Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: morganariddle    26/08/2007    3 recensioni
la figlia perduta di Voldemort, Morgana, arriva a Hogwarts al 4° anno dove fa amicizia con harry e i suoi compagni e dove si innamora di draco malfoy...
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


QUESTA STORIA LA DEDICO A: mia cugina Silvia che mi ha convinto a scriverla, ad Anna e Kiara che mi hanno sopportato quando gliene parlavo, in parte al tipo della mia cug. (Ale) che mi ha dato una frase molto carina e a chi come me ama da impazzire Draco Malfoy.


Era la sera di halloween, e come tutti gli anni ad Hogwarts era stata allestita una sontuosa festa.
Quell’anno la Sala Grande era stata addobbata con pipistrelli veri e gufi che volavano ovunque, e i fantasmi del castello coronavano in modo entusiasmante la bellissima atmosfera grottesca.
Il professor Silente e la professoressa  McGranitt aspettarono che tutti gli allievi fossero presenti per annunciare l’arrivo di una nuova ragazza, la signorina Morgana Riddle. Tutti gli studenti, concentrati solo sugli squisiti dolci che riempivano i tavoli, appena sentirono pronunciare il suo nome si volsero spaventati a guardare la nuova arrivata e presero a parlottare tra loro.
Morgana era una ragazza molto bella. Aveva i capelli nero corvino, e gli occhi blu zaffiro.
Anche Hermione alla vista di quella ragazza che a tutti sembrava un angelo indemoniato iniziò a parlottare con Harry: “Per me buon sangue non mente, poi come ha potuto Silente accettarla sapendo che Voldemort ti cerca? Ha una brutta faccia, e guarda come se la tira”.
Harry scoppiò in una risata e disse: “Hermione non sarai mica gelosa?”
La ragazza arrossì e rispose: “Chi io? Ma cosa dici? E’ solo che mi preoccupo per te”.
Fred e George rimasero talmente colpiti dalla sua bellezza, che appena seppero che avrebbe fatto parte di Grifondoro la andarono a prendere al tavolo dei professori e la accompagnarono al loro.
“Molto gentili” li apostrofò la ragazza sedendosi. Sembrava piuttosto impacciata e un rossore innaturale le colorava le guance. Cosa comprensibile, visto che in tutta la sala si udivano bisbigli su di lei
“Grifondoro? Come può la discendente più diretta di voi-sapete-chi risiedere tra i Grifondoro?”
“Suo padre era l’erede di Salazaar Serpeverde, dovrebbe stare al loro tavolo!”
“Deve trattarsi di un’omonimia, Silente non può aver ammesso la figlia del Signore Oscuro”
Harry, Ron e Hermione si guardarono l’un l’altro a bocca aperta.
“Lo sapevo” disse Ron “sarà qui per spiarti. Dall’interno della nostra casa sarà tutto più facile!”
“Non essere ridicolo Ron” gli rispose Hermione con la sua solita aria da sapientona. “Se Silente avesse avuto anche il più piccolo dubbio che fosse pericolosa non l’avrebbe di certo messa nella nostra casa! Cosa ne pensi Harry?”. Il ragazzo scosse la testa, al che Hermione aggiunse senza preoccuparsi di abbassare la voce: “Comunque ha una faccia odiosa, mi ricorda Millicent Bulstrode!”.
Anche al tavolo dei Serpeverde l’argomento di discussione era lo stesso. Molti studenti sembravano ansiosi e agitati da quando avevano sentito pronunciare il nome della ragazza.
“Tu lo sapevi Draco?” chiese Pansy Parkinson “Lo sapevi che il Signore Oscuro avesse una figlia?”
“No, e mi sembra strano che mio padre non me ne abbia mai parlato” rispose il ragazzo senza riuscire a distogliere lo sguardo da Morgana che stava addentando una mela candita con gli occhi bassi. “Dovrebbe stare tra noi, non tra gli Weasley e i Mezzosangue!”.
La serata continuava al meglio, mentre Morgana era sulle labbra di ogni studente.
Verso l’una  Silente ricordò che l’indomani sarebbe stato un giorno di scuola e pregò che ognuno raggiungesse il dormitorio della propria Casa. “Senza eccezioni!” aggiunse lanciando un’occhiata significativa a Fred e George.Ci fu un gran fracasso di sedie spostate e colpi secchi mentre tutti gli studenti si alzavano e sciamavano nella Sala d’Ingresso attraverso le doppie porte .
Mentre si dirigevano verso i sotterranei gli studenti di Serpeverde parlavano ancora di Morgana.
“Certamente è colpa di Silente. Non può essere che SUA figlia sia tra i Grifondoro”
“Dacci un taglio Malfoy, sia chiaro la migliore l’hanno presa i migliori “disse George entusiasta con aria da superiore.
“Se fossi in te Weasley ci andrei piano a giudicare, è una Riddle e il vostro Potter potrebbe rischiarci la pelle” disse Malfoy lanciando un’occhiata indigesta a Harry.
“Non so cosa pensi di me razza di prepotente” gridò Morgana, sbucando fuori dal nulla, con gli occhi chiusi in due fessure, “Io stimo mio padre ma non per questo seguirò le sue orme. E ora ti consiglio di chiudere il becco”. Tutti i Grifondoro applaudirono alle forti parole di Morgana.
“Se no che mi fai Riddle?”sogghignò Malfoy mentre molti studenti accorrevano dei corridoi per osservare la discussione che si era accesa tra i due.
”L’hai voluto tu stupido presuntuoso, Beccus! “gridò lei agitando la sua bacchetta.
La bocca di Malfoy si deformò prendendo subito le sembianze di un becco di tucano.
”Te l’avevo detto di chiudere il becco” esclamò lei soddisfatta con una palese ironia nella voce.
Pansy Parkinson gridò spaventata, mentre Tiger e Goyle restavano fermi in attesa di ordini. Inutilmente visto che Malfoy tentava di spiccicare parola ma dal suo becco non usciva neanche un suono, un bisbiglio.
Tutti, persino Percy Weasley, esplosero in tanti applausi, e Piton sentendo il frastuono comparve all’improvviso dalle scale dei sotterranei.
“Per tutti i gargoyle, cosa diamine sta succedendo qui?” gridò con rabbia.
Il professore si sorprese alla vista di un enorme becco sul volto pallido e infuriato di Malfoy.
“Giuro che se non salta fuori il colpevole, tolgo cinquanta punti a Grifondoro” esplose, squadrando ogni studente con aria gelida. Poi i suoi occhi si fermarono. “Potter scommetto che sei stato tu” disse con un sogghigno di certezza.
Ma Morgana si fece avanti: ”No professore sono stata io!” dichiarò timidamente. Le sue guance si colorarono di rosa.
Piton rimase in silenzio per un attimo. Il suo viso esprimeva un’indecisione che nessuno aveva mai visto quando si trattava di punire un Grifondoro. Poi sotto gli occhi stupiti di tutti girò i tacchi e se ne andò.
Mentre saliva le scale con gli altri studenti domandandosi come aveva fatto a farla franca,  Morgana colse parole come “ex Mangiamorte” e “paura del Signore Oscuro” che le chiarirono tutto. Ma poco le importava. Aveva ben altro per la testa.
Giunta all’ingresso del dormitorio si bloccò davanti un enorme ritratto di una signora grassa vestita di seta rosa, che all’arrivo degli studenti chiese: “Parola d’ordine?”
“Guazzabuglio” esclamò George, e poi, rivolgendosi a Morgana con un ampio sorriso le disse: “Questa è la parola d’ordine Morghy, ricordatela d’ora in poi”.
Il ritratto si aprì come una porta rivelando un’ passaggio nel muro. Un fuoco scoppiettante riscaldava una stanza circolare, piena di tavoli e soffici poltrone.
Morgana attese pazientemente nella Sala Comune che tutti andassero a dormire. Poi prese un foglio di pergamena dove scrisse rapidamente:

Caro Draco,
credo che abbiamo iniziato con il piede sbagliato e mi dispiace. Che ne dici di vederci tra mezz’ora  davanti alla biblioteca?
Se ti stai preoccupando per il fatto che nessuno è riuscito a liberarti da quell’orrendo becco ti avviso che solo io posso toglierti l’incantesimo perciò è meglio se ti fai trovare. Rispondimi subito.
Morgana
P.s. = se accetti vieni da solo, lascia le guardie del corpo a casa.

Poi in punta di piedi salì alla guferia, svegliò la sua civetta Dark e le fece recapitare il biglietto a Draco. E in silenzio quanto prima tornò alla Sala Comune in trepidante attesa di una risposta.
Ma la risposta di Malfoy tardò ad arrivare tanto che Morgana si addormentò sul tavolo.
Pochi istanti dopo si udirono dei passi scendere le scale del dormitorio femminile e Hermione, decisa ad occupare quella notte insonne con un tema di Storia della Magia, entrò nella Sala Comune convinta di trovarla deserta. E quando trovò Morgana lì addormentata, i mille dubbi che l’avevano pervasa appena l’aveva guardata quella sera ricominciarono ad attraversarle la mente. Che cosa ci faceva quella misteriosa ragazza nella Sala Comune a quell’ora? Stava aspettando qualcosa? I suoi sospetti sembrarono concretizzarsi quando vide un gufo entrare dalla finestra. Allora la figlia di Lord Voldemort tramava davvero qualcosa contro il suo più caro amico? Se aveva ragione, Harry era davvero in pericolo. E c’era una sola cosa che lei poteva fare in quel momento. Sfilò il messaggio dalla zampa del gufo e lesse:

Ci sarò all’ ora stabilita davanti alla biblioteca, ma sia chiaro che è solo perché non voglio tenere un minuto di più questo becco.
A più tardi.
                                                             Draco

