Sprofondando nell’oblio. Desiderio di
rinascita.
Una
bottiglia di Whisky Incendiario stretta in una mano.
Un
pacchetto di sigarette Babbane nell’altra.
I
piedi nudi, la camicia da notte troppo leggera.
La pelle pallida,
tirata; i capelli rossi lasciati liberi a creare onde sanguinee sull’incarnato
dal pallore quasi mortifero; gli occhi
vuoti eppure attenti, grondanti di dolore e di desiderio di rinascita.
[Pallido
fantasma di un passato troppo fumoso…]
C’è una confusione
immensa dentro di lei: è come se avesse un vortice nel petto, che mescola e
confonde tutto, e che piano si trasforma in un buco nero che tutto soffoca e
trascina.
Butta giù l’ennesima
sorsata di Whisky e la gola non brucia più, troppo abituata a quel calore
ormai. Sarà un’ora che sta bevendo, e la bottiglia è quasi finita. Ma è bene!
Bene perché inizia a sentire le cose come vorrebbe. Inizia a togliersi il velo
che da sempre copre le sue emozioni, e che si chiama razionalità. Ed è comico pensare che l’alcool le faccia questo
effetto: la schiarisce invece che annebbiarla. O forse, più semplicemente,
amplifica le sue emozioni a tal punto che niente possa trattenerle. E così,
finalmente, riesci a rituffarsi nel passato, quello recente e doloroso, e piano
scava in esso.
C’è
il terrore e la confusione nella sua casa. Tre figure di nero vestite, con
maschere sul viso e bacchette alla mano.
Una
donna urla, implora pietà anche se non comprende affondo: sua madre!
Un
uomo stringe a sé la moglie, piangente e tremante al pari suo: suo padre!
Una
ragazza strilla impaurita e cerca di correre al giù per le scale per
raggiungere i genitori: sua sorella!
Lily
la afferra appena in tempo e la spinge malamente nella sua stanza, sigillando
poi questa con un incantesimo. Poi si lancia a tutta velocità giù, la bacchetta
stretta tra le dita di una mano bianca dall’agitazione, fino al soggiorno.
Ci
sono raggi di luce che volano ovunque, risate spietate e grida di terrore. Lily
cerca di affrontare i tre Mangiamorte, ma sono troppi e lei è sola; ha appena
diciassette anni, Lily, e benché sia la migliore studentessa che Hogwarts ha
mai visto è ancora una ragazza alla quale mancano le competenze appropriate.
Un
raggio rosso la compisce, e lei si dimena a terra, preda di un dolore tanto
forte da non sembrare quasi reale. Si dimena, artiglia le mani e inarca la
schiena, ma non piange e si morde il labbro inferiore fino a farlo sanguinare
pur di non urlare. Non darà loro questa soddisfazione. Non darà loro un motivo
per riderle e sputarle addosso ancora di più.
Due
raggi verde smeraldo – lo stesso colore dei suoi occhi! – partono dalla
bacchetta di uno dei tre. Lily urla con quanto fiato ha in gola, così forte che
le pare di essersi lacerata la trachea. Gli occhi dei suoi genitori si fanno
vitrei, i loro corpi si afflosciano inermi.
E
tutto s’infrange.
Spalanca gli occhi e
appoggia malamente la bottiglia a terra prima di arrancare verso un angolo e
vomitare. Non che ci sia molto nel suo stomaco, ma quel poco che ha mangiato –
quel poco che Lene è riuscita a farle ingoiare! – viene rigetto con violenza.
Non è una sensazione
nuova, quella del vomito. Per un’estate intera, di nascosto, ha vomitato anche
l’anima, anche sangue. Ha vomitato finché persino stare piegata sul water era
troppo faticoso. Allora si sciacquava la bocca con dell’acqua fresca e poi si
trascinava fino al letto, sprofondandovi infine. E ogni volta, quando riapriva
gli occhi, Lene era lì con lei, ad appoggiarle un fazzoletto umido sulla
fronte, sperando di poterla così aiutare.
Ha sorriso per tutta
l’estate, Lene. Per tutta l’estate. Ha finto di non sapere che Lily vomitava
quanto mangiava, ha finto di non vedere il suo corpo farsi sempre più fragile e
la sua pelle più tirata. Ha finto che la sua presenza servisse a qualcosa,
quando le era chiaro cosa in realtà l’altra cercasse.
“ Che cosa stai
facendo?”
La voce che sa
appartenere a James Potter la riscuote e Lily si volta lentamente a fissarlo
passandosi una manica della camicia da notte sulla bocca, pulendosi. Poi cerca
di alzarsi, ma le gambe malferme non la sorreggono e allora barcolla fino ad
appoggiarsi con la schiena alla balaustra della Torre d’Astronomia. Butta la
testa indietro e pioggia e vento la colpisco con violenza, risvegliandola un
po’.
