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Autore: Lenni    03/02/2013    4 recensioni
Partecipa alla Think Angst Challenge | Skins Generation 1 - 2 - 3 ♥
#O1: Cook / Dr Foster - "Cook non credeva in Dio, Buddha o Allah: in quel momento avrebbe voluto esserne in grado più che mai."
#O2: Sid / Cassie - "Sei tu il mio fiore, Cassie."
#O3: Franky / Nick - "Ed è guardandola andar via che quel pensiero ti torna in mente, esattamente come quel giorno. Non l’hai neanche salutata."
#O4: Emily / Naomi - "Vola, Emily, vola: non importa avere le ali per farlo."
#O5: Chris / Jal - "Ti guardo, Chris, ed è straordinario il modo in cui sorridi sempre, anche quando va tutto a puttane."
#O6: Effy - "La paura si scioglie in lacrime di mascara e dolore: è inutile combattere, la guerra è finita."
#O8: Rich - "Lei è tua figlia. Lei è l'amore della mia vita."
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Set: 06
Frase: 08
Personaggi: Rich - Mr Blood - Grace (menzionata)
Prompt: "Non chiedere mai niente al mondo, solo te." - Replay, Samuele Bersani.
Raiting: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti: Spoiler
Note dell'Autrice: c'è modo per farmi perdonare di questo ritardo apocalittico? spero di sì D: ahimé, non ci sono motivazioni serie per la mia assenza, solo tanta pigrizia dovuta alla scuola asfissiante: dei tanti impegni, purtroppo questa challenge è passata in secondo piano. spero vogliate perdonarmi e che vi sia rimasta ancora un briciolino di voglia di continuare a leggere ... anyway, io amo Rich. penso di amarlo tanto quanto Chris, il che è tutto dire: credo sia il personaggio migliore della 3° generazione e, in tutta sincerità, questo è probabilmente il mio episodio preferito di sempre (6x02). c'è poco altro da aggiungere, se non che spero di non aver scritto una sequela di cazzate c: scappo, un bacio a tutti!



«Mi hai distrutto la casa, vedo.»
 
Blood non riesce neanche a guardarmi male, non trova la forza. 
 
«Mi dispiace.»
 
Non è vero. Lo so io e lo sa pure lui.
 
«Dov’è andata Grace?»
 
Non mi guarda, continua a incidersi i palmi delle mani con le unghie. Forse, scavando più in profondità, troverà quelle parole – quelle stesse parole che io non riesco neanche a pensare – che finora ha evitato di dirmi.
 
«Mi dispiace molto dirti … »
 
Gli dispiace stavolta. Lo so io e lo sa pure lui.
 
« … che purtroppo è morta ieri pomeriggio.»
 
Ancora con questa storia? Ma perché non smette di dire cazzate? Io la amo e lei mi ama: cosa c’è che non va? Che c’è di così difficile da accettare?
 
«Ci ho appena parlato.» gli dico «Ci parlo continuamente.»
 
Lui sorride, sempre con gli occhi bassi. «Anch’io. Cos’altro c’è rimasto da fare?»
 
Lei è tua figlia. Lei è l’amore della mia vita. Lei ha gli occhi belli. Lei deve finire il compito di musica. Lei deve accompagnarmi al concerto degli Slayer. Lei ha detto sì quando gliel’ho chiesto. E ha detto sì anche quando le ho chiesto di sposarmi. Lei balla sulle punte. Lei ti vuole bene. Lei mi ama.
 
C’è ancora molto altro da fare.
 
«Non si è mai svegliata dall’incidente, vero?»
 
Dobbiamo fare l’amore. Dobbiamo diplomarci. Dobbiamo andare a sentire gli Slayer.
 
C’è ancora molto altro da fare.
 
«È per questo che siamo andati in Svizzera.»
 
Anche voi due avete molte cose da fare …
 
«Per vedere se sarebbero riusciti a svegliarla. Volevo solo provarci, capisci?»
 
È pur sempre la tua bambina …
 
«Quindi, per tutto questo tempo, era … » comincio.
 
«Hanno detto che non c’era più nessuno lì dentro … »
 
Voi non la conoscete come la conosco io. 
Grace Blood, Grace Violet, Sub Rosa, sono nomi, solo nomi.
Ma io lo so, io la conosco. E lì dentro c’è tanto, c’è troppo, lì dentro è bello da far male.

«Ho pensato … »
 
Piantala, Blood. Piantala di parlare al passato.
 
« … cosa penserebbe di me se sapesse che ho staccato quella stupida spina?»
 
Come il mio amplificatore, se stacchi la spina non canta più.
 
«Cosa penserebbe?»
 
Così Grace, se stacchi la spina non vive più.
 
«Penserebbe che lei è suo padre» gli dico, di colpo adulto, «e che stava solo facendo il suo dovere.»
 
Blood, tornato bambino, piange ai piedi delle scale e sedendomi accanto a lui non posso fare a meno di chiederglielo:
 
«Lei mi amava, lo sa?»
 
Sono adulto, ora, perché vittima di questo parlare al passato – l’imperfetto del non poterla più avere vicina.
Blood annuisce, ma piange ancora. 
 
«Sì, è per questo che sono qui.»
 
La pace tra noi è sancita dalla mia mano sul suo braccio – è servito così tanto per poterci accettare?
 
«Io non capisco … » biascica a fatica. «Perché … lei era … perché si deve … »
 
«Non chiedere mai niente al mondo.» lo interrompo, stringendo la presa.
 
Blood tira su col naso, senza riuscire a guardarmi.
 
«Solo te. E il tuo perdono. Lei vorrebbe questo.»
 
Piange, piange, piange, perso in questo oceano di lacrime.
Ed io, ormai naufrago, mi lascio affondare.
  
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