Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ShioriKitsune    06/02/2013    7 recensioni
«In un certo senso, ed in un modo strano e contorto, lui mi ha salvato. Ed io gli sarò sempre grato per questo».
[SebxCiel]
E' la mia prima fan fiction sul mondo di Anime e Manga, spero che vi piaccia. Questa storia è ambientata dopo l'ultima puntata dell'Anime (il manga è ancora in fase di lettura v.v) e inizia raccontando la paura di Ciel riguardo al distacco del suo maggiordomo. E poi, in un crescendo di suspance, si scoprirà quanto Ciel sia stato infantile nel suo giudizio.
Spero davvero che possa essere di vostro gradimento :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lo sguardo di Sebastian saettò su di me. «Bocchan, non dovrebbe essere qui. Sa che origliare è scortese?».
Non m’importava delle sue prediche, né di qualsiasi altro cambio di argomento. Digrignai i denti, avvicinandomi a lui in tutta fretta. «Tu! Avevi giurato, abbiamo un contratto! Non puoi romperlo, non è questa l’etica di un d-».
«Non esistono contratti tra demoni, bocchan. O meglio, esistono ma sono stipulati in modo diverso e per diversi fini. Io non posso avere un contratto con lei, perché non ne trarrei nulla in cambio. E nessuno fa nulla per nulla».
Durante tutto il discorso era rimasto serio, diplomatico. Né un accenno di rabbia, o rimorso o soddisfazione. Era come se indossasse una maschera che lo privava di tutte le emozioni, sempre che ne avesse. Serrai i pugni. «Allora perché sei ancora qui?».
«Perché, mio malgrado, il contratto è ancora in corso, anche se la sua validità potrebbe essere messa in discussione».
Deglutii a vuoto. «Solo per questo?».
«Solo per questo».
Chinai il capo, serrando ancor di più i pugni.
Sebastian, il demone che mi aveva servito fedelmente per tutto quel tempo, era un vile traditore che, nell’ombra, cospirava un abbandono.
Da umano soprattutto, lui era stato il mio punto di riferimento: avevo avuto cieca fiducia in lui e in quello che mi diceva, e mi ero abituato all’idea che non sarei più rimasto solo, che Sebastian ci sarebbe stato fino alla fine.
Ma adesso ero costretto a rivedere tutto.
In quel momento capii che l’unica cosa che potevo fare era ripudiare io stesso il contratto. «Sei libero».
Sebastian rimase immobile. Grell, dal canto suo, sgranò appena gli occhi.
«Sebastian, ti ordino di rompere il contratto. Non abbiamo più niente che ci leghi. Sei libero».
Il demone serrò le labbra. «Non funziona cos-», iniziò a dire, ma si bloccò all’improvviso, fissandomi l’occhio ormai libero dalla benda.
Il marchio era sparito.
Sembrò quasi che la mascella di Grell stesse per cadere. I suoi occhi erano sgranati, tratteneva il respiro ed era silenzioso come non mai.
Le parole di Sebastian arrivarono basse, quasi inudibili. Era così statico da sembrare finto. «Non è possibile».
«Bastava che lo dicessi prima. Questa storia è andata avanti troppo a lungo. Va’ via adesso».
«Bocch-».
«Non chiamarmi così! Non sono più il tuo padrone, non sono nessuno per te!», urlai, serrando gli occhi per impedirgli di fissarli. Vi avrebbe trovato l’accenno di lacrime, lacrime di rabbia. Non gli avrei mai e poi mai dato quella soddisfazione.
«Ciel».
Schiusi le labbra.
Era la prima volta che mi chiamava usando il mio nome di battesimo. Aveva un retrogusto strano, pronunciato da lui. Un amaro che di solito non vedevo. Alzai lo sguardo.
Sebastian sembrava.. diverso. Preso alla sprovvista, sicuramente, ma c’era qualcos’altro nel suo sguardo. Qualcosa che non riuscivo a cogliere, che mi era del tutto sconosciuto.