“ Che cosa stai
facendo?” Domanda di nuovo James, la voce dura come mai l’ha sentita.
Lo fissa
distrattamente, un po’ brilla e un po’ stanca. È cambiato, si trova a pensare.
L’espressione del suo viso si è fatta più matura, così come i suoi occhi; non
c’è derisione, scherno o boria in lui, c’è preoccupazione.
“ Lily…”
“ Stavo cercando di capire.” Dice improvvisamente lei, il viso nuovamente
rivolto alla pioggia. E James non può non notare quanto la sua voce sia
strascicata e pesante, quasi stesse per sprofondare in un oblio troppo profondo
perché ci sia possibilità di risalita.
“ Capire? E cosa
volevi capire con questa?” E le sventola davanti al naso la bottiglia di Whisky
Incendiario i cui fondi ondeggiano pigri. C’è rabbia, ora, nella voce del
ragazzo. Vorrebbe comprendere anche lui, vorrebbe aiutarla ma non sa come
chiederglielo. Non è mai stato bravo con le parole, James, quanto più con i
fatti.
Lily scoppia a ridere,
una terribile risata forzata e isterica, priva di qualsiasi allegria. Le spalle
si alzano e si abbassano a ritmo e i capelli ondeggiano con violenza mentre una
fila di denti bianchi si mostra attraverso le labbra, donandole un’aria folle.
“ Lily…” James è
spaventato. Lo capisce da come pronuncia flebile il suo nome. È spaventato
perché non l’ha mai vista così, perché non riesce più a riconoscerla. Non vede
in lei la ragazza che per sei lunghi anni ha tormentato con i suoi inviti e con
i suoi scherzi.
La risata si spegne di
colpo. La testa di lei ciondola piano.
“ C’è forse qualcosa
di sbagliato in me?”
La domanda lo coglie
di sorpresa. Sembra quasi la domanda di una bambina impaurita dalla vita e
ferita dalla stessa. C’è disperazione in quella domanda. E c’è la noncuranza
con cui chiede a questo o quel professore dettagli in più su qualche
incantesimo.
Lily non si aspetta
davvero una risposta. Preferisce affogare nuovamente nei ricordi, tornando
ancora una volta a quel giorno.
La
prima cosa che sente non appena apre gli occhi è dolore. Un dolore così intenso
che il minimo movimento le crea fitte insopportabili, così intenso che le verrebbe
da vomitare se il suo stomaco non fosse miseramente vuoto.
“
Ah, ti sei svegliata!” Una donna le è accanto, e la osserva sollevata e
amareggiata al tempo stesso. Lily non sa chi sia. “ Non sforzarti: non è
consigliabile dopo quello che ti è successo!”
A
quelle parole tutto torna. La densa foschia che le avvolgeva la mente fino ad
un secondo prima si dirada rapida, e i ricordi tornano ad essere vividi. E con
loro aumenta il dolore.
Una
mano le si appoggia sulla spalla infondendole calore. Non conosce quella donna,
ma il sorriso che le increspa le labbra è quello di una madre. E forse per
questo non ha bisogno di chiederle nulla. Sa perfettamente cos’è successo. E sa
anche che è colpa sua.
“
Non addossarti colpe che non sono tue.” Le dice improvvisamente, quasi a
leggerle nel pensiero. Gli occhi di Lily la fissano stupefatti. “ Non è stata
colpa tua. Non è colpa di ciò che sei.
Sai,
sono un Auror da molti anni e mai, mai, avevo visto qualcuno lottare e
resistere come hai fatto tu. Hai avuto sangue freddo e stretto i denti: tua
sorella è salva grazie a questo. Sii fiera di questo e di te stessa.”
Solo
in seguito Lily avrebbe scoperto che quella donna altri non era che Dorea
Potter. Solo in seguito avrebbe saputo che un gruppo di persone, membri dell’Ordine
e chissà cos’altro, era piombato nel termine letterario della parola a casa
sua, e aveva combattuto. Solo in seguito avrebbe scoperto di essere stata
trasportata al San Mugo d’urgenza, visto che le sue ossa avevano subito una
pressione incredibile sotto l’effetto della Maledizione Cruciatus. Solo in
seguito avrebbe litigato, se così si poteva dire, con sua sorella, che
l’avrebbe messa davanti alla cruda verità: “
Sono morti per colpa tua e di quello che sei!”. Effettivamente Petunia non
avrebbe potuto trovare modo migliore di dirlo.
“ Perché dovrebbe
esserci qualcosa di sbagliato in te?” Ancora una volta è la voce di James a
riportarla alla realtà. Lei lo fissa brevemente. Lui non si muove. “ Lily…”
“ Loro sono morti. Morti. Ed è solo colpa mia!” Dice lei, la testa nuovamente
bassa e la voce impastata di disperazione e resa.
