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Autore: bambolinazzurra    04/02/2013    1 recensioni
Roxas ha una piccola "disavventura" che lo costringe ad abbandonare la sua prima palestra e a trovarne un'altra. Axel, il suo nuovo istruttore, si diverte a stuzzicarlo e metterlo a disagio.
Chi avrà la meglio?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Lexaeus, Roxas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Roxas si asciugò il sudore dal viso. Forse aveva esagerato con il riscaldamento, ma cosa poteva farci se si sentiva arrugginito, quel giorno?
Il suo stomaco iniziò a brontolare e lui ci premette una mano sopra, imbarazzato.
- Ehi, tigre! – lo apostrofò Xigbar – Mangia qualcosa prima che ti venga la tentazione di sbranare qualcuno -
Roxas sorrise all’amico.
- Sì, signor capitano – disse. Poi ci ripensò, iniziò a ridacchiare, spedì un occhiolino ad Axel, che lo guardava da poco distante e gli mimò un “roar” seducente, mimando con una mano ad artiglio. Sapeva che era una cosa molto gay da fare, ma ogni tanto ci stava, no? E poi lui era gay. Anche se non effeminato, ma prendere un po' in giro era diverso, no?
Axel arrossì e si voltò per rispondere alla domanda di una signora. Roxas rise apertamente. Quanto gli piaceva vendicarsi per tutti i momenti imbarazzanti che l’istruttore gli aveva fatto passare da quando si era iscritto…
Poi seguì il consiglio di Xigbar e si diresse verso il proprio armadietto, frugando nel suo borsone per estrarne un piccolo contenitore a chiusura ermetica che conteneva la sua salvezza.
Roxas tornò di sopra e si sedette su una panca a fare merenda in santa pace. L’allenamento gli faceva venire sempre fame, anche se quel giorno si era limitato al riscaldamento. Doveva essere una giornata no. In ogni caso per una volta aveva un’ottima merenda con sé: un grosso, succulento frutto di paopu.
Sora gliel’aveva portato solo il giorno prima, rientrato da poche ore da una brevissima trasferta alle Isole del Destino, dove aveva una villetta. Esatto, il bruno, appena tornato dal campo di sopravvivenza era subito dovuto partire di nuovo.
Buon per Roxas, comunque, perché in quel modo aveva potuto costringere il cugino a portargli una grossa scorta di paopu.
In realtà Roxas era l’unico a usare i paopu esattamente come ciò che erano: frutti. Tutti gli altri li trattavano con i guanti di seta per via della leggenda, quella secondo cui, se due persone ne avessero diviso uno, i loro destini si sarebbero legati indissolubilmente, qualsiasi cosa fosse successa. Secondo Roxas bastava un figlio per arrivare a quel tipo di legame. In ogni caso, qual era il risultato di quello stupido mito? La stragrande maggioranza di quelle delizie era destinata a marcire, se c’era carenza di coppiette che andavano alle Isole in luna di miele.
Ovviamente tutte le persone che venivano a sapere di questo suo “scempio” avevano da ridire, era inevitabile.
Roxas non avrebbe mai dimenticato quella volta che Selphie e Riku avevano spiegato la leggenda, l’una con aria sognante, l’altro in tono concreto, come se parlasse di antichi miti greci. Era successo più o meno quattro anni prima ed erano tutti sull’isola, ospiti di Sora, riuniti accanto a uno degli alberi.
Ascoltata la spiegazione con estremo scetticismo, Roxas si era sporto, aveva raccolto uno degli splendidi frutti a stella, che gli stava facendo venire l’acquolina in bocca già da un pezzo, l’aveva pulito sulla propria maglia e l’aveva addentato e finito in tre bocconi.
- Buono! – aveva commentato, mentre tutti gli altri lo fissavano scandalizzati.
