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Autore: valentinamiky    05/02/2013    4 recensioni
Raccolta di Shot partecipante al contest "Gocce di quotidianità" indetto sul forum da clalla97.
Il 2014 é davvero solo quello che ci ha presentato il caro, vecchio Zac oppure...?
Tra Croat e oggetti maledetti, frustrazione e piaghe umane che non comprendono quando é il momento di defilarsi (...Garth!), personaggi strampalati e sogni allucinogeni, boxer fluffosi e battipanni, i nostri eroi si saranno divertiti almeno un po' in quest'anno apocalittico?
1) Night club, broken heart
2) That's how i use it!
3) Crazyness
4) Abstinence
5) Can't tie your hands - even if you tied mine
6) The beater - il battipanni
7) Do you remember our first time, Dean?
8) Stasera no, sono stanco (ma se lo dice lui...insistiamo!)
9) Cursed
10) Anger
11) Chains of mortality
12) We can't
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Titolo: Crazyness
Prompt: personaggio che non c’entra un tubo = Don Chishotte
Rating: verde
Avvertimenti: sogno allucinogeno, crossdressed!Cass, cosplay!Dean, comico.
 

Crazyness

 
Era bastata una piccola, imperdonabile distrazione.
Una questione di nanosecondi e un demone alto e possente quanto un armadio a due ante aveva atterrato il leader di Camp Chitaqua con una botta ben assestata sulla nuca.
Dean si era accasciato al suolo, privo di sensi , mentre la battaglia ancora imperversava intorno a lui.
 
