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Autore: _joy    06/02/2013    2 recensioni
Mika è una strega, frequenta Hogwarts, è in Serpeverde, è una Black. Le parole che la definiscono potrebbero essere: stirpe, orgoglio, purezza di sangue, amicizia, lealtà. Una principessa del mondo magico che sa benissimo di esserlo. Almeno finché le sue certezze non subiscono una brusca scossa in un pomeriggio di sole, quando incontra un ragazzo bello e affascinante ma, ahinoi, babbano: Ben Barnes
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di magia e di babbani'
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L’Incantesimo di Ricerca stavolta mi porta in un palazzo privato.
 
Salgo al secondo piano seguendo la sfera di luce che sparisce nel nulla davanti a una delle porte.
Busso senza esitare.
E non succede niente.
 
Ma io continuo a bussare e bussare finché la porta non si apre di scatto e appare uno sconvolto Robert Sheehan, mezzo nudo.
Mi fissa con gli occhi semichiusi per qualche interminabile secondo e poi mugugna qualcosa di incomprensibile.
«Non ho capito. E, per favore, puoi metterti qualcosa addosso?»
«Snurf» grugna «E perchè?»
«Perché voglio sapere dov’è Ben. E non mi va di guardarti mentre sei mezzo nudo mentre te lo chiedo»
Bofonchia qualcos’altro e si appoggia pesantemente allo stipite della porta, chiudendo gli occhi.
«Non sono sveglio» borbotta «Sto sognando un’altra volta le streghe. Mi hanno fottuto il cervello…»
Ma cos’ha?
«Robert!» gli urlo in faccia.
Lui fa un salto dallo spavento.
«Che cazzo! Perché urli?»
«Non stai sognando, sono io. Dov’è Ben?»
«Non te lo dico» farfuglia «Lascialo in pace»
 
Ah sì?
 
Assottiglio gli occhi, minacciosa, e ostentatamente metto la mano in tasca ed estraggo la bacchetta.
I suoi occhi si spalancano.
«Non oseresti…mettila via!»
«Oserei eccome! Te lo meriteresti, un bell’incantesimo. Dimmi dov’è Ben, dai»
Lui deglutisce, nervoso, ma all’improvviso sento una voce assonnata che lo chiama.
«Ben!» urla Robert «Corri! Scappa!»
«Deficiente!» strillo io, rivolta a Sheehan «Voglio solo parlargli! Vaffanculo, Robert!»
Ma Ben entra di corsa.
I suoi occhi guizzano da Robert, che cerca di fargli scudo, a me, che sospiro esasperata abbassando la bacchetta.
«Cosa succede?» chiede.
 
Ma lo sa benissimo cosa succede, infatti si gira per chiudere una porta che dà su un corridoio.
Deglutisco.
È mezzo svestito anche Ben.
Ha i capelli scompigliati, le occhiaie, la camicia che portava ieri allacciata alla meno peggio ed è a piedi nudi.
«Mi sono svegliato perché sembrava che qualcuno volesse buttare giù la porta!» sta dicendo Robert «Ed era lei! Stavo appunto dicendo…»
Ma io lo interrompo, furiosa.
«Non stavi dicendo proprio niente, ti stavi addormentando in piedi. E ora basta, stai zitto. E tu!» fisso Ben con uno sguardo così duro che lui sgrana gli occhi «Sono venuta per parlare con te ma giuro sui papiri di Merlino che se sei andato a letto  con quella  butto giù la casa. Un mattone per volta. Chiaro?»
Mi guardano entrambi, ammutoliti.
«Allora?» strillo io.
Robert sussulta e si copre le orecchie con le mani.
«Basta, falla stare zitta» si lamenta «Ti prego Ben… mi esplode la testa!»
Ben viene verso di me.
«Vattene. Non sono stato abbastanza chiaro, ieri? Non voglio vederti!»
«Peccato, perché io invece voglio vedere te. E non me ne vado di qui finché non abbiamo parlato!»
Lui digrigna i denti e Robert inizia a imprecare.
«Vattene, prima che si sveglino tutti e ti trovi nei guai…»
«Tutti?» trasecolo «Ma cosa avete fatto? Un’orgia? Fanculo, Ben! Ma come ti viene in mente?»
«Ma credi di poter venire qui a dirmi come devo comportarmi? Ma chi sei, mia madre?»
«Dimmelo, voglio saperlo! Ci sei andato a letto?»
Sto urlando come un’aquila e mi sono completamente dimenticata delle mie pretese di razionalità.
Sono gelosa.
Mortalmente gelosa.
Pensavo fosse una situazione che potevo recuperare…
 