- Ma Roxas! – aveva squittito Selphie – Avresti dovuto dividerlo con una persona per te molto, molto speciale… -
- E l’ho fatto – la interruppe il biondo – L’ho diviso con l’unica persona che sarò certo di amare fino alla fine dei miei giorni –
Silenzio gelido per alcuni istanti, poi la risata fragorosa di Hayner, seguita a ruota, con gran sorpresa di Roxas, da quella di Riku. Fu una sorpresa perché fino a quel momento il ragazzo era sempre stato più amico di Sora che di Roxas. A dirla tutta, quei due non si potevano soffrire, ma si tolleravano comunque per i loro amici, che ci tenevano a frequentare entrambi. Ma da quel momento in poi iniziarono a trovarsi sempre più simpatici.
E comunque Roxas era sicuro che avrebbe fatto tesoro per sempre delle facce sconvolte delle ragazze e della risata di Riku.
Da quel momento in poi Roxas aveva sviluppato una sorta di “dipendenza da paopu”.
In quel momento, sulla panca della palestra, il nostro amico stava giusto masticando con estremo piacere il secondo boccone. Era un frutto superbo, molto saporito e sperava vivamente di poterselo godere senza essere disturbato.
- Che mangi, Roxas? – chiese Axel.
Come non detto.
Roxas scrollò le spalle e non rispose, sperando che il rosso capisse l’antifona. E ne addentò un altro pezzo. Che peccato, era già arrivato a metà: finivano sempre troppo presto.
Axel, curioso e stanco di essere ignorato, decise di passare all’azione.
Gli tolse semplicemente la mezza stella mangiucchiata di mano e la morse a sua volta. Sotto lo sguardo sconvolto di Roxas lo finì tutto con un certo entusiasmo.
- Buono! – Axel si leccò le labbra, rese appiccicose dal dolce succo.
Poi si accorse che Roxas lo guardava a bocca spalancata.
– Chiudila se non vuoi che ci entrino le mosche – gli disse allegramente – Cos’è quella faccia? –
Roxas si riscosse appena.
- Ti rendi conto che hai appena mangiato il mio paopu? – chiese impassibile.
Un paio di ragazzine dietro di loro trattennero il respiro e Marluxia, che stava passando di là, sorrise tra sé e tese una mano verso Luxord, che gli porse prontamente delle banconote, sbuffando. In quella palestra non c’era un minimo di privacy, davvero!
- E allora? – fece Axel, senza capire la reazione delle persone intorno a lui.
- Ti rendi conto che era l’unico che avevo con me, che ora ho una voragine nello stomaco e che dovrò aspettare fino all’ora di cena per poter mangiare, perché finchè arrivo a casa saranno già le sette passate e mia madre non mi permetterà di stuzzicare niente? –
- È il prezzo che paghi per ignorare una bomba sexy come me – ghignò Axel.
- Beh, bomba sexy, fai attenzione a non esplodere nell’immediato futuro, o quel paopu sarà andato sprecato. A domani! –
E Roxas si diresse verso gli spogliatoi senza voltarsi indietro. In quel modo non si accorse di aver lasciato il piccolo contenitore sulla panca. Per fortuna Axel era rimasto indietro e lo raccolse, fissando la piccola foglia verde rimasta all’interno e domandandosi ad alta voce.
- Paopu… paopu… dov’è che avevo già sentito questa parola? –
- Ti do un indizio – gli disse una ragazza con i capelli castani e grandi occhi scuri – Isole del Destino. Accidenti, uno come te che divide un paopu con un altro maschio. Che dannatissimo spreco!
E se ne andò anche lei.
“Certo che in questo posto ce n’è di gente strana!” pensò Axel, ignorando alla grande il vago complimento “Beh, poco male, conosco qualcuno che è appena tornato da quelle Isole. Forse Sora saprà spiegarmi…”

Era una bellissima domenica soleggiata e ragazzi erano al parco a fare un po’ di sano esercizio fisico. Hayner, Demyx, Pence, Roxas e Saïx stavano facendo una partitina a calcio. Invece Axel era pigramente seduto su una panca a guardarli, le braccia incrociate dietro la testa.
Quando gli altri gli avevano chiesto di giocare pure lui, aveva declinato l’offerta.
