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Autore: SoleDincht    26/08/2007    3 recensioni
Un fiore di ciliegio che fiorisce dal terreno...
lei era così.
aveva sbagliato tutto...
fin dall'inizio.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Envy, Nuovo personaggio, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 5

Credevate davvero di esservi liberati di me?!

POVERI ILLUSI!!!!

MUAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAH!!!

Ok, dopo la sclerata quotidiana, posso spiegare.

Questo è l’unico vero finale

L’ho scritto da mooooolto tempo, ed è, come dire, una specie di epilogo.

Una piccola sorpresa, ecco.

E non mi sono sbagliata a mettere “ Conclusa: Sì”, nella scheda della fic, solo che era tecnicamente conclusa, questo è un epilogo.

In teoria.

Vabbè…a voi! XD

Certe volte…

guarda il cielo…

Forse troverai la giusta risposta…

Certe volte…

guarda più lontano che puoi…

per scorgere ciò che non ti saresti mai aspettato di vedere…

potresti trovare…

durante il giorno più luminoso…

ombre che non avresti mai voluto vedere…

potresti trovare…

nella notte più buia…

stelle così luminose da rendere ridicola l’oscurità…

ma…

ogni tanto fermati, e voltati indietro…

e…

…potresti vedere me.

COME I PETALI DI CILIEGIO

Epilogo

Ed guardò rabbioso il sole splendente di quel giorno.

Non era giusto.

Non lo era affatto.

Quando muore una persona deve piovere.

Una pioggia torrenziale.

O almeno nuvoloso.

Ma non un sole estivo, dannazione.

Poi rivolse il suo sguardo alla processione davanti al quartier generale:

Vide il corpo della ragazza custodito in una cassa di mogano nero, chiuso solo da un coperchio di cristallo.

Vide che aveva indosso un lungo vestito bianco, che le copriva anche i piedi.

Vide le mani nivee congiunte sul petto.

Vide i lineamenti di porcellana rilassati, gli occhi, una volta vivaci e allegri, ora chiusi.

Semplicemente chiusi.

Ma soprattutto, vide il lato destro del viso libero da ogni riga o sfregio, perfetto nel suo biancore.

Vide quel corpo finto, nato da un manichino che aveva lavorato alla perfezione, per renderlo perfettamente identico a Faith

Vide che sui lunghissimi capelli neri erano sparsi petali rosa, e tra le mani teneva una rosa rossa.

L’esercito aveva fatto le cose in grande.

Ma era un’alchimista di stato, era normale una celebrazione del genere.

Ma Ed la odiava.

Secondo lui era come se l’esercito facesse vanto di un fatto così grave.

Non si convinceva che invece era in onore di Faith.

Quell’idea proprio non gli andava giù.

Guardò con disprezzo al rappresentante del parlamento che parlava al microfono, ma non stava lodando Faith V. Kimblee, stava lodando solo l’alchimista di stato Darkness.

Edward non rimase fino al funerale.

Se ne andò prima della fine del discorso, andando nell’unico posto dove potesse stare in pace.

Da solo.

Coi propri ricordi.

***

Ed se ne stava lì, seduto affianco della croce in pietra, in religioso silenzio.

L’aveva fatta mettere lì lui, anche se il corpo era ben da un’altra parte.

La testa premuta tra le ginocchia, gli occhi chiusi come se non volessero vedere cosa gli stava succedendo attorno.

Come se non volessero sentire chi stava arrivando.

R: < Come ti sei ridotto…fullmetal… >

E: < … >

La figura dell’uomo si stagliava sul tramonto come una divinità.

E questo irritò ancora di più Ed.

Ma quel giorno lo irritava tutto.

Lo irritava persino il fatto di essere vivo.

R: < non devi abbatterti così…viv >

E: < cosa cazzo vuole che faccia?! Ora non mi dica le solite cose da adulti, tipo “vivi anche per lei”, “il suo ricordo sarà sempre tra noi” o altre stronzate del genere perché… >

R: < non mi prendere per un idiota…so meglio di te che queste sono le cose più sbagliate da dire ad un uomo che ha perso la persona che ama… >

Edward alzò la testa dalle ginocchia.

Lo sguardo adirato lasciò il posto ad un altro tipo di espressione…più che altro…disperata.

Per la prima volta, Ed guardò a quell’uomo come ad un amico, e non come ad un “colonnello bastardo”.

Il suo stesso tono di voce si fece più abbattuto.

