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Autore: Subutai Khan    04/02/2013    2 recensioni
Vecchianza per tutti.
I giovinciuelli di Nerima crescono, si accoppiano, figliano e invecchiano.
Vediamo un po' cosa combinano. Perché non penserete che bastino un po' di acciacchi per fermare questi tizi scatenati, spero.
E preparatevi a conoscere Misaki ed Akira.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 maggio 2025.
“Da quant’è che non c’era una domenica così bella, qui a Nerima?”.
La domanda di Ryoga mi coglie impreparata. Non me la aspettavo, di solito non si sofferma sul tempo atmosferico. Con tutto quello che deve aver visto nella sua vita, nei viaggi di gioventù, lo facevo meno avvezzo a preoccuparsene.
“Parecchio, sì. Gli ultimi mesi sono stati piovosi. E ti hanno creato non pochi problemi, anche in campo lavorativo” ridacchio, ripensando a tutti i giorni in cui ha bellamente saltato il lavoro per evitare che i suoi colleghi lo vedessero trasformarsi in un porcellino nero mentre stava trasportando delle travi o mettendo la calce su dei mattoni.
“Ukyo, non sei divertente”.
“Divertente? Sono mai stata divertente negli ultimi quarant’anni?”.
“Non così poche volte come ti piace pensare. Ma questa non è una delle eccezioni”.
Il discorso è piacevole, abbastanza da farci andare addosso ad altre persone perché troppo distratti. A quanto pare non siamo gli unici che hanno deciso di approfittare del sole e del tepore, di questi giorni una rarità.
Uff. Questo è un bel problema: gestire una conversazione e nel contempo guidare quel cataclisma d’orientamento di Ryoga Hibiki assicurandosi che non si perda è impresa titanica. Ma per fortuna dovremmo essere quasi arrivati.
La prossima volta farò pressione a Ranma perché scelga un posto più vicino al ristorante. A meno che, conoscendolo, non l’abbia fatto apposta per mettermi in difficoltà con questa anti-bussola umana.
“Svoltiamo a destra, qui. A destra Ryoga, a destra”.
“Oh? Scusa, ero sovrappensiero”.
“Sì, certo. Sovrappensiero”.
Ora sei cattiva, Kuonji. È pur vero che, negli ultimi anni, ha perlomeno smesso di smarrirsi nel bagno. La sua maledizione di famiglia non se n’è andata, d’accordo, ma è almeno leggermente regredita. Quella di Jusenkyo non lo abbandonerà mai, temo, ma se non altro non è ereditaria.
Proseguiamo ancora un po’, il passo tranquillo. Non vedo perché non godersi la passeggiata senza fretta.
Eccoci. Caffè Nyan Nyan. Che nome insulso.
Fammi dare un’occhiata all’orologio. Uhm, le quattro e venti. Siamo un pochino in ritardo.
Entrando veniamo sommersi da una gazzarra indescrivibile: gente che urla, musica sin troppo alta e un viavai di cameriere vestite in un modo che te lo raccomando. Che razza di postaccio è questo? Cosa gli è saltato in testa a quel vecchio rimbambito?
Ci guardiamo attorno per individuarli... eccoli là in fondo, un po’ in disparte da tutto il trambusto.
Stringo più forte la mano di Ryoga, che impedito com’è saprebbe farsi risucchiare da quel delirio, e lo trascino verso il nostro obiettivo.
“Toh Akane, guarda chi è venuto a trovarci. Immagino che non siate in orario per colpa del maiale”. Oh Ranma, ti conosco da ormai cinquant’anni e sei sempre il solito buzzurro col cervello scollegato dalla bocca.
“E non trattar male P-chan” risponde lei, scocciata. Qualche lustro fa gli sarebbe arrivata una gomitata sul fianco.
Sono questi i momenti in cui realmente apprezzo come tutti i segreti, le bugie e i compromessi del passato sono stati portati alla luce e fatti a pezzi a colpi di accetta.