- Ehi! – aveva protestato quando gli avevano dato del pigrone – Passo sei giorni a settimana, otto ore al giorno per un gran totale di quarantotto ore a settimana, in una palestra, facendo anche attività fisica, avrò pure il diritto di riposarmi un po’! E comunque il calcio non mi piace -
Sora si era appena preso una pausa e si stava sventagliando con vigore. Per essere quasi metà ottobre il caldo era ancora micidiale.
- Ehi, Sora! – fece Axel, ricordando improvvisamente la domanda che voleva fare al ragazzo.
L’interpellato si avvicinò e lo guardò con aria interrogativa, accettando la bottiglietta che il rosso gli porgeva.
- Cosa c’è? –
- Come sono le Isole del Destino? –
- Meravigliose se ti piacciono le palme, le spiagge e l’oceano, un posto perfetto sia per allenarsi che per riposarsi. Ma per il resto non c’è molto altro. Sole, mare e sabbia, tutto qui –
- Oh… non era esattamente quello che volevo sapere – fece Axel, deluso.
- Allora cosa? –
- Mi hanno detto che aveva a che fare con le Isole ma tu non ne hai parlato. E va bene. Sora, che roba è un paopu? –
- Un frutto – rispose il bruno – Molto raro, oltretutto, cresce spontaneo solo su quelle isole ed è impossibile da coltivare in qualsiasi altra zona del mondo, per questo ti hanno detto… beh, qualsiasi cosa ti abbiano detto. Roxas va matto per quella roba –
- L’ho sentito nominare un po’ di tempo fa, ma non credo di averlo mai assaggiato –
- No, beh… oltre ad essere raro, nessuno lo mangia come un frutto qualsiasi. Roxas è l’unico a farlo per quanto ne so –
- Ma perché? – chiese Axel, incuriosito. Quella storia era bizzarra…
- Non dirmi che non conosci la leggenda del frutto di paopu! –
- Dovrei? –
- Sì, è famosissima! –
Sora si guardò un attimo intorno per controllare che nessuno stesse origliando. In realtà non sapeva nemmeno lui perché si sentisse così a disagio. Era stato Axel a fare quella domanda, in fondo. Però sentiva che quella conversazione doveva rimanere privata. Ma comunque non c’era motivo di preoccuparsi, gli altri stavano tutti ancora giocando e nessuno faceva caso a loro. Sora fissò per un attimo Riku e il cugino, l’uno che cercava di passare per andare in porta, l’altro che lo marcava stretto per impedirglielo. Scosse lievemente la testa. Nonostante ora fossero buoni amici, ci sarebbe sempre stato un pizzico di rivalità tra loro.
Infine Sora si voltò di nuovo verso il rosso, che aspettava pazientemente una risposta.
- Si dice che se due persone dividono un paopu saranno parte della vita dell’altro qualsiasi cosa accada. Quindi di solito lo mangiano le coppie appena sposate, come buon auspicio, o comunque gli innamorati che vogliono stare insieme per sempre –
Axel sorrise.
- E tu pensi che la leggenda sia vera? –
- Beh, non ho prove né in un senso né nell’altro – rispose il bruno, senza compromettersi.
- Comunque è una bella storiella. Com’è fatto questo frutto? – chiese Axel. Voleva conferma.
- È giallo e a forma di stella. Del sapore non ne so niente, chiedilo a Roxas –
Axel fissò il cielo, pensieroso. Quindi quel frutto che aveva praticamente tolto di bocca a Roxas era effettivamente un paopu. E loro l’avevano diviso. Non c’era da stupirsi che le persone lì intorno l’avessero guardato così.
Roxas comunque gli era sembrato stranamente tranquillo. Forse era semplicemente felice di averlo diviso con lui? Ma il biondo non era tipo da credere a quel genere di leggenda senza fondamento. E poi le credenze popolari che riguardavano cosiddetti frutti magici erano cavolate, giusto?
