Serie TV > Distretto di polizia
Segui la storia  |       
Autore: Dani85    04/02/2013    3 recensioni
Raccolta incentrata sul rapporto tra Anna e Luca. A cominciare dal loro primo incontro, seguirà lo sviluppo dei fatti così come DdP li ha fatti conoscere e vi ci si inserirà arricchendoli e magari cambiando qualcosina.
Partecipa al The Itten Challange indetto sul Forum di EFP.
Dal I Capitolo:
«Mmm sei capitata in un momento un po' incasinato ma, di solito, c'è sempre un sacco di gente qui! Avrai modo di conoscerli tutti e sono sicuro che ti piaceranno!»
Anna avrebbe voluto dirgli che dubitava che la gente che l'aveva ignorata potesse piacerle ma non lo fece. Il sorriso pieno e gli occhi amichevoli di Luca, mentre le offriva un caffè, le stavano chiedendo di dare una possibilità anche agli altri. Gliela avrebbe concessa, decise, intanto che portava il bicchierino di carta alle labbra. Ma sarebbe andata male comunque, lo sapeva.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Gori, Luca Benvenuto , Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Al di là del cielo
Autore: Dani85 [Dani85° sul forum EFP]
Fandom: Distretto di Polizia
Personaggi: Anna Gori, Luca Benvenuto
Paring: Nessuno
Genere: Generale, Introspettivo
Rating: Verde
Tabella: Blu
Prompt: Cielo stellato
Note: Storia scritta per il "The Itten Challenge" indetto da Edelvais Verdefoglia sul Forum di EFP.
Questa terza shot si pone più o meno verso la fine di Distretto 5, in un momento non proprio ben precisato ma a ridosso del matrimonio di Ugo.
A partire dalla prossima storia saremo temporalmente in DdP6, con una Anna forse un pochino più "risolta" di quanto non lo sia stata finora.
Il titolo e i versi iniziali di questa shot sono presi da "Sotto lo stesso cielo" di Eros Ramazzotti.
A Sara, finalmente libera da esami (almeno per un po' XD) ♥♥
Buona lettura a tutti :*

 

----------


Questa nostra stagione

Al di là del cielo

Al di là del cielo

(…) stelle uguali ma uniche
mille sogni, ma uno solo ci accomuna:
il bisogno di essere amati
[Sotto lo stesso cielo – E. Ramazzotti]


