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Autore: Nagem    06/02/2013    2 recensioni
Rockfield Studios, Maggio 1995.
E se dopo il famoso litigio tra i due fratelli durante la lavorazione di "(What's the story) Morning Glory?" Liam - e non Noel per una volta - avesse deciso di mollare tutto? Che ne sarebbe stato di lui? E di Noel? Gli Oasis avrebbero avuto lo stesso successo?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.
 
“Dimmi che mi ami”, disse Noel abbracciando stretta Meg appena tornata da una vacanza in Portogallo. Era passato già qualche giorno dal quel furibondo litigio con il fratello, ma Noel ancora non si era ripreso del tutto.

Meg era completamente all’oscuro della faccenda, ma sentì subito che qualcosa non andava. Avrebbe voluto chiedere al ragazzo cosa fosse, ma in quei mesi di relazione aveva imparato a conoscerlo, e sapeva che era praticamente impossibile tirargli fuori le parole se non era pronto per farlo. Quando se la sarebbe sentita, Noel le avrebbe raccontato cosa lo angustiava. E così fu. Di ritorno dalla festa organizzata dalla Go Disc per l’uscita dell’album di Paul Weller, Noel buttò fuori tutto d’un fiato ogni cosa.

Seduto sul bordo di un divano dall’improbabile tessuto a fiori – più adatto a una casa di campagna che non a un appartamento di Camden – Noel parlava, parlava, parlava. Alla fine del racconto, si lasciò cadere all’indietro sullo schienale, e fu come se si fosse tolto un peso enorme dalle spalle. Meg aveva ascoltato quel fiume in piena, con gli occhi che fissavano alternativamente il viso turbato di Noel e il suo riflesso nello specchio. “Cavolo, devo rifarmi la tinta, ho una ricrescita vergognosa”, pensò, prima di rivolgere nuovamente l’attenzione a Noel :”Beh, tesoro, non è certo la prima volta che tu e Liam litigate, no? Farete pace, come sempre.”, “Non è un litigio qualsiasi, Meg. Stavolta è stato diverso. Lui non è mai stato tanto violento. Non con me, almeno. Che cazzo, mi è sembrato di rivedere nostro padre”. Si passò velocemente una mano sugli occhi, come a cacciare via un’immagine che non aveva nessuna voglia di rivedere. “E la reazione che ho avuto io stesso. Voglio dire… stava per terra, non riusciva neanche ad alzare le braccia per difendersi e io continuavo a colpirlo come un pazzo con quella fottuta mazza, non riuscivo a fermarmi. Potevo ammazzarlo, Cristo santo!”. “Ma eravate tutti e due fatti e ubriachi. Aggiungici lo stress per le registrazioni e sinceramente non ci vedo niente di così sconvolgente, tesoro. Lui che dice?”, “Non lo so. Non l’ho ancora sentito. A dire il vero non ho sentito più nessuno. Sono tre giorni che sto chiuso in casa con il telefono staccato. Non ho voglia di parlare con nessuno, farebbero domande a cui ancora non so rispondere”. Meg sorrise: ”Con me hai parlato però”, “Con te è diverso”.

Meg si accostò al petto di Noel e si fece piccola piccola per farsi abbracciare, Noel accolse l’invito e le passò un braccio sulle spalle, facendole poggiare il viso sulla sua spalla e baciandole la fronte. Meg si sentiva commossa ed elettrizzata insieme e abbastanza audace per fargli la piccola proposta che le frullava in mente da un po’: voleva fargli conoscere i suoi genitori. ”Amore, senti. C’è una piccola riunione di famiglia nella casa che abbiamo sull’isola di Guernsey, ti va di venire? Ai miei piacerebbe conoscerti. E poi potremmo andarcene soli soletti sull’isola di Jersey, ci prendiamo qualche giorno di vacanza, lontani da tutti e da tutto. Sono sicura che quando torneremo sarai più rilassato e vedrai le cose con più chiarezza. E far passare un po’ di tempo prima di risentirvi potrebbe far bene anche a Liam”. Noel ci pensò su un attimo. L’idea di conoscere i genitori di Meg non lo entusiasmava, ma per lei sembrava importante. E poi gli piaceva il pensiero della vacanza da soli, senza altre preoccupazioni se non quella di stare nudi il più possibile a fare l’amore. Noel sorrise al pensiero. “Sì, piacerebbe anche a me conoscere i tuoi”.