Dopo di che Morgana venne svegliata da un forte urlo del gufo, che sembrava quasi avvisarla che qualcuno aveva violato la sua privacy.
Hermione era in piedi immobile davanti a lei con in mano un biglietto. Morgana non riuscì a pensare, un brivido di paura e rabbia la pervase e gridò: ”Che stai facendo stupida ragazzina?”
“Lo sapevo che non c’era da fidarsi di una come te” strepitò Hermione furente.
Morgana guardandola con aria incredula le rispose di getto: ”Ah di me non ci si può fidare? E allora che mi dici di una che legge la posta altrui? Nessuno ha mai osato dubitare di me al punto da spiarmi solo perché sono la figlia di Lord Voldemort. Ma visto che a te interessa tanto, sappi che non me ne importa niente del tuo San Potter e che non ho la minima intenzione di ucciderlo”
”Allora spiegami cosa ci fa a Hogwarts la figlia del Signore Oscuro, la figlia di cui nessuno ha mai sentito parlare …e proprio a Grifondoro poi. Saranno coincidenze immagino…” gridò Hermione con l’aria di saperla lunga, e senza lasciarle il tempo di ribattere aggiunse “ Ma non credere di poter fare del male ai miei amici senza prima aver fatto i conti con me. Sono la migliore del corso e conosco più incantesimi di quanti tu possa immaginare, sarà una bella sfida tra noi due!”
Morgana scoppiò in una fredda risata e le disse: “Non penso che ti interessi sapere la mia storia né che mi crederesti e francamente l’ultima cosa di cui mi importa è avere l’amicizia e la comprensione di una secchiona Mezzosangue come te.”
A quelle parole Hermione arrossì leggermente sforzandosi di non darlo a vedere e poi rispose: “Non provare mai più a chiamarmi Mezzosangue… si vede che sei malvagia parli come tutti i Serpeverde...”
“Sta zitta Granger non ho ancora finito” la interruppe Morgana. “Scommetto che non ti sei neanche chiesta come mai ho iniziato la scuola oggi e sono già al quarto anno vero? Perché tutti gli incantesimi che tu sai fare adesso io li ho imparati quando avevo cinque anni. Ma su una cosa hai ragione… sarà una bella sfida tra noi due! Mi divertirò da impazzire ogni volta che vorrai confrontare i tuoi poteri con quelli di un’erede di Salazar Serpeverde. E ora scusami… ho cose più importanti da fare che stare a litigare con te!”.
Morgana strappò il biglietto di Draco dalle mani di Hermione e si diresse a grandi passi all’uscita del dormitorio, ma la ragazza le bloccò la strada.
“Sei arrivata oggi, non ti permetterò di mettere nei guai Grifondoro facendoti trovare in giro di nascosto nel cuore della notte, tanto meno per aiutare quell’idiota arrogante di Malfoy” le disse gelida.
Morgana rise di nuovo. “Tieni così tanto a quella stupida Coppa delle Case?” le rispose con un sorriso sarcastico “Ecco perché voi maghi mediocri non comprenderete mai le grandi cose che ha fatto mio padre. Saranno state terribili, certo, ma è molto più di quanto i tuoi stupidi babbani abbiano mai fatto”.
Detto questo uscì e solo dopo aver messo due piani tra lei e Hermione si fermò a leggere il biglietto di Draco. Poi, senza riuscire a trattenere un sorriso compiaciuto si diresse davanti alla biblioteca. Il corridoio era buio e silenzioso illuminato solo dal debole chiarore della luna che entrava dalle finestre. Morgana si appoggiò al muro gelido e attese, finché non sentì dei passi felpati provenire dalle scale. Voltandosi vide Draco avvicinarsi. Il suo splendido viso era ancora deturpato da quell’enorme becco da tucano. La ragazza guardandolo trattenne a stento una risata e incrociando il suo sguardo che sembrava pregarla, meglio di quanto avrebbero saputo fare le sua parole, di levargli quel becco al più presto estrasse la sua bacchetta e pronunciò il controincantesimo.
“Finalmente ti sei decisa a togliermi quella specie di stupido becco!” fu il ringraziamento di Draco.
“Te la sei cercata Malfoy!” esclamò Morgana con un sogghigno soddisfatto ”Te la sei proprio cercata!”.
“Non ti scaldare Riddle, stavo solo scherzando!” le rispose Draco mettendo le mani davanti a sé come se volesse proteggersi da qualcosa.
“Scusami, sono un pò nervosa, ho appena finito di discutere apertamente con quella stupida Mezzosan… con la Granger.” disse Morgana arrossendo leggermente.
“Vedo che anche tu non sopporti quella… Mezzosangue!” le ripose Draco evidenziando con una palese soddisfazione quell’ultima parola che era uscita involontariamente dalla bocca di Morgana. “Mi chiedo che cosa diavolo ci faccia in mezzo a noi. Tutti quelli come lei disonorano il nome stesso di mago”
Morgana abbassò lo sguardo imbarazzata. Sentiva al cuore pulsarle in gola e brividi lungo tutto il corpo. Evidentemente Draco stava aspettando che lei dicesse qualcosa, che gli desse ragione probabilmente. Ma lei non sapeva cosa dire. Aveva pensato e ripensato a tutte le cose che avrebbe voluto dirgli da quando l’aveva visto per la prima volta quella sera, ma in quel momento le sembravano tutte troppo stupide, banali, scontate. Cominciò a desiderare di non aver scritto quel biglietto con tanta leggerezza e di allontanarsi di lì al più presto. Alzando gli occhi ricambiò il sorriso che il ragazzo le stava rivolgendo e gli disse velocemente: “Credo sia meglio andare Draco,  vorrei evitare di mettere nei guai anche te. Penso di averne combinate abbastanza considerando che è il mio primo giorno qui. Mi ha fatto molto piacere incontrarti comunque”.
Fece per allontanarsi ma Draco le afferrò il braccio. “Ci vediamo qui domani alla stessa ora” le sussurrò all’orecchio. Morgana sentì una strana, piacevole fitta al cuore e provò un forte desiderio di stringerlo e assaggiare le sue labbra.
“Non mancherò” rispose piano e tornò di corsa all’ingresso del dormitorio. Ignorando i rimproveri della Signora Grassa per averla svegliata entrò nella Sala Comune, dove seduta al tavolo e circondata dai libri, c’era Hermione, che le lanciò uno sguardo schifato senza dire niente. Morgana non ci fece caso e imboccò le scale, decisa a non rovinare quella bellissima sensazione che la pervadeva, facendola sentire come se stesse camminando sulle nuvole.
Entrata nel dormitorio femminile si infilò in fretta sotto le coperte e iniziò a pensare sorridendo a metà tra il compiaciuto è il soddisfatto a come avrebbe potuto rendere più divertente la sua convivenza con Hermione. Poi il viso di Draco le si ripresentò davanti agli occhi e il passaggio al sonno fu lieve e piacevole come non lo era mai stato in tutta la sua vita.


