Non avete idea della
faticaccia che
ho fatto per scrivere questa piccola One-Shot.
E non potete nemmeno immaginare il mio sorriso nell’essere ancora qui,
dopo
quattro anni.
Oggi è il quattro
febbraio. E per me e EFP è praticamente un
anniversario. Il quarto oramai. E
per la prima volta, lascio in questo sito un piccolo omaggio a San
Valentino –
un po’ in anticipo, ma importa a qualcuno? ;)
Tutto
questo è dedicato
a voi.
A voi che
dopo tutto
questo tempo siete
ancora con me,
che apprezzate
quello che la mia
mente malata partorisce.
E
soprattutto grazie ai
nuovi arrivati... e ai nuovi
sorrisi che dopo
tutti questi anni ancora mi
strappate.
Grazie.
Grazie di
cuore. Jess. Buona lettura.
I
matrimoni
mi sono sempre piaciuti. Tutto sommato potrei anche passare per la romanticona di turno, e vedere tutta Forks praticamente in festa per la mia sorellina...
quasi quasi mi commuove.
<<
Dici che a Jacob piacerà? >> Mi chiede Leah, affiancandomi sul
portico
della casetta di mio padre. La guardo sorridendo e le afferro una mano.
<<
Sì,
decisamente. >> Affermo sicura di me,
facendola
lievemente calmare.
È
strano
ritrovarsi a casa dopo tanto tempo. Ma una
volta che ho
finito il liceo, ho preferito non tornare in questo posto pieno di bei
ricordi
e persone che mi avrebbero – in un certo senso – impedito di vivere la
mia
vita. Mio padre per primo, se devo essere sincera. Lo adoro, e il fatto
che mi
abbia preso con sé quando mamma si è sposata con un altro uomo,
facendomi di conseguenza
finire la scuola, me
lo ha fatto adorare ancora di più. Ma so
per certo che
se mi fossi iscritta a un’università di Seattle, vivrei ancora in
questa casa,
con lui e Sue.
<<
Sai, è quasi buffo il fatto che io mi sposi un tuo ex. >> Mi
riporta al
presente la mia cara sorellina e sorrido.
<<
Avevo quattordici anni quando stavo con Jacob. >> Le faccio
notare, ma
lei scrolla le spalle con indifferenza.
<<
Lo
avresti mai detto? >> Mi chiede, guardandomi con i suoi occhi
luccicanti
e pieni di frenesia.
<<
No,
mai. >> Dico ridendo, e contagiando anche lei.
<<
Grazie per essere qui. So perfettamente che per te è stato quasi atroce
lasciare il tuo lavoro per assistere a un insulso matrimonio. >>
Scoppio
a ridere a la stringo di più a me.
<<
Devo ricordarti che faccio la wedding planner e che vivo
per i matrimoni? E comunque non mi sarei persa per nulla al
mondo il matrimonio della mia sorellina. Anche se si terrà di San
Valentino, decisamente il giorno più patetico per gli innamorati. >> Lei mi pizzica un
fianco e io ridacchio.
Ebbene
sì, trovo che San Valentino sia un giorno
stupido. Voglio
dire... l’amore bisogna dimostrarlo al proprio amato solo quel giorno?
Ne
dubito, senza contare che solitamente quel giorno mi accadono cose
sempre più
assurde. L’anno scorso, il fattorino che mi ha portato la pizza, ha
detto di
amarmi. E lo avevo visto solo due volte e stranamente quella sera non
ero sola
per cena. Ero con un’amica e la cosa ci ha fatto ridere per almeno
un’ora.
Bastava riportare alla mente la faccia da pesce lesso di quel ragazzino.
L’unica
cosa
che apprezzo, di San Valentino, è l’unica rosa rossa che mi arriva ogni
anno
con un piccolo bigliettino con una frase romantica.
Non
so chi
me la mandi, so solo che sono anni che mi
arriva
puntuale questo regolo più che apprezzato. Oramai aspetto questo giorno
solo
per vedere come il mio “amore segreto” mi stupirà anche quest’anno. Non
ha mai
mancato una consegna, né quando ero ancora al liceo, o al college, né
tantomeno
da quando vivo per conto mio; ma quest’anno credo proprio che riceverò
il
regalo in ritardo. Non posso di certo aspettarmi che mi mandi il regalo
qui, da
mio padre, no?