Il caratteristico aroma di caffè riempiva prepotentemente l'ufficio ma Anna neanche ci faceva caso, ormai si era abituata al fatto che fosse così ogni volta che aveva il turno di notte insieme a Luca. E in fondo nemmeno le dispiaceva visto che quell'odore la aiutava a rimanere lucida e sveglia. Ed era quello che ci voleva soprattutto in nottate come quella che se scorrevano via con sonnacchiosa tranquillità.
E il X Tuscolano sembrava davvero sonnecchiare nel silenzio e nell'immobilità del suo atrio illuminato a giorno, con solo un paio di agenti ad alternarsi a guardia del centralino e Anna e Luca a tenersi impegnati nell'ufficio ispettori: lei leggiucchiava qualcosa seduta ad una delle scrivanie, una lunga ciocca di capelli arrotolata tra le dita; lui ricontrollava una bassa pila di fascicoli destinati all'archiviazione, un mezzo cerchio di bicchierini di caffè ormai vuoti a circondarlo. La bolla di quiete fu rotta dall'acuto quanto monotono suono di una sirena che si zittì poi, proprio lì, davanti al distretto. Sia Anna che Luca alzarono la testa da sopra le rispettive carte e si scambiarono un'occhiata consapevole: sapevano entrambi che una volante che arrivava a sirene spiegate portava qualche grana da sbrigare. L'unica cosa che potevano fare era sperare che non fosse niente di particolarmente grave, magari qualcosa che non li costringesse a chiamare il commissario. Il portone si aprì e si richiuse su sé stesso con uno scatto sordo e, quando Luca si sporse oltre la sua scrivania, inquadrò un paio di colleghi intenti a scortare qualcuno.
«Agenti, abbiamo fermato due ragazzi durante una rissa!» esordì uno dei poliziotti mentre si affacciava in ufficio, un braccio teso oltre la cornice della porta a trattenere uno degli irrequieti ragazzi.
«Va bene...» sospirò Luca alzandosi dalla scrivania e facendo cenno ad Anna di seguirlo. I due colleghi in divisa si erano frapposti tra i due ragazzi che menavano calci alla cieca, per nulla intenzionati a fermare la rissa.
«Allora!? La smettete!?» tuonò Luca uscendo nell'atrio e i due ragazzi si agitarono strattonando goffamente la presa dei poliziotti.
«Cosa hanno combinato?» chiese Anna, ancora per metà nascosta dietro Luca.
«Rissa davanti ad una discoteca, sono ubriachi e non si sono risparmiati!» spiegò un poliziotto spingendo il più basso dei ragazzi davanti a Luca e Anna. Era conciato piuttosto male con il viso ridotto ad una stramba maschera di sangue che colava da ferite irregolari.
«Tagli da vetro...» borbottò Luca scuotendo piano la testa. Non ci voleva molto ad immaginare che a un certo punto della rissa i due se le fossero date di santa ragione usando probabilmente delle bottiglie rotte. Per fortuna la confusione della sbronza aveva reso imprecisi i colpi e i ragazzi non si erano procurati che una serie di graffi più o meno sanguinanti.
«Dai Anna, portiamoli di là!» esclamò Luca, muovendosi verso i ragazzi e afferrandone uno per un braccio. Si era aspettato che lei lo imitasse ma, quando si voltò per rientrare in ufficio, la trovò ferma e pallida a fissare a occhi spalancati i grotteschi ghirigori che il sangue disegnava sul viso dell'altro ragazzo.
Merda! pensò Luca mentre notava che lei impallidiva sempre di più, qualcosa di incomprensibile a inquinarle gli occhi.
«Anna!? Esci un attimo, dai: vai a prendere una boccata d'aria!» le consigliò spostandosi di un paio di passi per intercettare il suo sguardo. Lei ci impiegò qualche secondo ad afferrare quelle parole, poi mise a fuoco il viso di Luca e la paura del sangue tornò ad essere qualcosa di invisibile, una sottile e nebulosa ombra da qualche parte nella sua testa.
«Sto bene!» pigolò cercando di riacquistare la sua consueta espressione da dura ma Luca la bloccò subito, una mano a stringerle gentilmente una spalla.
«Vai a prendere una boccata d'aria, su!» le ripeté, calmo ma deciso, e lei lasciò andare le spalle, sconfitta, e strascicando i piedi si avviò verso l'uscita. E mentre Anna veniva inghiottita dal buio oltre il portone, Luca spinse vagamente infastidito i due rissosi dentro l'ufficio.