E: < i-io…io ho cercato di salvarla, ho cercato di fare qualcosa, ma… >

La voce si era fatta affannata, come se volesse buttare fuori tutto quello che aveva dentro in una volta sola.

R: < lo so >

E: < …io…io non voglio accettare questa cosa! >

R: < devi farlo >

E: < … >

R: < accetta questa condizione da uomo! Hai ricevuto qualcosa in cambio, è il principio dello scambio equivalente; fattene una ragione >

Ed guardò con odio il proprio braccio.

Se avesse saputo che l’avrebbe riavuto ad un prezzo così amaro, non l’avrebbe cercato così strenuamente.

Se avesse potuto strapparselo di dosso e riavere il “pagamento”, l’avrebbe fatto senza esitazione.

Ma ormai era solo l’unico ricordo di Lei, e lo avrebbe custodito gelosamente.

Strofinò le due mani sulle braccia per trovare calore.

Roy gli girò le spalle cominciando a camminare.

Nel profondo del suo cuore, Edward voleva che quel’uomo che aveva tanto odiato rimanesse, almeno per convincerlo a non rincorrere la ragazza, fino a raggiungerla.

Avrebbe voluto che quell’uomo che se ne stava andando lo persuadesse che c’era ancora qualcosa per cui vivere.

Che non era solo.

Anche se non lo era mai stato.

Ma quello che riuscì a fare fu solamente mormorare un flebile…grazie.

Questa parola, somigliante più che altro ad un sospiro, fu udito appena dal generale, che sorrise tra sé, arrestandosi di colpo

R: < ah, fullmetal >

Edward alzò di un poco la testa, giusto per vedere che il generale, pur parlandogli, non lo stava guardando.

R: < un giorno di questi, vieni a cena a casa mia, Riza cucina benissimo >

E: < tsk…pensi piuttosto a non far sapere ai pezzi grossi della sua relazione col tenente >

R: < ci starò ben attento, non preoccuparti >

Detto questo, il generale si allontanò nuovamente da Edward, tornando definitivamente a casa.

Edward invece, non ne aveva la minima voglia.

Decise di rimanere lì, a crogiolarsi nel calore della sua ombra e nel sapore delle sue lacrime.

Riaffondò il viso nelle ginocchia, accorgendosi che aveva pianto davvero poche volte…

Non passò molto tempo, che all’ombra di quei ciliegi, inebriato dal loro profumo, Ed sentì una voce.

< ciao piccoletto d’acciaio, non pensavo fossi così abbattuto… >

Ed girò apatico la testa, e guardò con seccatura alla figura che gli aveva rivolto la parola, ma solo per il tempo necessario ai suoi occhi d’ambra di spalancarsi.

Ed: < Envy…che ci fai qua… >

Non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi.

Non riusciva nemmeno a guardare con astio l’homunculus, eppure l’aveva odiato per quattro anni, l’aveva odiato nel momento in cui era tornato, mentre pensava che fosse ancora al di là del portale.

Eppure…

En: < niente…volevo solo vedere come ti eri ridotto… >

Ed si stupì del tono che aveva usato Envy:

tranquillo, per niente sarcastico o di sfida, semplicemente…piatto.

Ed: < e a che scopo? Beffarti di me per caso? >

Si stava alterando.

Per un motivo sconosciuto persino a lui, Ed si stava arrabbiando.

In tutta risposta, Envy si avvicinò lentamente camminando, accucciandoglisi accanto.

En: < non avercela col mondo solo perché ti è morta la persona che amavi… >

Ed: < e tu che ne sai…sei un… >

En: < un homunculus…può darsi. Ma può darsi anche che in fondo non siamo poi così diversi… >

Envy si alzò, cominciando a camminare.

En: < piccoletto… >

Ed: < per favore…non chiamarmi così… >

En: < Comunque…non perdere mai la speranza…spesso è l’unica cosa che ci rimane… >

Ed si girò di scatto.

Che stava succedendo?!

Aveva appena dialogato in modo civile con una delle persone che avrebbe più volentieri preso a pugni.

Ma appena focalizzò il punto in cui ci sarebbe dovuto essere l’altro ragazzo, non vide altro che aria.

Ma Envy non…

Non voleva pensarci, non voleva più ricordare l’accaduto.

Girandosi nuovamente verso la croce, si alzò.

Volse un malinconico sguardo al cielo, che dopo il tramonto stava già scurendo, e qualche stella compariva ad illuminare lo sterminato firmamento.

