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Autore: Chanelin90    06/02/2013    5 recensioni
***** COMPLETA ******
La guerra era finita.
Ogni Nazione era tornata a casa propria.
Germania e Italia si ricongiungono e, insieme, convivono per 3 lunghi anni.
Quando Feliciano viene a sapere di portare in grembo il figlio di Ludwig: appare entusiasta! Germania, tuttavia, non reagisce come il ragazzo avrebbe sperato..
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
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Germoglio Avverso
Capitolo 6  -  Il Seme

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- AUTRICE! Era ora che aggiornassi!-
- Lo so! Mi dispiace! Ho avuto un esame e allora..-
- Chi se ne frega!- 
- Ma…ma…-

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Germania, incurante del pericolo, si gettò nell’abisso a sua volta.
Sfruttando le pareti rocciose si calò giù più in fretta che poteva.
Poco male se profonde lacerazioni divennero evidenti sulle sue grandi mani e le sue scarpe apparivano costellate di buchi.
In cuor suo, temeva per la vita dell’italiano.
Doveva raggiungerlo. Subito. A qualunque costo.
Vide il corpo del suo amato, sprofondare nel mare e, in preda al panico, mollò la presa dalla parete scoscesa per lasciarsi cadere nel vuoto dell’ultimo tratto.
Cadde su degli scogli.
Questo gli costò le ossa della gamba destra e la caviglia fuori uso.

Finalmente in acqua.
Sentì il corpo rabbrividire a causa della temperatura rigida di quel fiume.
Quelle acque si generavano dalla neve dell’inverno scorso che, sciogliendosi negli incavi di quei monti, scrosciava ripidamente verso la valle, alla ricerca di un letto ove arrestarsi.

Germania girò vorticosamente per individuare Feliciano.
Prese un bel respiro e calò la testa sotto la superficie. Non vedeva nulla.
Respirò ancora e scese completamente sotto l’acqua, guardandosi intorno.
Niente.
Di Feliciano nemmeno l’ombra.
Ebbe un fremito, ma questa volta non era per il freddo che lo assaliva.
L’acqua non era profonda..ma impetuosa nel suo scorrimento funesto.
Italia poteva essere stato trascinato via dai flussi delle correnti già a parecchi metri di distanza e, a quel punto, non sarebbe più stato in grado di recuperarlo in tempo.
Il cuore del tedesco si arrestò e l’acqua marina si arricchì di nuovo sale. Quello delle sue lacrime.

Angosciato, fece un nuovo tentativo.
Scese più a fondo che poteva, assecondando le correnti che lo trascinavano verso il basso.
Più l’acqua lo inghiottiva, più le sue speranze parevano assottigliarsi.
Poi percepì qualcosa d’inaspettato.
Avvertì il gusto salino dell’acqua mescolarsi con l’acre sapore peculiare del sangue. Quello del suo alleato.
Allungò la mano e si accorse di aver toccato il fondo marino.
Lì, Feliciano, era sospeso e inerme, impigliato con la giacca blu ai rami di un vecchio tronco incagliato nel fondale da chissà quanti anni.

 Germania si avvicinò con poderose bracciate, afferrando il viso del giovane con una mano.
Era pallido e le sue labbra presentavano un colore innaturale e scuro: niente a che vedere col suo solito tono rosa e  carnoso.
Freneticamente, cercò il coltello che aveva portato con sé, ma la corrente poderosa aveva spinto l’astuccio dietro la sua schiena.
 A quel punto, azzardò la prima cosa sensata che gli venne in mente.
Prese una conchiglia affilata e strappò la giacca dell’italiano, impigliata nei rami del vecchio tronco .
Poi, tempestivamente, lo trascinò su.
Verso la luce della luna, dato che, oramai, si era fatto buio.

Raggiunta la superficie, nemmeno si ricordò di dover riprendere fiato, tanto teneva il respiro sospeso a causa dell’incoscienza di Feliciano che non accennava a dare segni di vita.
Lo trasportò di peso fino a riva.
 Attuò tutte le procedure di pronto soccorso che conosceva a memoria.
Si protese sul giovane, posandogli le dita sul petto, all’altezza del cuore immobile.
- ANDIAMO ITALIA! FORZA!-
Effettuò il massaggio manuale e, chiuse le narici del paziente, posò le sue labbra su quelle dell’italiano, cercando d’invogliare il suo corpo a riprendere a respirare.
- Coraggio! Coraggio!-
Premette le mani sul petto di Feliciano con ancora più vigore, pigiando ritmicamente.
- Non mollare! Sei forte, Italia! DEVI RESISTERE!-
Il ragazzo non dava avvisaglie di ripresa.
Il tedesco prostrato, afferrò una mano fredda dell’italiano e posò nuovamente la sua bocca su quella del giovane.
- Non lasciarmi, Feli! Non farlo! -
Germania non chiamava mai Italia col suo nome umano, a testimonianza del dolore che stava prendendo, minuto, per minuto,  il sopravvento su di lui.
- Se dovessi morire…io…-
Il solo pensiero lo faceva impazzire.
Pregando dentro di sé, scosse l’italiano con veemenza.
- ..che farei senza di te?-

