Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: EliCF    05/02/2013    7 recensioni
"Il mio nome è Blaine Anderson, ma questo lo sai già.
Sono stato insultato, preso a calci e picchiato. Sono scappato da demoni, ho dovuto accettare compromessi e sono stato messo in gabbia. Ho accettato di affrontare incubi per un uomo che avrei conosciuto solo un giorno… l'uomo di cui mi sono innamorato. Ho cantato canzoni d'amore. Sono stato in piedi di fronte a folle, forte e senza paura. Ho vissuto, ho amato, sto ancora combattendo la mia guerra. Il mio nome è Blaine Anderson. E sono l'eroe di qualcuno."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
My pink bowties.

“La mia vita è uno schifo”.

Blaine camminava lungo il marciapiede inumidito dalla pioggia mantenendo l’ombrello sia per lui che per la sua compagna di classe, Annie. Entrambi tenevano le mani nelle tasche, nella stessa tasca. Era quella del cappotto di Blaine che - essendo la più profonda - permetteva ad entrambi di scaldarsi non solo con la stoffa, ma anche grazie all’intreccio delle due mani.
Lei aggrotto le sopracciglia e lo guardò un po’ accigliata.

“Perché mai dici questo, piccolo Blaine?”

Piccolo Blaine. Non avrebbe mai più dimenticato quell’appellativo, ma non poteva saperlo.
In ogni caso, Annie era più grande di lui di ben sei mesi. Aveva tutte le ragioni per chiamarlo piccolo Blaine. Era un privilegio riservato a pochi, quello di chiamarlo piccolo, e Annie era l’unica che aveva il permesso di farlo. Insieme a sua madre, ovviamente.
C’era stato un periodo in cui aveva provato ad opporsi ai nomignoli e agli appellativi e ai vezzeggiativi che sua madre utilizzava per avvisarlo che fosse pronta la cena, chiedergli di portarle gli occhiali che aveva dimenticato sul tavolo della cucina e dargli la buona notte. Ovviamente aveva dovuto rinunciare alla sua lotta, e allora: che nomignoli siano.

“Ma perché sì, perché guardami!” Blaine agitò le braccia e fece scivolare giù un po’ dell’acqua depositatasi sull’ombrello, “Gli altri mi trovano divertente! Quando mi vedono, ridono e-“

“Non è un difetto quello di far ridere le persone. Molti lavorano sulle risate del pubblico. Dovresti rifletterci bene prima di lamentartene, sai?”
Annie era sempre stata estremamente saggia. Ma no, non in quell’occasione.

“Non sono divertente in quel senso! Ridono di me perché mi prendono in giro. Inventano barzellette. Fanno miei disegni e poi li colorano tutti di rosa. Voglio dire, che razza di disegno è se lo colori tutto di rosa? E poi, perché proprio di rosa?” Blaine si sforzò di ricacciare indietro le lacrime che sgomitavano per scivolargli sul viso sventolandosi una mano davanti agli occhi, “Tu lo sai, Annie? Perché mi infilano tutti quei fogli colorati di rosa nella borsa mentre non guardo?”

La bambina arricciò il naso e fece finta di non accorgersi del crollo del suo amico per dargli il tempo di ricomporsi, concentrata sulla risposta da dargli. Ma no, proprio non le veniva in mente niente.
Blaine era simpatico, era dolce, la aiutava a scegliere il colore del cerchietto ogni giorno prima di andare a scuola, prima di andare a dormire le augurava buona notte affacciandosi al davanzale della finestra, precisamente di fronte al suo. Era un buon vicino di casa, un buon amico e un buon compagno di classe. Non aveva mai capito come mai i ragazzi più grandi lo prendessero in giro.
Era forse a causa di tutto quel gel che si metteva nei capelli?
Decisamente no. Avrebbero avuto più motivi di farlo se fosse andato in giro senza tutto quel gel che si metteva nei capelli.

“Forse ci sono!” esclamò fermandosi e costringendo anche lui a farlo, in quanto mantenitore ufficiale dell’ombrello che riparava entrambi, “Forse è perché hanno visto quel tuo papillon, quello rosa!”