James non capisce
subito. Il salto compiuto da Lily in quel discorso lo lascia basito e confuso,
ma lei tace di nuovo, e lui ha il tempo di rimettere in ordine le idee. E non
gli ci vuole molto per capire di chi lei stia parlando; non è stata l’unica a
subire perdite strazianti quell’estate, ma gran parte degli studenti di
Hogwarts. Tuttavia, forse, lei non è ancora stata in grado di metabolizzare il
tutto nella giusta maniera. E il rigetto è stata la risposta al dolore.
“ Lily…”
“ Ho già accettato la loro morte.” Dice improvvisamente lei, bloccando il
ragazzo per la terza volta nell’arco di pochi minuti: sembra che non abbia
intenzione di lasciarlo parlare, e al contempo gli legga nella mente. “ So
anche che è colpa mia, e non ci sarà espiazione per questo.
Ma io… non riesco ad
accettare di… di non aver fatto… niente…!”
La voce le si spezza
man mano che prosegue. Il fiato si è fatto corto e pesante. Fa fatica a dire
quelle cose, Lily. Eppure le dice proprio a lui, a lui che per sei anni è stato
il suo incubo, la sua spina nel fianco.
James fa un passo
avvicinandosi a lei, e quando le è davanti le accarezza il braccio gelido.
“ Ho combattuto. Ho
combattuto ma non è servito. Non è stato abbastanza.” Lo coglie di sorpresa
lei, continuando a parlare. E James capisce che questo sfogo è probabilmente il
suo punto d’arrivo. E capisce che era quello che lei cercava.
L’abbraccia
senza pensare e la sente scivolare giù, sfibrata e delusa. L’accompagna fino a
terra, rimanendo in ginocchio e tenendola stretta a sé. E quando sente qualcosa
bagnargli la camicia e il petto capisce che Lily ha raggiunto il traguardo, che
è arrivata al punto del non ritorno.
Lily non cerca nemmeno
di trattenere le lacrime. Sa che non può farlo, non ora.
Ha fumato le sigarette
e si è scolata la bottiglia di Whisky Incendiario. La sua mente si è annebbiata
e la razionalità ha ceduto il passo alle emozioni.
Ha vomitato con
violenza, rigettando tutto il dolore, la rabbia e la disperazione che
ribollivano dentro di lei.
Ha parlato e riso come
una pazza isterica, forse nemmeno tanto consapevole della presenza di James
davanti a lei.
Poi è crollata. Ha
pianto e continua a piangere. Piange stretta nell’abbraccio dell’ultima persona
che si sarebbe aspettata. Piange mentre il calore di James la pervade fino alla
punta dei capelli, donandole un po’ di serenità.
Chiude gli occhi
respirando a fondo il profumo di lui.
Domani è un altro
giorno.
Un raggio di sole
dispettoso le accarezza il viso e le fa aprire controvoglia gli occhi: è stata
la prima notte senza incubi da molto.
Si guarda intorno e
riconosce l’Infermeria di Hogwarts. Seduto accanto a lei, James Potter la fissa
con un sorriso.
“ Stai meglio?” Chiede
sinceramente interessato mentre lei si alza a fatica per mettersi seduta.
“ Direi di sì: il
f0ndo l’ho toccato ormai.” Risponde lei con un sorriso, spostandosi i capelli
indietro.
“ Quindi ora…”
“ Quindi ora andrà meglio.” E gli strizza l’occhio regalandogli un altro
sorriso.
Non c’è bisogno
d’altro.
James ha capito già
quella notte il motivo che l’ha spinta a ridursi in quelle condizioni. Voleva
toccare il fondo, arrivare al punto in cui tutto diventa labile, annullarsi
quasi. Doveva cadere completamente per poi potersi rialzare. Quello che ancora
lo sorprende è che abbia deciso di farlo assieme a lui.
Lily è certa che James
si stia ponendo molte domande, ma non è quello il tempo delle risposte. Un
giorno gli confesserà che la donna alla quale deve la vita è sua madre, e che
proprio questo fatto l’ha portata a fidarsi di lui. Un giorno lo farà, ma quel
giorno non è oggi.
Oggi si limita a
godersi il calore della mano di James che gentilmente stringe la sua. Oggi le
basta questo.
Angolo dell’Autrice
(se così si può dire):
La mia prima storia
su Harry Potter, e principalmente su quei bellissimi personaggi che sono James
e Lily.
È stato un
esperimento, ma devo dire che sono abbastanza soddisfatta (non totalmente, ma
secondo i miei standard “abbastanza” non è male).
Me lo lasciate un
commentino per farmi sapere cosa ne pensate?
Grazie.