Al rosso non dispiaceva affatto averne diviso uno con il suo Roxas, comunque. L’unica cosa che gli dispiaceva era non averlo potuto fare consapevolmente. Ma forse a questo si poteva porre rimedio.
- Ehi, Sora. Pensi di potermene procurare qualcuno? Mi piacerebbe assaggiarli –
Sora aveva l’aria di chi la sapeva lunga.
- Assaggiarlo, eh? Beh, ultimamente ne ho portati parecchi a Roxas, sono sicuro che lui sarebbe più che disposto a dividere il suo bottino con te –
L’enfasi che il bruno mise sulla parola "dividere" non lasciava dubbi sul significato di quella frase. Axel sentì le prime avvisaglie dell’imbarazzo, ma non era disposto a lasciarsi mettere al tappeto da un Sora qualsiasi. Gli diede uno scappellotto.
- Parla proprio quello che mormora alla sua ragazza frasi come “Oh, Kairi, sei bella e pura come una rosa bianca al chiaro di luna!” quando pensa che nessuno lo stia ascoltando. Mi sorprende che voi due non abbiate ancora diviso il vostro paopu – poi ghignò e proseguì, spietato - Ma, parlando di purezza, davvero la tua ragazza è ancora come una rosa bianca? E io che credevo che l’avessi già deflorata da un pezzo… -
Sora arrossì violentemente e non rispose e Axel scoprì con piacere di non aver perso il suo tocco. A patto di non menzionare mai “cose così imbarazzanti!” davanti agli altri, il rosso gli scucì la promessa di procurargli un paio di stelle.

- Ehilà! Sono qui! – esclamò Roxas, entrando allegramente nel ritrovo.
- Bene, vi stavamo giusto… ma dov’è Axel? – chiese Olette.
- L’ho lasciato in posta, doveva pagare un bollettino e c’era un po’ di coda –
- Tanto meglio – intervenne Selphie – C’è una parte che comunque non credo Axel abbia bisogno di sentire –
- Di cosa stai parlando? E perché non la deve sentire? –
Roxas si guardò intorno, accorgendosi per la prima volta di qualcosa di diverso nel ritrovo: c’erano due sedie sistemate al centro della stanza, posizionate davanti a un cavalletto per quadri, che il biondo riconobbe come quello di Naminè, coperto da un telo. Nella stanza, oltre lui, erano presenti tutte le ragazze, più Hayner e Sora.
- Lo capirai presto – rispose Kairi – Allora, questi due e Pence ci hanno raccontato di quella specie di campeggio che avete fatto… - Roxas non si curò di correggerla - … e di come tu e Axel sembravate pronti a saltarvi addosso –
- LORO COSA?! –
- Più chiaro di così non poteva essere, Rox – si difese Sora.
- Quindi oggi vi faremo un bel discorsetto sul sesso! – esclamò Selphie, saltellando e battendo le mani.
Roxas cercò prontamente di darsela a gambe, ma Hayner e Sora gli sbarrarono la strada e, approfittando della sua sorpresa, lo costrinsero a sedersi su una delle sedie e gli legarono gambe e braccia. Hayner fece anche per imbavagliarlo, per non sentire le sue proteste – e le sue imprecazioni – ma…
- No! – lo bloccò Naminè, ridacchiando – E se avesse delle domande da farci? –
Roxas li guardò tutti malissimo.
- Andiamo, Rox, sapevi che sarebbe successo! – esclamò Sora.
Roxas lo ignorò.
- In ogni caso voi che ne potete sapere del sesso tra uomini?! – sbottò.
- Buona domanda – commentò Hayner – Che ne sappiamo? –
Olette gli tappò prontamente la bocca e sorrise innocentemente a Roxas.
- Quanto basta. Partiamo dalle basi, visto che siamo sicuri che Axel non ne abbia bisogno –
- E perché pensate che ne abbia bisogno io?! –
- Sei mai stato a letto con un uomo? – gli chiese Kairi.
Roxas distolse rabbiosamente lo sguardo: per qualche motivo a Kairi non era mai riuscito a mentire senza smascherarsi. Era irritante e imbarazzante.