Il mattino seguente Morgana si svegliò molto presto e aspettò nella Sala Comune qualcuno con cui andare a lezione, non sapendo minimamente come muoversi in quel castello enorme. Harry e Ron furono i primi del quarto anno a scendere. La ragazza si avvicinò e chiese timidamente se poteva unirsi a loro per andare a lezione.
“Ma certo!” la accolse festoso Ron “a proposito io sono Ronald, Ronald Weasley e lui è Harry Potter! Non ci eravamo ancora presentati”. Morgana strinse la mano a entrambi con un sorriso che si incrinò non appena vide Hermione spuntare dal dormitorio femminile chiedendo “Andiamo ragazzi?” come se volesse allontanare Harry e Ron da lei.
“Andiamo!” rispose Ron facendo segno a Morgana di seguirlo. Percorrendo scale e corridoi verso la Sala Grande il ragazzo le raccontò degli insegnanti e delle lezioni, mentre Hermione parlottava con Harry camminando dietro di loro. Morgana, sicura che stesse parlando di lei, cercò di ignorarla ma quando le sentì chiaramente dire: “…uscire di nascosto per aiutare un Serpeverde… Vedrai che ci renderà la vita difficile” non riuscì più a trattenersi.
“Senti Granger trovo già abbastanza seccante il fatto che stanotte tu abbia letto la mia posta, è troppo chiederti di farti gli affari tuoi?” le urlò contro. Hermione bloccò i suoi passi rimanendo a bocca aperta e non disse più niente finché non arrivarono alla Sala Grande.
Durante la colazione Morgana si studiò l’orario e vide che all’inizio della mattinata avrebbe avuto  pozioni con i Serpeverde, e quella dolce sensazione che l’aveva accompagnata tra i sogni la sera prima tornò a pervaderla. Si voltò e lanciò un occhiata verso tavolo dei Serpeverde guardando Draco alle prese con il suo bacon.
Poi Harry , Ron, Hermione e Morgana si diressero subito verso i sotterranei. La situazione tra le due ragazze era un po’migliorata, si limitavano ad ignorarsi a vicenda. Quando arrivarono all’aula di pozioni Piton li stava già aspettando. Il professore chiamò in istante Morgana in disparte e le spiegò che presto avrebbero iniziato i veleni e gli antidoti e, vedendo la faccia stupita della ragazza le chiese se sarebbe stato un problema per lei mettersi alla pari.
“Direi proprio di no!” rispose lei alzando le spalle.
Una volta che tutti gli studenti di entrambe le Case furono arrivati in classe il professor Piton iniziò a spiegare: “Oggi prepareremo il Distillato della Morte Vivente. E’ una pozione soporifera molto potente. Gli ingredienti sono scritti qui” e tocco la lavagna con la punta della sua bacchetta facendo apparire una lunga lista “per il resto guardate sul vostro libro Infusi e Pozioni Magiche. Al lavoro ora!”
Morgana dopo una rapida occhiata alla lavagna iniziò subito a introdurre un ingrediente dopo l’altro nel calderone confabulando tra sé e sé: ”Radice di asfodelo in polvere, infuso di artemisia…”
Harry lanciò un’occhiata a Ron e poi chiese alla ragazza: ”Ehm… Morgana hai bisogno del libro?”. Lei alzò la mano per fargli capire di aspettare e un attimo dopo disse entusiasta: “ Finito! Volevi qualcosa Harry?”. Lui e Ron si lanciarono un’altra occhiata e si misero al lavoro.
“Che stai combinando Riddle?” tuonò poco dopo nell’aula la voce di Piton.
“Sto aiutando Weasley con la sua pozione signore!” rispose Morgana quasi in un sussurro mentre Ron incontrando gli occhi neri di Piton abbassava la testa preoccupato fingendo di guardare nel calderone.
Ma non fu il solo. Draco con uno sguardo glaciale fulminò Morgana che si sentì le guance avvampare e tornò a rimescolare la sua pozione che aveva già messo sul fuoco da un pezzo. “Signorina Riddle credo che Weasley possa tagliare le sue radici di asfodelo da solo”.
“Scusi signore” disse Morgana.
Prima della fine della lezione Piton passò a controllare il lavoro di ogni alunno, e Morgana capì che il fatto che non avesse neanche guardato nel suo calderone risparmiandole gli sguardi schifati che lanciava ad ogni Grifondoro poteva essere solo una cosa buona. E solo in quel momento, quando il professore tolse 10 punti a Neville Paciock, la ragazza comprese il significato delle occhiate imploranti che il ragazzo le aveva continuato a lanciarle. Ma lei non ci aveva badato. I suoi occhi erano stati costantemente rivolti verso Draco e i loro sguardi si erano rimbalzati addosso insistentemente per tutta la lezione.
Terminate le due ore di pozioni Morgana si aggregò di nuovo a Ron, Harry e Hermione per raggiungere la piccola capanna di legno di Hagrid, che si trovava al limite della Foresta Proibita.
Il guardacaccia li stava aspettando fuori, e appena arrivarono si presentò a Morgana: “Ciao tu devi essere Morgana! Io sono Rubeus Hagrid, insegno cura delle creature magiche!” Le disse tendendole una mano gigante che la ragazza strinse ancora a bocca aperta per l’incredibile mole del suo insegnante.
Quando furono tutti presenti Hagrid  disse che “andava a prendere la lezione” e si addentrò un poco tra gli alberi.
“Chissà cosa ci mostrerà oggi il nostro… professore” disse Malfoy con mostrando una faccia schifata a quella parola “un misto tra una mantide religiosa e un elefante anoressico?”. Diversi Serpeverde scoppiarono a ridere. Morgana sorrise ma fu subito fulminata dallo sguardo di Harry, Ron e Hermione, notando però che Draco studiava con interesse la sua reazione alla battuta.
Hagrid tornò poco dopo con un animale dalla forma indefinita. “Non è carino?” chiese guardando la creatura con uno sguardo materno.
“Ceeeerto!” rispose Draco. “Ho sempre desiderato un animaletto in grado di uccidermi!”. Si udirono nuove risate ma Hagrid sembrò non farci caso. “Questo è un  Benta ragazzi, è un animale molto raro che si trova solo nelle zone più remote dell’Australia” disse in tono orgoglioso. “Chi sa cos’è una Benta?”
La mano di Hemione balzò subito in alto, ma non fu la sola. Anche Morgana sollevò timidamente la sua.
“Hermione hai una rivale…” disse Hagrid sorridendo “Per oggi lascia che sia lei a rispondere. Spiegacelo pure Morgana!”
“Il Benta è un animale molto somigliante a un canguro nella forma del corpo, ma ha il pelo e le zampe anteriori di un koala, al posto della bocca ha un becco”. Si udirono delle risate soffocate da parte di tutti i Grifondoro e solo il quel momento, guardando il viso furente di Draco, Morgana si rese conto di ciò che aveva detto. “Scusa Draco ma è vero, lo puoi vedere da te! Comunque… i suoi artigli servono solo da difesa, è una creatura docile e gentile che ha bisogno di molto affetto, ma prima di poterla anche solo avvicinare bisogna conquistarsi la sua fiducia. E per farlo è necessario avvicinarsi a lei con uno sguardo che le faccia capire che è apprezzata da voi, dopo di che si aprirà totalmente e sarà dolcissima. E’ una creatura davvero straordinaria, peccato che sia così rara”.
Hagrid la guardò con gli occhi che brillavano, più felice che mai. ”Brava, non avrei saputo dire di meglio, 10 punti a Grifondoro! Ora chi di voi vuole provare?”
Tutti gli studenti si guardarono l’un l’altro preoccupati. Di certo non sarebbe stato facile mostrare al Benta di apprezzare i suoi artigli affilati. Infine pur con aria spaventata si fece avanti Ron.
“Bravo ragazzo”disse Hagrid gioioso.
Ron si concentrò poi guardò affettuosamente negli occhi del Benta. Ma la sua paura era così visibile che la creatura sembrò emettere un mugolio di comprensione e una lacrima le scese dagli occhi.
Hagrid resto a bocca aperta e si buttò a terra a mani aperte quasi volesse raccoglierla e poi si rialzò con gli occhi lucidi dall’emozione. “E’ un miracolo! Erano anni che non si vedeva più un Benta piangere! Complimenti Ron!”.
“A quanto pare Weasley servi a qualcosa.” insinuò Malfoy con un ghigno di piacere.
Ma nessuno ci fece caso. Tutti erano rimasti così impressionati alla vista di quella creatura apparentemente mostruosa che piangeva che si avvicinarono a turno senza nessuna paura e passarono talmente tanto tempo a coccolarla che alla fine Hagrid dovette congedare tutti ricordando che la lezione era finita.
Tutti gli studenti cominciarono ad avviarsi verso il castello, mentre Morgana si trattenne da Hagrid. “Complimenti professore, la sua lezione è stata fantastica, ma mi dica… come ha fatto a trovare un Benta? Non dev’essere stato facile…” gli chiese.
“Morgana prima di tutto dammi del tu e chiamami Hagrid come fanno tutti. E poi complimenti a te, è la prima volta che trovo un’allieva più preparata della nostra Hermione. Ma come fai a sapere tutte queste cose?”
Morgana sorrise ma non rispose, limitandosi a ripetere la sua domanda. “Ma alla fine dove ha preso il Benta?”
 “Oh… il Benta me l’ha prestato un mio caro amico che è qui di passaggio, poi tra qualche giorno lo riprende e lo riporta al suo paese, a stare qui troppo soffre. Ma credo che gli è piaciuta la visita!” rispose Hagrid.
Morgana sorrise di nuovo e poi allontanandosi disse: “Ora la saluto professore ci vediamo alla prossima lezione, è stato un piacere!”
“Hagrid, Morgana, chiamami Hagrid, e vieni pure a trovarmi quando vuoi!” le urlò il guardacaccia.
A pranzo Morgana si abbuffò rapidamente e finito di mangiare salutò Harry, Ron e Hermione e scappò via, mentre Ron le urlava ”Ma abbiamo Difesa contro le Arti Oscure nel pomeriggio, non puoi mancare”.
“Non ti preoccupare le maledizioni senza perdono conosco da quando ero piccola e poi ho un appuntamento con Silente tra un minuto” le rispose Morgana senza smettere di camminare.
All’uscita dalla Sala Grande la aspettava la professoressa McGranitt che la accompagnò in silenzio su per le scale e poi lungo un corridoio, fino ad un’immensa aquila di pietra.
“Sorbetto al limone!” disse l’insegnante. Evidentemente era una parola d’ordine, perché tutt’a un tratto il mascherone prese vita e fece un balzo di lato, mentre la parete si apriva. E dietro la parete c’era una scala a chiocciola che si muoveva dolcemente verso l’alto, come una scala mobile.
“Il professor Silente ti sta aspettando!” le disse la McGranitt. Morgana mise titubante un piede su un gradino che cominciò a portarla verso l’alto, mentre alle sue spalle si udì il tonfo della parete che si richiudeva. I gradini salirono a spirale, sempre più in alto, fino a che Morgana, leggermente stordita, vide davanti a sé una porta di quercia lucente con un batacchio di rame a forma di grifone.
Una volta giunta in cima scese dalla scala di pietra e bussò alla porta, che si aprì senza far rumore. La ragazza si guardò intorno. Lo studio di Silente era unico nel suo genere e senza dubbio molto interessante. Era una stanza circolare, grande e bella, piena di rumori strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchie e vecchi presidi, garbatamente appisolati nelle loro cornici .C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, logoro e consumato... “Il cappello parlante” pensò Morgana. Ne aveva sentito parlare
Poi Silente entrò nella stanza e la invitò a sedersi, offrendole una tazza di te che lei accettò volentieri. Dietro gli occhiali a forma di mezzaluna la ragazza poteva vedere che gli occhi azzurro intenso di Silente esprimevano preoccupazione.
“Bene signorina Riddle, penso che tu sappia perché ti ho voluta vedere.”disse Silente serio e deciso.
“Certo signore” rispose Morgana arrossendo imbarazzata.
“Allora? Cosa mi vuoi dire in proposito?”domandò il preside.
“Non lo so signore”.
“ Morgana vuoi dirmi che non sai proprio niente ?” continuò Silente.
“No, e non è colpa mia, io non c’entro più niente con lui” rispose Morgana quasi urlando.
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che, dopo che tutti i suoi poteri andarono distrutti, l’unica cosa che Lui non perse era la sua piccola schiava… sua figlia, IO” spiegò seriamente Morgana
“Ti prego continua” la incoraggiò Silente.
“E’ stato lui a crescermi per più di dieci anni. E mi ha insegnato un sacco di cose cosicché una volta cresciuta l’avrei aiutato a ridiventare Lord Voldemort, il più grande mago di tutti i tempi. Questo diceva sempre, e diceva che io e lui insieme avremmo dominato il mondo” continuò Morgana quasi in lacrime.
“E’ tutto finito, Morgana! Ma tua madre non ha fatto nulla per fermarlo?” chiese Silente.
“Io sono nata quando era ancora mio padre era all’apice del suo potere. Mi ha potata via quando avevo pochi mesi. Mia madre che era una strega molto potente, ma da sola non sarebbe mi riuscita a sconfiggerlo. Da quanto ne so lui le ha fatto un incantesimo di memoria. Mia madre ci ha messo anni a recuperare tutti i suoi ricordi, compreso il ricordo di me. E molti altri mesi per trovarmi. E questa volta era mio padre a non poter far niente per impedirle di portami via.
È stata lei a insegnarmi che molte cose che avevo imparato da mio padre erano sbagliate, ed è per questo che ha insistito tanto per farmi mettere a Grifondoro, ha sempre detto che lì si coltivavano le virtù più importanti.” raccontò Morgana in lacrime. Ripensare al suo passato le faceva sempre male perché, anche se non voleva ammetterlo con sé stessa, aveva una terribile nostalgia della forza e il potere smisurati di suo padre e sapeva che questa nostalgia non l’avrebbe mai resa come sua madre avrebbe voluto che fosse, anche se fosse rimasta anni e anni tra i Grifondoro. Tuttavia si sforzò di continuare a palare: “Io sono sempre stata un appiglio di salvezza per mio padre. Ma ora non ho più sue notizie da un pezzo. So che una volta era alla ricerca di Harry Potter ma ora non so proprio dove sia”.
“Molto bene… puoi andare. Ti ringrazio” disse Silente in tono paterno.
“Ma… Lei mi crede signore?” chiese Morgana in un sussurro.
Il mago la fissò a lungo nei suoi occhi blu zaffiro e poi rispose: “Certo che ti credo Morgana, ma finché non sappiamo cosa potrebbe succedere a Harry ogni informazione potrebbe essere importante. Non solo per lui, ma per tutti. Ti prego di venire subito da me se c’è qualcosa che vuoi dirmi”
Morgana annui e sgattaiolò velocemente fuori dallo studio. Poi tornò alla torre dei Grifondoro, si buttò sul suo letto e continuò a piangere finché si addormentò.
Fu svegliata da Lavanda Brown per la cena e scesa nella Sala Grande la prima cosa che fece fu di cercare Draco con lo sguardo. E quando incontrò i suoi occhi gelidi sentì tremare ogni cellula del suo corpo e cominciò a contare i minuti che mancavano all’appuntamento con lui.
Dopo cena tornò con gli altri alla torre, dove Fred e George passarono la serata mostrando a tutti le loro nuove, divertenti invenzioni.
Quando cominciò a farsi tardi nella Sala Comune rimasero solo Hermione, tutta presa da un saggio sulla Pietra Lunare per Piton, e Morgana, gli occhi persi nel fuoco che scoppiettava. Entrambe ogni tanto alzavano lo sguardo come se volessero dirsi qualcosa ma in pochi secondi tornavano ai propri pensieri. Alla fine fu Morgana a parlare.
 “Hey Hermione... mi dispiace per quello che ho detto ieri notte!” le disse un po’titubante. La ragazza tuttavia accolse queste parole con un ampio sorriso.
“E a me dispiace di aver letto la tua lettera!” rispose “Ma mi preoccupo per Harry, tutto qui!”
“E’ fortunato, e anche tu lo sei, io non ho mai avuto un amico che rischiasse tanto per me!” disse Morgana abbassando la testa “Non sai cosa significa essere la figlia di Lord Voldemort… sono stata cresciuta con l’idea che il mondo volesse solo persone disposte a tutto per conquistare il potere, poi ho scoperto che non è così, che ci sono cose molto più importanti: amicizia, coraggio, lealtà. Mi fa male ricordare il passato eppure sembra che a tutti importi solo questo!”
“E’ di questo che avete parlato tu è Silente oggi vero?” chiese  piano Hermione “Ma cerca di capire… Tutti sono ancora spaventati per ciò che ha fatto tuo padre anni fa…”
“Puoi farmene una colpa se sono sua figlia?”
“Di certo no, scusami!” rispose Hermione imbarazzata “Beh.. io vado a letto, vieni anche tu?”. Ma Morgana non rispose. “Devi andare a incontrare Malfoy vero? Per favore stai almeno attenta a non farti scoprire d’accordo?”. Detto questo Hermione si alzò diretta alle scale per il dormitorio femminile.
“Hermione, come mai…?” la bloccò Morgana.
”Come mai ti lascio andare senza storie? Diciamo solo che se ti beccano avrò qualcuno con cui sfogarmi quando sono arrabbiata!” rispose le ragazza sorridendo.
Dopo aver dato la buonanotte a Hermione, Morgana torno a fissare il fuoco persa nei suoi pensieri, finché, arrivata l’ora che tanto aveva atteso, si precipitò verso la biblioteca. E  più si avvicinava più sentiva il cuore batterle a mille. Quando arrivò il corridoio era deserto, come la sera prima, e la ragazza cominciò a guardarsi intorno sperando che lui non tardasse, finché ad un tratto un dolce sospiro sul suo collo la fece sobbalzare. Si voltò e annegò nello sguardo raggelante e profondo di Draco.
“A quanto pare sei venuta!” disse il ragazzo con voce profonda e sensuale.
Morgana sentì la testa che le girava e le sue labbra sigillate per l’agitazione, ma si sforzò di controllarsi e chiese: “Avevi dubbi per caso?”
“No… certo che no” disse Draco in un ghigno soddisfatto “Tu sei una che quando dice una cosa la fa. Mi piace questo di te. Peccato che non sia oro tutto ciò che luccica…”
“E con questo cosa vorresti dire?” chiese Morgana sospettosa.
“Beh…oggi hai aiutato Weasley con la sua pozione …” rispose Draco.
“E con ciò?”
“E con ciò?!? Non credevo che ti saresti abbassata a tanto Morgana” gridò Draco.  
“Abbassata a tanto? Si può sapere che diavolo vuoi dire?” rispose la ragazza arrabbiata.
“Sto solo dicendo che certe famiglie di maghi sono migliori di altre, tutto qui. Tu più di ogni altro dovresti saperlo. E’ una cosa in cui tuo padre credeva fermamente. Non vorrai fare amicizia con le parsone sbagliate…”
“Vuoi venire a insegnare a me in cosa credeva mio padre? Se ci tieni così tanto che io sia come lui, dovresti cominciare a strisciare ai miei piedi come ha sempre fatto tuo padre” rispose Morgana in un tono calmo e tagliente “Buonanotte Draco, io adesso devo andare”. E si allontanò senza voltarsi. Cosa poteva sapere lui di Lord Voldemort? Cosa pretendeva di sapere? Era uguale a quel Lucius Malfoy di cui suo padre le aveva parlato, così attento solo a salvare le apparenze da non riuscire neanche a guardare negli occhi il suo padrone.
E allora come poteva quel ragazzo sconvolgerla così tanto? Forse perché al di là di tutto vedeva in lui tutto il potere e l’ambizione di suo padre. Tutto ciò che le mancava da morire.

