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Autore: Eliessa    03/02/2013    2 recensioni
La famiglia Cesaroni oramai sembra aver ritrovato la sua stabilità nel quartiere della Garbatella; mentre Marco ed Eva che orami sono una coppia anzi una famiglia insieme alla loro Marta, si sono trasferiti all’estero. Il destino per loro però sa essere molto crudele. Riusciranno ad essere uniti anche quando tutto inizia ad andare per il verso sbagliato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ti amo. Anche io.
 
 
 
Si dice spesso che: “Un messaggio ti cambia la vita” e per Marco fu così.
Quel messaggio di Eva lo cambiò totalmente. Era sicuro che volesse vederlo per chiarire il loro futuro.
Così Marco continuò a lavorare aspettando sia la fatidica ora per uscire dalla bottiglieria ed andare al ristorante, sia aspettava il padre o suo zio Cesare che lo sostituissero per aspettare un amico che gli portasse il vino.
Ma con il passare delle ore nessuno dei tre si vide arrivare. Marco era solo in bottiglieria.
Erano le 12 e nella bottiglieria Cesaroni erano presenti solo lui ed i clienti.
Non sarebbe potuto andare al ristorante. Quella era la sua ultima occasione per chiarire con Eva e lui stava rischiando di perderla.
Le 12.15. La situazione era rimasta invariata, anzi quel giorno sembrava che gli abitanti della Garbatella ce l’avessero con Marco perché andarono tutti in Bottiglieria, chi a chiedere un po’ di vino, chi a mangiare.
Le 12.20. Marco inviò un messaggio ad Eva: “Sono solo in Bottiglieria ed è piena, perché non vieni tu da me? Perdonami.”
Le 12.22. Eva rispose al messaggio: “No, preferisco a questo punto rimanere da Carlotta, anche perché mamma mi sta portando Marta qui. “Ci vediamo dopo a casa, al massimo andiamo a cena insieme. Il ristorante non scappa.”
Dalla sua risposta Marco capì che Eva non era arrabbiata. Forse per l’ennesima volta non tutto era perso, bisognava solo aspettare.
Verso l’una e mezza la bottiglieria era vuota e Marco tornò a casa.
-Water, ma che ci fai qui?-chiese Marco all’amico non appena aprì la porta
-Sono venuto a prendere questi-rispose Walter facendo una delle sue tante buffe smorfie. -Marta è a casa con noi insieme ad Eva e si è rovesciata del succo addosso, così sono venuto a prenderle il cambio. Piuttosto, so che dovevate andare a ristornate.-
-Già, lasciamo perdere. Oggi che dovevo uscire con Eva ero solo in bottiglieria e per di più era anche piena di gente.-
-E perché non vieni con me a casa?-
-No, facciamo una cosa, tu ritorna a casa e non dire ad Eva che mi hai incontrato. Io nel frattempo vado a farmi una bella doccia e magari a ristorante con Eva ci vado questa sera.-
-D’accordo, a patto che mi prometti che questa sera dirai ad Eva di quanto sei stato…-
-Coglione?-aggiunse Marco.
-Ecco, bravo.-
-Va bene, ora torna a casa. Non vorrai che Marta rimanga ancora con i vestiti sporchi.-
-Tranquillo, le abbiamo adattato una maglia di Carlotta nell’urgenza. Ci sentiamo domani, e mi raccomando, voglio i dettagli su tutto.-
-Ok.-rispose Marco.
-Ciao pisellone.-rispose Walter, facendo il solito gesto che quasi rappresentava la loro amicizia. Venticinque lunghi anni che si conoscevano ed a momenti quasi vent’anni che si salutavano in quel modo.
-E ‘ste mani. T’e taglio qualche giorno.-
-Ci ma prima dovrai prendermi.-Finita la frase Walter uscì di casa, sotto lo sguardo di Marco. Senza rendersene conto sorrise ripensando all’amicizia con Walter e dopo averlo visto chiudere il cancello di casa, chiuse la porta e salì in camera a farsi una doccia e intanto mandò anche un messaggio ad Eva: “Ci ho ripensato, il nostro pranzo saltato diventa una cena. Ti aspetto.”
Sulle scale però, vide una calzina rosa. Era di Marta e sicuramente Walter l’aveva seminata durante la sua corsa. Marco la raccolse ed andò in mansarda a riporla nell’armadio.
Arrivato lì, vide sulla scrivania il diario di Eva.
Non l’aveva mai letto, ma in quel momento decise di farlo.
