Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: KuromiAkira    04/02/2013    6 recensioni
Quando fu di fronte all'edificio, Gran toccò l'entrata con la mano. Chiuse gli occhi, pronunciò un'antica formula magica nella lingua arcaica. La Porta si aprì. L'interno si presentava come uno spazio infinito, oscuro. Cerchi nebulosi aleggiavano lenti, illuminandosi.
Senza alcuna paura, benché fosse uno spettacolo a lui sconosciuto, il principe fece un passo avanti. Una misteriosa forza lo risucchiò all'interno. La porta si richiuse.
Per un attimo, al demone sembrò di perdere conoscenza.
[HiroMido - AU]
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya , Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note iniziali: E Kuromi si cimenta anche in una AU. Non sono capace di scrivere AU. Ora che ci penso, non so se ho mai pubblicato AU in sei anni che scrivo fan fiction... anzi, ne ricordo solo una: era one-shot e pure PWP! XD
E nulla, la scrivo solo perché l'ho immaginata come long corta, di pochi capitoli.
Ah, ce la farò, a rispondere alle recensioni delle altre fiction, eh. XD Appena ho un po’ di tempo…









Si affacciò alla porta con la testa, si guardò attorno furtivamente.
Nessuno in giro. Bene.
Il giovane non riuscì a trattenere il sorriso mentre usciva dall'edificio, chiudendo la porta scorrevole facendo attenzione a non fare rumore, e iniziando a camminare lentamente verso l'esterno.
Era quasi ora di cena: la maggior parte della gente era in casa a preparare i pasti o a riposarsi. In quella strada, in particolare, non c’era anima viva.
Percorse lo stretto tratto di strada in terra battuta, sul retro del 'castello di Gaia', la sua dimora, e oltrepassò, chinandosi per non essere visto da oltre le finestre, le innumerevoli e uniformi case di legno. Impaziente, iniziò a correre quando intravide la grande collina che divideva la sua città natale a La Porta.
La Porta era in realtà un edificio che si ergeva solitario a sud del regno, dall'altra parte del dosso, ed aveva quel nome perché, nonostante le apparenze, era il varco tra Aliea e un altro mondo.
Aliea, noto anche come il regno delle creature magiche o, più volgarmente, il regno dei demoni, era un mondo triste e lugubre. Era un luogo costante, rimasto immutato per secoli. Fin dalle origini, infatti, c'erano sempre stati cinque grandi continenti, quattro dei quali associati agli elementi: Prominence del fuoco, a ovest; Epsilon dell'aria, a nord-ovest; Gemini Storm della terra, a nord-est e Diamond Dust dell'acqua, a est.
Infine c'era il continente centrale: Genesis. L'unico luogo dove la magia era mischiata e gli abitanti possedevano forze diverse. Comandava su tutto il regno, esteso a tutte le terre esistenti in quel mondo, poiché vi risiedeva anche la famiglia reale, a cui apparteneva Gran.
Le cinque terre, un tempo indipendenti e nemiche tra loro, erano state unificate in un unico regno dal primo e unico Re di Aliea, il cui nome suonava quasi straniero: Seijirou, il padre di Gran.
Apparso, si dice, dal nulla, in un periodo in cui il mondo era sconvolto dall’anarchia a dal caos, l’uomo riuscì a sedare le guerre e a sottomettere i diversi popoli, creando il regno.
Ma li principe conosceva ormai a memoria la storia di Aliea e di suo padre. Era l’altro mondo ad attirare la sua curiosità: il mondo senza magia, o il mondo degli umani. Il suo nome ufficiale era ‘Terra’.
Si raccontavano molte storie, su quel posto. Scritti, romanzi, leggende, poesie... non c'era abitante magico che non avesse sentito parlare di qualche aneddoto su quel mondo.
Gran sapeva che non c’era magia, lì. Che era arretrato e abitato da esseri meschini e ignoranti. Le forze della natura non erano controllate da nessuno ma gli abitanti cercavano comunque di dominarle, portando però solo morte e distruzione.
Era vietato andarci. Fu il Re, suo padre, a impedire al popolo di oltrepassare il varco.
La famiglia reale andava spesso nei pressi de La Porta, ma solo per controllare che l’edificio fosse in buone condizioni: un suo eventuale crollo, infatti, avrebbe portato all’unione due mondi, con conseguenze inimmaginabili.
Gran, quindi, conosceva benissimo la strada. Ma il padre gli aveva sempre impedito di entrare ne La Porta. Con una veemenza che il ragazzino non comprendeva, infatti, l’uomo ripeteva sempre che quel posto era pericoloso, che gli umani erano violenti, distruttivi, indegni del mondo in cui erano nati e dalla mentalità chiusa: non avrebbero mai accettato l’esistenza di creature diverse da loro.