- Proprio come pensavo. Attacca Nami! –
Naminè arrossì, ma fece un ghignetto.
- Quando due ragazzi si vogliono taaanto bene… -
Urgh! – fece Roxas – Ancora peggio del discorso dei miei quando ho raggiunto la pubertà! –
Hayner rise.
- Me lo ricordo, c’ero anch’io! Stavamo giocando ai videogiochi quando ti venne un’erezione e andasti dritto dritto da tuo padre, in preda al panico –
- Beh, lo chiesi prima a te, ma ne sapevi ancor meno di me perché non ti era ancora successo. Eri così giovane e innocente –
- Zitto. Il punto è che, dato che me lo sono dovuto sorbire anch’io, comprendo perfettamente il tuo dolore. Ehi, eravamo insieme quando ti è successo, non è che…? –
- No! Cazzarola, no! –
- Smettetela di interrompere! – Olette si mise le mani sui fianchi, minacciosa.
- Comunque io comincerei da seme e uke – si intromise Selphie.
- Che che che?! –
Naminè tolse il panno dal cavalletto, rivelando un disegno di Axel e Roxas che si tenevano per mano.
- Roxas, tu sai di essere l’uke, non è vero? –
- Io non ho neanche idea di cosa significhi! –
- Parte tutto dallo yaoi… - cominciò Selphie.
- I fumetti porno gay?! –
- In un certo senso… beh, il seme è la figura dominante della coppia: più alto e in genere più grande d’età, spesso muscoloso, più mascolino e stoico. L’uke è il remissivo; più basso, occhi grandi, tendenza ad arrossire e bisogno di essere protetto –
Roxas stava per ribattere riguardo alla dominanza del… ehm… dei suoi stivali, al fatto che lui non era per niente remissivo e soprattutto che poteva benissimo difendersi da solo, ma Selphie continuò, implacabile.
- Per quanto riguarda i ruoli sessuali, il seme è… ehm… l’insertivo e l’uke è quello che riceve
Roxas se ne stava lì a bocca aperta, rosso come un peperone. Sora ridacchiò borbottando “Tipico atteggiamento da uke!”, come se lui fosse un grande esperto. Finalmente il biondo si riprese.
- E chi ha detto che io sono il fottutissimo uke?! –
- Beh, che tu sia fottuto o no non lo sappiamo ancora, per questo ti stiamo mettendo in guardia, meglio prevenire che curare, no? – rise Hayner – Ma parlando delle altre caratteristiche allora sì, mi sembra che tutto corrisponda –
Roxas strinse i denti per non dare una rispostaccia al suo cosiddetto migliore amico. Proprio in quel momento entrò Axel.
- Scusate tanto per il ritardo, c’era un sacco di gente alla posta, ma ora che sono arrivato potete anche dirci che cosa… perché Roxas è legato alla sedia?!
Axel si affrettò a liberarlo.
- Una volta Dem e Saïx l’hanno fatto anche con me – disse – È molto scomodo, sapete? –
- Beh, se non l’avessimo fatto non ci avrebbe ascoltati –
Una volta libero, Roxas si alzò e prese Axel per un polso.
- Infatti, ne ho già avuto abbastanza! Andiamocene di qui, adesso!
- Perché tanta fretta? Di che stanno parlando? –
- Sesso gay – bisbigliò Roxas, mortificato.
Axel s’immobilizzò.
- Vediamo cos’hanno da dirci – propose, gli occhi scintillanti di malizia.
- Stai scherzando, vero? –
- Nah – Axel abbassò la voce – Voglio proprio vedere cosa può saperne un branco di etero e farmi due risate –
- Ma tu non capisci! – sbottò istericamente Roxas – Dicono che io sono l’uke! –
Axel scoppiò a ridere e lo guardò ben bene.
- In effetti… -
Il  rosso indurì gli addominali appena in tempo, ma il pugno gli fece male lo stesso.
- E dai, Roxy… - fece finta di piagnucolare.