Si sentiva perso e sull’orlo della rassegnazione.
Stava per lasciare che la disperazione s’impadronisse della sulla matematica mente, quando Italia tossì gravemente, sputando l’acqua salata e riprendendo lentamente a respirare.
Tuttavia..si trattava di movimenti lenti e irregolari.
Sollevato all’inverosimile, ringraziando chiunque avesse accolto le sue preghiere, Germania strinse il giovane a sè, soffermandosi sulle sue condizioni inclementi.
Non era ancora fuori pericolo.
Il suo stato era pessimo.
Debilitato e malconcio.
Presentava tante di quelle ferite che Ludwig non riusciva nemmeno a individuare quali fossero le più gravi e quindi prioritarie.
Sapeva solo che, ogni suo leggero movimento, costava un gemito a Feliciano.
Probabilmente, aveva numerose ossa rotte e muscoli danneggiati da schegge rocciose.
Per quanto una Nazione potesse resistere a sforzi ben peggiori di qualunque altro essere mortale…anche loro presentavano dei limiti.
Feliciano necessitava di complesse e complicate operazioni chirurgiche. Il prima possibile.
Germania si risolse che l’unica cosa logica che potesse fare in quel frangente, dato che non poteva chiamare i soccorsi,  fosse di medicare i tagli più profondi e salvaguardare l’amato fino all’alba del giorno dopo, quando l’avrebbe trasportato,  di fretta e furia, in ospedale.
Ora sarebbe stato fin troppo rischioso per la flebile resistenza e tenacia dell’italiano.

 
Il ragazzo era affetto da costanti e improvvisi tremiti, simili a scosse di terremoto, a causa dell’acqua gelata, assorbita dai suoi abiti, che calcava la sua pelle, aderendo a questa come una membrana.
Germania scrutò l’orizzonte scuro.
Era inopportuno restare così esposti.
Poi individuò una sporgenza rocciosa interessante.
- Perdonami, amore mio! Ti chiedo di sopportare questa sofferenza per un poco!-
Premurosamente, Ludwig sollevò il corpo impietoso di Feliciano e trovò un rifugio in una grotta dentro la montagna  ove accese un fuoco, dopo aver liberato il giovane dei vestiti fradici.
Anch’egli si spogliò allo scopo di trasmettere il suo calore al corpo miserevole e ghiacciato dell’italiano.
Le loro figure s’intrecciarono come un’unica realtà.
Lo tenne stretto a sé per tutta la notte, constatando preoccupato il sangue d’Italia che, mentre lo tamponava, continuava a scorrere dalle escoriazioni fino a terra, seppure in maniera non eccessiva.
“ Fa che non s’infettino…” scongiurava tra sé, cercando di sanare un’altra brutta ferita aperta.

Poi, il ragazzo ebbe un sussulto molto forte che lo fece risvegliare.
- Do…Doit..su?-
I battiti del cuore di Ludwig accelerarono prepotentemente.
- ITALIA! Ti prego risparmia le tue energie!- s’affannò tormentato l’altro, afferrandogli il polso senza forze.
Italia sbattè  fragilmente le palpebre:- Il..bam..bino…?-
Germania si era totalmente dimenticato di loro figlio tanto era il timore per il suo amato.
- Sta be..ne…, vero?- guaì Feliciano sommessamente.
Ludwig posò la mano sul pancione dell’alleato: non percepiva vita dentro di lui.
Sconfortato, premette ancora più forte.
- Il b…bambino, Do..Doitsu…u..?- si allarmò debolmente Italia, con quel poco fiato che aveva.
Il tedesco si morse le labbra, incerto su cosa dire o fare.
- Doo…iii…t..s..uuu!- ululò frustrato l’italiano.
- Non sento niente, italia! Mi dispiace..!- mormorò Ludwig, sinceramente mortificato.
Le pupille d’Italia divennero assenti.
Si appannarono a causa delle lacrime e ogni singhiozzo gli strappava un latrato di dolore fisico. Niente di paragonabile a quello psicologico.
Germania abbracciò dolente l’italiano, baciandogli teneramente la testa.
Era colpa sua e lo sapeva.
Aveva desiderato l’alienazione di quella creatura quasi ossessivamente.. ma non era felice di quella conclusione.
Mai l’aveva immaginata così.
A dire il vero: non l’avrebbe mai voluta così.

- Italia…cerca di non sforzarti, amore mio! Non sei ancora guarito!  Devi conservare le forze per rimetterti in sesto!- sussurrò il tedesco affranto e preoccupato, cercando di fargli coraggio.
Poi Feliciano si bloccò di scatto.
- Il bam..bino..!!- esclamò stordito.
Germania lo fissò sorpreso e confuso.
Feliciano accarezzò la sua pancia.
- Il b…amb..ino..DD..D..oit..su! Lo s…s..ento!- pronunciò faticosamente l’italiano.
Ludwig ripassò la mano sull’addome del ragazzo.
Non percepiva nulla: né movimenti, né calore.
- …Io non sento niente, Italia..- soggiunse con un filo di voce, turbato.
- E’ d..e.b.ole! Ma an..cora vivo!- avvertì Italia, sforzandosi oltremodo.
-Smettila di agitarti, Feli! E’ pericoloso! Ti ho detto che non sento niente! – si alterò il tedesco.
- Ma…io si! Ti…ti…- Feliciano riprese fiato, sputando un grumo di denso sangue – Tiralo fuo..ri!- supplicò infine.

Germania fissò scioccato il ragazzo.
Come tirava il bambino fuori dal grembo di Feliciano? Cosa intendeva?
- Italia…ma che..- farfugliò disorientato.
- Dob..biamo..salvarlo! Morirà s…e rest..er..à an..cor..a lì dent..ro!- biascicò il giovane, sudando a causa dello sforzo che gli costava parlare.
- Ma io..che posso fare?- gemette Ludwig sconfortato.
- Uc..ci..dim..i, D..Do..itsu!.. Ap..ri il m..io ven..tr..e e sal..v..a..lo!-


CONTINUA

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Anche questo è un capitolo piuttosto breve ma intenso.
Con il prossimo, terminerò anche questa fanfiction.
Vi lascio in attesa del capitolo conclusivo J

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