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Autore: Loki    26/08/2007    6 recensioni
Una piccola fanfiction su L di genere introspettivo. Ripercorre un sogno (sara' stato davvero un sogno?) di L avuto da bambino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ombra ~ Ombra

La sua ombra continuava a seguirlo, quasi a volerlo afferrare e carpirne l’essenza.
"Puoi vedermi?" gli chiese l'alta e nera figura. "Questo si' che e' strano..."
Inizio' a correre, sempre piu' lontano. Evito' di guardarsi alle spalle; voleva andare sempre piu' oltre, alla ricerca di un rifugio sicuro in cui nascondersi.
Strinse forte lo sgualcito pupazzo di panda e affretto’ il passo. I suoi capelli neri si agitarono, seguendo il ritmo della sua corsa.
"Sei divertente!" esclamo’ la figura, visibilmente eccitata dalla fuga.
Gli occhi del ragazzo esprimevano terrore, un terrore che lo scavava fin nell’ animo; esso penetrava nelle sue ossa, s'instillava nella sua mente, e il suo cuore batteva forte, come mai prima d’allora.
Non osava voltarsi ad osservare quella 'cosa' sbucata nel nulla, di punto in bianco, in un solitario pomeriggio d'autunno.
Si trovava in un sogno, pensava. Ne era convinto.
Ma non riusciva a fermarsi; la paura gli offuscava i sensi, il mondo intorno a lui pareva un’idea di realta' dalla quale fuggire. Gli alberi, le case, i recinti... tutto era abbozzato, tratti di pennellate grigie che delineavano il confine dei sensi.
Non riusciva a pensare a niente, lui tanto abituato a pensare, nella sua solitudine perenne.
Quante volte aveva risolto enigmi, nella sua solitudine?
Quante volte era riuscito dove gli altri avevano fallito?
La sua pelle era candida come il latte, i suoi folti capelli neri sembravano non mutare mai; potevano trascorrere ore, minuti, giorni, ma lui era cosi': immerso nella solitudine e nei suoi pensieri, noncurante nei confronti delle cose per le quali non provava interesse.
Ed ora era li' che correva, come un animale impaurito. Probabilmente pensava che non avrebbe mai potuto provare sensazioni del genere.
Respirava affannosamente, e non aveva intenzione di fermarsi per niente al mondo: quella creatura gli faceva accapponare la pelle.
Forse erano quegli occhi: non ne aveva mai visti di simili. Oppure era la pelle a non essere umana.
“E' un Dio della morte,” si ripeteva tra se', “e come posso sfuggire da un Dio della morte?!”
Forse erano i suoi vestiti – se cosi' si potevano chiamare. O il suo viso, o la sua bocca, o... l’intero insieme.
Fu costretto a fermarsi. Gli mancava il fiato; aveva corso troppo.
“Sei spaventato, ragazzino?” chiese la figura, raggiungendolo a passi lenti.
Il ragazzino lo fisso' in silenzio, riprendendo fiato. Si volto' e si ricompose.
“Cosa sei?” gli domando’.
La figura ridacchio'. “Che importanza ha, per te? Non e' ancora giunto il tuo momento.”
Il ragazzino strinse forte il suo pupazzo. “Non riesco a capire per quale motivo tu mi insegua,” disse coraggiosamente a piena voce, “non sei umano... sei un Dio della Morte, non e’ vero?”
La creatura si sorprese per un attimo. “Esatto,” gli rispose, “vedo che hai intuito la mia natura. Come mai non ti vedo sorpreso? Sei calmo. E' strano.”
“E' inutile agitarsi,” rispose il bambino, “se vuoi uccidermi puoi farlo quando vuoi. Sei un Dio, quindi ne sei in potere ovunque tu sia. Scappare e' inutile.”
Lo Shinigami si gratto' il mento. “Hai ragione. Sei un ragazzino furbo.”
Il bambino lo fisso' senza distogliere lo sguardo. “Sei venuto ad annunciarmi la morte, allora? Hai detto che non e' giunto il mio momento.”
Lo Shinigami lo addito’. “Un giorno,” gli disse, “uno di noi verra' a prenderti. Le braccia della morte ti cingeranno. Preparati a quel giorno. Vivi una vita serena, fino ad allora.”
Rise. Lawliet strinse ancora piu' forte il suo pupazzo. Dopodiche' dimentico’ ogni cosa.

* * *

“E' da quel giorno che mi sono comparse queste occhiaie, Matsuda. Avevo... uhm...” guardo' in alto per un secondo, quasi stesse cercando le parole giuste, “circa cinque anni. Non ricordo bene. Mi sono addormentato, per poi risvegliarmi così. Non so altro. Soddisfatto? Non pormi altre domande, per favore”.
Stava bevendo il caffe’, seduto, com’era solito, sulla poltrona.
“E quel suo modo di sedersi?” chiese Matsuda, sempre piu' incuriosito.
L lo fisso'. “No, quello l’avevo già prima,” gli rispose, visibilmente seccato.
“Matsuda, le persone non possono acquisire abitudini di punto in bianco in una notte,” sentenzio' Aizawa, “basta seccare il signor Ryuzaki”.
“Uffa,” sbotto' il ragazzo. “Pero', quelle occhiaie...”
“Matsuda!” urlo' Aizawa.

* * *

Inserirono la videocassetta.
“Voglio incontrare Kira-san,” disse la voce, “penso che Kira-san ancora non abbia gli occhi, ma non preoccupatevi. Non ucciderei mai Kira-san.
Per favore, pensa ad un modo di incontrarci senza dover rischiare di venir catturati dalla polizia.
Quando ci incontreremo, potremo confermare facilmente le nostre identita' con i nostri Shinigami.”
La voce si spense.
L alzo' le braccia al cielo.
“Shinigami!” urlò, per poi ritrovarsi a terra, preso da una strana sensazione di paura e da un’improvvisa accelerazione del battito cardiaco, quasi come se la sensazione non gli fosse nuova.
“...Sta dicendo che gli Shinigami esistono?!”
  
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