*


Le giornate di marzo ormai andavano via via riscaldandosi con il primo sole di primavera ma le notti restavano fredde e scomode. Anna sospirò piano stringendosi nel suo giubbotto di pelle, il bavero alzato a coprire il collo. Luca aveva avuto ragione a mandarla fuori: letteralmente bloccata dalla paura non gli sarebbe stata di nessun aiuto e in più l'aria cruda della notte l'aveva aiutata a riprendersi. Si era schiarita la mente e si era resa conto con umiliante chiarezza della figuraccia fatta. Dubitava che gli altri poliziotti avessero davvero capito cosa l'aveva bloccata ma, di sicuro, Luca aveva capito ogni cosa. Anna si sentì quasi in colpa: quando le era capitato la prima volta aveva assicurato a Luca che ci stava lavorando e in cambio aveva ottenuto che lui mantenesse il segreto. Ma erano passati mesi e il problema non era stato risolto.
«Va meglio?» la domanda sussurrata di Luca la sorprese alle spalle e sfilacciò i suoi pensieri in un groviglio confuso.
«Sì!» sospirò lei contro la pelle del giubbotto mentre lui annuiva rassicurato e le si sedeva accanto sul cofano di una volante. «I due ragazzi?» chiese subito, impedendo così che fosse lui a iniziare un qualunque discorso.
«Oh, tutto a posto: ho lasciato i colleghi a prendere le loro generalità! Hanno alzato un po' troppo il gomito, tutto qui!» li liquidò Luca intanto che si stiracchiava come un enorme gatto e alzava la testa a fissare il cielo. Senza nemmeno sapere perché, Anna lo imitò e si ritrovò a fissare una macchia di blu scurissimo puntellato di stelle opalescenti che si sforzavano di brillare almeno un po' di più delle luci dei lampioni.
«Pensavo che avessi fatto qualche passo avanti sulla questione della paura del sangue!» riprese Luca, lo sguardo ancora puntato al cielo e Anna si chiese se in realtà non lo facesse per evitarle il disagio di sentirsi sotto la lente d'ingrandimento dei suoi occhi.
«Lo pensavo anche io ma evidentemente non è così...»
«Già...» commentò solamente lui, la voce venata di dispiacere.
«Dai, chiedimelo! Chiedimi se questa cazzo di fobia ha a che fare col mio passato!» sbottò Anna, ingiustamente aggressiva, la rabbia che rischiava di tracimare come ogni volta che qualcosa del suo passato riaffiorava in superficie.
«Lascia stare, non serve!» mormorò lui, la testa – ostinatamente – ancora per aria.
«Ah già, giusto! Perché si capisce, no!? Tu capisci sempre tutto!» sputò fuori lei, velenosa in un modo assurdo, offesa come se davvero Luca avesse mai preteso di capire o di sapere, di comprendere o di giudicare.
«Niente di tutto questo! Volevo solo dire che non sei obbligata a dirmi nulla se non vuoi, ed è evidente che tu non vuoi!» chiarì lui, riportando finalmente lo sguardo su di lei.
Anna incassò quell'occhiata con un vago senso di panico, perché era vero che Luca capiva sempre tutto e lei ne era spaventata quasi quanto lo sarebbe stata se l'avesse tartassata di domande. Ma no, lui non chiedeva mai nulla, lui intuiva, lui indovinava – i pensieri, i malesseri, le volontà.
«Scusami, è che non sono abituata al fatto che qualcuno sappia cosa mi è successo!» si difese Anna, il viso che affondava un po' di più tra i capelli e il bavero del giubbotto.
«Capisco che tu non voglia parlarne – davvero! – ma forse è proprio questo il punto! Forse dovresti, forse parlarne con qualcuno ti aiuterebbe ad esorcizzare... il trauma!» tentò Luca, soffocando all'ultimo quella parola – “abusi” – che bruciava come alcol sulle labbra.
«Lo sto facendo, infatti: ne ho parlato con te!» sorrise Anna inclinando la testa a guardarlo attraverso le onde dei suoi capelli.
«Be' sì, io intendevo qualcuno di preparato ma va bene, credo che sia un buon inizio!» concesse lui ridacchiando.
Anna rise a sua volta, divertita dal tono che il ragazzo aveva usato, quel tipico tono imbarazzato che aveva imparato ad associare a lui ogni volta che in qualche modo sfioravano quel discorso. Perché lei andava in crisi, immancabilmente, ma lui si sentiva in difficoltà, altrettanto immancabilmente. Ogni volta. Non era un bell'argomento, un qualcosa di cui si potesse parlare con piacere – e lei che mai ne aveva parlato con nessuno ne era crudelmente consapevole – e quindi il disagio di Luca ci stava, era normale.
In realtà, se Anna avesse potuto – o fosse stata in grado – di leggere oltre quell'apparente disagio avrebbe visto che si trattava di una cosa diversa, molto diversa.
«Davvero, dovresti parlare con uno specialista! Io non credo di essere capace di aiutarti come si deve...» esclamò serio.
Ecco la verità, realizzò Anna: il disagio c'era perché lui riteneva di non essere all'altezza. Ma chi mai era stato all'altezza nella sua vita? Nessuno, nessuno era mai stato così paziente, così disponibile, così importante da meritarsi le sue confidenze. Nessuno prima di Luca. Avrebbe voluto dirglielo, e per un istante le parole le ballarono sulla punta della lingua, ma a cosa sarebbe servito? Osare così tanto per cosa? Lui molto probabilmente avrebbe lasciato il X nel giro di pochi giorni, sarebbe passato alla scientifica e sarebbe sparito dalla sua vita. Non avrebbe rischiato. Chiusa in un ostinato mutismo, si limitò a scuotere la testa negativamente: a Luca la libertà di interpretare il gesto come meglio credeva.
«Non c'è niente di male nel chiedere aiuto, Anna! Ognuno di noi ha i suoi problemi e i suoi fantasmi da combattere, ostacoli che non si possono superare da soli ma insieme sì. Un po' come le stelle: è bello quando se ne vede una, ma è meraviglioso quando se ne vede un cielo intero!» spiegò Luca, una mano ad indicare lo stretto lembo di cielo che li sovrastava. «Qualcosa tipo “l'unione fa la forza”, roba del genere!» ridacchiò poi, quella stessa mano che si tuffava a tormentare i capelli un po' troppo lunghi dietro la nuca. Anna si sorprese a riflettere su quello strano discorso con un sorriso un po' storto sulle labbra: Luca aveva la straordinaria capacità di farle vedere il mondo come fosse qualcosa di buono, quasi che tutti potessero essere come lui.
«Oh, me raccomando: tieniti pe' te il mio discorso sconclusionato di prima, quello sulle stelle e tutto il resto! Se lo sapesse, Mauro me prenderebbe in giro pe' sempre, mi chiederebbe se ho bevuto o che me so' fumato!» rise alla fine Luca, rompendo di nuovo il silenzio mentre assestava una lieve gomitata ad Anna. Un piccolo occhiolino complice e lui scivolò giù dal cofano su cui erano rimasti appollaiati per tutto quel tempo. Il portone stridette un po' mentre si richiudeva dietro Luca, la notte punteggiata di auto lontane come unica compagnia di Anna. Con le mani sprofondate nelle tasche, rialzò gli occhi al cielo. Le stelle erano ancora lì, una sfocata trapunta di puntini bianchi: belle prese una per una, meravigliose tutte insieme. In fondo il discorso di Luca aveva un senso ed era vero che ognuno di loro aveva bisogno degli altri – per affrontare un dolore, per superare un trauma, per condividere una gioia, per provare un affetto. Forse un po' alla volta anche lei avrebbe finito per chiedere aiuto: aveva così tanta voglia di liberarsi delle sue paure! Sì, prima o poi ci sarebbe riuscita. Per ora, aveva cominciato con Luca e le bastava!
Rabbrividendo un po', Anna inspirò a pieni polmoni ed egoisticamente sperò che Luca, alla fine, decidesse di restare al X Tuscolano: aveva bisogno di lui più di quanto tutta sé stessa le avrebbe mai permesso di ammettere.