«Non ti devo spiegazioni!» sta urlando lui «Non ti devo niente!»
«Sei uno stronzo bastardo! Avevi detto che mi amavi! Che per lei non provavi niente!»
Mi accorgo che sono sul punto di saltargli al collo quando Robert mi afferra e mi trascina lontano da Ben.
Mi divincolo e gli mollo una gomitata che gli mozza il fiato.
Robert guaisce e annaspa e Ben si fa avanti, ma prima di prendermi ci ripensa e abbassa le braccia, come se avesse paura di toccarmi.
Vedo la confusione nei suoi occhi scuri e mi dilania l’anima.
Smetto di agitarmi e mollo solo un’altra gomitata a Robert, per farmi lasciare.
Poi alzo entrambe le mani, per fargli vedere che non tocco la bacchetta.
«Davvero pensi che potrei mai farti del male?» la mia voce è improvvisamente debole «Voglio dire, sì, certo, se sei stato con quella ti ammazzo… ma a mani nude, senza magia»
Ben sembra attonito.
Robert sputacchia e si massaggia le costole.
«Sì che potresti fargli del male. Eccome. Sei peggio di un gatto selvatico…»
«Non lo farei mai» guardo Ben dritto negli occhi «Ti amo, Ben. Non ti farei mai del male. Mai»
 
Che strana sensazione… ho detto a Blaise mille volte che lo amavo, ma non mi è mai successo di perdere il respiro, come adesso.
Non mi sono mai sentita tanto sincera.
E tanto vulnerabile.
 
Quanto a Ben, sembra che io lo abbia preso a schiaffi.
È livido.
«Non osare… non dirlo mai più. Non voglio vederti, non voglio sapere niente,niente, di te»
 
Ahia.
Fa male.
È la parte più intima, vulnerabile e tenera di me.
Ma è sua.
Se è questo che serve, se può servire allora…
 
«Ti amo» ripeto, guardandolo negli occhi.
Lui distoglie lo sguardo.
Io mi avvicino di un passo.
«Ti amo e sono qui per dimostrartelo. Sono scappata da scuola perché non sopportavo quello che ho combinato. Ben, io…»
 
Lui alza una mano, per intimarmi di restare lontana.
Mi mordo il labbro ma obbedisco.
«Ti prego, non avere paura di me. Come puoi? Non potrei sopportare se ti capitasse qualcosa e tu pensi che ti farei del male?»
Azzardo un passo e lui continua a fissare il divano.
«Ben, guardami» bisbiglio.
 
Ben non si muove, ma sento che è combattuto.
Persino Robert trattiene bruscamente il fiato, alle mie spalle.
 
E poi la porta si spalanca.
«Micino, ma dove sei? Io…»
Sento il sangue affluirmi al volto quando vedo la babbana a gambe nude e con addosso la giacca dello smoking di Ben.
Robert mi corre accanto perché probabilmente pensa che davvero potrei ammazzare qualcuno e Ben mi lancia un’occhiata spaventata, prima di voltarsi a proteggere lei.
La ragazza però ovviamente non si ricorda di me, a causa dell’Incantesimo Confundus di Claire.
Solo che è tanto stronza e oca come aveva dimostrato quel giorno, nel bagno, a Dublino.
«Chi è?» domanda a lui, con tono fintamente lezioso, mentre mi lancia un’occhiataccia.
Ben mi dà le spalle, poggiandole una mano sulla vita.
Ma è nuda, sotto quella giacca?
Le arriva a metà coscia, non riesco a capire.
«Nessuno» le mormora «Vai a letto, arrivo subito…»
 
 
Vi giuro, non è perché mi ha definita “nessuno”.
È per quello che ha detto dopo.
 