<<
Guarda guarda...
Isabella
Swan in tutto il suo splendore. O meglio dire... in pigiama. >>
Scoppio a
ridere e vado a stritolare la piccola Alice Cullen, che è spuntata nel
soggiorno
di mio padre con un abito fin troppo da lei per passare l’ultima serata
da
single di mia sorella. Con lei c’è Rosalie. Tra noi non c’è mai stato
un gran
rapporto, ci siamo sempre e solo sopportate per amore di Alice, che era
una mia
carissima amica ai tempi del liceo.
La serata passa tranquilla
e divertente tra le battute di Jessica, Angela
e di Alice.
Essere in questa casa, con alcune delle poche persone che mi hanno
fatto
passare i momenti più belli della mia adolescenza
è...
strano. Decisamente strano. Ma
non posso non dire grazie e brindare per l’ennesima volta al matrimonio
di Leah
e Jacob.
<<
Quindi Emmett sta con Rosalie? >>
Chiedo in un
sussurro ad Alice, che è accanto a me sul divano con un bicchiere di
spumante
in mano mentre le altre ragazze sono collassate dopo aver giocato a
Monopoli e
ad altri mille giochi.
È
bello aver
ritrovato senza problemi l’affinità con Alice. È sempre la solita:
sbarazzina,
divertente, sincera e terribilmente romantica. L’unica differenza,
penso siano
i suoi capelli decisamente lunghi. E le
stanno da Dio!
<<
Ebbene sì, alla fine quello scimmione di mio fratello è riuscita
a farla capitolare. Si sposano l’anno prossimo... penso che ti troverai
dei
nuovi clienti. >> Mi fa l’occhiolino mentre beve un altro sorso
dal suo
bicchiere. Sorrido e i miei occhi si posano sull’anello al suo dito.
<<
E
te, invece? Chi è il fortunato? >> Alice arrossisce e stento
quasi a
crederci. Quale uomo può farle questo effetto?
<<
Si
chiama Jasper. L’ho conosciuto il primo anno del college. A metà anno
era già
mio. Ho fatto di tutto per conquistarlo, e alla fine ci sono riuscita.
Stiamo
insieme da allora ma per quanto mi abbia fatto la proposta, non siamo
mai
entrati veramente nel discorso. Vorrei prima... beh avviare il mio
negozio di
moda, e poi magari pensare al matrimonio. D’altronde ho solo
venticinque anni.
>>
<<
È
stupendo, Alice. Ti s’illuminano gli occhi quando parli di lui.
>> Alice
si circonda le guance con le mani.
<<
Suvvia, così mi fai imbarazzare! E te, invece? >> Mi chiede con
un
sorriso dolce, afferrando il suo calice nuovamente pieno.
<<
Non
c’è molto da dire. Chicago è fantastica, piena di attrattive e
possibilità
lavorative ma penso che mi trasferirò a New York, tra qualche mese.
>>
Sgrana gli occhi.
<<
Wow, New York. Jasper mi ha chiesto di seguirlo... lui sta vivendo lì
per
lavoro e sono ancora indecisa su cosa dirgli, anche se... beh New York
è
sicuramente meglio di Seattle. >> Annuisco concorde. <<
Perché
dovresti andare a vivere lì? >> Mi chiede, passandomi un
sacchetto di
patatine.
<<
Il
mio capo mi vorrebbe lì, desidererebbe che mandassi avanti la sua
agenzia. Dice
che sono pronta e che si fida. E sinceramente non vedo l’ora di fare i
bagagli
e di buttarmi in quel mondo. Magari sarò anche più fortunata in amore.
>>
Annuisce e beve un altro sorso.
<<
Lo
sai che Edward vive lì? >> Sgrano gli occhi.
<<
A
New York? >> Chiedo incredula e lei annuisce sorridendo.
<<
In
un certo senso fate quasi lo stesso lavoro... solo che mentre te organizzi i matrimoni, lui cerca di far
mettere insieme
le persone. >> Quasi scoppio a ridere.
<<
Ma stiamo parlando della stessa persona?
Edward Cullen? Lo
stesso scapolo d’oro della Forks High School?
Il
nostro capitano della squadra di basket? >> Ok, sono decisamente
sconvolta.