La luna, il pallido disco lattescente aveva già cominciato la sua lunga salita, e ora donava a Edward la sua luce, illuminandogli il viso.

< bella la luna stasera, vero? >

Ed si girò di scatto.

Gli occhi d’ambra erano spalancati, la bocca semi aperta.

Davanti ai suoi occhi c’era la persona che meno si sarebbe sognato di vedere lì.

Si specchiò nei suo occhi di caligine, incredulo.

Quella persona gli si avvicinò con passo lento ed elegante, portandosi ad un metro da lui.

Era senza parole.

Non sapeva minimamente cosa dire.

Le braccia si erano bloccate lungo il corpo, le gambe ancorate al terreno.

Non sapeva esattamente cosa fare.

Aveva visto mille volte quelle sciocche telenovele che guardava Winry quando li veniva a trovare, prendendo in giro spesso e volentieri i personaggi che si stringevano tra le lacrime, con una struggente melodia di sottofondo, e lui e Al non esitavano a farne una parodia, probabilmente sognata da milioni e milioni di yaoi-fan, appassionate delle Elricest…ma Winry non la prendeva così bene…

Comunque sia…rimase semplicemente lì a fissarla, con la bocca aperta e gli occhi spalancati.

Era diversa:

non aveva più quei assurdi cerchi di metallo legati alle trecce, ma i due ciuffi erano comunque divisi dal resto della massa corvina tramite due nastri bianchi chiusi in un fiocco.

Il vestito era bianco, semplice con le spalline, ma era più corto di quello indossato giorni fa, infatti arrivava appena sopra il ginocchio.

E il viso…non aveva più quello sfregio sul viso, ma questo era limpido, libero da ogni imperfezione nella sua pelle nivea.

Entrambi gli occhi erano di un nero cupo, decorati da piccoli riflessi dorati, concessi dal tramonto comparso alle sue spalle.

Era bella.

Molto.

Ed era come se Edward non volesse turbare quella bellezza quasi mistica, scuotendola con un abbraccio.

Si rispose, che quella divinità sarebbe stata lì a illuminare il tramonto in un altro momento.

Con uno scatto la strinse a sé, e non sapendo cosa dire, stette semplicemente zitto.

Chiuse gli occhi, e sentì il tocco leggero e delicato dei petali rosa che si posavano lievemente sulle loro teste.

E mentre ritrovava quelle labbra che aveva tanto sognato quelle notti, che aveva tanto sperato di baciare di nuovo, si rese conto di quanto quella ragazza fosse simile al fiore che lei stessa adorava:

Si era fatta carico delle sue colpe.

Gli aveva donato ciò che lui aveva cercato per una vita,

sacrificando il suo candore.

Ma era tornata.

Era tornata come il più bello dei fiori.

Proprio…

…COME I PETALI DI CILIEGIO…

The End

(stavolta davvero)

ORA è finita.

A questo punto ci dovrebbero essere gli applausi, le urla, i fiori…ma vedo che qua mi state già guardando male…quindi suppongo niente.

Credo che alcuna gente ci sia rimasta male perché ho fatto tornare la protagonista nell’epilogo, in stile beautiful, dove un tizio muore e risorge migliaia di volte, ma ho finito, promesso!!

Soprattutto la mia nee-chan, kimmalfoy, era tanto contenta che Faith fosse morta…

Ma d’altronde, anche nell’epilogo del terzo di “Cronache dal mondo emerso” ritorna Nihal, no?

Allora, dinamica dei fatti:

Ho preso spunto da una delle ultime puntate dell’anime, dove Ed muore nel suo mondo, ma si sveglia nel nostro nel corpo del suo alter-ego…poi muore anche lì, ma a noi non interessa…

Non svelerò mai come ha fatto Faith a riaprire il portale, ma avrete intuito che qui c’è lo zampino di un nostro amico…

Questa storia l’ho scritta mischiando le parti fighe del manga e dell’anime, piccola legenda:

Manga: esame di stato, omino evanescente…

Anime: il nostro mondo dall’altra parte del portale, nascita degli homunculus...

In generale sono questi.

Poi, altra cosa moolto importante:

la poesia d'inizio, quella non è mia, ma di un'altra autrice, di cui non riesco più a trovare il nick, quindi mi è impossibile citarla.

non me ne assumo il merito.

Ci si vede presto!!! XD

Ah, COMMENTATEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!

Bye Bye!! XD

  
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