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Autore: pIcCoLaKaGoMe92    04/02/2013    2 recensioni
Tutto ciò che Susan desidera è una vita all'insegna della normalità, ma a quanto pare il destino ha in serbo tutt'altro per lei. Dal testo : "«Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio! Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!» «Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»" (Una rivisitazione in stile Narnia della fiaba di Biancaneve). PeterxSusan.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Eccomi qui come ogni Lunedì, con un nuovo capitolo! Bhè, non ho molto da dire, diciamo che da qui comincia una nuova fase della storia che vedrà molto presente la regina…
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e ringrazio infinitamente tutti quelli che lasciano una recensione e anche chi legge solamente!




Il gruppo era riuscito ad entrare in città superando i sospetti delle guardie. Sarebbero potuti entrare senza problemi annunciandosi come re , ma non volevano correre rischi non sapendo come avrebbe reagito Jadis al loro arrivo; in più tenere nascoste le vere identità di Susan e Lucy era senza dubbio la cosa migliore.

La città era avvolta da un’ aura triste, e non si vedeva gente per la strada, probabilmente perché come li aveva avvisati la guardia tra poco sarebbe iniziato il coprifuoco. Così decisero di cercare una locanda che potesse ospitarli per la notte, e il mattino seguente dopo qualche indagine si sarebbero fatti strada al castello.

Dopo essere stati malamente cacciati da tre locande l’oste della quarta gli permise di restare, ma probabilmente era solo perché mancavano ormai dieci minuti al coprifuoco e sarebbero finiti tutti in grossi guai se qualcuno fosse stato beccato fuori a quell’ora. Ebbero l’idea che gli stranieri non erano ben accetti in Ettinsmoor.

I veri guai però cominciarono quando Susan e Lilliandil sedendosi al tavolo dove gli era stata servita la cena si tolsero il mantello senza pensare a quello che Tumnus gli aveva raccontato.

L’intera locanda si girò a guardarle e ci fu un sussulto generale, poi tutto accadde troppo in fretta perché loro potessero anche solo pensare a cosa fare.

Qualcuno gridò «Ci faranno ammazzare tutti!»

L’oste provò a far calmare le acque, ma la paura si era diffusa a macchia d’olio sui volti delle persone e prima che i ragazzi potessero accorgersene avevano preso Susan e le stavano puntando una pietra appuntita al viso.

Un vecchio sdentato si avvicinò e urlò «Falle una bella cicatrice profonda sotto gli occhi e nessuno avrà più il coraggio di guardarla!»

Terrorizzata urlò «Peter!»

Il re si voltò subito al suo richiamo allarmato, il volto una maschera di rabbia. Sguainò la spada e la puntò alla gola del vecchio con la pietra, che sconvolto alzò le mani lasciandola cadere.

«Allontanati subito da lei o ti ritroverai una spada nello stomaco.»

Era terribilmente serio, anche Susan tremò un po’ guardando il suo viso e ringraziò Aslan di non essere quel signore.

Dal momento che stavano rischiando il linciaggio, e se ci fosse stata una rissa nella propria locanda chi ci sarebbe andato di mezzo era anche e soprattutto l’oste, quest’ultimo si mise in mezzo urlando «Adesso smettila vecchio pazzo! Torna subito al tuo boccale di birra e metti quella pietra nel tuo didietro! Dove diavolo avete lasciato l’ospitalità?»

Il vecchio rispose cupo «Ha lasciato questo regno da molto tempo ormai, come la speranza.»

Mentre il proprietario li portava nel retro della locanda Susan giurò di aver visto una lacrima e un lampo di dolore sul viso grinzoso del signore che l’aveva aggredita.

* * *

L’oste, il cui nome era San, li aveva portati nel retro della locanda che altro non era che casa sua. Lì la moglie Ilma gli aveva offerto la cena che non avevano potuto consumare prima e entrambi i coniugi si erano posizionati di fronte a loro con sguardo curioso.