<<
Beh... sì. È strano a dirsi ma da quando ha finito il liceo... è
cambiato
tanto. Si è sicuramente tranquillizzato e ha abbassato la cresta che
aveva al
liceo ma... ti dirò... secondo me ha sempre avuto una cotta per te.
>>
Riprendo a ridacchiare senza guardarla.
<<
Alice,
tuo fratello è più grande di noi di un anno... lo abbiamo vissuto poco
al
liceo, o almeno io che sono arrivata al secondo anno e... lui era
quello bello
e impossibile, anche se non si atteggiava da divo. È impossibile che
avesse una
cotta per me. E poi i ragazzi non hanno delle cotte! >> Alice
scrolla le
spalle per poi passarsi una mano tra i capelli.
<<
Magari hai ragione te... però non darei le cose così
tanto
per scontate. Edward è pieno di sorprese. >> Alzo gli occhi al
cielo.
<<
Ci
sarà anche lui al matrimonio? >> Chiedo, ora sicuramente più
curiosa.
Non
posso
non ammetterlo, almeno con me stessa, Edward mi è sempre piaciuto. È
stato
sempre un bel ragazzo, con gli occhi ipnotici e il sorriso da infarto,
solo
che... nonostante frequentassi molto spesso casa sua... beh lo avrò
visto una
decina di volta. Non penso di avergli mai parlato veramente. Beh...
tranne una
volta. E la mia di cotta – perché sì, io al
contrario
suo ce l’avevo – si era ingigantita.
<<
Ebbene sì! Ma non proprio per il
matrimonio... viene
tutti i mesi, per un weekend, a casa a trovare i nostri genitori. E
casualmente
il suo weekend combacia con quello del matrimonio, e Leah non si è
fatta
problemi a dire ai miei che ovviamente era il benvenuto. >>
Bene...
quindi lo vedrò. Perché il mio cuore sta decisamente
scalpitando?
Non
riesco a
togliermi il sorriso dalle labbra. Mia sorella è diventata una donna
sposata da
poco meno di mezz’ora e attorno a me ci sono solo persone felici,
ubriache e
che non vogliono fare altro che festeggiare e continuare a bere fino a
diventare ubriache perse. La cerimonia è stata molto semplice ma la
cosa più
bella, è stato vedere l’amore e l’emozione
dei due
sposi. Non lo so, trovarmi con loro sull’altare – essendo la testimone
– mi
ha... messo ancora di più di buon umore. Come se fosse giusto che mi
trovassi
lì, a vedere quanto forte fosse il loro amore. E non posso non
reputarmi
fortunata.
Forks
è in
festa, e lo è anche il mio cuore. Anche se ho un po’ la nausea a vedere
tutti i
palloncini di San Valentino sparsi per la sala del ricevimento. Mia
sorella ha
voluto a tutti i costi che oltre al matrimonio si festeggiasse anche
San
Valentino, perché questa festa – a detta
sua – non è
solo per loro che sono gli sposi, bensì per tutti. Inizialmente l’ho
trovata
una cosa proprio da Leah, ma dentro di me sono morta un po’...
soprattutto ora
che vedo le coppiette con i loro tavoli a due a lume di candela in giro
per la
sala.
Idea
bella e
originale... ma decisamente non fa bene al
mio animo
da single.
<<
Allora, visto qualcosa di altamente
appetibile?
>> Mi chiede Angela, affiancandomi a un angolo della sala.
Sorrido e la
osservo ben bene. Anche lei è cambiata in questi anni: niente più
occhiali,
sicuramente più curata e più bella. E
sicura di sé.
<<
Ancora nulla, ma dimmi un po’... il ragazzo che ti mangia con gli
occhi, è il
tuo fidanzato? >> Ridacchia e accarezza una pianta accanto a lei.
<<
Ben? Sì. È decisamente l’uomo perfetto.
>>
<<
Ma dai, non sono una leggenda metropolitana?
>> Angela
ride e mi accarezza un braccio.
<<
No,
a quanto pare. Comunque, ti stai divertendo? Non sei un po’ stufa dei
matrimoni? >> Mi chiede, consapevole del lavoro che faccio.
<<
Mi
sto divertendo e no, non sono stufa dei matrimoni. È fantastico
respirare tutto
l’amore che c’è a queste feste... non so nemmeno come spiegarlo.
>>
<<
Scusate il disturbo... Isabella Swan?
