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Autore: Reb2212    05/02/2013    2 recensioni
-Non entrare mai più qui dentro, stronza orfana!
Sono sempre stata forte, ma in quel momento volevo solo andare via. Corsi a più non posso nelle buie strade di New York, con le lacrime che non volevano saperne di fermarsi.
Mi scontrai con qualcuno, un corpo possente e muscoloso, alto dato che andai a sbattere proprio sul torace.
-Maledetta putta..
Che rabbia! Chi si credeva di essere quel mascal.. Alzai gli occhi e ne incontrai un paio neri, offuscati dall'irritamento, ma ipnotici. Dopo qualche secondo cambiò espressione, da arrabbiato a confuso, poi intenerito, credo. Quegli occhi mi avevano mandato a puttane il cervello non mi ricordavo neanche perché mi ero arrabbiata. Ah, già. Mi aveva dato della troia.
-Vaff..
Non feci in tempo a finire la frase che mi strinse in un abbraccio, rassicurante.
-P..perché l'hai fatto?
Un fruscio, una ventata d'aria. Un secondo più tardi non c'era più e un vuoto incolmabile mi pervase.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dapne.
 
 
 
Mi alzai come sempre alla solita ora per andare a lavoro, al mercato. Presi un paio di pantaloni grigi con sotto la calzamaglia, per non congelare nel freddo inverno, mi infilai il maglioncino bianco, la felpa in completo con i pantaloni della tuta, giubbotto e via. Me ne andai mentre la casa era ancora immersa nel buio e percorsi a piedi il breve tratto da casa mia a quella del mio ''datore di lavoro'', che non era altro che il mio migliore amico Carl, proprietario del banco frutta e verdura al mercato e io per raccimolare qualcosa per me gli davo una mano. Lui era la mia àncora di salvezza dalla merda in cui navigo ormai da sempre.
I miei diciotto anni buttati nel culo. Ho smesso di andare a scuola a sedici e quanto lo rimpiango!
-Principessina!
Mi salutò Carl con un bacio sulla fronte. Oh, quanto è dolce quando vuole. 
-Si, che vende banane e broccoli al mercato meno frequentato di New York.
Risposi io di rimando sorridendogli.Il mio umorismo fa scintille, olè!
Salimmo sulla sua macchina e ci avviammo nel traffico delle sei del mattino. Gurdai i bellissimi lineamenti del mio migliore amico, i suoi capelli corvini, i suoi occhi scuri.. E il suo fisico perfetto. Mi piaceva guardarlo. 
Beh, se ve lo state chiedendo, no non sono innamorata di lui. O meglio, lo sono stata. Tutta roba passata. Ora gli voglio solo un bene dell'anima, senza di lui non vivrei, ma niente di più.
La mattinata passò solitamente bene, con le solite nonnine che volevano le mele più belle e i mariti che borbottavano e imprecavano al suo fianco, farfugliando ''che rompi palle..'' 
Regalammo sorrisi alle vedove, alle mamme, ai bimbi e come al solito arrivammo a fine giornata sfiniti e infreddoliti. 
-Ti va di cenare da me, Daph? 
Mi chiese Carl con un sorriso che per poco non mi fece mancare l'aria.
Sta volta avrei accettato. Non volevo andare a casa. Sapevo che non tornando a cena la vipera manesca di mia zia mi avrebbe fatto fuori. Ma quella sera non m'importava. Volevo passare il resto della giornata con Carl. Mangiare le schifezze più possibili e inimmaginabili, almeno per una sera.
Passammo una serata stupenda e, dopo tanto tempo, mi sentii rinata.
Alle otto e mezza ero a casa, ahimè ciò che mi aspettava era peggio di quanto credessi.
Entrai nell'ampia cucina, con mobili antichi che mi circondavano e tutto ebbe inizio. 
-Brutta stronzetta!
Il primo schiaffo. Mia zia non era capace a contenersi, niente era più educativo delle botte, a parer suo.
 
 
                                                    ----------------------
 
Ormai andava avanti da due ore. Ancora poco e mi avrebbe mandato in camera mia, mi avrebbe chiuso in camera a chiave per qualche giorno e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Almeno, credevo.
-Daphne, non devi permetterti mai più di tornare a casa a quest'ora! Invece di fare quello che vuoi, fare la puttanella in giro con quel Carl! Vestirti meglio, essere più signora, una buona volta!
Ah! Lo stomaco.. Le costole. Mi doleva tutto.
Voleva uccidermi?
-Zia.. Perdonami..
Non funzionò. Andò avanti ancora e ancora. Finchè non mi alzai e corsi fino alla porta che portava alla strada.
Sentì mia zia urlare:
-Non entrare mai più qui dentro, stronza orfana!
Sono sempre stata forte, ma in quel momento volevo solo andare via. Corsi a più non posso nelle buie strade di New York, con le lacrime che non volevano saperne di fermarsi. 
Mi scontrai con qualcuno, un corpo possente e muscoloso, alto dato che andai a sbattere proprio sul torace. 
-Maledetta putta..
Che rabbia! Chi si credeva di essere quel mascal.. Alzai gli occhi e ne incontrai un paio neri, offuscati dall'irritamento, ma ipnotici. Dopo qualche secondo cambiò espressione, da arrabbiato a confuso, poi intenerito, credo. Quegli occhi mi avevano mandato a puttane il cervello non mi ricordavo neanche perché mi ero arrabbiata. Ah, già. Mi aveva dato della troia. 
-Vaff.. 
Non feci in tempo a finire la frase che mi strinse in un abbraccio, rassicurante. 
-P..perché l'hai fatto? 
Un fruscio, una ventata d'aria. Un secondo più tardi non c'era più e un vuoto incolmabile mi pervase.
 
 
Cam.
 
 
Perché ho abbracciato quella sconosciuta? Perché l'ho fatto? Per quale fottutissimo motivo? E poi.. Perché quella piccola ragazza indifesa piangeva?
Mi continuavo a chiedere senza darmi pace. Senza riuscire a darmi una minchia di risposta! 
Io, creatura della notte da 180 anni mi sono fatto prendere dai sentimenti. Dalla pietà. Mi sono lasciato andare.
Che cosa cazzo mi era preso? Quei suoi occhi grigi, gonfi e rossi dalle lacrime mi guardavano con tristezza. 
Il suo cuore batteva tanto forte, un cuore solo, triste e ferito. Mi sentivo in dovere di curarlo. Ma non avrei dovuto sentirmi così!
Io ero colui che stregava le ragazze e poi si nutriva di loro. Stop. Niente sentimenti. 
Perché sono corso via da lei e non l'ho presa con me? 
Non so rispondermi. Quello che sapevo era che dovevo tornare indietro, proteggerla da ciò che i miei compagni potevano farle. 
Non conoscevo neanche il suo nome, ma mi mancavano già i battiti del suo cuore. Il suo profumo. 
Eppure cos'era lei per me? La testa mi diceva niente, il cuore mi incitava a correre per trovarla. 
 
 
Angolo autrice: Ciao a tutti! Ecco appena sfornato il primo capitolo di questa storia. Spero davvero vi piaccia e che possiate recensire, con qualsiasi tipo di commento, pensiero.
Accetto volentieri critiche costruttive. Ma grazie comunque anche a chi solo da una sbirciatina!
Un bacione, 
-Reb. 
  
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