Poi prese posto su una delle sedie e se lo mise sulle ginocchia, immobilizzandogli le braccia e mormorandogli frasi rassicuranti all’orecchio. Roxas arrossì, imbarazzato nel ricevere quel trattamento davanti a tutti, ma non potè fare a meno di rilassarsi nell’abbraccio. Proprio come un perfetto uke.
- Dunque, il corpo maschile è ovviamente molto diverso da quello femminile – disse Kairi – Qualcosa in più, qualcosa in meno e una struttura di base piuttosto dissimile –
- Se non prendiamo in considerazione il bacino di Axel – ghignò Roxas.
La sua battuta gli fece ottenere diversi sorrisini d’apprezzamento – il bacino di Axel era effettivamente piuttosto simile a quello di una donna, dopotutto – e un forte pizzico sul braccio dal diretto interessato.
- Ad ogni modo – proseguì Selphie – la penetrazione è molto più dolorosa perché, come sappiamo, l’orifizio usato è creato per l’uscita, non per l’entrata. Il che vuol dire che non produce liquidi naturali per facilitare il compito. Quindi, ragazzi miei, il lubrificante è il vostro migliore amico! –
Axel annuì con aria di approvazione. Roxas invece era molto pallido. Si strinse di più contro Axel, come a cercare protezione da quei discorsi spaventosi e rabbrividì. Proprio come un perfetto uke.
- Per quanto riguarda il sesso occasionale, anche se sono sicura che non sia questo il caso – fece Naminè, guardando male Axel, come per minacciarlo di morte lenta e dolorosa se si fosse azzardato a ferire così il suo amico – la regola è una sola: preservativo sempre e comunque! –
- Ovviamente – s’intromise Kairi – ci sono altri modi per darsi piacere a vicenda senza arrivare al sesso vero e proprio –
Axel ghignò a quelle parole e lanciò uno sguardo significativo a Sora. Il ragazzo di solito era un po’ lento, ma in questo caso capì al volo. Arrossì violentemente e distolse lo sguardo. Il rosso decise di lasciarlo in pace; era uno che manteneva le promesse, dopotutto.
La “lezione” proseguì su questi toni per un po’. Roxas fissò scioccato le sue amiche, che si erano improvvisate sessuologhe. Axel ogni tanto gli affondava il viso nell’incavo tra il collo e la spalla per nascondere la propria ilarità ai presenti.
Roxas però aveva sentito qualcosa indurirsi, là sotto, quando Naminè aveva mostrato delle immagini piuttosto esplicite – e a volte spudorate, pur senza diventare mai volgari, Naminè aveva troppa classe, per quello – di loro due in diverse posizioni. E il biondo era sempre l’uke. In realtà anche Roxas si era scoperto piuttosto coinvolto da quei disegni. Fortunatamente, però, indossava una felpa taglia XL che copriva il suo problema, causato soprattutto da ciò su cui era seduto. Si era voltato verso Axel per guardarlo negli occhi, ma questi si era limitato a mormorare un “Ops!” e a rivolgergli un sorriso seducente.
- E questo è tutto ciò che vi serve sapere! – concluse Olette.
Hayner e Sora sembravano decisamente disgustati da quei discorsi.
- In realtà – fece Axel – avete dimenticato diverse cosucce, ma non preoccupatevi, insegnerò io il resto a Roxy-chan, è in buone mani – e ridacchiò.
- Aw, Axel, solo mani?! – ghignò Hayner.
- Beh, è uno dei pochi “in” che otterrà da me, dico bene? –
“Roxy-chan” si dimenò con energia e riuscì finalmente a liberarsi.
- Non scappate, abbiamo qualcosa per voi – disse Sora.
Porse ai sue una scatola di cartone appena più piccola di una scatola da scarpe.