>>
Incontro gli occhi azzurri di un cameriere e annuisco. Lui gentilmente
mi
allunga un vassoio con sopra una rosa e un bigliettino. Il mio cuore
inizia a
battere frenetico e sento le mie guance tingersi di rosso. Sorrido
emozionata e
un po’ imbarazzata e afferro tutto quello che c’è sul vassoio
congedando il
cameriere.
<<
Wow... di certo tu hai fatto colpo. >> Sorrido ancora più
imbarazzato e
mi scuso con lei per poi uscire nel giardino e sedermi su una panchina.
Non
leggo
subito il bigliettino che ho tra le mani, bensì osservo la rosa già
aperta e
rossa come... non lo so. È rossa. Un rosso tentatore, perfetto.
Sospirando
appoggio il fiore accanto a me e mi perdo
ad osservare
la solita busta da lettere piccola di color avorio. Le ho tutte
conservate, e
non vedo l’ora di mettere anche questa tra le altre. Con mani tremanti
apro la
busta e afferro il rettangolo che era all’interno.
Prima o poi riuscirò a
specchiarmi nei tuoi occhi e ti farò capire quanto tu sia
importante per me. Buon San Valentino, mia piccola rosa.
Sono
senza
parole. Il mio ammiratore segreto è riuscito a sapere che ero qui...
come ha
fatto?
Sospiro
e
inizio a pensare che si tratti di uno stalker.
E il
fatto che io inizi a preoccuparmi dopo tutti questi anni, di certo fa
capire
quanto anch’io non sia molto sana di cervello. Solitamente nei suoi
bigliettini
era più romantico – non che non lo si stato
anche
questa volta ma... è diverso. È come se...
<<
Ciao. >> Sobbalzo e mi volto incontrando due occhi verdi, molto
profondi
e divertiti. Quando guardo per intero il suo viso, capisco che si
tratta di
Edward Cullen. E... cavolo. Cosa dovrei
fare? Dire?
<<
Ciao. >> Mormoro alla fine, non staccando i
miei occhi
dai suoi.
<<
Come mai qui fuori tutta sola? >> Abbasso lo sguardo e
inevitabilmente
osservo il foglietto che ho nelle mani. Lo alzo appena, giusto per
farlo vedere
anche a lui, però senza farglielo leggere.
<<
Oh.
Il tuo fidanzato ti ha fatto un regalo per San Valentino? >> È
sempre più
divertito, e non capisco perché. Mi si siede accanto e
io sono ancora più senza parole.
Si
è fatto
bello. Molto più di prima. Ora è un uomo e l’energia che emana è...
indescrivibile.
<<
Non
è il mio fidanzato. È un semplice ammiratore che carinamente, ogni
anno, mi fa
avere una rosa e un biglietto. >>
<<
Sembri scocciata. >> Mormora. Lo osservo un attimo e vedo la sua
fronte
aggrottata. Scuoto il capo veementemente.
<<
No,
affatto. È che... non so chi sia. Sono anni che mi fa questi regali, ma
non ho
mai potuto ringraziarlo. >> Rimaniamo per qualche secondo in
silenzio.
<<
Non
ti sei mai fatta un’idea di chi sia? >>
<<
No.
Non sono mai stata molto corteggiata, quindi non sono mai riuscita a
tirare le
somme. >> Ridacchia.
<<
Tu,
sei stata poco corteggiata? >> Alzo un sopracciglio ma quando lo
vedo
divertito, beh non posso non arrossire e sorridere divertita.
<<
Può
sembrare strano, lo so... d’altronde sono di una bellezza da mozzare il
fiato,
eppure... non lo so, sicuramente intimidisco gli uomini. Non so che
dire.
>> Ride divertito e io mi aggrego a
lui.
<<
Sai, Bella, sei meglio di come ricordassi. >>
Il mio
sorriso svanisce lievemente e mi trovo a guardarlo intensamente.
Lui fa
altrettanto, ma non capisco perché.
<<
Io
sono già piuttosto sorpresa dal fatto che tu ricorda. >>
<<
Non
potrei dimenticarmi. Ricordo quella sera alla perfezione. Eri
sconvolta... in
lacrime. Ti trovai sulle scale di casa mia che singhiozzavi cercando di
non
farti udire da nessuno, soprattutto da Alice. Parlammo tanto quella
notte.
