Io non riuscivo a proferire parola. Masticai e deglutii le parole di mio padre. Presi coraggio e dissi qualcosa del tipo che io avevo te e che avevamo progetti insieme. Risuonò la sua risata profonda. Mia madre cupa e impassibile. Non l' avevo mai sentita distaccata e fredda. In quel momento il mondo mi crollò addosso. La odiavo con tutta me stessa.
Mi impuntai e dissi che avevi trovato lavoro, che mi amavi e volevi rendermi felice e che io avevo scelto te.
Che stupida! Ma ero giovane e innamorata.
Mio padre, però, era ostinato e disse che non voleva sentire alcuna ragione, che sapeva che mi piacevi ma che non ero davvero innamorata e quindi non avrei avuto alcun dolore nel lasciarti. Ma cosa ne sapeva lui. Io, invece ero davvero pazza. Pazza di te.
Scoppiai in lacrime. Fuggii via, non riuscivo a guardare in faccia quei due esseri, quei due estranei. Non li riconoscevo. Avevo bisogno di te, ma eri a Milano. Andai da Lottie. Le raccontai tutto e piansi per un tempo interminabile tra le sue braccia.
Mi calmai solo dopo ore di pianto che penso divenne asciutto, poichè non percepivo più le lacrime calde scivolarmi sul profilo del viso. Ma solo dopo qualche minuto in cui Lottie cercava di calmarmi ricaddi in una profonda, nuova crisi di pianto.
Quante lacrime sprecate! Ma lo sai. No?! Ero giovane e innamorata. Innamorata di te.