Prese quel diario nero tra le mani ed iniziò a leggerlo.
In alcuni momenti della sua vita, Eva aveva scritto molto, in altri invece no.
 La lettura di Marco passava tra i ricordi della gravidanza di Eva quando era incinta di Marta ed a starle vicino ci furono solo lui ed il suo amico Walter, alla nascita della bambina e l’inizio di una nuova vita che coincideva con le tappe dell’X-Tour. Poi il silenzio. Per alcuni mesi Eva non toccò il diario, se non per sfogarsi per il tradimento che aveva subito da parte di Marco.
In un primo momento non voleva più sentirlo, né vederlo, proprio come gli disse per telefono quando era a Venezia, ma finita la rabbia sentiva la mancanza del suo uomo ma non voleva ammetterlo, pensava di essere forte, ma invece cercava solo di apparire quello che non era, infatti appena lo vide in stazione cadde subito tra le sue braccia.
E poi di nuovo nulla fino al giorno in cui lui non l’aveva lasciata da sola a Londra.
Quella parte fu la più lunga e la più dolorosa da leggere.
Marco s’incanto su quelle pagine quasi fosse un droga. Restò a leggerle mezz’ora, perché da lì capiva la sofferenza di Eva. Non era vero che con Alex ci stava bene, non era vero che Alex era il suo compagno o che voleva rifarsi una vita con lui, no.
Eva ha visto in Alex solo un amico che nonostante tutto è riuscito a starle accanto, solo questo.
Tra le tante cose che c’erano scritte sul diario, una frase risaltò agli occhi di Marco:
“Ho bisogno di capire se sono ancora in grado di poter amare Marco, come una donna è in grado di amare il suo unico amore”.
Mentre continuava a leggere però, Eva fece ritorno con la sua piccola e si fermò in cucina.
Marco l’aveva sentita rientrare, così rispose il diario di Eva accuratamente sulla scrivania proprio come l’aveva trovato e scese subito da lei.
Arrivato in cucina vide Marta mangiare una merendina ed Eva davanti al frigo indecisa su cosa prendere per fare merenda.
-Fossi in te prenderei uno yogurt. È anche l’ultimo, non vorrei che Rudy domani sia più veloce di te.-
-Marco!-esclamò Eva incapace di dire altro.
-Ti va di parlare?-Eva annuì. Non aveva più voglia di tenergli muso. In fondo se Marco aveva le sue colpe, lei aveva le sue.- Siediamoci. Vvolevo parlare di noi. Noi inteso come coppia.-
-Io e te non siamo più una coppia.-
-Lo so. Non siamo una coppia perché anche questa volta sono scappato, ma se c’è anche una piccolissima possibilità che io posso far ancora parte della tua vita, aspetterò. Non m’importa quanto, aspetterò anche tutta la vita se serve, ma voglio saperlo.-
-Quando tu sei partito, ho capito ancora di più quanto sono stata cretina a tradirti quella notte, e quel giorno stesso ho scoperto che la tua assenza mi faceva male. Io non ce l’ho con te perché sei stata con Maya, o perché ti ha baciato quella notte davanti casa, io ce l’ho con me perché non ti ho cercato, perché ti ho lasciato andare via, e non avevo la forza di cercarti perché nel dolore ci stavo bene. Il bacio è stato solo la goccia che ha fatto cadere il vaso e tutta la ira è uscita fuori il quel momento.-
-Ed ora?-
-Ora non voglio più farmi del male da sola.-
-E posso essere io la tua salvezza?-Eva senza rispondere alla domanda, si ritrovò sulle labbra di Marco. –Riusciremo questa volta a non commettere nessun errore?-
-Sarei bugiardo se ti dicessi di no, però possiamo provarci.-Eva annuì. –Senti, io devo raggiungere mio padre in bottiglieria, ci vediamo dopo.-
-A dopo.-disse Eva per poi baciarlo di nuovo. Quello sembrava il momento giusto per dirgli della sua gravidanza, ma voleva aspettare. Quando gli ha detto di aspettare Marta i rapporti tra loro non erano dei migliori, per questo per dirgli di questa seconda gravidanza voleva che fosse tutto perfetto. Intanto Marco. Era un caldo pomeriggio di fine giugno e l’estate si stava facendo sentire in quella città. Una volta arrivato sulle scale che portavano alla bottiglieria, Marco ebbe un ripensamento.