 
Dorme con lei.
 
Sento il sangue affluirmi alla testa e mi sembra di aver ingoiato uno di quei Decotti Riscaldanti di Madama Chips, di quelli che ti fanno uscire il fumo dalle orecchie.
Afferro la prima cosa che ho sottomano (una lattina) e gliela lancio addosso.
Mi tremano talmente le mani che lo prendo di striscio, a una spalla.
La babbana urla, lui si volta di scatto e Robert mi blocca il braccio, ma la magia fluisce in me e stavolta  sento  la scossa che gli trasmetto.
«Stronzo!» urlo come un’ossessa, dimentica della magia, delle buone intenzioni e soprattutto delle mie colpe in questa storia.
Urlo come se potessi liberarmi di tutto il dolore che ho dentro.
«Stronzo! Stronzo! Maledetto, maledettissimo stronzo!»
Mi guardo attorno per cercare qualcos’altro da lanciargli addosso, ma Ben afferra lei e la porta di volata in un’altra stanza.
Robert mi tira su di peso e va verso la porta.
Mi tiene a forza mentre la varca e fa le scale alla massima velocità che i suoi piedi scalzi e il mio peso di traverso su una spalla gli permettono.
Quando siamo a piano terra incrociamo una signora che lo guarda attonita.
«Ehm… ‘giorno» borbotta lui, aprendo il portone e mettendomi giù in strada.
Io mi accascio a terra.
Le lacrime mi rigano il viso mentre guardo il marciapiede.
«Alzati» mi dice Robert, brusco.
 
Alzarsi?
E come faccio?
Non ci riesco.
 
Singhiozzo, disperata.
Robert esita un attimo e poi si volta e se ne va, chiudendo il portone.
 
E io resto lì, per terra, e piango.
 
*
 
È un poliziotto che mi si avvicina, dopo non so quanto tempo.
Si inginocchia accanto a me e mi chiede ripetutamente chi sono, cosa mi è successo e se può accompagnarmi a casa.
Mi ci manca solo questa.
Dovrei pensare, ma non riesco.
Una parte lontana del mio cervello mi avverte che questo può diventare un guaio.
Non ho documenti babbani.
Non ho una casa da indicargli.
La restante parte di me è sul punto di mandarlo al diavolo, quando sento una voce nota rassicurare l’uomo.
Alzo gli occhi.
Robert.
 
Si è vestito: indossa jeans, felpa e giacca di pelle e gli occhiali scuri coprono gli occhi iniettati di sangue.
Dice al poliziotto che sono sua cugina e che abbiamo litigato perché non vuole farmi guidare la sua macchina nuova.
Dopo parecchie insistenze, sembra convincerlo.
«Signorina» mi chiede l’uomo «È vero? È suo cugino questo?»
Annuisco perché mi sembra la cosa più semplice, mentre distrattamente noto come è buffa la divisa che indossa quest’uomo.
Ma non dovrebbe incutere rispetto?
Non sembra nemmeno tanto convinto, comunque Robert mi solleva di nuovo e mi rimette in piedi.
Sta diventando un vizio.
 