Akane ha scoperto tutto. Un giorno di ormai... uhm, venticinque? Trenta? Boh, la memoria è proprio una brutta bestia. Vabbè, dicevo... un giorno di taaaaaaanti anni fa ho convinto il mio riottoso compagno ad alzare le chiappe, a presentarsi al dojo Tendo-Saotome e a rivelare tutto alla sua vecchia fiamma.
Apriti cielo.
Quel giorno Akane Tendo ha quasi tolto la pelle a suo marito e ha giurato, di fronte a tutti i kami, che non avrebbe mai più rivolto la parola a Ryoga Hibiki.
A rivederla ora, con lo sguardo solcato da una miriade di rughe che fanno coppia con le mie, non le avrei dato un soldo bucato. Pensavo che fosse la fine di ogni possibile rapporto civile. Poi invece ti accorgi che bastano una decina d’anni di mutismo per farle sgonfiare l’incazzatura. Non sei più l’arpia di un tempo, tesoro.
“Ma quanto la fai lunga, carampana”.
“Ha parlato la pin-up con i mutandoni della nonna”.
“Guarda che non vado più in giro per casa in lingerie da non so quanto”.
“E ci mancherebbe pure. A Misaki sarebbe venuto un infarto a vederti mezzo nudo quando sei donna”.
Sentendoci ignorati io e Ryoga ci guardiamo in faccia e sorridiamo perché è bello vedere i tuoi migliori amici che sono sempre uguali a se stessi. Ci sediamo al loro tavolo.
“A proposito di Misaki, è ancora al dojo con Akira?” chiedo.
“Che io sappia sì, non ha telefonato per avvisare. Anche se devo ammettere che non ho mai capito fino in fondo il funzionamento di queste trappole” risponde lui esasperato mentre tira fuori dalla tasca il suo cellulare.
Vecchio mio, rimani sempre uguale a te stesso che così vai benissimo.
“Sono un po’ preoccupata” dice Akane “Quella ragazza ultimamente ci stava andando giù pesante con vostro figlio...”.
“Oh, non temere” gli risponde la mia dolce metà “a quel giovanotto fa solo bene prendere un po’ di legnate ogni tanto. Lo fortifica”.
“Sembri la buonanima di mio padre, Ryoga. Mi fai rabbrividire. E poi Akane ha ragione, ho visto Misaki essere piuttosto manesca con lui da un po’ di tempo a questa parte. Ha solo sedici anni e lei trenta, non vorrei esagerasse” pontifica Ranma passandosi una mano sulla fronte. La stempiatura galoppa forsennata ma il codino non l’ha mai abbandonato.
“Suvvia, quanto melodramma” mi inserisco di soppiatto nella conversazione “Non siete stati voi a insistere perché fosse vostra figlia ad addestrarlo, quando sarebbe stato il momento? Abbiate fiducia in lei. Ha imparato dai migliori, alla fine”.
A Ranma si accendono le guance di orgoglio nel sentirsi definire il migliore, mentre Akane si limita a un cenno di assenso un po’ timido. Dovresti accogliere i miei complimenti con un po’ più di entusiasmo, sono merce rara.
“Ma basta parlare dei marmocchi, mummie. Dedichiamoci alle nostre vecchie ossa. Cameriera!”. E così dicendo Akane comincia a sbracciarsi verso una di quelle giovani scosciate che corrono come delle indemoniate per tutto il locale.
E figurati se non doveva essere proprio lei a rispondere per venire a servirci.
“Ni-hao, gentili clienti. Cosa vi posso portare?”.
Lian-Fu. Guarda che caso.
Capelli lunghi e fluenti, violetti. Una miopia mortale curata da quella meraviglia tecnologica che sono le lenti a contatto. Corpo slanciato. Una divisa da lavoro costituita da una veste bianca con delle larghe maniche.
“Ciao cinesina. Qual buon vento?”.
“Non le hanno proprio mai insegnato l’educazione, vero signor Saotome?”.
“Cos’è tutta ‘sta formalità con l’ex-promesso sposo di tua madre? Ci vuole schiettezza nella vita”.