Non sopportando più di essere guardato Edmund sbottò «Che c’è?»

«Edmund un po’ di educazione per chi ti ha appena salvato la vita!» lo rimproverò Tumnus. Il re si fece piccolo piccolo al rimprovero e borbottò qualcosa come “lasciarlo in pasto ai lupi”, che per sua fortuna nessuno sentì.

L’imbarazzo però non dava segno di diminuire e i padroni della taverna non smettevano di fissarli. Da poco si era poi aggiunto anche il loro figlioletto Olrain che li guardava dall’altra parte del tavolo con la testa appoggiata sulle mani e un candido sorriso sdentato sul volto.

Peter poi chiese «Cosa volevano quegli uomini da noi?»

Ilma allora si fece avanti dall’angolo buio in cui si trovava della cucina alla luce. Tutti trattennero il fiato. Sarebbe stata sicuramente una donna molto bella, se non fosse stato per un’enorme cicatrice sul suo volto, che partiva dall’occhio destro e finiva sulla parte sinistra del viso. Sicuramente se Peter non l’avesse salvata adesso anche Susan ne avrebbe avuta una simile.

«Forse dovreste informarvi un po’ prima di andare in vacanza. Ettinsmoor non è più luogo piacevole da anni ormai.» rispose San e la moglie annuì e poi aggiunse

«La nostra Regina Jadis rapisce tutte le belle fanciulle, nessuno sa bene per cosa, ma una volta entrate nel castello non ne escono più. Da tempo le donne del regno hanno preso l’usanza di sfregiarsi per non essere consegnate. Ecco cosa stavano facendo quegli uomini. Ti stavano salvando, anche se a modo loro.»

A Lucy scappò una lacrima sentendo l’amarezza con cui la donna raccontava quel che succedeva e Susan, colpita anch’essa dalla storia le strinse forte la mano.

«Cosa siete venuti a fare realmente in Ettinsmoor?» sputò l’oste.

Tutti si fissarono ansiosi, poi Tumnus rispose «Non credo che ci credereste mai, visto che a mala pena ci credono alcuni di noi»

Olrain sorridente scosse i capelli del colore del tramonto ereditati dalla madre e rispose sincero «Perché non ci testate?»

Tutti sorrisero all’ingenuità dal bambino e i loro nervi si calmarono, così Peter rispose, anche se con un po’ di titubanza « Bhé possiamo definirci un gruppo di salvataggio, no?» chiese anche rivolto agli altri, che annuirono tutti.

Il volto del piccolo si illuminò, mentre quello dei due adulti divenne di pietra e San con una mossa fulminea prese una spada puntandola al collo di Peter, mentre Ilma preparava una balestra.

Il gruppo preso allo sprovvista non poté far altro che stringersi tra di loro e alzare le mani in segno di resa. Edmund aggiunse poi «Non avete una grande ospitalità verso i salvatori, eh?»

«Taci Ed.» lo ammonì Peter.

«Oh, insomma non penserete che siamo degli impostori? Vi abbiamo riportato le vostre principesse e ci trattate così!» sbuffo Caspian. Tutti si voltarono a fulminarlo e il re supremo togliendosi di dosso la lama di San che ormai era troppo sconvolto per attaccare disse «Quale parte del “non dire niente riguardo Susan e Lucy non ti era chiara”?»

Il principe arrossì per l’errore fatto ma non ebbe il tempo di scusarsi visto che Ilma lo interruppe ancora «Che cosa intendete dire? Le principesse sono morte in un grave incidente tredici anni fa. »

«Non proprio.» Susan si fece avanti mostrandole il ciondolo e subito dopo anche Lucy la imitò.

Dopo averlo studiato Ilma aggiunse sospettosa «Chi ci dice che non l’avete rubato? E che siete proprio le principesse perdute?»

«Noi non possiamo darvene la certezza. Potete solo credere.» disse Lucy incoraggiante con il suo incrollabile ottimismo.