L’indomani Morgana fu svegliata da uno ”Svegliati pigrona!” di Hermione.
Mentre si vestiva, la ragazza si sedette sul suo letto e le chiese sottovoce: “Com’è andata stanotte Morgana?”
“Un disastro! Ho litigato con Draco e me ne sono andata” spiegò Morgana con aria dispiaciuta.
“Mi chiedo cosa ci trovi in quello…” disse Hermione
“Stanotte me lo sono chiesta anch’io… posso solo dirti che mi affascina da impazzire” rispose Morgana, triste e eccitata allo stesso tempo.
“Dai ora scendiamo a far colazione, vedrai che tra un po’ ti passerà” disse Hermione.
Appena entrata nella Sala Grande lo sguardo di Morgana cadde subito su Draco. E non appena si accorse che anche lui la stava fissando si voltò sforzandosi di mostrare indifferenza.
 Dopo aver mangiato Morgana guardò l’orario: “Wow la prima ora abbiamo Divinazione, dev’essere interessante” disse Morgana.
“Già così interessante che io l’ho lasciata perdere l’anno scorso!” rispose Hermione e, vedendo lo sguardo interrogativo di Morgana aggiunse “quando avrai conosciuto la professoressa Cooman mi saprai dire..!”
“Allora che ne dici se ci troviamo alla porta d’ingresso tra due ore? Così andiamo insieme a storia della magia!” propose Morgana.
“Ok va bene. Ora vado in biblioteca a studiare! A dopo allora!” disse Hermione dirigendosi all’uscita della Sala Grande.
Finita la colazione, Ron, Harry e Morgana si diressero alla Torre Nord. In cima ad una stretta scala a chiocciola, una scaletta a pioli d’argento portava fino a una botola rotonda nel soffitto da cui si accedeva alla stanza in cui viveva la professoressa Cooman.
Il profumo dolciastro che si sprigionava dal fuoco colpì le loro narici quando sbucarono in cima alla scala. Le tende erano tutte tirate; la stanza circolare era immersa nella fioca luce rossastra delle molte lampade drappeggiate con sciarpe e scialli.
Harry e Ron superarono la folla di poltrone e pouf di chintz già occupati che riempivano la stanza e sedettero insieme a Morgana a un tavolino rotondo.
“Buondì “ disse la voce velata della professoressa Cooman proprio alle spalle di Ron, facendolo sobbalzare.
Molto esile, con enormi occhiali che rendevano i suoi occhi smisurati nel viso affilato, la professoressa Cooman sbirciava Harry con l’espressione  tragica che riservava solo a lui. Il notevole quantitativo di perline, catenelle e braccialetti che portava addosso scintillava alla luce del fuoco.
“Bene ragazzi oggi sveleremo il futuro grazie alle conchiglie”disse la professoressa Cooman.
“E’ abbastanza semplice se riuscirete a concentrarvi e a far lavorare il vostro occhio interiore”. Poi, voltandosi verso Morgana, aggiunse: “Oh cara, tu devi essere Morgana Riddle, la nuova arrivata! Che se dici di iniziare tu? Vieni qui!”
La ragazza si alzò con aria incerta e chiese: “Cosa devo fare?”
“Devi semplicemente tirare queste sette conchiglie e a seconda della forma che prenderanno io ti predirò il futuro, almeno facciamo vedere come si fa ai tuoi compagni” spiegò la professoressa.
Morgana con aria incuriosita si concentrò poi lanciò le conchiglie che ricaddero firmando una figura molto simile ad una sedia. La professoressa Cooman rimase in silenzio a bocca aperta per alcuni minuti, con un espressione di terrore dipinta sul volto. Sembrava quasi entrata in trance tanto che tutti si spaventarono.
Lavanda Brown fece per alzarsi, ma in quel momento un sussurro improvviso uscì dalla bocca della donna: “Ti sta aspettando” disse. “Lui ti sta aspettando, e farà di tutto per riaverti”.
Morgana rimase per un momento in silenzio. Sentiva tutte le membra del suo corpo intorpidite dalla paura. Poi si alzò in lacrime, aprì la botola e se ne andò di corsa. Attraversò tutti i corridoi passando davanti alla Sala Grande dove Draco cercò di trattenerla con una presa forte e decisa da cui lei si liberò con uno strattone e corse fino alla biblioteca. Entrò e si sedette al tavolo di Hermione, dove scoppiò in un pianto disperato. Dopo quasi un’ora Hermione riuscì a calmarla e Morgana le raccontò tutto per filo e per segno.
Mente si dirigevano verso l’aula di storia della magia, Ron e Harry le raggiunsero di corsa.
“Dai Morgana non ci pensare, dovevi sentire le cavolate che sparava l’anno scorso a Harry. Se fossero state vere ci avrebbe lasciato da un pezzo” disse Ron sorridendo.
Hermione gli tirò una gomitata accompagnata da una sguardo eloquente. “Muoviamoci o arriveremo in ritardo alla lezione di storia della magia” disse affrettando il passo.
“Sai che perdita…!” esclamò Ron in una risatina.
Morgana si sforzò di seguire la lezione ma le brevi e taglienti parole della Cooman le risuonavano ancora in testa. E come se non bastasse sentiva la sguardo di Draco costantemente puntato addosso, sensazione resa ancora più penosa dalla languida voce del professor Ruf che risuonava in tutta l’aula. La lezione passava troppo lentamente e Morgana non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Sin da quando era piccola mangiare la rendeva felice e le faceva passare tutti i cattivi pensieri. Ma quella volta non servì a niente, così dopo pranzo quando gli altri se ne andarono a lezione lei imboccò la strada per i dormitori e andò in camera decisa a studiare.
Ma una volta sdraiata sul suo letto si mise di nuovo a pensare alle parole della professoressa Cooman provando a dar loro una spiegazione razionale. “Lui ti sta aspettando e farà di tutto per riaverti...”
Forse non c’era motivo di preoccuparsi, forse non parlava di suo padre, poteva anche riferirsi a Draco…
“No è impossibile che stesse parlando di Draco, lui non farebbe di tutto per riavermi!” pensò Morgana e per un bravissimo istante l’immagine del bellissimo viso di Malfoy le invase la mente facendole dimenticare tutto il resto. La ragazza sentì il suo cuore pulsare più forte, ma non era solo emozione, era anche paura.
“Mio padre mi sta cercando, e se i suoi poteri stessero ritornando?” Forse lei era in pericolo, ma di certo non era la sola: Harry rischiava la vita.
Poi si alzò decisa a distrarsi una volta per tutte e afferrò il suo libro di pozioni per fare il tema sulla Pietra di Luna per Piton, pregando che Hermione arrivasse in fretta per poter dare un occhiata al suo.