Eppure il principe aveva sempre nutrito un certo, strano, interesse, verso quell’universo: per quanto, infatti, se ne parlasse male, qualunque libro descriveva le meraviglie dei paesaggi, l'atmosfera naturale e pura e gli innumerevoli colori che assumevano i diversi ambienti.
Lì l’erba era verde brillante ed esistevano piccole piante colorate chiamate ‘fiori’. Il tempo era scandito da quattro periodi chiamate ‘stagioni’ e le temperature potevano variare, anche di molto.
Gli umani potevano provare il gelo nonostante non avessero le capricciose creature di Diamond Dust a ereggere i loro ghiacci, provavano caldo soffocante nonostante mancassero i testardi abitanti di Prominence a provocare incendi durante i loro litigi…
Gran non riusciva a concepire una cosa simile, voleva vedere di persona.
Per questo, ora che aveva compiuto quindici anni, decise di andarci di nascosto. Voleva solo dare un'occhiata, magari non avrebbe nemmeno incontrato questi umani e se ne sarebbe tornato al castello di Gaia senza che nessuno si accorgesse della sua assenza.
Arrivato sulla sommità del dosso, il principe guardò verso il basso: eccola, La Porta. Aveva l'aspetto di quello che, sulla stessa Terra, si sarebbe definito un tempio in stile romano. Era costruito in pietra bianca e decorato alle pareti laterali da sculture che rappresentavano le cinque bestie sacre di Aliea: la fenice rossa, protettrice di Prominence; il drago azzurro, protettore di Diamond Dust; la tigre bianca, protettrice di Epsilon; la tartaruga nera, protettrice di Gemini Storm e il serpente dorato, protettore di Genesis.
Erano creature mitologiche, mai veramente esistite. Ma al ragazzo, i cui capelli erano lasciati cadere sopra le spalle a incorniciargli il volto pallido, non importava affatto.
Avanzò ancora qualche minuto, scendendo il sentiero, vietato al popolo, della collina. Quando fu di fronte all'edificio, Gran toccò l'entrata con la mano. Chiuse gli occhi, pronunciò un'antica formula magica nella lingua arcaica. La Porta si aprì. L'interno si presentava come uno spazio infinito, oscuro. Cerchi nebulosi aleggiavano lenti, illuminandosi.
Senza alcuna paura, benché fosse uno spettacolo a lui sconosciuto, il principe fece un passo avanti. Una misteriosa forza lo risucchiò all'interno. La porta si richiuse.
Per un attimo, al demone sembrò di perdere conoscenza.

- Ahia! - si lasciò sfuggire Gran, mettendosi in ginocchio e massaggiandosi la spalla. Alzò la testa, una luce arancione lo accecò per un istante. Strizzò gli occhi ma subito dopo li riaprì, abbassando il capo.
La sua figura si rifletteva nell’acqua, colorata di una tinta calda. Incredulo, il ragazzo si alzò in piedi, lasciando che il vestito, una lunga e semplice tunica color panna legata alla vita da una fascia dello stesso colore e dei pantaloni bianchi dalla stoffa leggera, gocciolasse. Si guardò attorno, la bocca aperta dallo stupore. Era atterrato in mezzo a un fiume, oltre le sponde del quale vedeva solo erba e alberi.
- Questo è il mondo degli umani... - mormorò. Senza curarsi di essere completamente fradicio, il principe avanzò di qualche passo. Una leggera brezza lo fece rabbrividire ma non si curò del freddo: quello doveva essere il famoso 'vento naturale' della Terra. Non c'erano creature magiche a generarlo: soffiava da sé.
Guardò il cielo. - Quello è il Sole! - intuì, guardando l'astro con occhi sognanti. Aveva a lungo sentito parlare della grande stella che illuminava il mondo degli esseri umani. Nel suo mondo non esistevano corpi celesti: non c'erano soli, lune o stelle. Il cielo era sempre buio, le giornate della sua gente illuminate solo dalla luce del fuoco messa a disposizione delle creature di Prominence. Mai l'ambiente aveva avuto quei colori caldi, mai aveva sentito profumi nell'aria.
Le leggende erano vere, da quel punto di vista: il mondo in sé era meraviglioso!
Si diceva che i paesaggi erano differenti a seconda del luogo e del periodo in cui ci si trovava: avrebbe voluto vederli tutti! Il solo essere arrivato lì lo rendeva felice ma non aveva idea di cosa fare o di dove poter andare. E doveva stare attento: se in quel punto del fiume si trovava il passaggio tra quel mondo e il suo, non doveva dimenticarselo o non sarebbe più riuscito a tornare a casa.