* * *

Susan si trovava nel bagno della locanda finalmente pronta per andare a letto. San e Ilma, dopo un primo momento di titubanza si erano fidati del loro gruppo e il giorno dopo li avrebbero accompagnati in un giro della città.

Uscì gustando il momento in cui avrebbe finalmente dormito di nuovo in un letto caldo quando si scontrò con Peter. Dopo un timido scusa il ragazzo continuò la sua strada, mentre Susan rimaneva ferma e pensierosa per quello che era successo la scorsa notte e per non avergli ancora chiesto scusa. Si guardò intorno. Quello era il momento perfetto, erano soli in un corridoio isolato, tutti erano probabilmente nel pieno dei loro sogni.

Si girò e fissò la sua schiena mentre apriva la porta del bagno. Provò a parlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca e lui si chiuse dentro senza notare lo sguardo affranto di Susan.

Per Aslan, che razza di fifona che era! Quella notte gli avrebbe parlato, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto.

Si sedette sulle scale di fronte e attese che finisse torturandosi le mani.

Dopo qualche minuto uscì e Susan si alzò di colpo facendogli fare un salto per la paura.

«Su- susan … mi hai spaventato …»

«S-scusami …»

«D-dovevi dirmi q-qualcosa?»

L’imbarazzo era evidente per entrambi. Susan prese un bel respirò e parlò. O meglio aprì solo la bocca, ma prima che potesse emettere un suono le labbra di Peter erano premute contro le sue.

non riuscì nemmeno a rispondere al bacio però, perché lui si era già staccato e ora la guardava sconvolto, quasi come se fosse stata lei a baciarlo e non viceversa.

Susan si accarezzò la bocca delicatamente con due dita e Peter scappò assaporando le labbra per gustare ancora il sapore della ragazza.

* * *

Il mattino arrivò presto e il gruppo si ritrovò a fare colazione insieme alla famiglia di San. Il piccolo Olrain stravedeva per Susan e lei ne approfittò per usarlo come scusante per allontanarsi il più possibile da Peter.

Quello che era successo era assolutamente inammissibile per lei. Con Lilliandil c’erano già abbastanza problemi senza mettersi a rubarle il ragazzo. E poi secondo lei lui doveva averla presa per una ragazzina idiota per averlo baciato. Riflettendo tutta la notte si era convinta per spiegarsi lo sguardo sul volto di Peter di essere stata lei a baciarlo, e non viceversa. Doveva stare lontana dal ragazzo il più possibile.

Il Re Supremo d’altro canto non sapeva cosa fare. La sera prima senza accorgersene si era ritrovato fissare le labbra di Susan intensamente ed aveva immaginato di baciarla, ma poi si era ritrovato a farlo per davvero e ora lei non gli rivolgeva la parola e non lo guardava nemmeno. Era un assoluto idiota per aver anche sono creduto che lei potesse amarlo.

«Peter che problemi hai?» gli chiese Edmund mentre si preparavano per un rapido giro in paese per valutare la situazione.

«I-io problemi? Io? – fece una risata nervosa- assolutamente nessuno fratello caro!» e fece cadere ancora la sua spada e altri vestiti.

Edmund strabuzzò gli occhi «Forza spara.»

«Veramente Eddie non ho niente!» e abbracciò il fratello dandogli dei pizzicotti sulla guancia, che lo scostò e urlò «Per la criniera del Leone cos’è tutta questa confidenza?! Tieni le mani a posto!»

Poi sentirono qualcuno schiarirsi la gola. Era Susan che appariva rossa e imbarazzata come non mai.

«Mi dispiace interrompervi, ma gli altri chiedevano se siete pronti …»

Peter si ricompose subito e disse con voce che voleva essere costruita anche non gli riuscì troppo bene «Sì a-arriviamo s-s-subito.»

Edmund guardò prima Susan imbarazzata e con la testa china, gli occhi sfuggevoli e bene attenti a non incrociarli mai con quelli di Peter.