“Quello che indosso ogni venerdì, dici?”
“Sì, proprio quello! E’ di un colore fantastico, si vede che dev’essere piaciuto e ti identificano con quello. E’ una cosa carina, non credi? E’ come per dire Io indosso un papillon rosa anche se non sono una ragazza. Anche se non ci sono divieti riguardanti i papillon rosa per i ragazzi. Non credi? Nessun ragazzo indossa la gonna, ma i papillon rosa sì. Li ho visti. Mio padre l’altra sera stava vedendo un film in cui un sacco di uomini indossavano pantaloni, sciarpe, magliette rosa! Alcuni erano persino vestiti da donna. Ha detto che lo facevano perché la gente si diverte. Proprio come li fai divertire tu, capisci piccolo Blaine?”

Blaine la osservava con attenzione, rapito da ogni singola parola e ignaro del fatto che il film in questione fosse Priscilla, la cui trama tratta di drag queen. Evidentemente nemmeno Annie ne era al corrente ma, per essere una bambina di appena otto anni, aveva portato a termine un ragionamento a dir poco coerente e logico.

Identificano, Annie? Dove hai imparato queste parole così difficili?”
La bambina sbuffò, tra il divertito e l’irritato. “Hai ascoltato il resto della mia teoria o devo ripetere tutto da capo?”
Blaine ridacchiò e la invitò a ricominciare a camminare. “Ma certo che ho ascoltato. Ascolto sempre quello che dici perché sei mia amica e mi vuoi bene. So che se lo dici è perché vuoi che io stia bene. Quindi, se davvero credi che sia come per gli uomini che indossavano i pantaloni rosa nel film che guardava tuo papà, io sono tranquillo. Sono Blaine Anderson e il venerdì mattina indosso un papillon rosa!”

La bambine sorrise, soddisfatta. Amava quando riusciva a far sorridere il suo piccolo Blaine.

---

C’è una donna, in ogni casa. In ogni locale, in ogni negozio c’è sempre una donna, la stessa.
Accarezza i capelli delle bambine prima che vadano a letto, il ventre delle ragazze quando si guardano allo specchio. Mina la loro bellezza e già traccia con le dita le rughe che ne solcheranno il viso. Si compiace pensando che non sarà a causa della vecchiaia, ma delle smorfie di dolore.

C’è una donna che non ha bisogno di guardare attraverso la serratura quando un uomo di spoglia. Non prova alcun piacere nel guardarlo dormire, non come lo proverebbe una donna. Ascolta il suo respiro e sorride tra sé e sé quando si rigira tra le coperte. Non parla spesso ma, quando lo fa, la sua voce si trasforma in un soffio di vento, alle orecchie degli uomini.

C’è una donna che donna non è, e si chiama malattia. Ha il desiderio di entrare in ognuno di noi, ma non sempre ci riesce. Quando ce la fa, è terribilmente dura da abbattere e da estirpare. Spesso vince lei e consegna corpi e anime di uomini e donne tra le braccia della sua più grande amica.
La morte.

“Mamma, che cos’è la leucemia?”

---

Alla donna scivolò di mano il piatto che stava lavando e Blaine lo vide finire direttamente nella schiuma, insieme agli altri ancora da sciacquare.

“Chi te l’ha insegnata?”

Il bambino avrebbe voluto battere i piedi per terra. Era una domanda che richiedeva una risposta importante ed era davvero urgente conoscerla.
Quella mattina Annie si era seduta insieme alle sue amiche e non lo aveva degnato di un’occhiata. La sera prima non si era affacciata per la buona notte. Dopo scuola i suoi genitori erano andati a prenderla con l’automobile e non gli avevano nemmeno chiesto se volesse un passaggio.
Quando lui era rimasto sul ciglio della strada un gruppo di ragazzine più grandi di lui gli erano passate di fianco parlando tra loro e dicendo che Annie ha la leucemia, per questo non torna più a casa da sola.

“Annie ha la leucemia! Ho bisogno di sapere perché non può più tornare a casa con me a causa di questa leucemia! Che cos’è la leucemia, mamma?”

La donna ricominciò ad insaponare i piatti senza sapere cosa rispondergli.
Blaine sapeva che quella leucemia, qualsiasi cosa fosse, stava facendo del male ad Annie e, di conseguenza, stava facendo del male a lui.
In realtà non gli interessava sapere cosa fosse. Sarebbe stato più utile, pratico e interessante scoprire chi dei due fosse più forte. Se lui o questa leucemia.

“E’ una malattia, Blaine. Una malattia molto difficile da curare,” il bambino sgranò gli occhi ed emise un piccolo lamento, costringendo la madre a guardarlo, “ma non impossibile” aggiunse.

---

“Annie, ti vergogni di parlare con me?”