I giorni passavano e Morgana si sentiva ogni giorno più in collera con Draco. O forse in realtà era solo che non riusciva ad ammettere che era stato tutto un sogno, un’illusione, visto che più passavano i giorni più sembrava che a Draco non importasse più nulla di lei e loro sguardi avevano smesso di rimbalzarsi addosso ogni minuto
Morgana decise di passare il sabato pomeriggio a studiare sulla riva del lago. Era una bella giornata, il sole risplendeva alto nel cielo azzurro turchese, quel giorno non c’era neanche l’ombra di una nuvola e, nonostante fosse novembre, faceva abbastanza caldo. Non si vedeva una giornata così bella dal giorno della litigata con Draco. Forse era un buon segno, pensava Morgana, oppure è solo una coincidenza, chi lo sa…
La sera arrivò molto velocemente, e tutti si precipitarono subito a cena, ma non Morgana. Non riusciva più a sopportare la glaciale indifferenza di Draco verso di lei. Magari non era stata lei a sbagliare, ma ormai non riusciva più a negare che le mancavano da morire quei pochi minuti che aveva diviso con lui di notte. Così Hermione prima di scendere le promise di portarle qualcosa, non le assicurava niente di sfizioso però…
Tornata Hermione con la cena, Morgana trangugiò tutto in pochi secondi, poi presa dai suoi pensieri si buttò sul suo letto e affondò nei ricordi:
“Pensare che ogni volta che dovevo incontrarlo il solo pensiero di perdermi anche solo per pochi istanti in quei suoi occhi di ghiaccio mi innervosiva”
“Pensare che in quei pochi minuti sentivo il mio cuore battere così forte che credevo di impazzire”
 “Pensare che se solo quel giorno io non me la fossi presa adesso magari io e lui saremmo in quel corridoio davanti alla biblioteca, forse solo a parlare… forse abbracciati… forse a sfiorarci le labbra”.
Tra questi bellissimi e angoscianti pensieri Morgana si addormentò e si risvegliò poco dopo, sforzandosi di non piangere per quel bellissimo sogno che la realtà le aveva portato via… Lei abbracciata a lui, che le sollevava il viso e appoggiava le labbra sulle sue. Riusciva ancora a sentire il suo sapore, il suo profumo, le sue braccia che la stringevano…
Si alzò e corse nella Sala Comune, ma una voce la fermò quando era già sul ciglio della porta: “Morgana dove stai andando? Hai un appuntamento con…?” chiese Hermione senza riuscire a finire la frase.
“Si ho un appuntamento, però non con Draco ma con i miei bellissimi ricordi che mi legheranno in eterno a quel freddo e buio corridoio!” disse Morgana amaramente e corse fuori.
Era così agitata che non si preoccupò neanche di guardarsi in torno per controllare la situazione. E quando arrivò alla biblioteca per poco non urlò per lo spavento. Il corridoio non era deserto come si aspettava di trovarlo, c’era qualcun altro. Qualcuno con capelli biondissimi e la fioca luce della luna riflessa negli occhi di ghiaccio.
“Draco…” sussurrò Morgana rimanendo a bocca aperta. “Che cosa ci fai qui?” gli chiese.
“Potrei farti la stessa domanda Riddle!” rispose il ragazzo con il suo solito sorrisino arrogante.
“Già… me te l’ho chiesto prima io!” disse lei cercando di non scomporsi.
“Sono affari miei!” le rispose gelido Draco.
“Allora vai a farti gli affari tuoi da un’ altra parte ho bisogno di un libro!” gridò Morgana, non riuscendo più a trattenersi. Era solo una scusa, e sentiva che la sua voce titubante l’aveva tradita.
“Un libro all’una di notte? Stai assomigliando sempre più alla Granger!”
 “Vai al diavolo Draco!” le rispose Morgana allontanandosi. Ma lui la bloccò afferrandole il braccio con una presa salda.
“Non ti serve più il libro Riddle?” le chiese.
Morgana si sentì trafiggere da quel suo sguardo di ghiaccio tanto che senza rendersene conto cominciò a tremare. Adesso lui era lì, solo con lei come aveva tanto desiderato, vedeva il suo viso avvicinarsi sempre di più e sentiva le sue mani avvolgerle il corpo fermamente quanto prima aveva stretto il suo braccio. Poi sentì le labbra calde e morbide di lui appoggiarsi sulle sue e dischiuse piano la bocca gustando quel dolce sapore così simile a quello che poco tempo prima aveva assaggiato in sogno. E lentamente chiuse gli occhi decisa a vivere a fondo quella meravigliosa sensazione. Ma, proprio come il suo sogno, quell’attimo magico svanì in fretta e la prima cosa che Morgana vide furono le labbra di Draco distese in un sorrisino che sembrava quello di un bambino che aveva ricevuto qualcosa di tanto desiderato. E nel suo solito gelido sguardo lei non riuscì a leggere neanche una delle emozioni che ancora la stavano pervadendo.
Sciogliendosi rapidamente dalle braccia del ragazzo, Morgana scappò confusa verso il dormitorio di Grifondoro fermandosi solo quando fu certa di avere due piani tra lei e Draco. Si ritrovò davanti al ritratto della Signora Grassa, stava ancora tremando. Draco le aveva appena donato la più bella sensazione della sua vita, e al tempo stesso era riuscita a gelarla dentro. Si era sentita terribilmente scossa eppure terribilmente bene. Proprio come riusciva a farla sentire suo padre quando le parlava del fascino infinito del potere.
Entrando nella Sala Comune trovò Hermione ancora curva sui libri con l’aria mezza addormentata. “Hey stai meglio ora?” le chiese curiosa.
Morgana non voleva parlarne, aveva ancora il sapore delle labbra di Draco sulle sue e un’espressione sognante, quasi ipnotizzata sul viso.
“L’hai incontrato vero?” continuò Hermione.
Il viso di Morgana si sciolse in un ampio sorriso e annuì. “E’ stato l’incontro più bello della mia vita” disse, decisa a non aggiungere altro. Sapeva che non sarebbe mai stata capace di spiegare all’amica cose che neanche lei riusciva a capire. “Andiamo a letto ora!” propose incamminandosi verso i dormitori femminili.
“Ti ha baciato vero?” chiese Hermione sorridendo “Non provare a negare ce l’hai scritto in faccia!”.
Morgana si limitò ad annuire di nuovo e corse veloce per le scale ridendo. E, non appena si infilò sotto le coperte, trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi e, risvegliate dai ricordi, tutte le emozioni che Draco le aveva provocato si impadronirono ancora di lei. Un ragazzo, conosciuto poco tempo prima, era stato in grado di stupirla nel modo giusto, ed era riuscito a renderla completamente sua, facendole provare in pochi attimi sensazioni che aveva provato solo nei sogni. Solo suo padre ci era riuscito, ogni volta che le aveva fatto assaporare lo splendido gusto del potere, ogni volta che le aveva parlato di come avrebbero visto gli altri tremare e chiedere la loro pietà, mentre loro li avrebbero uccisi, e li avrebbero guardati morire, ridendo…
Già, cosa mai avrebbe pensato suo padre di tutto questo? Suo padre, l’unica persona che aveva mai rispettato in vita sua, le avrebbe probabilmente detto che uno come Draco avrebbe dovuto essere il suo schiavo e non il suo amante, che lei avrebbe dovuto straziarlo e comandarlo e guardarlo strisciare ai suoi piedi, non perdersi tra le sue braccia. E forse avrebbe avuto ragione. Forse Draco non era interessato a lei quanto a quello che avrebbe potuto ottenere usandola. E il suo sguardo privo di emozioni non faceva che confermarle questo terribile eppur realistico pensiero.
Forse sua madre sarebbe stata contenta che lei si era innamorata… ma di certo non avrebbe approvato il legame con suo orribile passato che Draco le stava offrendo. Se lei era lì era per dimenticare, per cancellare le ultime tracce di suo padre, per imparare il valore di cose che non fossero l’ambizione e il potere. Tutto ciò che Draco non avrebbe mai potuto darle.
Morgana sospirò di nuovo, ma questa volta non era un sospiro sognante, bensì malinconico. Si sentiva ancora una volta divisa in due come si era sempre sentita da qualche anno a quella parte. Con la differenza che quella volta non era divisa tra suo padre e sua madre, era divisa tra i suoi genitori, le uniche persone che avesse mai amato e rispettato in tutta la sua vita, e un pericoloso e fragile sentimento che forse non aveva alcun futuro.
Morgana sentì una lacrima accarezzarle il viso e tra questi pensieri piombò in un sonno senza sogni.
Il giorno dopo scese a colazione con Hermione, Harry e Ron e intanto che tutti e quattro erano alle prese con il loro porridge, un’ondata di gufi e civette invase la sala grande e Dark il gufo di Morgana arrivò più bello che mai per recapitarle un messaggio.
La ragazza aprì la busta e lesse:

Mi chiedo perché stanotte te ne sei andata così in fretta…
Draco

“Hey Morgana, finalmente tua madre ti ha scritto?” chiese sorridendo Hermione.
“No è solo una stupida lettera, mandata da qualcuno che penso non faccia per me!” rispose Morgana strappando la lettera e buttandola in un piatto sporco.
“Ma che ti è preso? Sei impazzita?” continuò stupita Hermione.
“No, sto solo facendo ciò che credo sia meglio per me” rispose decisa la ragazza ”e ora andiamo a lezione o arriveremo in ritardo”.
La mattina seguente dopo un’abbondante colazione Morgana si fiondò subito nell’aula di pozioni decisa ad evitare il gruppo dei Serpeverde, anch’esso diretto ai sotterranei. Ma Draco la vide uscire e subito la seguì cercando di non farsi vedere e al momento giusto, quando fu certo che fossero soli, estrasse la sua bacchetta e disse piano ”Diffindo”. La borsa di Morgana si strappò. Pergamene, penne e libri si sparpagliarono sul pavimento e parecchie boccette d’inchiostro andando in frantumi. Draco, fingendo di comparire dal nulla si avvicinò a lei e si chinò per aiutarla.
“Lascia stare, faccio da sola” disse seria e decisa Morgana. La vicinanza di Draco le provocava brividi lungo tutta la schiena e un rossore innaturale le colorava le guance.
“Hey Riddle volevo solo aiutarti” rispose Draco con il solito tono arrogante.
“Se vuoi aiutarmi la prossima volta evita di farmi l’incantesimo Diffindo!”continuò Morgana in tono tagliente. Per un istante con la coda dell’occhio vide il corpo di Draco irrigidirsi.
“Ma che diavolo dici Riddle, io…” rispose il ragazzo allungando la mano verso un foglio di pergamena.
“Ti ho detto di lasciar stare!” esplose Morgana infuriata. Non sapeva perché quella rabbia si era sprigionata da lei in questo modo, sapeva solo che le importava niente delle stupide scuse di Draco e che voleva solo levarsi da quella situazione al più presto.
“D’accordo! Sta calma!” rispose Draco chiaramente risentito alzandosi in piedi. “Comunque…”
“Si?” chiese Morgana senza alzare lo sguardo afferrando una boccetta rotta d’inchiostro nero.
“Sabato sera nella Sala Comune di Serpeverde ci sarà una festa e sono invitate un pò di persone, mi chiedevo se ti va di venire" disse Draco.
A quelle parole le dita di Morgana si strinsero involontariamente intorno al vetro in modo sbagliato e piccole gocce di sangue le zampillarono dall’indice. La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo, sentiva la sua mente in una stato confusionario e aveva la vista offuscata.
“Non lo so se mi va!” rispose infine cercando di mostrare indifferenza.
“Si può sapere cosa ti ho fatto? Mi sembri molto…strana!” disse Draco serio e freddo.
Morgana non rispose, finì di buttare gli ultimi rimasugli di vetro nella borsa e fece per allontanarsi. Ma Draco le afferrò nuovamente il braccio con la stessa presa salda che aveva usato due sere prima.  E Morgana si sentì gelare il sangue. Il ragazzo si avvicinò e le sussurrò all’orecchio: “Stasera ti aspetterò. Se dovessi decidere di venire, solito posto alle undici”.
Morgana si limitò ad annuire e appena Draco allentò la presa corse verso l’aula di pozioni senza voltarsi.
La lezione sembrò durare più del solito poiché la ragazza non vedeva l’ora che finisse. Gli occhi gelidi di Draco costantemente posati sul suo corpo erano diventati una sorta di incubo per lei, un meraviglioso incubo da cui non riusciva e forse neanche voleva liberarsi. Tuttavia cercò disperatamente di mantenere il suo sguardo fisso sul suo calderone, di vincere la tentazione di incrociare gli occhi di quel meraviglioso ragazzo. Ma infine il desiderio di guardarlo, di incontrare i suoi vacui occhi di ghiaccio si impossessò di lei
“… solo un attimo, senza mostrargli niente…” pensò.
Ma appena sollevò lo sguardo si trovò davanti la figura nera del professor Piton.
“Ancora un po’di sangue di drago in quella pozione signorina Riddle!” le disse.
“Si signore!” rispose Morgana scossa. E i suoi occhi si riabbassarono sul calderone per non muoversi più da lì.
 