Quando riesce a liberarsi del poliziotto, mi prende per il gomito e mi conduce in un bar poco lontano.
Mi divincolo.
«Dove mi porti? Dov’è Ben? Non voglio allontanarmi da lui!»
«Dannazione, che testa dura! Non demordi eh? Non ti rimando su, lo ammazzeresti!»
«Ci puoi giurare!» sbotto.
Lui si sfila gli occhiali e mi guarda fisso.
«Cosa vuoi?» ringhio.
«Perché fai così?»
«Così come?» urlo.
Lui chiude gli occhi.
«Non gridare… la mia povera testa! Dannazione… mai più un goccio, giuro! Ma comunque…»
Riprende a fissarmi, come se fossi un incrocio tra un unicorno e una manticora.
Poi mi spiazza.
«Sembri davvero tenerci, a lui. Sembravi distrutta, prima. È un trucco?»
Lo fisso.
«Sei più stupido di quello che sembri? Che domanda è? Ma per quale motivo dovrei fare finta?»
«Ottima domanda. Sono tornato giù perché mi chiedevo la stessa cosa»
Giocherella con una saliera e poi alza di scatto la testa.
«Ben mi ammazzerebbe se sapesse che te lo sto dicendo, ma… lo hai distrutto»
Sussulto, e lui prosegue:
«Non l’ho mai visto così a terra. Stava male come un cane. Sta  male come un cane, anche se dice di no. Da quando lo hai scaricato non sembra più lui. Pensavo uscisse di testa»
Mi sembra che il nodo nel mio stomaco si allenti un poco.
«Cosa dici? Che lui… che io…»
«Dico che lui faceva il fidanzato felice di una strega pazza» dice secco «Finché un bel giorno gli è arrivata una lettera ed è piombato in un abisso. Ed è colpa tua»
Ci fissiamo un attimo, poi lui mi dice:
«Stronza»
 
Nemmeno ribatto, perché dal suo punto di vista ha ragione.
«Ma quella?»
«Ecco, brava. È colpa tua anche il fatto che si è rimesso con Tamsin. Quanto la detesto, quella…»
Sto per baciare Robert.
Ve lo dico, sto per farlo.
 
«Ma perché non vuole ascoltarmi?»
«Perché è incazzato nero. Perché ha paura. Puoi dargli torto? Voi…»
Scuote la testa e so che sta pensando a Mindy.
Una cameriera si avvicina al nostro tavolo e io aspetto finché non se ne va con le ordinazioni.
Poi sussurro:
«Robert, lo so che sei furioso. E hai ragione. Ma ascoltami: Mindy non aveva cattive intenzioni. Questo non la giustifica, ma voleva solo conoscerti… stare un po’ con te… temeva che se ti avesse chiesto di uscire tu non…»
«Aveva ragione» dice, cattivo «Non ci sarei  mai  uscito»
«Stronzo!» mi inalbero subito «Ecco, avresti dimostrato di essere il cretino che sei, perché lei è una ragazza fantastica!»
Lui sbuffa.
«Bè, sai, fossi stata tu…»
Lo fulmino con gli occhi.
«Sei un povero illuso. E sei pure un coglione superficiale. E Ben ti ammazzerà…bè, almeno credo»
E lui sorride.
«Non so… forse sì. O forse no. È bravo, quando decide di chiudere qualcosa»
«Sta con quella?»
«Sì» risponde, brutale «Ed è colpa tua. Non la sopportava più, quando stavano insieme durante le riprese del film. E ora le sta sempre incollato»
 
Mi manca l’aria.
«Ma stanotte…?»
Lui grugnisce.
«Abbiamo bevuto un po’ ieri sera e siamo finiti da me con qualche amico, per concludere la serata. Tamsin, ovviamente, ci è rimasta attaccata come una cozza. Ma mi sono svegliato che Ben era sul divano, se ti consola. Svegliato perché  tu  stavi per abbattere la porta, tra l’altro»
Mi sembra di respirare di nuovo.
 
Oddio meno male, meno male…
 
Robert sembra indovinare cosa mi passa per la testa.
«Ehi, guarda che io non sono la sua babysitter e non so cosa combina di solito. Comunque, per la cronaca, è un uomo. E lei è più che disposta ad accontentarlo, non so se rendo l’idea»
Deglutisco.
«Con me ha voluto aspettare…»
Sheehan mi squadra.
«Si era proprio bevuto il cervello» borbotta «E tu dici che non hai usato la magia?»
«No» nego, recisamente «ti sembra così strano?»
Lui scrolla le spalle.
«Bho. Se era veramente innamorato di te, però, hai fatto proprio un casino»
 
Rimescolo lo zucchero nel mio caffè, assorbendo la verità di quelle parole.
Poi alzo gli occhi.
«Robert…Che faccio, ora?»
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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