Quando riaprì gli occhi, il dolore gli martellava le tempie e Chuck era chino su di lui, apprensivo.
-Chuck? Ma tu non eri alla base?- domandò, portando una mano a tamponare il brutto bernoccolo. –E dove sono i demoni?-
-Demoni? Quali demoni? Buon uomo, avete battuto la testa. Gradite dell’acqua?-
Il cacciatore sbatté le palpebre, confuso; ora che il dolore iniziava a scemare, iniziava a notare dei particolari decisamente strampalati.
Per cominciare l’orrenda calzamaglia verde indossata dal profeta.
-Perché sembri Hubert Hawkins?*-
Il profeta si mise le mani nei capelli, scompigliandoli più del dovuto.
-Oh, povero me, non sapete quel che dite! Ma come vi è saltato in mente di attaccar briga con quei cavalieri? Guardate come vi han ridotto!- e così dicendo fece per sistemargli il mantello, ricoperto di terriccio e il cappello, la cui appariscente piuma rossa si era afflosciata in seguito al presunto attacco.
Dean pensò per un istante di essersi ammattito in seguito alla terribile botta.
-Ma quali cavalieri? Io stavo combattendo contro dei demoni. Ricordi? Il 2014, i Croat, Lucifero…-
Ma il suo amico annuì con un’espressione che lasciava trapelare solo compatimento.
-Certo, certo. Lucifero e i demoni. Non ho idea di chi siano costoro, ma vi assicuro che ora siete al sicuro, mio buon…come vi chiamate?-
Il leader era basito, oltraggiato e incredulo. Chuck non lo riconosceva? Che fosse finito in una realtà parallela? In quel caso non aveva tempo da perdere, i suoi sottoposti erano ancora sul campo di battaglia. Doveva tornare da loro al più presto
-Dean. Sono Dean…- prima che potesse terminare le presentazioni, due uomini gli passarono accanto, borbottando qualcosa tra loro.
-Dobbiamo trovare il Winchester e ucciderlo. Il capo ci darà un premio per questo-
Il cacciatore inghiottì il cognome, pensando freneticamente a un sostituto: se davvero si trovava in una realtà parallela, non era detto che quel Chuck fosse un alleato.
Si guardò velocemente attorno, in cerca d’ispirazione. Alle spalle del profeta vi era una locanda in stile europeo, in apparenza piuttosto antico, forse seicentesco. L’insegna era in legno e su di essa vi era intarsiato un prosciutto arrostito e fumante. Sotto la decorazione era riportato il nome del locale: “il cosciotto”.
-Sul serio?- si lasciò sfuggire tra i denti, trattenendo a malapena un’imprecazione. Sotto lo sguardo interrogativo dell’altro, forzò un sorriso isterico. – Dean Cosciotto-
-Piacere di conoscervi. Io sono Chuck Profezio. Immagino che quello splendido esemplare sia vostro.-
Dean iniziava a trovare irritante quel vizio di dargli del “voi”, ma rimandò la questione per seguire il dito del profeta. O solo Chuck. O forse Hawkins. Insomma, quello strampalato tizio che sembrava il suo amico di Camp Chitaqua ma che parlava come un damerino e indossava una calzamaglia terrificante.
Quello che però lo traumatizzò davvero, fu il ritrovarsi faccia a faccia con un orripilante esemplare di…che diamine era quello? Un mutante? Un cavallo cibernetico?
Tremò, notando la targhetta rosa shocking ornata di pizzi e merletti sul collo del ronzino e deglutì rumorosamente prima di muovere titubante un passo verso quel “coso” per poterla leggere.
“Babynante”
Dean sbiancò. Perché quell’affare deforme non poteva essere la sua bambina, la sua Chevrolet Impala del ’67 regalatagli da papà e ora mutata in una specie di minotauro con le ruote. No! Piuttosto la morte!
Ma, come presto Dean fu costretto ad ammettere, non vi era limite al peggio e il Winchester doveva ancora raschiare il fondo di quell’incubo. Andiamo, non poteva essere la realtà.
China sui campi, tinti dalle calde sfumature del tramonto vi era una contadinotta dalle ampie vesti, dai movimenti ben poco aggraziati.
Tutto sommato non doveva essere brutta, pensò Dean. Le forme, almeno da dietro, sembravano essere a posto.
-Chi è quella donna?- chiese, con una punta di curiosità.
-Messere, non vedo alcuna donna- replicò sempre più confuso l’oste.
-Andiamo, la contadina!- sbottò Dean spazientito, ormai del tutto convinto di essere vittima di uno scherzo di pessimo gusto.
-Oh. Quella.- Chuck sbiancò. –Credetemi, è meglio che la lasciate perdere. È una megera!-
Dean aggrottò la fronte.
-Andiamo, non può essere tanto male. Ok, forse è un po’ burina, ma ti assicuro, Chuck. Avendo a che fare con l’Apocalisse ho visto di peggio!- Dean mosse qualche passo in direzione del campo di grano che la dama stava falciando.
-Vi prego, signor Cosciotto! Non fate mosse azzardate, potrebbe essere fatale!- lo pregò il profeta in calzamaglia, correndogli dietro trafelato.
-Chuck, stammi dietro e impara da un maestro come si tratta con le signore.- Dean alzò il capo, fiero come un guerriero, avanzando di gran lena verso la contadina. Se era considerata una megera, forse lo era davvero.
E se fosse stata una strega, con le giuste argomentazioni (un paio di pugni ben assestati), poteva convincerla a rimandarlo nel proprio mondo, dove i suoi sottoposti avevano ancora bisogno di lui.
Quando fu a pochi metri dalla donzella notò dei particolari a cui prima non aveva fatto caso. Il vestito seicentesco le calzava perfettamente, ma in effetti, il busto era un po’ troppo muscoloso.
“Mah! Sarà per il duro lavoro nei campi” dedusse.
-Vi prego, dei, fate che non ci scopra! Fate sì che Cassinea del Cieloso non ci scopra!- piagnucolava Chuck Profezio, che gattonava tra le spighe nel tentativo di rendersi invisibile nel caso la donna si fosse voltata. Come se fosse stato possibile, con quella calzamaglia scura!
