~ Occhi Di Biglia ~
Sono solo un pupazzo dalle fattezze buffe.
Occhi di biglia, vedono.
Orecchie di pezza, ascoltano.
Bocca di spesso filo nero, non articola parole.
Corpicino di stoffa, imbottito di lana, non
sente nulla.
Se qualcuno provasse a strapparmi il
cuore, ammesso che n’abbia uno, probabilmente non avvertirebbe niente.
Sono già stato rattoppato molte volte, nel corso
degli anni.
Logoro e inutile.
Anche se nessuno mi ascolterà, perchè
nessuno può sentirmi.
Voglio raccontare quella storia, perché sento d’essere
l’unico a poterlo fare.
Ero qui da prima che lui nascesse.
Ascoltavo quieto sua madre, donna
bellissima con i capelli del colore del grano e gli occhi più dolci che io
avessi mai visto. Lei voleva un altro bimbo, il terzo. Avrebbe tanto voluto che
fosse un maschio. Mi aveva preso per lui. La sentivo sussurrare al marito che
avrebbe amato quel figlio con tutta se stessa, con ogni fibra del suo corpo.
Sembrava ‘felice’.
Io non conosco la felicità, per il semplice fatto
che io non provo sentimenti, ma lei lo sembrava
davvero.
Le cose cambiarono nel giro di qualche mese. I suoi occhi,
addolciti dalla dolce attesa, s’illuminarono di una luce sinistra.
Quello non era lo sguardo di una donna incinta.
Se fossi vivo, penso che avrei
provato molta paura.
Stavo sul suo letto, appoggiato tra i due grandi
guanciali. L’avevo vista colpire il grande specchio della camera e
leccarsi amaramente la mano sanguinante. Fino ad allora,
aveva passato ore ed ore davanti a quella superficie riflettente, carezzandosi
dolcemente il grembo che ospitava il suo bambino.
Da lì la situazione peggiorò di giorno in
giorno. Karura -così avevo
sentito chiamarla- era completamente cambiata.
Non giocava con i suoi due bambini.
Non parlava dolcemente al suo compagno.
Non sorrideva.
Non più.
In quel momento, non capii.
Un giorno entrò nella stanza in cui mi aveva messo
appena comprato, in attesa del suo piccolo. Lo guardo gelido si era sciolto in una disperazione più
totale. Mi prese con mani delicate da sotto le zampette, sollevandomi.
Ovviamente, non provai nulla.
Lei invece sembrava travolta da
una miriade di sensazioni contrastanti. Piangeva e rideva insieme, stringendomi forte.
“Perché vuole farmi
questo?”
Riuscii a distinguere tra un singhiozzo e l’altro.
“Il mio bambino…”
Ancora lacrime.
“Perché…
perché…?”
Singhiozzi soffocati contro la mia pancia.
“Chi gli starà vicino
quando non ci sarò?”
Occhi chiusi e brucianti.
“Come possono fare questo al mio bambino?”
Urla disperate.
Quella fu solo la prima di una lunga, lunga
serie d’interminabili ore.
Poco meno di due mesi più tardi, non vidi
più Karuka. Solo visi addolorati
in una casa avvolta dal silenzio, pur essendo abitata. Nessuno
giocò mai con me. Vedevo il suo bambino crescere, come avrebbe voluto
fare lei.
Nessuno lo avrebbe mai amato
Io non provo emozioni, eppure questo lo capisco
bene.
Oh, se solo potessi parlare, gli avrei ripetuto fino allo
sfinimento di quanto la sua mamma lo avesse desiderato e di quanto
l’avesse amato.
Ora capivo, nei gesti del piccolo, che ero
l’unico a fargli compagnia. Sentivo le sue manine stringermi forte.
Anche se io sono un pupazzo, anche se
io non provo niente, sentii qualcosa stringersi dentro di me in una piccola
morsa.
Mi teneva sempre con se.
Avrei voluto fare di più, ma io sono
solo un involucro di stoffa pieno d’imbottitura. E
allora ho lasciato che mi coccolasse, nel tentativo di ricavarne affetto. Io
non potevo dargli l’affetto che avrebbe voluto. Io non potevo donargli
l’amore di cui aveva così tanto bisogno. Ma gli sono stato sempre vicino, come Karura
avrebbe voluto.
L’ho visto piangere, trovandosi da solo.
L’ho visto sorridere, cercando quell’amore
che non avrebbe mai avuto.
L’ho visto soffrire, non trovando nulla a cui
aggrapparsi.
L’ho visto uccidere, giustificando nella propria
esistenza.
L’ho visto crescere e che questo vi basti.
Il mio corpo è di stoffa, le mie
orecchie udenti sono di pezza, la mia bocca tacente è di filo, il mio
cuore insensibile è un ammasso informe di lana.
Eppure ho potuto raccontarvi tutto
questo.
Dietro questi occhi di biglia.
~ Fine ~
Nashiko:
ecco come mi immagino il passato di Gaara, visto con
gli occhi del suo orsacchiotto. L’ho scritta di getto e senza pensare.
Non so
perché mi sia venuta in mente di scrivere una cosa del genere… e,
detto sinceramente, adesso vado a buttare i miei peluche
T_T stanno cominciando a inquietarmi
O_O’’’
Spero vi
sia piaciuta!
Continuate
a seguire i miei deliri mentali XD GRAZIE!!!