- È solo un piccolo pensiero – Hayner posò entrambe le mani sulle spalle di Roxas e contemporaneamente gli strizzò un occhio – Tanti auguri e buona fortuna, spero che riuscirai a camminare, dopo! –
Roxas ringhiò e guardò male tanto gli amici quanto la scatola tra le mani di Axel. Quest’ultimo l’aprì. dentro c’era una confezione di preservativi – inutile dirlo – alla banana, un tubetto di olio profumato per massaggi e due di lubrificante, uno alla ciliegia e uno che si riscaldava al contatto con la pelle.
- Che gentili! – rise Axel.
Roxas si nascose il viso tra le mani, borbottando qualcosa su dove potessero infilarsi i loro regali. Che ironia…
- Beh, andiamo a lasciare a casa mia questa roba, che ne dici? –
- Se non vi vediamo tornare supporremo il peggio! – disse Hayner, malizioso.
- Allora non aspettateci – rispose a tono il rosso, strizzando un occhio.
- AXEL! NON INCORAGGIARLI! – giunse dall’esterno la voce di Roxas.
Axel fece il saluto ai presenti e seguì il suo ragazzo.
Rimasti soli, gli amici si scambiarono un’occhiata.
- Pensate che si siano offesi? – chiese Naminè con aria incerta – Roxy sembrava piuttosto irritato –
- Secondo me era più imbarazzato che altro, ma gli toccava, no? Gli passerà – rispose Sora.

All’esterno Axel raggiunse Roxas, che si stava allontanando dal ritrovo, il viso ancora rosso come un peperone.
- Non te la prendere – gli disse, passandogli un braccio intorno alle spalle – Sono stati davvero carini, sai, questa roba è piuttosto costosa, ma ora grazie a loro ci durerà un bel po’ –
- Lo so – sospirò Roxas – Ci sono andati perfino leggeri, con noi. Con gli altri siamo stati un po’ più cattivelli –
- Che vuoi dire? –
- È una tradizione, per il nostro gruppo, mettere in imbarazzo le coppie quando iniziano a mostrare segni di tensione sessuale. Io non volevo che lo facessero anche con noi, visto il nostro caso particolare. Ma ovviamente non c’era modo di scamparla –
Axel si stava sforzando intensamente di rimanere serio.
- Ah sì? E come fai a dire che con noi ci sono andati leggeri? –
Roxas afferrò la scatola e diede un’altra sbirciata al contenuto, prima di rispondere a bassa voce.
- Ci hanno dato olio per massaggi, preservativi e lubrificante – abbassò ulteriormente la voce mentre entravano nel portone – A Sora e Kairi abbiamo regalato un dildo e un anello vibrante – Roxas ghignò – E a Pence e Olette manette pelose, frustino e bavaglio –
Axel scoppiò a ridere.
- Geniale, assolutamente geniale! – si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle e inchiodò Roxas contro la porta. La scatola cadde e sparpagliò il suo contenuto sul pavimento.
Il rosso premette tutto il corpo contro quello del suo ragazzo, facendo scontrare i loro sessi eccitati. Roxas gemette piano e gli affondò il viso nel petto, mentre l’altro muoveva il bacino contro il suo.
- Mmmh…  Axel… spostiamoci. Andiamo sul letto –
- Ottima idea – ringhiò Axel.
Esitarono solo per raccattare velocemente gli oggetti caduti.
Nella camera da letto, i due si spogliarono ferocemente a vicenda, trattando i rispettivi indumenti come se gli avessero fatto un gran torto personale.
- Vedo… che quei disegni… ti hanno davvero… ispirato – ansimò Roxas, immobilizzato di schiena contro il materasso.
- Tu mi ispiri – rispose il rosso – E ora meno chiacchiere e più azione –
Con piacere
Roxas ribaltò le posizioni e afferrò il primo tubo che gli capitò sotto le dita: l’olio per massaggi, perfetto.
Il biondo strinse gli occhi in modo scherzosamente malvagio e aprì la bottiglia, versandosi un po’ del liquido sui palmi, iniziando a massaggiarlo con vigore crescente sul magnifico corpo scolpito del suo ragazzo, accompagnando a quei movimenti la pressione delle proprie labbra in zone sensibili, evitando intenzionalmente l’erezione pulsante di Axel.