Sembrò quasi che volesse allungare la mano verso di me, ma ci ripensò il secondo dopo. «Non credevo fosse possibile rompere un contratto in questo modo», ammise.
Schioccai la lingua. «Siamo demoni, no? Un contratto tra demoni si rompe non rispettandolo. E io non ho rispettato la mia parte, quindi ora sei libero di andare a stipulare contratti con bambini innocenti nel resto del mondo».
Mi pentii di aver pronunciato quella frase mentre ancora le mie labbra si muovevano. Sembrava.. sembrava che fossi geloso. Ma non lo ero, non era da me. Non provavo sentimenti come quello.
«Non m’interessano anime qualunque, dovresti saperlo. Non sono un novellino affamato», rispose duramente, guardandomi dall’alto.
«Allora va’ a crescerti la prossima anima, magari però stai attento a non fartela soffiare da sotto al naso», replicai in modo sarcastico, ma non senza una punta di rabbia.
Era colpa sua, di tutto quanto.
Se lui fosse stato più attento..
«Ciel».
Serrai gli occhi. «Che altro vuoi?».
Sebastian esitò, ma dopo un sospiro ricominciò a parlare. «Sta’ attento alla gente di cui ti fidi. I problemi che ti assillano sono ben più gravi di quanto pensi, e la soluzione potrebbe essere sotto il naso».
Mi voltai di scatto verso di lui. «Hai scoperto qualcosa?».
Scosse la testa. «E non è più mio dovere farlo. Ma ci riuscirai benissimo anche senza il mio aiuto. Tieni d’occhio quei tre, fatti aiutare da Tanaka se necessario. Se sei in pericolo, chiama Grell».
Grell sembrò svegliarsi da un sogno. Ma c’era qualcosa in lui.. Nessuna battutina, nessun commento. Come se fosse mentalmente da un’altra parte. Si limitò ad annuire, senza neanche incrociare il mio sguardo.
Serrai la mascella. «Smettila di far finta che t’importi di me. Non sei più tenuto a farlo».
Lui sorrise appena. «Già, ma le abitudini sono dure a morire».
Rimanemmo lì, in silenzio, in attesa che qualcuno parlasse. Volevo che andasse via, volevo che uscisse da quella porta e che non facesse più ritorno. Volevo dimenticare di averlo mai conosciuto, di essermi fidato di lui. Era niente, ormai.
Ma l’altra parte di me, quella più infantile e debole, voleva solo abbracciarlo e chiedergli di restare. Ovviamente, non l’avrebbe avuta vinta.
«Ho da fare, adesso. Prepara le tue cose e sparisci».
Non aspettai una risposta o un cenno di assenso.
Ero concentrato nel fissare un punto indefinito sulle mie scarpe, ricordando a me stesso che, da quel giorno, avrei dovuto cavarmela da solo sotto ogni punto di vista, perché Sebastian era ufficialmente uscito dalla mia vita.
Avrei imparato ad essere un demone, a pensare come un demone. Avrei fatto dei contratti, magari. Avrei potuto mietere anime anche io. E col passare del tempo, Sebastian non sarebbe stato che un nome vagante nei meandri della mia memoria.
C’erano un sacco di problemi da risolvere, lo sapevo bene e non avevo neanche la sicurezza che me la sarei cavata.
Ma di una cosa ero certo: la mia vita da demone iniziava quel giorno.



TO BE CONTINUED:
Lo so, sono imperdonabile: non aggiorno da venerdì e poi vi rifilo questo mini-capitolo ç_ç il problema è che è una settimana di compiti in classe, ho il cervello in fiamme e non ho nemmeno il tempo di respirare.
Comunque sia, il "prologo" della storia è terminato. Dal prossimo capitolo, inizia ciò che Sebastian chiamerebbe INFERNO. Quindi.. restate collegati!

   
 
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