ora e che saresti caduto, per
questo sono venuto in
tuo soccorso. Ti ho cercato così a lungo, sai?-
Prima di
continuare, sotto lo sguardo attonito dell’altro, Liam prese
un lungo respiro e
si concesse quanto bastava per partire a parlare a macchinetta: - Vedi noi siamo
anime gemelle perché siamo
legati da quel legame indissolubile che solo noi possediamo:io manipolo la materia, tu la mente.
E so che
quello che ti sto dicendo ti sconvolgerà, ma … -
non fece a tempo a finire, che
l’altro si era alzato di scatto, facendo
cadere la coperta e mostrando un fisico coperto di soli boxer.
- Non mi
prendere in giro Liam! Tutto questo è … assurdo!-
a quel gesto, repentino, il
castano lo prese per il polso e :
- Posso
farti una domanda? Tu credi nei sogni?- non appena lo vide annuire,
continuò –
e allora perché non puoi credere che siamo destinati a stare
insieme? Non sai
per quanto ti ho cercato, in lungo e in largo. Tu sei la persona che sa
leggere
nell’anima della gente, sei quella persona che può
vedere come sono davvero le
persone solo guardandole negli occhi, per cui, per cui guardami. Senti
il mio
cuore che batte all’unisono con il tuo: noi
siamo una sola anima, Pierre –
E senza
neanche dargli il tempo di controbattere, se lo portò
addosso e lo baciò con
un’intensità tale da portarlo a gemere
dall’emozione.
- Noi siamo
un’anima sola – ribadì poi ansimante; la
presa stretta ormai era divenuta
lenta, le ginocchia erano molli e i cuori sembravano essere usciti
fuori dal
petto.
- Una sola,
una sola, una so..- e più lo ripeteva, più le
lacrime spingevano per uscire,
più le bocche si riavvicinavano e le mani si cercavano.
- Ti amo- a
fior di labbra, un soffio, un sussurro, una sicurezza: amore.
Ma - io..-
allontanandosi, spaesato, Pierre finì per inciampare e
cadere sul letto, i
capelli scompigliati tra le lenzuola bianche e i cuscini stropicciati
sotto il
suo peso.
- Tu?-
avvicinandosi, piano, Liam rise e sorrise: lo
leggeva.
Già, per
una
volta era lui a leggere qualcosa in qualcun altro, non a bloccare il
tempo come
a voler sfuggire dalla realtà che lo circondava.
Aveva un
dono, eppure non lo aveva mai usato nel modo appropriato; non
perché non
volesse, ma perché non aveva mai incontrato chi gli desse
motivo per farlo.
Ed ora, ora
che aveva trovato
qualcuno che gli
aveva dato quel motivo, non lo avrebbe mai lasciato andare.
Così, stretto nei
suoi pensieri, Liam li fece ricongiungere,fece ricongiungere nuovamente
i pezzi
del puzzle, ricomponendolo pezzo per pezzo, bacio per bacio, giorno per
giorno.
Non esisteva più tempo,
non esisteva più spazio.
Non esisteva
più alcun io, alcun tu, ma neanche un “noi”.
No,loro non
erano un “noi”, loro erano anima, erano amore, erano mente
e corpo,
tempo
e spazio,
erano una persona,
un individuo.
Loro insieme
erano speciali
e lo avevano ormai capito entrambi quando, tremolanti
per il freddo, si rifugiarono
sotto il
getto caldo della doccia, per nulla volenterosi di uscire,
nell’abbraccio
ancora più bollente dell’acqua stessa.
Perché non
esisteva ormai neanche uno spruzzo che potesse essere anche minimamente
tiepido, perché quando il sentimento brucia così
all’improvviso, è solo colpo
di fulmine e si sa che dai fulmini nessuno può scappare.
Perché
quando -meno male che hai fatto quella scommessa- Liam disse
esattamente un
anno dopo, mentre, seduti su quello stesso prato, nello stesso punto in
cui
Pierre stava per cadere l’anno prima, il tempo bloccato, con
la luce del giorno
dello stesso colore di una fotografia, ormai era chiaro che non si
sarebbero
mai lasciati.
Perché , a
volte, bisognerebbe credere anche nel per sempre.
Perché, a
volte, bisognerebbe anche credere nel sentimento,
perché a
volte l’amore ci insegna che siamo noi a scegliere il nostro
futuro,
perché se
non si prende la palla al balzo,
poi
il treno passa e noi rischiamo di rimanere
soli.
Perché bastò solo un “già” appena biascicato sulla punta rossa dell’orecchio del suo amante, per far sorridere Liam quel tanto per leggere tra le righe quei mille “ti amo” non detti.
Si veramente, forse, sarebbe più corretto dire buon giorno dato che sono quasi le due, ma sapete stasera fat è tornata all'una dal bowling ed era talmente eccitata che ha deciso di non avere più sonno, per cui eccola qua a postare qualcosa che più rilegge e più non le piace.
Detto questo, perchè sto parlando di me stessa in terza persona?
Arcano mistero! Se qualcuno ha la risposta me la dia *alza la manina. Poi la riabbassa perchè tutti la guardano storto*
Lo so che non sono per nulla simpatica, ma è pur sempre l'una e quarantanove minuti, al momento almeno perchè quando posterò non credo credo che sarà ancora la stessa XD *capitan ovvio!*
Sapete era da un po' che non facevo un angolo autore "decente" *come se questo lo sia*, per cui lasciatemi parlare please * occhioni dolci*
Tanto siete liberi di non leggere.
Dunque spendiamo due parole su questa os?
*ora mi buttano i pomodori addosso,lo sento*
Dunque non ho la più pallida idea di quanto io ci abbia messo per scrivere questa os che, rileggendo, mi sono accorta essere piena di errori OO .
Ho tentato di correggerli, ma non garantisco nulla -.-"
Ho provato anche a fare il titolo in modo "carino", ci ho provato con il supporto di mia sorella che consigliava, ma ho fatto tutto da sola e credetemi per me fare anche qualcosa di così semplice non è per nulla semplice per l'appunto.
Vorrei ringraziare tantissimo _Alexld per la pazienza che ha avuto nel betarmi la storia, perchè senza il suo aiuto sarebbe stata anche peggio di così!Giuro, volete che vi faccia vedere le sue correzioni? Erano più le parti in rosso che quelle verdi OO il che mi fa pensare a qauanta pena facesse XXD
Ok, non ho altro da aggiungere, solo passate da quel meraviglioso ragazzo! ^^
Non faccio altra pubblicità oggi, perchè...beh perchè non nè ho voglia e non mi sembra il caso u.u
Anyway vorrei augurare a tutti quelli che si stanno subendo queste scempiaggini, di trovare nella loro vita un supporto, qualcuno che li faccia sentire amati, perchè io penso, magari ingenuamente, ma lo penso, che siamo stati concepiti per amare e per odiare.
Ma in fondo, l'odio lo vedo come una faccia dell'amore. Spesso ci convinciamo di odiare qualcuno, ma poi capita che stringiamo con lui/lei un legame che forse sarà indissolubile. Ma questa è solo la mia stupida ideaa. Comunque vi dico che a me è capitato ed una persona che pensavo di odiare, ora è la mia migliore amica XXD
Ora la finisco qui perchè questo angolo autore è immenso O.O
Se volete contattarmi o farmi domande di qualunque tipo, va bene qui:
Cilyan
UN bacione ed un abbraccio
fat <3
p.s. lo so che la layut fa pena, ma prima o poi imparerò giuro -.-"
Spero di aver corretto nel modo appropriato gli errori...in caso mi scuso immensamente <3