Abbassò lo sguardo: ai suoi piedi, tra piccoli sassi chiari, c'era una grossa pietra scura. Non sembravano essercene altre nei paraggi. Bene, si disse. Ecco il suo punto di riferimento.
Quando finalmente si decise ad uscire dal letto del fiume, sentì un fruscio. Si voltò e, poco lontano, vide qualcuno. Era una ragazza più o meno della sua età, aveva lunghi capelli chiari legati in una coda alta e indossava un semplice e logoro kimono scuro, che dava l'impressione di essere troppo grande per una persona così giovane e minuta. Tra le mani reggeva un secchio. Forse voleva raccogliere l'acqua?
Gran sobbalzò, si affrettò ad uscire dal ruscello. Ma dubitava che, ormai, qualcuno potesse voler usare un acqua torbida. A questo pensiero Gran tornò a fissare la persona sconosciuta, dispiaciuto.
Senza che alzasse lo sguardo su di lui o gli dicesse nulla, lei si chinò verso il fiume e raccogliere l'acqua, non curandosi della presenza del ragazzo dai capelli rossi.
Erano a pochi passi di distanza e solo in quel momento Gran si rese conto che la persona che gli stava davanti non era una ragazza: era un maschio. Si ritrovò a fissarlo. Era un essere umano? Non sembrava molto diverso da lui o dagli abitanti del suo mondo.
Il ragazzo finì di riempire il secchio, poi si raddrizzò con la schiena e, finalmente, si voltò a guardarlo.
Era carino, pensò il demone. Aveva gli occhi scuri e dal taglio elegante, e i lineamenti del viso delicati.
Lo sconosciuto tenne lo sguardo su di lui qualche istante, sbattendo le palpebre un paio di volte.
- Stai sanguinando - lo informò infine, con voce calma.
Colto alla sprovvista, Gran sussultò. - Come? -
L'altro si puntò la spalla destra e, comprendendo il motivo di quel gesto, Gran sfiorò la propria. Tornò a far caso al dolore che aveva sentito anche appena arrivato e si osservò la parte dolente: la stoffa era macchiata di rosso. - Oh - disse solo, pensando che si fosse ferito durante l'atterraggio.
- Aspetta - mormorò il ragazzo. Frugò dentro la manica del kimono, ne estrasse un fazzoletto. Poi fece qualche passo in avanti glielo porse. – Premilo sulla ferita - gli disse, sorridendo appena.
Gran afferrò la stoffa, osservandola confuso. Poi si ricordò che, non esistendo la magia in quel mondo, gli umani non potevano curarsi le ferite da soli: dovevano aspettare che si cicatrizzassero. Lo sconosciuto fece qualche passo indietro. - Fai attenzione a non prenderti un malanno - disse e se ne andò a passo svelto, reggendo, senza fatica, il secchio pieno d’acqua.
Il demone lo osservò allontanarsi, finché fu visibile.
Poi decise di tornare a casa. - Ah - esclamò sottovoce, mentre apriva il portale. - Alla fine ho avuto contatti con un essere umano - ragionò, ma non dette troppa importanza al fatto. Non era successo nulla di grave, in fondo.








Note finali: che è sempre un po' l'angolo del 'Come Kuromi ha tirato fuori questa cosa'.
Dunque, ho ideato questa fiction una notte che sono stata male e non riuscivo ad addormentarmi. E cosa fa Kuromi quando sta male e non dorme? HiroMidoeggia!
Che poi lo faccio anche quando crepo dal sonno ma va beh. XD Invento spessissimo AU delle serie che mi piacciono ma non le metto mai su scritto perchè non ho mai voglia di approfondirle troppo XD
Questa l'ho scritta solo perché, come già detto nelle note iniziali, l'ho ideata come fiction corta quindi ho già ideato tutta la storia. Per il momento ho scritto cinque capitoli, non dovrebbe durare più di dieci
Inizialmente, comunque, stavo solo fantasticando su Hiroto vampiro e Midorikawa vittima. Poi ho provato a essere un pelino più originale ed è uscito fuori un Hiroto non specificato demone che capita nel mondo degli esseri umani e incontra Midorikawa.
Da lì ho sistemato qualcosa e mi son detta 'ma sì, proviamo a scriverla e vediamo cosa esce'.
Vabbhé. Finché mi diverto, credo andrà tutto bene. XD Se avete letto questo primo capitolo, grazie di cuore.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: KuromiAkira