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Autore: Rebecca_Daniels    06/02/2013    0 recensioni
Taylor non aveva mai capito secondo che regole il mondo girasse, anzi, quel giorno le sembrava stesse proprio girando al contrario... Riuscirà Ryan a farle capire che ognuno "gioca" con le proprie regole??
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo: grazie a tutti coloro che si sono soffermati a leggere le mie storie precedenti! Veramente: grazie! Secondo: spero che anche questo racconto in due capitoli possa interessarvi e, se ne avete voglia, aspetto qualche vostro consiglio, qualche vostra opinione... Grazie ancora...

xo xo

Rebecca_Daniels

 

 

Per Taylor c'era decisamente qualcosa che non andava...

Aveva visto quel ragazzo così affascinante e misterioso prendere il treno tutte le mattine nelle ultime tre settimane e non si era mai permessa di rivolgergli la parola, perché pensava che fosse uno di quegli individui che rientravano nella categoria “impossibili”...

Ed ora se lo ritrovava a parlare in maniera così affabile e dolce, da togliere il respiro, con una ragazza che era, a dir poco, insipida. Una di quelle ragazze acqua e sapone che fanno ruotare la loro vita attorno allo studio e, in teoria, non hanno mai avuto un ragazzo in tutta la loro esistenza... Quindi sì, c'era qualcosa che non andava, il mondo si stava capovolgendo e lei non aveva ricevuto la mail di avvertimento.

Ma ora che ci pensava, anche se l'avesse ricevuta, e pure letta, le cose non sarebbero cambiate di molto: lei era sempre stata nel mezzo, né carne né pesce, “né lupo né cane”, come si direbbe nei cartoni della Disney... Una sorta di mash-up tra due canzoni che non potrebbero mai stare assieme. Taylor non era mai riuscita a capire a quale categoria di persone appartenesse: alle secchione? No dato che, sì, se la cavava nella studio, ma non ci aveva mai dedicato più tempo del necessario; alle fashion-victim/tipe cool? Nemmeno, aveva sempre avuto un certo interesse per la moda ed aveva sviluppato un gusto personale per l'abbigliamento e gli accessori, ma non era mai stata una che seguiva le mode del momento: un'alternativa? “Direi proprio di no” pensò Taylor, dato che a lei i risvoltini ai pantaloni e le bevute fuori con gli amici fino ad ubriacarsi completamente non le ispiravano molto; un'eterna bambina? Non ne era ancora certa, ma non credeva di appartenere nemmeno a questa categoria. Certo, le piacevano la musica pop e i telefilm dove si ballava e si cantava, ma non aveva certo la sensibilità e il cervello di un'adolescente...

Era per tutto questo che aveva cominciato ad odiare le etichette: perché le non poteva averne una che la rappresentasse veramente, se non quella con il proprio nome.

Forse era proprio questo il problema di Taylor: credeva che il mondo procedesse rispettando delle regole rigide, date dalle etichette che una persona aveva attaccate alla front, e lei non riusciva assolutamente a comprenderle, quelle regole. Ed ora che aveva di fronte quel ragazzo che aveva sempre ritenuto troppo per lei, che stava parlando con una ragazza molto più normale ed ordinaria di lei, si sentiva confusa.

D'altra parte era confusa da così tanto tempo che non si poneva più domande e, quindi, non cercava nemmeno più risposte.

A causa di questa sua confusione aveva tentato di allontanarsi da tutti, in primis dai ragazzi. Si era sempre sentita in difficoltà a parlare con loro, quindi figurarsi ad avere un rapporto più profondo ed intimo.

Lo sapeva bene, e quel giorno ne aveva avuto la conferma, che il problema era proprio lei.

Salì sul treno che stava aspettando ancora con la testa persa tra i mille pensieri e le mille considerazioni che quella scena le aveva scatenato.

Nemmeno si accorse che il ragazzo che lei riteneva “impossibile” le si era seduto davanti.

E le stava parlando.

Taylor, finalmente, si accorse di avere davanti qualcuno che le aveva posto delle domande e che stava attendendo delle risposte, e metabolizzò a fatica chi fosse quel “qualcuno”...

Le ci vollero qualcosa come dieci secondi di interminabile silenzio perché rispondesse e Ryan pensò che non l'avrebbe mai fatto.

Aveva osservato quella ragazza tutte le mattine per le ultime tre settimane ed aveva subito pensato che fosse carina, ma in maniera differente da tutte le altre ragazze.

Con il passare dei giorni aveva cominciato ad essere sempre più interessato a lei, per una ragione che nemmeno lui riusciva a capire, come se quella ragazza avesse una calamita che lo attirava verso di lei.

Ogni tanto si era pure accorto che lei lo osservava, e dopo una settimana aveva cominciato a perdere quei tre, quattro minuti in più alla mattina per sistemarsi la zazzera di capelli che si trovava in testa. Vedendo che però lei non sembrava molto interessata, Ryan decise di fare lui il primo passo ed iniziò a sedersi, giorno dopo giorno, in un posto sempre più vicino al suo, di modo da poterla osservare meglio.

Fu così che si accorse di come i suoi occhi fossero sempre più tristi e tormentati. E quel giorno gli sembravano anche sull'orlo delle lacrime.

Ryan sentì di avere la necessità di scoprire il perché di quel cambiamento e decise che quello era il giorno giusto per parlarle.

Quando si accorse che lei non lo stava nemmeno ascoltando, pensò di cambiare posto e di mettere fine a quella sciocchezza che stava andando avanti da troppo tempo, ma non riusciva a risolversi a farlo.

Poi, finalmente, rispose.

Taylor sentiva di avere la voce poco ferma e sentiva già qualche lacrima rigarle il volto, ma non poteva mettersi a piangere come una bambina davanti a lui, o meglio, davanti a Ryan, questo era il suo nome.

Così scappò via.

Ryan rimase sconvolto quando la vide alzarsi in preda ai singhiozzi, ma almeno aveva saputo il suo nome: Taylor.

Aveva deciso che non si sarebbe arreso.  

  
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