Nell’aula regnava il silenzio, l’unico fastidioso rumore era la penna della professoressa che batteva ripetutamente sulla cattedra. I pochi che erano rimasti nella stanza si concentravano più sulla lancetta dell’orologio la quale segnava che mancavano poco più di cinque minuti alla fine dell’ora. Victoria, stanca di fissare le poche righe che aveva scritto sulla prima guerra mondiale in europa, si alzò, consegnò il foglio, e sotto lo sguardo impietrito dei compagni di classe lasciò l’aula.  Attraversò il lungo corridoio dell’ala nord della scuola, andò al suo armadietto e lasciò i libri.
R: “ Ehi Vicky,  com’è andato il compito? “
V: “ Quante volte ti ho detto di non comparirmi davanti dal nulla?! Comunque, non saprei, sapevo tutto ma non avevo voglia di scrivere. “
R: “ Quanto sei stupida ahahaha. Em, domani sera, alla festa del tuo compleanno viene anche Colton?   “
V: “ Penso si “
R: “ Bene, spero sia la volta buona. “
V: “ Ormai è un anno che gli vai dietro Reb, penso se ne sia anche accorto visto che a chimica gli ti metti sempre vicino ahaha”
R:” Oh andiamo non è così evidente… è bellissimo, ha un non so che di vampiresco”
V:” Allora non ti conviene stargli vicino quando hai il ciclo. “
 
Rebecca era la classica ragazza bella, mora,  appariscente e intelligente, capelli sempre perfetti, in continuo litigio con la sua più grande rivale, Lively, una ragazzina stupida e presuntuosa però per quasi tutti i ragazzi della scuola, era miss America. 
Reb e Vicky, amiche per la pelle per più di tredici anni, due caratteri completamente diversi ma stranamente uguali.  Victoria,  era il sole in persona, difficile era  vederla col gli occhi lucidi, o per lo meno in pubblico. Non aveva mai avuto un ragazzo, un primo bacio si, ma un bacio di quelli che si danno alle feste quando hai bevuto qualche bicchiere di troppo. Amava i vestiti (aveva un armadio immenso), il vintage, il lupi,  ma la sua più grande passione era la pallavolo.  Domani 12 maggio era il suo 17esimo compleanno,  e non vedeva l’ora che la festa che aveva organizzato avesse inizio. 
 
La mattina dopo,  aprendo gli occhi vide sua madre che aveva in mano un vassoio color rosso (il colore preferito di Victoria) con sopra una gigantesca tazza di latte e cacao, un cornetto ripieno di cioccolata con sopra una candelina rosa e un bicchiere di spremuta d’arancia,
A/G:” Auguri amore! “ dissero i genitori.
V: “ Oddio, grazie! “ spense la candelina e dopo aver salutato Giacomo ( il padre) iniziò a mangiare. 
 
Uscì dalla sua amata casa stile italiano color ocra, e con un sorriso sulle labbra guardò il tiepido sole mattutino primaverile e andò alla fermata dell’autobus. 
 
Trovò l’armadietto completamente ricoperto di post it colorati con su scritto “ Auguri! “
 
Dopo una mattinata di abbracci e orecchie rosse, tornò a casa e trovo una chiamata per lei su Skype: erano i parenti italiani che chiamavano direttamente da Roma per fargli gli auguri. 
 
V:” Grazie zia, ti voglio bene anche io! Primo o poi tornerò ahah “
 
Si sentì girare un po’ la testa, e per evitare qualsiasi inconveniente 6 ore prima della sua festa si distese sul letto ma si sentì perdere i sensi.