La mattina dopo, tutt’altro che entusiasta, Morgana seguì Harry e Ron alla torre nord, nell’aula di divinazione dove la professoressa Cooman li aspettava sprofondata nella sua poltroncina di fronte al tavolino dove di solito lavorava e, dopo che tutti furono presenti annunciò la novità: ”Ragazzi credo che a arrivati a questo punto il vostro occhio interiore sia sviluppato quanto basta da riuscire a leggere il futuro nel fuoco”.
Lavanda Brown e Calì Patil sembravano tra le poche entusiaste della notizia.
“Sopra ad ogni tavolo c’è una candela bianca, simbolo di purezza… accendetela ” disse la Cooman e dopo che tante piccole fiammelle si furono accese in tutta l’aula continuò: “ora iniziate a concentrarvi, liberate la vostra mente e lasciate lavorare il vostro occhio interiore. Poi fissate la fiamma e ditemi cosa vedete”.
Detto questo iniziò come sempre a girare tra un tavolino l’altro.
“Tu cosa vedi caro?” chiese a Harry con un sorriso dispiaciuto già stampato sulla faccia.
“Vedo un cuscino” rispose Harry dubbioso.
“E’un brutto segno caro…significa morte” disse la Cooman.“E tu tesoro cosa vedi?” chiese poi rivolta a Morgana.
”Vedo tante cose, è come se la mia fiamma si fosse divisa in tre diverse fiamme” rispose la ragazza.
“E’ possibile cara, è possibilissimo! Dimmi cosa vedi” la incitò la Cooman.
“Nella prima vedo un cuore, nella seconda una nota musicale e nella terza qualcosa che assomiglia ad una carrozza” spiegò Morgana ansiosa di conoscerne il significato.
“Bene cara, possiamo dire che andrai ad una festa spinta dal tuo cuore, e…”
”Si?” chiese Morgana.
“E verrai portata via da questa scuola, da qualcuno a te caro” spiegò la Cooman.
Quelle parole ancora una volta sconvolsero Morgana che rimase a fissare il vuoto per un tempo indeterminato, persa nei suoi pensieri.
“Harry, credo che avresti dovuto accennarle che hai avuto l’allenamento di quidditch ieri sera e che hai dormito poco stanotte! Probabilmente avresti visto un cuscino anche in un calderone di pozioni!” disse Ron ridendo alla fine della lezione.
“Ragazzi ma quella donna non sa dare che brutte notizie?”chiese Morgana.
“Non ci pensare Morgana…chissà di quale festa parlava poi, manca ancora un bel pezzo a Natale!” rispose Ron. A quelle parole la ragazza abbassò lo sguardo come per paura che gli amici potessero leggerle in faccia che la professoressa Cooman aveva ragione, che una festa ci sarebbe stata.
La sera, dopo cena, Morgana tornò nel suo dormitorio dove rimase per un po’a pensare:
“La predizione della festa è vera e lei non poteva sapere che ci sarebbe stata…e se avesse azzeccato qualcos’altro? Dunque io dovrei essere portata via da qui… lui mi sta aspettando… se solo quella donnaccia fosse un po’ più chiara…”
Poi ad un tratto si alzò e scese le scale diretta verso l’uscita della Sala Comune, quando venne fermata da Hermione che era seduta di fianco al camino a guardare delle foto del bellissimo Gilderoy Allock risalenti a qualche anno prima.
“Hey dove corri?”chiese Hermione sbalordita.
“Devo andare a parlare subito con la professoressa Cooman, devo farmi predire il futuro! Mi accompagni?” disse Morgana.
“Quella non la voglio più vedere neanche da lontano! Ne ho sentite fin troppe delle sue sciocchezze!” rispose Hermione “Comunque non ti consiglio di farti predire il futuro da lei non ne ha azzeccata una da quando la conosco!”.
Ma Morgana era già corsa fuori. In un attimo si ritrovò a salire i gradini color argento della scala a chiocciola che conduceva alla botola d’entrata dell’aula di divinazione.
“Oh signorina Riddle ti stavo aspettando!”disse la professoressa Cooman molto gentilmente.
“Professoressa mi predica ancora il futuro nelle fiamme la prego!” disse Morgana ansimante
“D’accordo Morgana” rispose la donna mettendole davanti una candela “sai già come si fa, concentrati e dimmi cosa vedi”
“La fiamma si è divisa in due questa volta”spiegò accuratamente Morgana.”nella prima vedo un viso, sembrerebbe il viso di un ragazzo, e nel secondo vedo un libro …anzi  sembrerebbero più di uno ...”.
“Non è niente di preoccupante cara, ora il tuo cuore e la tua mente pensano ad un’unica cosa”
“E cioè ?” chiese Morgana impaziente.
“L’amore! Pare proprio che tu sia innamorata Morgana, ma agisci come se avessi paura di qualcosa!” spiegò la Professoressa Cooman.
“Professoressa per una volta per favore sia chiara! Non mi servono altri misteri! La prima volta aveva detto che qualcuno mi aspettava e che avrebbe fatto di tutto per riavermi, di cosa stava parlando?” chiese Morgana  indispettita.
“Tu in quel periodo avevi litigato con il ragazzo in questione, ma lui pensava a te in continuazione, ma credo che questa volta non aspetterà oltre”
“Grazie!” disse Morgana prima di correre giù per la botola diretta alla biblioteca.
 “Cavolo sono già le undici…ti prego Draco aspettami!” pensò guardando l’orologio che le aveva regalato sua madre prima di partire.
Arrivata alla biblioteca Morgana trovò lì Draco che la guardò un po’sorpreso.
“A quanto pare alla fine hai deciso di venire” le disse in tono tagliente.
“Già se no non sarei qui” rispose Morgana
Un’ondata di silenzio si levò sulla stanza e i due ragazzi rimasero a fissarsi immobili per un tempo infinito.
“Mi chiedo perché sei scappata via quel giorno e perché non mi hai più parlato” chiese poi Draco.
“Ho avuto paura. Una paura folle. Non ho mai avuto paura in vita mia, non sapevo cosa si provasse” disse Morgana abbassando gli occhi “in quei momenti mi sono sentita totalmente estranea dal ragionare, e quel che è peggio è che non riuscivo a capire perché avessi tanta paura”.
“E adesso l’hai capito?” chiese Draco in tono quasi intimorito.
“Si. Avevo paura di essermi innamorata di una persona che non voleva altro che il mio potere” spiegò lei.
Lui la fissò per qualche istante negli occhi poi si avvicinò a lei e la strinse tra le braccia. E quella stessa paura di cui Morgana aveva appena parlato tornò a invaderla.
 “So cosa si prova!” le sussurrò Draco.
“E quand’è l’ultima volta che tu hai avuto paura?” domandò incuriosita Morgana.
Draco sospirò profondamente, apparendo indeciso se parlare o no.
”Quando credevo di averti perso… ogni sera che passavo qui sperando che tu venissi…” rispose e sospirò di nuovo come se si stesse sforzando a parlare.
“Poi quel giorno sei ritornata… avrei voluto dirti tante cose… sui tuoi sguardi, i tuoi sorrisi, il tuo dolce profumo che mi pervade ogni volta che penso a te… ma non ne sono capace perché non mi era mai capitato di doverle dire” spiegò e sulle sue guance comparì un rossore innaturale.
In quel momento tutta la paura svanì dall’anima di Morgana. Le sue braccia avvolsero il corpo di Draco e si strinse a lui.
“Mi dispiace Draco, mi dispiace tanto” gli disse.
”Sei l’unica cosa che riesce a farmi svegliare con un sorriso ogni giorno piccola!” le sussurrò lui all’orecchio.
“Ora capisco tante cose! Credo di avere infine scoperto cos’è l’amore!” rispose Morgana senza smettere di stingere Draco temendo di riaprire gli occhi e ritrovarsi nel suo letto da sola.
“Credo sia meglio andare ora!” le disse lui “domani ricominciamo da qui ok?”
Morgana annuì felice. Era quello che voleva sentirsi dire.
“Andiamo, ti accompagno per un po’!” le disse Draco e arrivati davanti al dormitorio di Grifondoro le sorrise e le disse “A domani allora!” sfiorandole le labbra con un veloce bacio prima di allontanarsi.
“Draco!” lo chiamò Morgana “credo proprio che mi vada di venire alla festa!”
Lui le rivolse un altro sorriso soddisfatto e ognuno andò per la propria strada. Poi Morgana raggiunse il dormitorio femminile e infilandosi sotto le coperte per la prima volta pensò che la casa di Grifondoro faceva proprio per lei.
Il pomeriggio seguente Morgana, seduta in riva al lago con Hermione, raccontò all’amica l’incontro con Draco nei minimi dettagli. La giornata passò molto in fretta, un po’ perché quel giorno il sole splendeva come non mai, un po’ perché si avvicinava il momento della festa, e Morgana non vedeva l’ora di avere di nuovo Draco tutto per sè.
Quando cominciò a farsi buio Morgana si chiuse nel dormitorio femminile provando un vestito dopo l’altro e mentre tutti erano a cena vide i suoi vestiti più belli ammucchiarsi alla rinfusa sul suo letto. Mezz’ora prima dell’appuntamento la ragazza si tolse l’ultima maglietta che aveva, sbuffando sconsolata, quando l’occhio le cadde sul suo baule aperto di fianco al letto, nel quale c’era una vecchia scatola ancora chiusa che non si ricordava neanche di avere. Quando l’aprì si trovò davanti un bellissimo abito nero molto particolare, con una gonna lunghissima e maniche strette che terminavano a triangolo. Se lo infilò in un attimo e guardandosi allo specchio trovò che nella sua semplicità, quel vestito le stava alla perfezione.
Nel riporre la scatola vide che sul fondo c’era un foglio di pergamena, lo aprì e lesse:

Un regalo per dimostrare alla mia figliola quanto io sia orgogliosa che lei sia a Hogwarts!
Spero che ti piaccia! Baci.
M amma

Benché non l’avesse vista crescere sua madre non aveva mai sbagliato con i suoi gusti e anche quella volta non avrebbe potuto scegliere di meglio.
Un volta finito di prepararsi, Morgana si accorse che erano già le 21 e corse verso il dormitorio dei Serpeverde come d’accordo con Draco. Una volta arrivata nei sotterranei si bloccò davanti al macabro ritratto della Morte che nascondeva il buco per accedere alla Sala Comune e attese che Draco uscisse e la accompagnasse dentro. Entrando la ragazza si accorse subito che tutti gli studenti invitati erano della Casa di Serpeverde e cominciò a guardarsi intorno perplessa.
“Tutto bene?” le chiese Draco.
“Certo è solo che mi sento un po’fuori posto!” gli sussurrò Morgana.
Poi i due ragazzi si sedettero su un divanetto e si misero a parlare, fissandosi negli occhi con aria sognante, finché arrivarono due ragazze che urlarono in coro: ”Buon compleanno Draco!”
Morgana a quelle parole rimase a bocca aperta e quando una delle ragazze le chiese: “tu devi essere Morgana Riddle, se non sbaglio” riuscì solo ad annuire.
“Piacere, io sono Lara Crow e lei è Malice Evil” disse la ragazza indicando l’amica.
“E’ fantastico l’abito che indossi!” le disse Malice.
“Grazie!” rispose Morgana.
“Bhe intanto che vuoi continuate i vostri discorsi da femminucce io vado a prendere da bere!” disse Draco allentandosi.
“Hai puntato in alto eh?” le sussurrò Lara lanciando un’occhiata a Draco.
“Siamo solo amici!” rispose Morgana abbassando gli occhi imbarazzata.
“Si certo… solo amici!” ripetè Malice ridendo e, vedendo tornare Draco con due bicchieri, le due ragazze li salutarono e li lasciarono soli.
“Simpatiche le mie amiche?” chiese il ragazzo sedendosi.
“Chiudi il becco stupido!” rispose Morgana. Quelle parole ebbero un effetto incredibile su Draco che con aria spaventata si portò rapidamente una mano alle labbra, come se volesse controllare che il suo viso fosse a posto. Guardandolo Morgana si dovette sforzare di non ridere.
“Stai tranquillo, non ho neanche la bacchetta con me! Comunque… cos’è questa storia? E’ il tuo compleanno?” disse cercando di mantenere un tono serio.
Draco non le rispose. Le disse semplicemente: “Dai vieni ti porto via per un po’da questo casino infernale!”. Morgana lo seguì su per una scala, che portava ad un’enorme sala con un ampia finestra che dava sul lago, dalla quale entrava la luce fioca della luna.
“Draco è bellissimo qui!” disse lei emozionata.
“Io vengo spesso quassù quando non ho nulla da fare. Questo è il posto ideale per rimanere da soli a pensare… e poi la vista è speciale!” spiegò Draco.
Ci fu un momento di silenzio, poi Morgana si avvicinò alla finestra per osservare meglio la luna. E poco dopo Draco la raggiunse. Si guardarono intensamente e le loro labbra calde per un attimo si sfiorarono in un bacio e Morgana sentì il calore di Draco diffondersi in tutto il suo corpo. Poi i loro sguardi ritornarono a interessarsi l’uno all’altro. Lui la fissò intensamente poi, accarezzandole i capelli, le sussurrò: “Sai, credo che una cosa bella dell’amore sia guardare negli occhi una persona e capire di amarla. Io non mi stancherò mai di guardarti piccola mia!”.
Morgana sorrise. Aveva capito perfettamente ciò che lui le stava dicendo e gli rispose: “Ti amo anche io Draco, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata!”.
Rimasero lì a lungo, a fissare la luna riflessa nel lago, finche Morgana guardò l’orologio e vide quanto si era fatto tardi.
“Ti accompagno” disse dolcemente Draco e i due si incamminarono verso le scale che portavano al dormitorio di Grifondoro.
Arrivati davanti al quadro della Signora Grassa, Morgana guardò Draco con aria dispiaciuta.
“Però mi dispiace, per colpa mia ti sei perso tutta la tua festa, e non ti ho neanche fatto un regalino… a meno che… aspetta qui torno subito!” gli disse prima di pronunciare la parola d’ordine e sparire dietro il ritratto. Pochi secondi dopo tornò con in mano un grosso libro.
”E’ un  libro molto prezioso” spiegò “ed è l’unica cosa che mi resta di mio padre. Me l’ha donato quando avevo solo quattro anni e iniziavo a praticare magia con lui. Qui ci sono tutti gli  incantesimi che solo Lord Voldemort e io conosciamo, e che da oggi conoscerai anche tu”.
“E’ fantastico, grazie mille” disse lui con gli occhi che brillavano.
“Sono felice che ti piaccia però stai attento, contiene incantesimi molto pericolosi se usati in modo sbagliato. Si tratta di magia molto avanzata che solo maghi veramente potenti riescono a controllare!” continuò Morgana. E poi la sua espressione preoccupata si sciolse in un sorriso e disse: “Pensa, c’è anche l’incantesimo che ci ha fatto conoscere!”.
“Già ricordo molto bene il becco da tucano che mi hai fatto apparire. Mi servirà per mettere a tacere molta gente!”  
“Ora è meglio che vada!” disse lei “a domani allora!”.
“Certo! A domani!” rispose Draco e i due si diedero un ultimo bacio prima di augurarsi la buona notte, ed andare ognuno nel proprio dormitorio.