La bambina continuò a scrivere sul suo quaderno a quadrettoni facendo attenzione a non lasciare che le dita macchiate di pennarelli colorati imbrattassero anche il foglio. Nonostante non gli parlasse, non aveva cambiato posto. Il fatto che fossero ancora compagni di banco era l’unica cosa ad essere rimasta normale, giusta tra loro.

“Avanti, perché non mi parli? E’ per colpa  del papillon rosa?” piagnucolò Blaine, affranto.
Non sapeva più come fare, come comportarsi, cosa dirle. Credeva che si fosse ammalata a causa sua?
Che anche Blaine avesse questa malattia e gliel’avesse trasmessa a causa di uno starnuto o di un bacio sulla guancia? Era per quello che ce l’aveva con lui?
O forse aveva iniziato a vergognarsi di essere amica del bambino con il papillon rosa?

“E’ per il mio papillon rosa, vero? Oggi è venerdì e, guarda, non l’ho messo. Ho pensato che poteva darti fastidio stare seduta vicino a uno che mette i papillon. Rosa, per di più!”.

La bambina mollò immediatamente la penna con cui stava scrivendo con attenzione e lasciò che il suo sguardo si posasse sugli indumenti del suo amico. Al collo, niente papillon rosa.

“Ma no, no, piccolo Blaine!” esclamò lei afferrandogli un braccio, “Non devi mai smettere di indossare i papillon, specie quello rosa! Sono il tuo simbolo, il tuo segno. Quando non ci sarai più, tutti quelli che ti vogliono bene potranno indossare un papillon per ricordarsi di te, e fare in modo che se ne ricordino gli altri! Non fare come me, che non sono stata abbastanza coraggiosa da fare qualcosa che valesse la pena di essere notato o ricordato. Morirò presto e nessuno si ricorderà di me.”

Era terribile sentirle dire quelle parole. Niente, nessuno sarebbe dovuto essere in grado di rendere Annie così triste.
Un po’ triste poteva andar bene, ma non così tanto triste. Rendeva troppo triste anche Blaine.
E Blaine era già tanto triste di suo.

“L’unica persona che indosserebbe un papillon per fare in modo che gli altri si ricordino di me sei tu” pianse, le gettò le braccia al collo e smise di contenere le lacrime che aspettavano di schizzare fuori da un momento all’altro.
Annie rimase ad accarezzargli la testa piena di gel fino a che non smise di singhiozzare. Trattenne le lacrime, impegnata ad allontanare gli sguardi dei compagni con occhiatacce.

“Promettimi che indosserai papillon per sempre” mormorò contro i suoi capelli profumati.

“Te lo prometto” rispose lui.

---

Ha preso uno dei suoi papillon e se lo sta annodando al collo, concentrato e pronto. Deciso a lasciare un segno in quella scuola, deciso a battere Brittany e diventare rappresentante d’istituto.
Giacca, cravatta e lacca per capelli. Ovviamente gel, immancabile.

Blaine è al liceo, Annie è morta anni fa. Lui l’ha sempre portata nel cuore e ha evitato gli ospedali per un bel po’.
Fino a che non ci è finito lui, purtroppo.
L’ha sempre ricordata, prima di ogni esibizione e in ogni nodo che si fosse mai stretto al collo, dal giorno della sua morte in poi.

Ha provato a chiedere a Kurt quale papillon fosse più adatto indossare il giorno del dibattito. Lui non gli ha risposto, così ha provato a pensare a quello che gli avrebbe consigliato lei.
C’era  stato qualcosa di sbagliato in quell’atto, ma quando un paio di lacrime avevano minacciato di tornare all’attacco aveva preferito smettere di pensare a lei e a Kurt. Al fatto che tutti quelli che ama, prima o poi se ne vanno.  
E allora lui che senso aveva?

E’ per questo che, quando Sam gli rivolge l’attenzione a suon di via quel papillon!, risponde quasi con leggerezza.
“Mi sa che hai ragione, è meglio così. Ti ringrazio”.




nda: E anche la penultima è andata. Oggi (giorno del compleanno di Darren, aw) parte il countdown per la fine di questa piccola raccolta di shot su Blaine. Spero che questa passeggiata in mia compagnia vi abbia divertito ed emozionato almeno un po’. OH quasi dimenticavo: ho aperto un nuovo profilo facebook. Se volete, inviatemi l’amicizia qui! :)
A martedì con l’ultimo capitolo… e grazie!
Ps. Spero che abbiate cliccato l'immagine "nascosta" in alto... ;)
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: EliCF