"Ti
ricordi la neve, Al?"
A volte le
domande di Ed sono strane, come anomali a volte sono i
suoi occhi.
Quelle
fonti ambrate che guardano e assorbono e capiscono e bramano di sapere.
O che
scintillano.
Piccole
luci di gioia, tristezza, odio, rabbia.
(Perchè
lui è solo capace di sentimenti forti.)
O, come
adesso, di qualcosa d'inspiegabile.
"Ti
ricordi com'è, Al?"
Sdraiato
sul letto, ancora vestito, le mani dietro la nuca a giocare coi
fili d'oro, lo sguardo sul soffitto, poi subito verso il fratello. Al contenitore
del fratello.
"Sì,
ovvio, niisan."
"Ti
ricordi com'era bella?"
"Sì,
niisan."
E si
limita ad annuire, senza comprendere dove l'Alchimista vuole arrivare.
"Riesci
a ricordare la sensazione di freddo sulla pelle? E
quel dolore alle mani quando ne tenevi troppa tra le dita? Te lo ricordi,
eh?"
Ed è una
pugnalata al cuore.
A quel
cuore che realmente non batte - ma lì, lì sta il
dolore dei ricordi sopiti che Edward fa tornare alla luce come dolori mai
sconfitti.
"Niisan..."
"Non
ti ricordi? Gli odori, le sensazioni... niente, Al?"
Ed è un
infinito coltello nella piaga. Sale su una ferita che non ha mai smesso di
sanguinare.
"Niisan..."
E la
supplica che ancora rimbalza nell'aria di smetterla lì, di non ferirlo ancor di
più.
E i piedi
ora nudi di Edward che toccano il pavimento e lievi,
cristo quant'è dimagrito, giungono fino a lui.
"Non
ricordi più nulla? Non provi più nulla?"
E sembra
come impazzito.
Uscito di testa.
Entra nel
letto del fratello, sale a cavalcioni sulla sua
armatura.
Ne tiene la
testa tra le mani.
E lo
fissa, con quei suoi occhi che brillano di non si sa che.
"Non
ti ricordi per nulla la neve? E il freddo?"
E la
lingua esce dalle labbra, per andare a saggiare il freddo anonimo del metallo.
"Quindi non conosci il freddo di cui sei composto?"
Lappa,
lappa.
"Non
te lo ricordi?"
Occhi
semichiusi.
"E non rimembri il calore? Non ricordi il tepore delle
carezze umane? E non sai come sono..."
Prende la
sua mano, enorme di ferro, e se la mette sul petto.
"Non
sai come sono caldo io, ora...?"
D'improvviso
è la schiena a percepire il gelo del pavimento.
"Niisan,
che diavolo...?!"
E lo
guarda.
E non
trova risposta.
Non sa che
pronunciare.
Cristo, sta
impazzendo.
"Non
provi nulla, Al...?"
E si
piega su se stesso.
Tremolante.
Ma non
piange.
Dio, sono
anni che non lo fa.
E si
morde le labbra.
Sanguinano, hanno il colore del suo mantello.
Dio, in
quel corpo di metallo ha visto quello di carne e sangue e vita e linfa vitale di Al.
Quello
vero.
"Al, non ti ricordi del calore di tuo fratello...?"
E di
nuovo sale e acido e dolore.