Poi guardò quest’ultimo, mentre la guardava intensamente, quasi con sofferenza.

Poi in un lampo tutto gli fu chiaro e appena fu sicuro che Susan non era più a portata d’orecchio tirò uno schiaffo dietro la nuca a Peter. «Ahi! E questo per che cos’era?»

Il fratello lo fulminò con lo sguardo «Che diavolo hai fatto con Susan?»

«Io …» provò a difendersi ma dallo sguardo di Edmund capì che era tutto inutile e sospirò pesantemente.

«Ieri sera … l’ho baciata. »

«Ah …»

«E sono scappato.»

«Ah.» Edmund fu capace di dire solo quello e poi tacque. Peter lo guardò sconvolto. «”Ah”? sai dire solo “ah”? io ti dico che ho baciato una ragazza e poi sono scappato e mi rispondi solo “ah”?»

Il fratello calmo gli disse «Tu sai vero, che stai civettando con sua sorella, ricambiato, da quando abbiamo iniziato il viaggio?»

Ad occhi spalancati Peter guaì. In tutto questo guaio aveva dimenticato un piccolo particolare. Lilliandil.

* * *

«Susan ti senti bene? Hai la febbre?» chiese Lucy apprensiva.

Era appena tornata dalla camera dei ragazzi e si sentiva andare completamente a fuoco. «Sì perché?» commentò con un risolino nervoso.

«Sei così rossa in viso, sembra che tu stia bruciando.»

* * *

Una figura alta e slanciata sedeva in una camera buia e fredda accarezzando adorante il proprio riflesso nella collana.

«Specchio, Servo delle mie Brame chi è la più bella del reame?» disse con voce sicura.

Una luce verdognola si diffuse dallo specchio e illuminò in parte la stanza. Ora si potevano riconoscere i capelli di un biondo chiarissimo avvolti intorno alla sua corona di stalagmiti, i ricami e i drappeggi d’oro che riempivano la camera e una vasca con una figura piccola poco lontano.

Poi lo specchio parlò «Mia Regina ancor bella sei tu- e a queste parole le sopracciglia di Jadis si aggrottarono ricordando l’ultima volta che la sua immagine riflessa avesse detto quella frase- ma una fanciulla da poco entrata nel tuo regno lo è molto più di te. »

Adirata chiese subito «Dimmi chi è. Subito!»

Lo specchio enigmatico rispose «Ha la bocca di rose, e ha d'ebano i capelli, come neve è bianca.»

Poi piano l’immagine riflessa della regina svanì in un turbinio di colori e al suo posto apparve quella di una ragazza per le strade del paese con un viso dolce, capelli lunghi e neri, carnagione chiara e bocca e guancie come rose. La regina la scrutò a fondo, poi riconobbe l’arco che portava alla spalla. Guardò le altre persone che la circondavano ed urlò «Non è possibile! Biancaneve!»

L’immagine della ragazza scomparve e lo specchio riprese a parlare con le sembianze della regina «E’ lei mia signora.»

«Biancaneve è morta! Ho mangiato il suo cuore!»

«Quello che hai mangiato tu non era che il cuore di un cinghialetto mia regina. Biancaneve è viva, più bella di una stella. E sia lei che sua sorella stanno tornando per riprendersi il loro regno. »

La mascella di Jadis si indurì e il suo sguardo si ghiacciò. «Nikabrik!- urlò. La figura vicino alla vasca si mosse ansiosa sulle piccole gambe e affiancò il divano della regina in attesa di ordini- porta subito Maugrim qui.»

Il nano si torse le mani sudando freddo. «I lupi non sono ancora tornati mia signora…»

Prima che potesse dare sfogo alle sue ire lo specchio parlò ancora «I lupi sono morti. Uccisi da Biancaneve e dal suo gruppo. »

La regina emise un grido di rabbia. «Nikabrik è pronto il mio bagno?»