 

*

Qualche giorno dopo...

La chiesa era inondata dal sole e spiccava imperiosa sullo sfondo, con il lungo tappeto rosso a colorarne il sagrato. Anna immaginò Ugo a consumare di ansioso nervosismo l'attesa di Adele mentre gli invitati arrivavano alla spicciolata. Luca sembrava la stesse aspettando, seduto in bilico su una colonnina spartitraffico, una giacca bianca a illuminarne la figura.
«Ciao!» lo salutò avvicinandosi e intanto cercava di tenere a bada i lunghi – e per l'occasione, liscissimi – capelli.
«Ciao!» le fece eco lui sorridendo.
«Allora, agente Benvenuto! Sei pronto a lasciare tutti per la tua carriera?»
La domanda della ragazza arrivò a bruciapelo, a sottintendere la marea di discorsi già fatti in precedenza sull'argomento.
Luca sarebbe andato o restato? Scientifica o X Tuscolano?
«Anna, la sai una cosa? Io non lo so più!» esclamò lui, la voce che tradiva in realtà una decisione ben chiara. Perché quando lui spalancò le braccia per stringerla a sé, lei fu sicura che sarebbe rimasto. Lì, al X Tuscolano, ad occupare l'armadietto accanto al suo, a paragonarla ad una stella che ha bisogno di aiuto, ad esserle amico. Anna lo intrappolò in uno stretto abbraccio, mentre sorrideva contro il suo collo. Ecco l'altra stella con cui superare i traumi del suo passato. Forse ora poteva ammetterlo quanto tenesse a lui. Almeno a sé stessa.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Distretto di polizia / Vai alla pagina dell'autore: Dani85