Voleva parlare con il padre, voleva dirgli della decisione che avevano preso lui ed Eva, ma dentro di se aveva anche una grande paura, che non riusciva a confessare neanche a se stesso ed era convinto che l’unica persona che potesse aiutarlo era il padre.
Ma alla fine, senza neanche accorgersene, scese le scale, ed una volta trovatosi davanti la porta della bottiglieria, entrò senza problemi.
-Zio, c’è papà?-chiese Marco appena entrato.
-È in ufficio ora arriva.-
-Questa mattina niente colazione al castello reale? Non t’ha invitato la tua amica?-chiese Ezio a sfottò.
-Dai Ezio, oggi non è proprio giornata.-
-Marcolì-disse Giulio uscendo dall’ufficio. –Che succede?-
-Devo parlarti.  Hai un po’ di tempo?-
-Si certo, vieni sediamoci.-
-Qui? Non potremo andare in un altro posto?-chiese Marco con un viso in preda alla disperazione.
-Va bene. Cè, ce pensi tu alla bottiglieria?-
-Va tranquillo.-rispose Cesare, mentre Giulio prendeva il suo giubbino per poi uscire con il figlio.
Intanto per le vie dalla Garbatella Marco e Giulio camminavano e discutevano.
-Che dici se ci fermiamo qui e ci prendiamo un aperitivo?-il padre annuì. Si sedettero, aspettarono il cameriere, ordinarono e poi Marco iniziò a parlargli.
-Papà, ho bisogno di te.- iniziò Marco.
-Che succede Marco, mi spaventi.-
-Oggi quando sono rientrato a casa sono andato in mansarda e c’era il diario di Eva sulla scrivania. È stato più forte di me, così l’ho letto, anche se so di aver fatto una cazzata. Il suo diario non mi sono mai permesso di sfiorarlo, eppure oggi l’ho fatto e l’ultima pagina risaliva al giorno in cui ho lasciato lei e Marta a Londra da sole.-  Marco faceva fatica a parlare.
-E cosa c’era scritto?-
-Che ha sbagliato a lasciarmi, che quella notte con Alex è stato un errore. Quando l’ho lasciata hanno passato insieme qualche giorno, ma solo perchè lui le è stato accanto come amico. Lei voleva me.-
-E tu le hai parlato?-
-Si, anzi, abbiamo anche deciso di riprovarci, ma…-
-Cosa c’è che non va Marco? Mi sembra una bella notizia questa.-
-E lo è papà, credimi. Solo che mi chiedo se io saprò mai amare come… come tu ami Lucia. Si, ogni tanto litigate, ma almeno non vi siete mai fatti le corna a vicenda.-
-Ognuno ama a modo suo. L’amore non è uguale per tutti. Io amo Lucia immensamente, come tu ami Eva è questo è certo, ma magari quello che io faccio per Lucia ad Eva potrebbe non andare bene. Non c’è un manuale del perfetto amore, la vita di coppia non è facile come si pensa, bisogna essere complici, uniti ma soprattutto innamorati e se tradisci è perché tu lo vuoi. E questo lo so per esperienza personale, credimi. Ma soprattutto, sai perché io e Lucia dopo tutte le volte che abbiamo litigato siamo tornati insieme? Perché l’amore vince su tutto.-
-Papà, qual è il modo migliore per non commettere errori? O almeno riuscire ad essere come te.-
-Guarda che ala fine non sono un buon modello da seguire. Guarda i casini che combino con Ezio e zio Cesare e le litigate con Lucia. E poi neanche come padre sono un modello da seguire. Prendi Lucia con le figlie, lei ha basato il loro rapporto sul dialogo, io vi prendevo a cazzotti e basta.-
-Papà, tu non hai idea di quanto sei stato importante, anche e soprattutto dopo la morte di mamma. Non ti cambierei con il miglior padre del mondo papà, perché per me sei unico, speciale anche se spesso non te lo faccio capire.-
-Ma tu proprio oggi vuoi farmi piangere.- disse Giulio emozionato e con le lacrime agli occhi. –Senti, sai che facciamo? Chiama Eva, stasera ve ne andate a cena fuori o meglio, vi prendete qualche giorno tutto per voi. Aa Marta ci pensiamo io e Lucia.-
-Grazie papà.-rispose Marco. –Io ed Eva abbiamo proprio bisogno di qualche giorno tutto per noi.-
-Ma non ti ci abituare, mi raccomando.-risero insieme.



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Voglio fare un ringraziamento speciale a Chiaramad e minda92 che seguono da sempre questa mia storia.
Grazie di cuore!
Eliessa <3

   
 
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