«Sì mia signora. Ogni goccia di sangue è stata aspirata dal corpo di quelle ragazze.

In un solo colpo la regina si spogliò di tutto tranne che della sua collana ed entrò nella vasca di sangue.

«Specchio, cosa mi consigli di fare?»

* * *

Lo strano gruppetto camminava per le strade della città sotto gli sguardi curiosi e per niente accoglienti della popolazione. Dovunque il posto gridava desolazione, povertà e terrore. Avevano visto già due famiglie chiudere dei negozi con steccati di legno perché erano ormai andati in bancarotta. Per la strada però non si vedeva un solo barbone e Ilma gli aveva detto che se qualcuno veniva beccato a ciondolare in strada o a fare l’elemosina sarebbe stato frustato pubblicamente e messo ai lavori forzati a palazzo.

I ragazzi li osservavano curiosi e anche con pietà a volte, ma nessuno si soffermava troppo su di loro per paura delle guardie che affollavano la città. Qualche riso di troppo di un bambino e già la madre lo rimproverava aspramente per aver fatto rumore.

Susan si sentiva malissimo. Non solo per aver detto quelle cose terribili di un popolo che soffriva così tanto, ma anche perché da quando avevano cominciato quel giro mattutino era stata bombardata da flashback.

Mentre sentiva un bambino ridere e chiamare il padre esaltato per un fiore a lato della strada, nella sua mente si proponeva una scena più o meno uguale, solo che la bambina era lei e l’uomo che le sorrideva dolcemente doveva essere suo padre.

Ormai era sempre più convinta che probabilmente il fauno Tumnus avesse ragione. Sin da quando aveva messo piede in Ettinsmoor sentiva una sorta di familiarità verso quelle persone e adesso capiva in pieno la sorella e il suo desiderio di salvarli e riprendersi il trono che gli spettava.

All’ennesimo flashback la testa le doleva talmente tanto che si sentì svenire e si appoggiò a Lucy che era al suo fianco preoccupata per il suo pallore.

«Susan che ti succede? Ti senti male?»

La ragazza si sforzò di sorridere ma le uscì solo una smorfia «No sto bene tranquilla, solo un po’ di mal di testa …»

Ora tutti si erano voltati a guardarle e Edmund aveva detto apprensivo «Forse dovremo fermarci per un po’»

Peter annuì «Sì credo che sia meglio. Così Susan potrà riposarsi.»

La ragazza arrossì al suono della sua voce e provò a rassicurarli, ma prima che potesse dire qualcosa si sentì uno schiocco di frusta e vedendo una folla poco più avanti si avvicinarono curiosi.

Al centro della folla, che comunque non sembrava molto felice di stare lì ma sembrava quasi obbligata, giaceva a terra un uomo di più o meno una quarantina d’anni con dei segni rossi sulla schiena.

Un altro uomo completamente in nero di cui non si vedeva nemmeno la faccia teneva in mano la frusta e con voce severa disse «Stai forse accusando la tua Regina Jadis di non prendersi cura di voi miseri umani?»

Provò a difendersi «Non era quello che…»

«Silenzio! » tuonò e lanciò un altro colpo.

Una voce femminile si alzò e una ragazza poco più grande di Lucy si fece avanti. Somigliava enormemente alla sua sorellina e la vista della profonda cicatrice non ancora completamente sanata su quel viso fece tremare un po’ Susan «Per favore lasciatelo! Vi prego pagheremo il prossimo mese!»

L’uomo in nero alzò la frusta verso la ragazza e fece per colpirla, ma invece di colpire lei si ritrovò a colpire una figura ammantata che non era altri che Susan, spinta da non saprebbe dire nemmeno lei quale forza, forse la somiglianza della ragazza con la sorella o il suo sempre più vivido senso del dovere verso quel popolo. Fatto sta che la principessa di Ettinsmoor venne colpita sul braccio e lungo la spalla dal colpo. Peter aveva già mosso un passo verso di lei tenendo una mano sull’elsa per sfoderare la spada ma Edmund lo bloccò con una mano sulla spalla.

