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Autore: Prima    03/02/2013    0 recensioni
"Si volta verso me guardandomi dritta negli occhi. I nostri sguardi si incontrano per qualche secondo. Riesco a farle capire che sto dicendo la verità e lei mi crede. Lo capisco perché adesso non mi guarda più con sfida, ma con dolcezza. Con quell'amara dolcezza della sconfitta. Quella che provi solo se ti fidi ciecamente di una persona. Quella che sta provando lei perché si fida ciecamente di me."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sedicesima poltrona a destra. Mia sorella è alla ventiquattresima a sinistra. Meglio: così non sento la sua noiosissima voce e non vedo il suo viso per tutto il viaggio. C'è ancora gente che si alza, si sposta, parla, urla e il treno partirà fra meno di un minuto. Vabbè, fatti loro. Guardo fuori, così, per perdermi in un... bruttissimo panorama. Questa città è tutta grigia. Case, case, case. A volte vorrei vedere un po' di verde, qualche colore in più. Meno male che vado via per un giorno intero. Anche se c'è una cosa che mi dispiace: Miriam. E mentre penso questo, sento il cellulare vibrare. Lo prendo e, sì, è lei.
"Buongiorno Ele... hai visto? Mi sono alzata alle 7, stamattina. Nonostante sia domenica. E la domenica, come il sabato, SI DORME. Ma ho pensato che mandarti un messaggino prima che tu vada in quel paesino sperduto per tutto il giorno senza sentirci... ti avrebbe fatto piacere. Sai che ti dico? Già mi manchi. E' strano senza te. Sei sempre qui, con me, in ogni istante. Anche quando magari, neanche ti voglio. Ma no, tu sei qui e non mi lasci mai. Mi dai quella sensazione di presenza continua che mai nessuno era riuscito a darmi. E come fai... lo sai solo tu. Quando mi guardi, il resto del mondo scompare per un po'. E sai che ti dico, ancora? Ti amo... Stammi bene. Miri tua."
Rimetto il cellulare in tasca. Guardo fuori con uno strano sorriso sulla faccia e... oh, guarda! Ma che bel panorama! Un vastissimo prato verde con fiori di svariati colori attrae il mio sguardo, ed un bellissimo sfondo fa sì che questa immagine rimanga impressa nella mia mente. Montagne altissime, piene di neve. Neve fredda, gelida, compatta. Neve che non si scioglierà mai. Come la nostra amicizia, quella mia e di Miriam, che non finirà mai. Troppo forte per sciogliersi... E mentre tutti questi pensieri rimbombano nella mia testa come la musica più bella che avessi mai sentito, sento una voce che mi chiede di 'farmi un po' più il là'. Mi giro di scatto e vedo un vecchio, sulla settantinta, o se ne ha di meno, beh, li porta veramente male. Ha addosso un lungo cappotto nero, a cui mancano i primi due bottoni. Riesco, in questo modo, a intravedere una cravatta rosso sangue, abbinata per niente agli scarponi verde pisello. Mentre continuo a cogliere ogni suo piccolo particolare, noto che anche lui mi guarda. Mi sorride. Ricambio il sorriso e mi rigiro verso la finestra come se un vecchio dal cappotto nero, con una cravatta rosso sangue e degli scarponi verde pisello si fosse seduto affianco a me.
"Ciao signorina".
Lo sapevo. 
"Uhm, salve.."
Sforzo un sorriso, ma riesco solamente a fare una smorfia.
"Chi sei?"
"...Eleonora."
"Come mia nipote!"
Ora un sorriso riesco a farglielo, ma, completamente disinteressata da questa conversazione, mi volto di nuovo verso la finestra, per pensare a cosa rispondere al messaggio di Miriam.
"Ma lei è... come dire? Più socievole..."
Eccolo. Di nuovo. Ma a me cosa interessa? Ma soprattutto: come si permette?!
"Grazie.", rispondo, con una lieve voce di fastidio.
"Ma no, non te la prendere. E' solo che sembra così."
"Le assicuro che sono molto socievole, invece. Ma stavo pensando ad altro."
"A cosa?"
"A cosa rispondere ad un messaggio che mi è appena arrivato."
Il nonnino sembra essere eccitato da questa nostra conversazione, che per me, invece, non ha alcun senso. 
"E chi è? Il fidanzatino?"
Scoppia a ridere sguaiatamente. Una donna, sulla trentina, seduta davanti a noi, si volta di scatto. Vedendo il nonno ridere, si nasconde sotto la sciarpa sghignazzando un po'. Io, invece, non capisco il perché di tutto questo frastuono, e alzando un po' il tono della voce per farlo calmare, rispondo:
"No, la mia migliore amica."
"Hai una migliore amica?"
"Chi non ne ha una?" rispondo istintivamente.
"Io."
Vedo che abbassa lo sguardo, come rattristito. Non capisco se mi fa pena, o tenerezza. Poi alza di scatto la testa e con faccia entusiasta esclama: 
"Ma sinceramente non mi interessa neanche averne una."
"Ce l'ha mai avuta?"
"Chi?"
"Lei."
"Ma lei chi?"
"Lei... Cioè tu. Le sto dando del lei."
"Ah! Ma no, chiamami Gianluigi."
"Ok... Ce l'hai mai avuta, una migliore amica?"
"No. Non mi è mai interessato. Le donne mi importavano solo come... Come donne, mogli; come qualcuno da sposare. Ed era così per tutti. Non voglio che tu pensi che io sia un maschilista che crede che le donne non servano, ma di migliori amici ai miei tempi non se ne avevano. Cioè, in realtà, di migliori amiche. Non servivano a niente."
"Invece adesso servono, sai?"
"A cosa?"
"Quando senti il bisogno di dire qualcosa, lo racconti a lei. Quando senti il bisogno di abbracciare qualcuno, abbracci lei. Quando senti il bisogno di parlare con qualcuno, parli con lei. Quando senti il bisogno di fare qualsiasi cosa, lo fai con lei. L'unica persona al mondo che non è un'amica, nemmeno una sorella. E' una migliore amica."
Mi guarda negli occhi. Sembra imbambolato. Non capisco se lo è perché è un povero nonnetto stupido o perché sto dicendo qualcosa che l'ha toccato nel profondo. 
"Sa tutto di te?" mi domanda.
Istintivamente rispondo 'sì'. Poi mi guarda e, sedendosi comodo sulla poltrona del treno, mi dice:
"Bello. Ora che ci penso, mi sarebbe piaciuto avere una migliore amica. Il punto è che io sono un tipo troppo riservato. Sai, io sono malato... Ho una grave malattia, da quando sono giovane. Ma non voglio stare qui a raccontarti cos'ho e come ce l'ho avuto. Voglio solo dirti che, beh, sì, non ho mai avuto una migliore amica perché mi vergognavo a raccontare quello che avevo. Avevo paura che questa mia migliore amica sarebbe potuta andare via, dopo averlo saputo. Così ho preferito non avere niente, che avere, e poi perdere."
Il mio cuore si è bloccato per alcuni secondi. Le mani mi tremano e ho i brividi sulla schiena. In bocca non ho più saliva e non riesco più a dire niente. Poi vedo mia sorella che mi fa cenno di prendere la mia roba ed andare con lei. Così raccatto tutto, saluto Gianluigi e, prima che oltrepasso il vagone, sento la sua voce. Urla:"Ehy, ragazzina?! El.. Elena..? Scusa, signorina?!", così, mi volto. Mi sorride e dal labiale capisco che mi dice:"Grazie". Non so per cosa, ma sorrido e lo ringrazio anch'io.
  
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