>> Annuisco sovrappensiero, rivedendomi all’età di quasi quindici
anni
con il cuore a pezzi perché io e Jacob ci
eravamo
lasciati.
<<
Ricordo anche quanto mi piacque baciarti. >> Sussurra e
rabbrividisco.
Senza
volerlo, incontro i suoi occhi verdi e mi perdo. Ricordavo anch’io
quella serie
infinita di baci che ci eravamo scambiati.
Mi ripeteva
che ero bellissima, che non dovevo stare male e che dovevo
solo ad andare avanti, che ero forte.
Mi
tirò
letteralmente su di morale, e il giorno dopo, quando mi svegliai da
sola sul
divano, mi parse quasi un sogno. Ma un
sogno con dei
poteri magici, visto che avevo l’euforia
che la faceva
da padrona in tutto il mio corpo.
Scomparve
un
po’ quando Alice mi avvisò che suo fratello era partito per l’estate e
che non
sarebbe tornato fino a settembre.
<<
Edward... >>
<<
Lo
so, >> M’interrompe. << Probabilmente sei già impegnata o
non sei
interessata ma volevo solo farti sapere che non mi sono dimenticato di
te... e
volevo augurarti buon Sa Valentino, mia piccola rosa. >> Il mio
cuore
perde un battito, e ne perde due quando si
alza per
poi allontanarsi di un paio di passi, ma per fortuna mi riprendo in
fretta e lo
richiamo.
<<
Come mi hai chiamata? >> Lentamente
si volta
nella mia direzione e sorride senza rispondere. Mi alzo, abbandonando
la
lettera vicino alla rosa, e lo raggiungo guardandolo con gli occhi
pieni di
speranza.
Ho
il cuore
che batte a mille. Non può essere lui il mittente. Non può avermi
tenuta con sé
dopo tutti questi anni.
<<
Sei
tu? >> Annuisce lievemente e mi accarezza una guancia. Chiudo gli
occhi a
quel contatto e mi beo della carezza.
<<
Non
sapevo come dirtelo e poi... era divertente vedere il tuo rossore
quando
trovavi la rosa e la lettera sul banco scolastico. >>
<<
E
dopo? >> Chiedo, riaprendo gli occhi e trovandomelo più vicino di
quanto
pensassi.
<<
Alice parla tanto, ed era pienamente cosciente di quanto mi piacessi.
Diciamo
che senza volerlo mi ha sempre aggiornata
dei tuoi
spostamenti. Il fatto che vi siate sempre tenute in contatto mi ha
aiutato.
>> Ogni piccolo tassello del puzzle sta andando a posto.
<<
E
ora sei qui... perché... >>
<<
Per
te. Sono stufo di perdere tempo e volevo vedere se la mia fantasia e i
miei
ricordi ti dessero un minimo di giustizia. >>
<<
E
cosa ne pensi? >> Chiedo timorosa, ma nello stesso tempo
sconvolta dal
mio coraggio nel fare una domanda simile.
<<
Sei
molto meglio di come ricordassi. Te l’ho
già detto.
>> Sorrido imbarazzata e mi ritrovo a stringere la sua giacca con
fin
troppo trasporto.
<<
Edward? >> I suoi occhi non si allontanano dai miei. <<
Posso
ringraziarti come si deve, per avermi fatto sentire importante almeno
per
qualcuno durante tutti questi San Valentino?
>>
Annuisce lentamente e senza discostare i nostri sguardi, mi avvicino e
mi alzo
sulle punte fino a sfiorare lievemente le sue labbra.
Quello
che
mi attraversa, è sicuramente il brivido più forte che io abbia mai
sentito in
vita mia, e il fatto di vedere lui, dipendere dalle mie labbra, come se
non
fosse abbastanza, mi fa stringere lo stomaco in una morsa piacevole,
sorrido e
torno ad appoggiare le mie labbra sulle sue.
Edward
incastra una mano tra i miei capelli e l’altra accarezza la mia schiena.
<<
Edward... buon San Valentino anche a te. >> Mormoro col fiato
corto, per
poi venire nuovamente catturata dalla sua
bocca, dopo
che mi ha sorrido.
Sì,
questo è
stato decisamente il San Valentino migliore
di sempre.
Grazie sorellina, per esserti voluta
sposare proprio
oggi.