Le cose tra di loro sembrarono filare lisce per qualche giorno, finché una mattina entrata nella Sala Grande per fare colazione Morgana si ritrovò gli sguardi di tutti puntati addosso. Non ricordava quanto fosse odiosa quella sensazione e tuttavia cercò di sopportarla più a lungo possibile. Ma quando sollevò gli occhi verso Draco e notò che tutti le lanciavano occhiate fugaci e parlottavano tra loro non riuscì più a trattenersi e gridò: “Si può sapere che diavolo avete da guardare? Perché non continuate a farvi i fatti vostri?” E tutti parvero ritornare al loro chiacchierio e alla loro colazione. Dopo pochi minuti un’ondata di gufi e civette invase la Sala Grande e Dark, il gufo di Morgana, arrivò in picchiata verso di lei portando tra le zampe un biglietto e una copia della Gazzetta del Profeta. La ragazza per prima cosa afferrò il foglio di pergamena sul quale c’erano scritte poche, taglienti parole, con una calligrafia frettolosa:

Raduna le tue cose, verrò a prenderti domani mattina presto.
Mamma

Morgana rimase a bocca aperta domandandosi che cosa stesse succedendo quel giorno e la risposta le si presentò davanti agli occhi quando lo sguardo le cadde sul titolo della prima pagina della Gazzetta del Profeta: “MORGANA RIDDLE E DRACO MALFOY: IL TERRORE DEL SIGNORE OSCURO TORNA AD INVADERE IL MONDO DEI MAGHI di Rita Skeeter”
La ragazza aprì il giornale e lesse un articolo pieno di invettive che la riguardavano, sull’errore che aveva fatto Silente ad ammetterla nella scuola, sul fatto che lei fosse probabilmente ancora in contatto con il Signore Oscuro e infine sulla sua storia con Draco.  
Morgana rimase per un po’a fissare il vuoto sentendosi come trasportata in un'altra dimensione, poi si alzò e come un automa si diresse a grandi passi verso il tavolo dei Serpeverde sul quale sbatté con forza la Gazzetta del Profeta. “Giuro che scoprirò che è stato e il colpevole me la pagherà cara” disse in tono calmo e tagliente, lo sguardo puntato su Pansy, Lara e Malice. Poi guardò Draco e migliaia di pensieri le attraversarono la mente. Era l’unico ragazzo che avesse mai amato in tutta la sua vita e doveva dirgli addio. Si erano appena trovati e doveva lasciarlo, forse per non rivederlo mai più. Gli occhi le si velarono di lacrime e gli sussurrò: “Io… me ne devo andare… ADDIO!”, poi corse fuori dalla Sala Grande.
In un istante Draco afferrò la Gazzetta del Profeta e gli fu sufficiente dare un’occhiata al titolo per capire tutto. E un attimo dopo era già nel corridoio con Morgana.
“Che significa che te ne devi andare?” le chiese.
Morgana si asciugò il viso con la mano e gli allungò la lettera di sua madre. “Credo che basti fare due più due. Mia madre ha letto di noi sulla Gazzetta del Profeta e non ha gradito quello che ha visto. Immaginavo che sarebbe successo, evidentemente non siamo stati abbastanza attenti” gli disse.
“Ma chi può essere stato a…?”
“Perché lo chiedi a me, vai a chiederlo ai tuoi compagni!” lo interruppe Morgana.
“Ma… non è detto che sia stato un Serpeverde!”
“Oh andiamo non mi sembra una cosa difficile da intuire …quell’articolo esce due giorni dopo la festa dove tutti i tuoi compagni e solo loro ci hanno visto insieme. Nessun altro sapeva di noi a parte Hermione che se avesse voluto avrebbe potuto rivelare tutto molto prima…! Evidentemente tra le tue care amiche ci dev’essere una spasimante un po’gelosa!” gli spiegò Morgana.
Draco non rispose. Si limitò ad abbracciarla e la ragazza scoppiò di nuovo in lacrime.
“E’ stato un sogno Draco, un sogno meraviglioso. Mia madre arriverà domattina presto. E non so se ci rivedremo!”
“Non voglio dirti addio Morgana” le rispose lui.
“Allora speriamo di rivederci… Sarà l’unica cosa che ci farà sentire un po’meglio” disse lei e corse al dormitorio di Grifondoro dove rimase fino alla mattina dopo.
Il giorno seguente la madre di Morgana arrivò molto presto e trovò il preside ad accoglierla all’ingresso.
“Buongiorno signora” disse cupo Silente.
“Buongiorno professore” rispose lei.
“Signora, io mi sento in dovere di chiederle di riflettere sulla sua decisione. Da quando sua figlia frequenta il giovane Malfoy sembra molto più felice” spiegò Silente in tono calmo. “Vede, Morgana ho avuto un passato che non augurerei a nessuno, ha visto e imparato cose terribili. Ma ora che si è lasciata tutto alla spalle non è giusto impedirle di avere una vita normale, di crescere e di innamorarsi”.
La madre di Morgana rimase in silenzio per un attimo, come se stesse riflettendo. Poi sospirò profondamente e rispose: “Sa una cosa, Albus? E’ quello che pensavo anch’io quando sono diventata l’amante di Lord Voldemort. Ero anch’io giovane e ingenua, e vedevo in lui tutto quello che avevo sempre desiderato. Solo che arrivata a un certo punto, mi sono resa conto che tornare indietro sarebbe stato ancora più penoso che continuare. Non voglio che mia figlia conosca tutto questo, non permetterò che stia insieme al figlio di un patetico Mangiamorte vigliacco come Lucius Malfoy!”.
“Stava dicendo signora Riddle?” chiese una voce fredda in tono di sfida alle spalle della madre di Morgana, la quale, voltandosi, si trovò davanti il signor Malfoy.
“Io non sono la signora Riddle, io sono Horresty Grey” disse crudele. Poi, avvicinandosi in modo che solo Lucius potesse sentirla aggiunse: “E sarà meglio che dici a tuo figlio di stare alla larga dalla mia bambina o potrei ricordarmi di molti di quei particolari che ti hanno fatto evitare di marcire ad Azkaban insieme alle fecce come te!”.
Detto questo si allontanò e con un tocco della sua bacchetta fece levitare i bagagli di Morgana depositati vicino all’ingresso trasportandoli fino alla carrozza ferma di fianco ai due cinghiali di pietra.
Poco dopo Morgana uscì e vi prese posto aspettando che sua madre finisse di parlare con Silente, quando all’improvviso, mentre lei era intenta a fissare i disegni del legno della carrozza, comparve Draco.
“Cosa ci fai qui? Così è ancora più triste!” gli disse lei.
“Volevo vedere il tuo viso un’ultima volta!” le rispose Draco.
I due ragazzi rimasero a fissarsi a lungo, gli occhi blu di Morgana persi in quelli gelidi di Draco. Poi i loro visi lentamente si avvicinarono e le loro labbra si dischiusero in un bacio dolce e intenso.
Poi Morgana, guardando verso il castello, vide che era giunto il momento di separarsi.
“Sta arrivando mia madre, vai presto!” disse a Draco.
“Non mi dimenticare. Io cercherò di fare lo stesso!” le disse il ragazzo e si allontanò di corsa cercando di non essere visto.
“Da oggi vivo per amarti e morirò se dovrò dimenticarti”si disse piano Morgana. E pochi istanti dopo procedeva veloce verso il villaggio di Hogsmeade dove un treno l’avrebbe riportata a casa.

Pochi giorni dopo le pareva di non essere mai stata ad Hogwarts, e il periodo passato lì le appariva come un capitolo della sua vita lontano e indistinto, quasi come un sogno. Solo una cosa ricordava con chiarezza: lo splendido viso di un ragazzo con i capelli biondissimi i gli occhi di ghiaccio, un ragazzo che l’aveva fatta fremere e bruciare d’amore e che ora le mancava da morire.
Quella sera sua madre non c’era e Morgana ne approfittò per mettersi a scrivere.

Caro Draco,
 è passato poco tempo mi sembra di non vederti da un’eternità. Per giorni tu sei stato il mio unico pensiero e il mio unico sogno. E adesso che sei lontano ti sento pulsare ancora più forte dentro di me. Quando mi guardavi il mio cuore si fermava. Quando sentivo il tuo respiro sulla pelle mi faceva… male. E adesso piango. Piango perché sono stata una stupida, una grandissima stupida. Ho sprecato il tempo che potevamo passare insieme facendo la preziosa e non parlandoti, illudendomi che fosse infinito, che avremo avuto sempre un domani. E non credo di avere abbastanza lacrime per questo.
Ormai sento di non appartenere più a me stessa e sarà così finché ti sentirò bruciare di passione nelle mie vene. Vivrò la mia vita pensandoti attimo per attimo sperando che non sia mai l’ultimo.
Ti amo, ti amo da impazzire. Tua per sempre
Morgana

Rileggendo quelle righe Morgana si asciugò il viso sforzandosi di non piangere per non bagnare la lettera. Poi si sfilò la collana che indossava e aggiunge un Post Scriptum.

P.s.= Il ciondolo  è un dono che mi fece mio padre parecchi anni fa. Avrei voluto dartelo prima. E’ molto antico e aumenta il potere del mago che lo possiede. In esso è impressa la mia anima e parte della mia vita. E ora è tuo. Così sarò sempre con te.

Poi affidò la lettera alla sua civetta e la vide librarsi in volo e sparire nel buio della notte diretta dall’unica persona con cui lei voleva stare e con cui non poteva stare. Poi tornò a sedersi alla scrivania e alzando gli occhi vide la sua immagine che la osservava riflessa nello specchio. Ma la ragazza che vedeva non era la bambina che ricordava e che credeva di conoscere. Perché ora dentro di lei c’era un ricordo meraviglioso, un ricordo che la faceva andare avanti e che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita: il ricordo del suo primo amore.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: morganariddle