I giorni di vacanza passarono velocemente e Noel si sorprese a pensare più volte che in fondo Meg aveva ragione. Sì, il fratello era stato davvero pesante ma dopotutto poteva capirlo. Liam non faceva altro che cantare nel gruppo, non suonava nessuno strumento, non prendeva praticamente nessuna decisione, l’unica cosa che sapeva fare era “aprire la bocca e urlare”, come diceva lui. E tirandogli addosso frasi come “Non sei nessuno” e “Non ho bisogno di te”  non aveva fatto altro che rigirare il coltello nella piaga – piuttosto consapevolmente, ad essere onesti -  sbattendogli in faccia la paura più grande che Liam avesse: quella che il fratello maggiore lo buttasse fuori dal gruppo. In fondo anche Noel sapeva cantare, era lui che componeva, era lui il chitarrista principale, era lui il capo, The Chief, come lo chiamavano non a caso.

Quello che Liam non sapeva era che Noel per niente al mondo avrebbe rinunciato a lui, per quanta strafottenza e sicurezza dimostrasse al mondo intero, ancora non riusciva a togliersi di dosso quella timidezza di fondo che si portava dietro. Non gli piaceva avere addosso gli occhi di tutti mentre cantava le proprie canzoni. Gli risultava difficile, se non addirittura penoso, mostrare quello che aveva dentro. Le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue paure, l’intero suo mondo interiore veniva riversato nelle canzoni che componeva e cantare in pubblico per lui significava denudarsi, riusciva a farcela per qualche canzone, dopotutto era un narcisista, godeva dell’ammirazione altrui, ma non avrebbe di certo retto per un concerto intero. Un giorno forse, molto più in là nel tempo, ma per adesso preferiva di gran lunga usare il fratello come barriera protettiva. E poi doveva ammettere che Liam ci sapeva fare. Sembrava nato per stare sul palco, quella testa di cazzo. E aveva una voce da far venire i brividi. Se solo se ne prendesse più cura, sospirò Noel. Dovrebbe imparare a respirare correttamente, a usare il diaframma invece di sforzare in quel modo la gola e assumere una postura corretta. Ma il fratello era refrattario a ogni forma di regola, a ogni imposizione, Noel lo sapeva bene. Era stato così fin da piccolo. Ricordando quel bimbetto biondo che si imbottiva di cereali e dormiva nel letto a fianco al suo, Noel si sentì travolgere da un’improvvisa ondata d’affetto. Ma sì -  pensò scrollando le spalle - quando torneremo in studio gli spiegherò bene la faccenda di Wonderwall, gli dirò che è quella la canzone che voglio cantare e gliene spiegherò il motivo. Lo stronzetto capirà. Ci penso io al mio fratellino. E poi gli insegnerò a suonare la chitarra come si deve, magari riesce a tirare fuori qualcosa di buono da quel cervellino bacato che si ritrova.

Lui e Meg erano tornati in una bella giornata di sole, cosa rara a Londra, faceva già un po’ caldo, era innamorato, stava incidendo il suo secondo disco …. Cazzo! Il secondo disco! Gli faceva effetto solo pensarlo! I suoi sogni si stavano avverando tutti, uno per uno. Noel si sentiva ottimista e pieno di buoni propositi mentre disfaceva i bagagli. Tirò fuori dalla valigia una cintura dei Beatles, osservò la fibbia argentata tenendola sul palmo della mano, era il suo regalo per Liam, il suo modo per dirgli Ehi! Mi dispiace .

Sentì un rumore di passi lungo le scale, passi veloci, passi nervosi. Era Meg che correva al piano di sopra, dove si trovava lui. Entrò trafelata nella stanza, aveva il cordless in mano. Entrando in casa, aveva visto la lucina rossa della segreteria telefonica lampeggiare come impazzita. Durante la vacanza con Meg non aveva voluto accendere il cellulare e immaginava che tornando a casa avrebbe dovuto rispondere a decine di telefonate. “Noel, siediti”, ansimò Meg, con il fiato corto. “Cosa?”, “Ho detto siediti, Noel!” ripetè Meg porgendogli il telefono.

Noel rimase in piedi ma prese il telefono con mano tremante e lo sguardo fisso su Meg: “Pronto?”, “Oh Signore, Noel, tienilo acceso quel maledetto telefono, sono giorni che tento di parlarti!”. Sua madre. Era sua madre. A Noel venne da ridere. Gli era quasi preso un infarto e invece era solo sua madre incazzata perché non le aveva telefonato per dieci giorni! Certo però che era stato uno stronzo, almeno lei poteva chiamarla. Povera mamma! Doveva essersi preoccupata. “Mamma hai ragione! Scusa, ma quell’idiota del tuo figlioletto prediletto mi fa andare fuori di testa e …”, “Noel – sua madre lo interruppe – lascia perdere queste scemenze. Tuo fratello è scomparso, non lo troviamo da nessuna parte. Se n’è andato dal Pronto Soccorso senza aspettare di essere dimesso e non è tornato nello studio in cui stavate registrando. Non è venuto qui a Manchester né è andato a Londra, o almeno non si fa trovare.”.  