Quest’ultimo ben presto non riuscì più a tollerare quella piacevole tortura e fece in modo di ricambiarla in tutto e per tutto, riducendo Roxas a una specie di poltiglia che si contorceva in preda all’estasi.
- D’accordo, ora basta coi giochetti – sussurrò Axel, guardando con una stranissima espressione il suo biondo.
Roxas deglutì a fatica, chiedendosi cosa l’altro avesse in mente. Ma per un po’ scivolarono semplicemente nei loro soliti “modi di darsi reciprocamente piacere”, come li avrebbe chiamati Kairi, però esplorandosi l’un l’altro in modo molto più approfondito rispetto al solito, fino a scoprire che Axel uggiolava se gli si massaggiavano delicatamente i lati del bacino, in corrispondenza dell’osso pubico – sì, quello a dir poco femmineo – e che Roxas faceva le fusa (proprio come un perfetto uke) se anche solo gli si sfiorava con le labbra la parte esterna del bicipite.
- Roxas – esalò infine Axel – Tutto ciò è davvero molto piacevole, ma io non ti resisto più –
- Davvero? –
- Sì. Ti voglio. Ti va di…? –
Axel aveva un’aria eccitata ma incerta, quasi spaventato di aver detto qualcosa di sbagliato, di essersi spinto troppo oltre e faceva fatica a guardarlo negli occhi. Ma Roxas sorrise.

Il dopo. La quiete che segue la tempesta. Era stato strano, era stato goffo. Era stato comunque meraviglioso perché erano loro due. Era stato oltre modo irruento e passionale. E ora l’aria era impregnata dell’aspro odore di sudore e di sperma, addolcito appena dal delicato ma penetrante profumo di ciliegia. E i due amanti, assonnati, giacevano l’uno tra le braccia dell’altro.
- Come ti senti? – chiese Axel.
Roxas sorrise divertito.
- Un po’ indolenzito, ma c’era da aspettarselo. Tu? –
Axel rise debolmente.
- Stavolta credo proprio di essermi slogato qualcosa. Ow… -
Roxas strusciò timidamente il viso contro il petto del suo ragazzo. Proprio come un perfetto uke.
- Mhm… Ax, siamo sporchi, sudati e appiccicosi e credo che anche le lenzuola abbiano bisogno di essere cambiate –
- Lo so – Axel gemette e si tirò il piccolo biondo più vicino – Però tutto questo può aspettare, vero? Ora sono stanco –
- D’accordo, facciamoci prima un riposino –
Mentre Axel si addormentava, Roxas allungò furtivamente la mano verso il proprio cellulare per controllare l’orario e magari puntare la sveglia, accorgendosi così che aveva ricevuto un messaggio, risalente a più o meno un quarto d’ora prima. Era di Hayner.
“Allora, com’è andata? È stato molto doloroso?”
“Stronzo” rispose il biondo “Ci sentiamo domani, se proprio devo. Ma sappi che ce l’ho ancora con te. Ora lasciami dormire”
E, dimentico della sveglia e di un nuovo messaggio che faceva ronzare fastidiosamente il suo telefono (“Dormire?! Allora l’avete fatto davvero? Dai, voglio i dettagli! Anzi no, è disgustoso!”), si rannicchiò tra le braccia dell’uomo che amava e sorrise pensando ai discorsi di quella mattina. Forse avrebbe convinto Naminè regalargli un paio di quei disegni da usare come fonte d’ispirazione per la prossima volta…


Ed eccovi anche un altro capitolo. Confesso che inizio ad essere impaziente di pubblicare la conclusione di questa storia, non perché non mi piace più, al contrario, semplicemente per vedere le vostre reazioni conclusive e perché ho in mente progetti di altre long che mi piacerebbe sottoporre alla pubblica attenzione… ^^’
Vabbè, in ogni caso l’aggiornamento di oggi è soprattutto per festeggiare un esame ben riuscito, quindi gioite con me! Yay! ^^
  
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