Tutta la folla trattenne il fiato non sapendo cosa aspettarsi, e sia la ragazza che l’uomo a terra (che doveva essere il padre) la guardarono a metà tra il riconoscente e lo spaventato.

«Chi sei tu?» chiese il boia senza espressione nella voce. Susan che per tutta risposta non sapeva cosa fare o dire si abbassò il cappuccio del mantello e lo guardò con sguardo fiero. Edmund e Caspian si premettero una mano sulla fronte e il primo disse «Qual è il problema con quella ragazza? Quale parte del “tieniti il cappuccio incollato in testa” era troppo difficile da capire?!»

Peter e Lucy non distoglievano lo sguardo dalla figura di Susan per non perdersi nemmeno un suo respiro e correre in suo aiuto nel momento del bisogno, mentre Lilliandil stringeva convulsamente i pugni terrorizzata per quello che sarebbe potuto succedere.

Il boia aumentò la presa sulla frusta e si preparò a lanciare un altro colpo, quando ci fu un grido isterico «Oh, Neve!» e un alta figura slanciata tutta impellicciata si fece avanti tra la folla con un volto sconvolto al limite del credibile. Il gruppetto la guardò incredulo, mentre tutti gli altri con terrore su inchinavano al suo cospetto. Quando notarono la serie di servi che la affiancavano e la corona sul suo capo dedussero che era la regina. Si sentirono trascinare giù dai popolani vicino e così si abbassarono anche loro.

Susan invece continuava a guardarla stranita e quando la regina la strinse in un abbracciò i suoi occhi si spalancarono ancora di più.

«Oh Neve! – tubò la regina- non posso credere che tu sia ancora viva! Dov’è la piccola Luce?» Susan la guardò sospettosa mentre Lucy al sentire il suo nome alzò lo sguardo senza sapere cosa aspettarsi. La regina la notò e la trascinò in un altro abbraccio «Oh piccola Lu! Quanto sei cresciuta cara!»

Poi si girò verso il boia severamente e sia Lucy che Susan si scambiarono uno sguardo scandalizzato.

«Che cosa pensavi di fare?- disse freddamente- non riconosci le principesse del tuo regno?»

Tutti rimasero a bocca spalancata, anche le due ragazze in questione. La regina si girò e con il sorriso più finto che potesse avere sussurrò finta «Forza andiamo la carrozza ci aspetta!daremo una festa in vostro onore!»

Le due ragazze si girarono verso il resto dei loro amici sconvolti più di loro e la regina con una smorfia disse «Oh già – gli lanciò un sacchettino di monete- ecco la vostra ricompensa grazie infinite e arrivederci.» e si girò per andarsene trascinando con se Susan, ma Lucy urlò «No!»

Tutti si irrigidirono e quasi al rallentatore Jadis si girò con volto di pietra e disse quasi ironicamente «No?»

Susan le fece segno di stare zitta ma Lucy continuò «Loro sono nostri amici. Vengono con noi … infondo è casa nostra no?»

La Strega Bianca strinse le labbra e la presa sul braccio di Susan, poi dopo interminabili attimi in cui si potevano avvertire scintille tra le due, la regina cedette e con un sorriso che sembrava più una smorfia disse «Ma certo … come sono stata sgarbata … scortateli al castello.»

Riprese a camminare ma Susan si voltò a guardare la ragazza che aveva salvato aiutare suo padre ad alzarsi. Così disse «E loro? Non gli succederà niente non è vero?»

Jadis non riuscì a trattenere uno sbuffo così si girò verso un suo servo e disse sbrigativa «Prendete quei due e metteteli a lavorare al castello, che non gli sia torto un capello. Uccidete il boia.»

La ragazza provò a protestare ma fu messa di forza in una carrozza privata senza poter dire una parola per salvare l’uomo.
  
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