“La pregherei di non rivolgersi a me con tutta questa confidenza, grazie. E ora, se voleste darmi le vostre ordinazioni...”.
Come riesce Ranma a mal disporre la gente nessuno.
“Per me e per il mio compagno due caffè, grazie”.
“Caffè anche per noi”.
“Quattro caffè. Arrivano in un attimo”. La guardo allontanarsi mentre se ne va.
Uh? Percepisco qualcosa di strano.
“Ukyo...”. È la voce di Akane. Mi giro nella sua direzione.
Ehi. Cos’è quella faccia costernata?
“Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”.
“Non sbagliato. Hai solo detto una cosa che... ecco... mi ha fatto male...”.
“Oddio Akane, scusa! Qualunque cosa fosse non volevo!”.
“Non agitarti. È un mio piccolo cruccio e nulla di più”.
“Non credo di seguirti...”.
“Quando hai definito Ryoga il mio compagno...”.
“E come dovevo definirlo? Amico di letto?”.
“Ma quanto sei cretina. Intendevo dire questo: perché non vi siete sposati?”.
Ooooooh. Questo intendeva.
Sento su di me gli sguardi di tutti e tre. Cos’è, siete diventati dei cannibali tutto ad un tratto e mi trovate appetitosa?
Mi chiedo come mai se ne sia saltata fuori solo adesso. Sono tantissimi anni, incidente di P-chan a parte, che ci frequentiamo e non ha mai sollevato la questione prima d’ora.
Non che siano fatti suoi, a ben guardare.
Ma sono troppo sentimentale e troppo affezionata a lei per negarle almeno una risposta cordiale.
“Sai, credo di aver rifiutato inconsciamente di sposarmi con qualcuno che non fosse Ranma. Stai tranquilla, e tu pure Ryoga. Non voglio dire di essere ancora innamorata di lui. Figurati, sarei davvero un’illusa di proporzioni epocali per non essere riuscita a distaccarmi pur avendo al fianco questo splendido esemplare”. E mi avvinghio al suo braccio per rinforzare il concetto con i fatti.
“Ho come la sensazione” riprendo “di aver voluto evitare perché... boh, non so il perché. Devo essere onesta, non mi sono mai realmente posta la domanda. Ho sempre dato per scontato che saremmo andati avanti così”.
Una mano sulla mia spalla.
“Ukyo... io non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo, forse perché sono stato codardo e avevo paura che, avendoti sempre vista restia in proposito, non volessi affrontare l’argomento. Ma se non ho capito male hai appena ammesso, più o meno, che non avresti nulla in contrario all’idea”.
L’ho fatto? L’ho davvero fatto?
In effetti sì, si può anche interpretare così.
Ed è vero? Sarei davvero disposta a...
“Io... io...”.
Al che succede una cosa inaspettata: Ryoga mi afferra entrambe le mani con le sue e mi costringe a voltarmi nella sua direzione.
“Ukyo, sposami”.
Arrivano alle mie orecchie dei leggeri applausi. Voi due me la pagate, ve lo assicuro.
“Ryoga...”.
“Faresti di me il vecchio più felice del mondo. Non che non lo sia già, perché starti vicino è il balsamo di tutti i mali. Ma avere un riconoscimento ufficiale, qualcosa che sancisca senza errore il nostro legame... io scoppierei dalla gioia”.
E nei suoi occhi rivedo lo sguardo che, quand’eravamo adolescenti, aveva nei suoi voli pindarici dedicati ad Akane. La stessa adorazione, lo stesso trasporto.
Lo stesso amore.
Chi sono io per negare a quest’uomo il suo sogno più grande?
“E... e va bene. Accetto. Ti ho fatto aspettare fin troppo, Hibiki”.
“Eccome se l’hai fatto. Qualcuno di meno paziente sarebbe fuggito a gambe levate già da tempo”.
“Ma dove vuoi andare tu, che ti perderesti immediatamente col tuo senso dell’orientamento?”.
Ranma, stai rovinando uno dei momenti più belli della mia vita. Taci o ti ammazzo.
   
 
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