-Cassinea?- Dean ripetè il nome sconcertato.
La contadina si voltò al richiamo, scrutando Dean con la testa lievemente piegata di lato.
Dean per poco non fu colpito da un infarto mortale nel vedere il viso perfetto di Castiel deturpato da un pesante e teatrale strato di trucco.
Mal assortito, tra l’altro.
L’ombretto blu e il pesante kajal nero a dare un taglio allungato ai suoi bellissimi occhi; la cipria decisamente troppo rosea sulle guance.
E il rossetto.
Dean restò ammutolito, pregando Iddio di svegliarlo. Subito, prima che quella visione gli lasciasse un trauma indelebile.
-Solo se mi darete un bacio, mio bel Cosciotto- disse Cassinea in falsetto, come se avesse letto le sue preghiere con un qualche potere paranormale.
Dean sbiancò.
-Posso almeno chiudere gli occhi?- supplicò.
-E perdere così l’occasione di ammirare la mia bellezza?- replicò l’altro, ammiccando e sollevando la gonna per mostrare al cavaliere una gamba villosa.
-Ehi! Cass…ha le gambe lisce!- protestò Dean, orripilato.
-Oh, ma tesoruccio mio. Cosa pretendi? Siamo nel seicento, le fabbriche della Venus non sono ancora in funzione!- rispose l’altro, facendo spallucce.
-Oh- mormorò il leader di Camp Chitaqua, cercando di autoconvincersi che quella risposta avesse senso.
Chuck sembrava svanito nel nulla.
Riluttante, avvicinò le labbra a quelle di Cassinea e gli diede un veloce bacio a fior di labbra, sperando di sbrigarsi il più in fretta possibile.
-Tutto qui?- protestò quel Castiel, imbronciato. –Andiamo, Cosciottino, so che puoi fare di meglio! Sei un cavaliere dell’amor cortese!-
-Mi auguro che “cortese” non sia un sinonimo di “carnale”- mormorò il cacciatore a denti stretti, sperando di non essere sentito.
L’altro sgranò gli occhi, sbattendo le lunghe ciglia finte. Poi sollevò le sopracciglia e strinse le labbra in un gesto che voleva essere seducente ma che con tutto quel rossetto risultò semplicemente grottesco.
-Birichino! Se vuoi avermi anima e corpo devi prima sposarmi-
Dean avrebbe preferito affrontare un centinaio di Croat da solo. Rivoleva il suo Cass. Quello vero.
-Credo che…ehm…mi sentirò abbastanza onorato con un bacio- si obbligò a sorridere, pur considerando quell’onore una punizione divina.
Avvicinò nuovamente le labbra a quelle di Cassinea, ma il suo volto iniziò a farsi sfocato e scomparire.
No. Doveva impedirlo.
Se non l’avesse baciata non sarebbe potuto tornare dal vero Cass!
-Cass…-mugugnò, avvertendo un dolore martellante alla testa.
Il campo di grano scompariva lentamente, la voce di Cassinea era sempre più distante.
-…otto…- che stava dicendo?
-Non chiamarmi Cosciotto- si lagnò, mentre la realtà circostante mutava, assumendo tinte più scure e ingrigite.
Una voce familiare stava dando istruzioni a qualcuno. Diceva di cercare qualcosa nel cruscotto. Poi si rivolse a lui.
-…an?...Dean, mi senti?-
Dean non vedeva ancora nitidamente, ma il viso che gli stava dinnanzi aveva i medesimi lineamenti di Cassinea; allo stesso tempo, però, vi era qualcosa di diverso.
Due pozze azzurre, limpide e segnate dalle occhiaie lo scrutavano, preoccupate. Prive di ombretto o kajal.
E la voce, quella che Dean amava, era tornata quella profonda che da sempre conosceva.
-Dean? Mi riconosci?-
Finalmente i contorni divennero nitidi.
Castiel era tornato ad essere il suo Cass.
Sopra di loro, il tetto bianco di un furgoncino in movimento, almeno a giudicare dai rumori.
-Cass, eccolo!- uno dei cacciatori del campo si affacciò dai sedili anteriori, porgendo all’angelo caduto una sacca contenente ghiaccio istantaneo, che fu prontamente afferrato e appoggiato sulla sua nuca dolorante.
Ritrovata un minimo di lucidità, il primo pensiero di Dean corse ai suoi uomini.
-Che è successo?-
-Stavamo combattendo e un Croat ti ha attaccato alle spalle. Ma Sten è riuscito a freddarlo prima che ti contagiasse. Gli altri stanno bene, sono sull’altro furgone. Si sono stretti un po’, ma dovevamo accertarci che la ferita non fosse troppo grave e qui avevamo bisogno di spazio per soccorrerti, in caso di bisogno.-
Dean cercò di mettersi a sedere, ma Castiel bloccò i suoi movimenti.
-Non muoverti. Hai preso una bella botta, credo avrai le vertigini per un paio d’ore.- lo ammonì, offrendo le proprie gambe come cuscino.
Dean protestò, ma per il resto del viaggio restò quieto nella stessa posizione in cui lo aveva sistemato l’amante.
Erano quasi arrivati, quando Castiel notò che Dean non stava dormendo e decise di chiedergli qualcosa che lo aveva incuriosito parecchio.
-Dean…chi è Cassinea?-
Dean sbarrò gli occhi terrorizzato al ricordo.
-Ok, Cass. Dammi un’altra botta in testa.-
-Oh. Era così carina?- sorrise malizioso l’altro, cogliendo la palla al balzo.
-Dio, no! Il peggior incubo della mia vita! E…- improvvisamente, Dean si ammutolì, ricordando un dettaglio. –Cass. Per caso ti radi le gambe?-
L’amante gli rivolse uno sguardo offeso e oltraggiato.
-Stai ancora vaneggiando, Dean?-
Dean tirò un sospiro di sollievo. Proprio come aveva immaginato. Era soltanto un incubo.
Arrivati al campo, il guidatore e Sten scesero dai sedili anteriori, aprirono lo sportello del furgone e aiutarono Dean a sorreggersi, scortandolo fino al rifugio dove Cass lo avrebbe raggiunto una volta delegati a Chuck i propri impegni per la giornata. Mentre si avviava alla baracca dell’amico, l’angelo borbottò qualcosa a bassa voce…
 
-E anche se fosse… Lo sanno tutti che la ceretta è migliore!-   
 
  
 
 
*Il giullare del re, film del ‘56
  
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