La stanza cominciò a girare intorno a Noel, barcollò, fece due passi all’indietro e si sedette pesantemente sul letto. Chiuse gli occhi. Suo fratello scomparso. Pronto Soccorso. “Che ci faceva al Pronto Soccorso?”, “Ce l’ha accompagnato Bonehead, o come cavolo si fa chiamare. Gli hai rotto un polso mentre litigavate. Non ti eri accorto di avergli fatto male?”. Eh no, cazzo. Non me n’ero accorto. E comunque Liam era scomparso. Cominciò a pensare velocemente, scartabellando mentalmente tutti i posti in cui poteva essere andato. Riaprì gli occhi, la stanza non girava più. “D’accordo, calmati – lo disse a sé stesso o a sua madre? – Avete cercato fra quei coglioni dei suoi amici?”, “Sì, certo. Paul ha fatto il giro qui e di quelli a Londra se n’è occupato il vostro manager. Nessuno sapeva niente”. “Magari si è preso una sbronza colossale – o è andato in overdose, ma questo Noel non lo disse ad alta voce – è ricoverato in qualche ospedale e non è in grado di dire come si chiama”. Ma che idee di merda, ti pare che in un ospedale intero non c’è nessuno che lo riconosca?. Infatti. “Noel ma è OVVIO che abbiamo cercato negli ospedali – sua madre era quasi isterica ormai – e se lo vuoi sapere anche negli obitori! Signore, guarda che sono dovuta andare a pensare! Voi e quelle droghe del cazzo! E prima che tu me lo chieda, non è stato neanche arrestato!”. Pensa, Noel, pensa, si disse febbrilmente. Un lampo di luce gli illuminò per un attimo i pensieri, ma precipitò nel buio subito dopo. Un’idea gli era venuta, ma non aveva il coraggio di dirla a sua madre. “Mamma, ascolta. E … e se fosse stato rapito?”. Fece subito sparire l’immagine che gli era apparsa davanti agli occhi, quella di Liam buttato da qualche parte, legato, imbavagliato e spaventato a morte. Buon Dio, ti prego no.  “L’abbiamo fatto presente sia a Scotland Yard sia alla Greater Manchester Police ma ci hanno risposto entrambe che se non riceviamo una richiesta di riscatto o se non c’è nessun indizio, non possono fare niente. Liam è maggiorenne, può fare quello che vuole per quanto li riguarda”.

Ci fu una pausa di qualche secondo, durante la quale Noel incontrò gli occhi di Meg. Si era quasi dimenticato della sua presenza. “Senti, facciamo un passo indietro. Le spiegazioni più semplici sono di norma quelle giuste. Sarà andato in qualche posto sperduto a sbollire in santa pace. Avrà conosciuto una ragazza e si sarà stabilito da lei. Lo sai che tuo figlio è sempre pieno di donne, no?”, Noel tentò di scherzare un po’, tanto per alleggerire la tensione. “Probabilmente sarà così – rispose sua madre, sull’orlo delle lacrime – ma finchè non lo sento mi sembrerà di morire ogni secondo che passa”. “Non dire così, mamma, dai. Vorrà farmi sentire in colpa. Vedrai che presto si farà vivo, e comunque adesso faccio un giro di telefonate anch’io e vado a chiedere a un po’ di persone, va bene? Cerca di stare tranquilla, mammina.” .

Noel chiuse la comunicazione con sua madre e si prese la testa fra le mani. Meg gli si inginocchiò davanti, gli fece sollevare il viso mettendogli una mano sotto il mento e gli disse: “Amore, ti ripeto quello che hai detto a tua madre: stai tranquillo. Si risolverà tutto, le brutte notizie arrivano subito, se gli fosse successo qualcosa l’avremmo già saputo!”. A Noel veniva da piangere. “Il punto è … il punto è che Liam, pur in tutta la sua imbecillità, non darebbe mai una preoccupazione del genere a nostra madre. Qualcosa deve essere successo per forza”. Represse a stento un singhiozzo, ma non potè fare nulla contro il tremito incontrollabile che iniziava a scuoterlo tutto. “Ed è solo colpa mia”.
 
Allooooooooora. E’ in questo capitolo che si entra a pieno titolo nell’AU. I primi avvenimenti sono reali, Noel e Meg andarono alla festa per il lancio di Stanley Road di Weller e solo dopo Noel le raccontò del litigio con l’incazzoso fratellino J, decisero di fare una vacanza prima sull’isola di Guernsey con la famiglia di lei per poi puntare all’isola di Jersey. Quando tornò, Noel regalò realmente una cintura dei Beatles a Liam (fonte: “Fuori di testa!”, di P. Hewitt). Da lì in poi è tutta fantascienza, per nostra fortuna ;-) Anche se pare (e sottolineo pare, a me è sempre puzzato di bufala) che Liam scomparve veramente per un paio di giorni, ma molti anni più tardi, intorno al 2000, se non ricordo male.  Buona lettura!
  
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