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Autore: itsfsimon    06/02/2013    4 recensioni
Frida è la protagonista della storia, insieme alle sue due migliori amiche, Sandra e Celeste, e a cinque ragazzi con la passione per la musica. Frida è una ragazza introversa ed introspettiva che lavora in una biblioteca per appagare il suo eterno amore per i libri. La protagonista, dopo varie delusioni amorose e dopo essere arrivata alla conclusione che l'amore, quello eterno, non esiste, conosce due ragazzi che, poco a poco, le faranno cambiare idea. Ma chi dei due sarà quello di cui Frida s'innamorerà davvero?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 1 - “and it's hard to love’’
http://www.youtube.com/watch?v=NnIzbukJOHQ

Niente è più odoroso del fumo, pensavo, e gli assomiglio anche un po'. Dolce ed amaro al tempo stesso, così evanescente e quasi invisibile.
« Trovo il tuo comportamento assurdo! E quello che ti è successo non lo giustifica di certo! » gridò lei.
« Ne sei sicura? » inarcai le sopracciglia, concedendomi un tono sarcastico. Annuì.
« Dopotutto sei sempre stata un po' melodrammatica, Frida » buttò fuori il fumo. Mi fissai con lo sguardo sul rosso della sigaretta. Stava bruciando, esattamente come me. Il fuoco se la mangiava poco a poco, quasi da eliminare la possibilità di accorgersi che la sigaretta si stava logorando. Chissà cos'è che stava logorando me e chissà se qualcuno se ne sarebbe mai accorto.
« Il mio primo ed unico fidanzato mi ha tradito con sua madre » scossi lentamente la testa.
« Ma questo non vuol dire che anche Matthew sia una sorta di psicotico » affermò convinta lei.
« Sandra, ti dico che è così » abbassai lo sguardo. « C'è qualcosa di cui mi deve parlare, ha detto » gettò la sigaretta a terra e la schiacciò col piede, quasi ignorando il fatto che lo stesse facendo sul pavimento della sua camera e non in un qualsiasi giardino squallido ed abbandonato.
« Questo non vuol dire che saranno notizie negative, però » disse.
In quell'istante la porta si spalancò.
« Sono in ritardo cosmico, lo so! » esordì Celeste, gettando la borsa a terra e gettandosi sul letto ad acqua di Sandra per unirsi a noi.
« Sei prevedibile, ormai » affermò Sandra.
« Che mi sono persa? » domandò Celeste, afferrando il pacchetto di sigarette sul comodino.
« Frida questa sera non vuole raggiungere Matthew al Black Cross » le lanciai un'occhiataccia.
« E perché? » chiese Celeste.
« Perché lui le ha detto che le deve parlare » continuò Sandra.
« Oh, capisco! » misi una mano fra i capelli.
« Non sarai anche tu dell'idea che questo voglia significare che lui la dovrà costringere a sentire qualcosa che lei non vorrebbe sentire, spero! » disse duramente. Sembrava pronta a mostrarsi del tutto sconvolta se Celeste non le avesse dato ragione.
« Ovviamente! » infatti Sandra sbarrò gli occhi. « Però, guarda il lato positivo della faccenda » continuò, questa volta, però, rivolgendosi a me.
« Sarebbe? » chiesi, quasi timidamente.
« Per quanto tremendo sarà ciò che ti dirà, sicuramente non potrà dirti che aspetta un bambino » vidi la fiamma dell'accendino fra le sue mani risplendere di blu. « Quindi non sarà niente di tanto tremendo, in fin dei conti » restammo per un po' in silenzio e poi esplose nella stanza una fragorosa risata.
« E non potrà neanche lasciarti, dato che non state ufficialmente insieme » con espressione pensosa, annuii.
« Sì » dissi, quindi. « Forse avete ragione voi » erano entrambe soddisfatte della mia affermazione.
« Allora, cos'è che devo indossare per questa sera? » la mia determinazione nel porre quella domanda mi sorprese piacevolmente. Un brivido d'adrenalina mi percorse la schiena.

Quella notte mi sembrava la più buia di tutte quelle che avevo vissuto, almeno fino a quel momento.
Sentivo la pelle bruciare per il gelo pungente, il sangue ribbollire a causa dell'ansietà, il cuore vuoto fluttare nel nulla per i troppi colpi ricevuti.
« Questo vestito è troppo corto » affermai, mantenendo lo sguardo dritto davanti a me. « E troppo nero » conclusi.
« Frida » Sandra mi riprese subito, comprendendo che stavo semplicemente riversando i miei timori sul vestito, di cui effettivamente non m'importava. « Celeste ci sta aspettando dentro con Louis » aggiunse poi, guardando il messaggio che aveva appena ricevuto sul telefono.
« Louis? » le feci da eco.
« Louis » confermò.
« E chi sarebbe? » domandai, mentre continuavo a guardarmi intorno.
« Il suo nuovo fidanzato, credo » neanche lei sembrava tanto convinta di quello che stava dicendo.
Una volta entrate nel locale, mi diressi subito verso il bancone.
« Prendi qualcosa da bere? » mi voltai e vidi Celeste, su di un divano, aggrovigliata ad un ragazzo. Sandra era già al centro esatto della pista da ballo, con in mano una bottiglia. Spostai nuovamente la mia attenzione sul barman, il quale era ancora in attesa di una mia risposta.
« No, grazie » conclusi.
Continuavo a guardarmi intorno.
« Frida » mi voltai repentinamente. Matthew. Io ed il mio cuore sobbalzammo.

Niente di preoccupante Frida, continuavo a ripetermi. Purtroppo, vederlo con gli occhi rivolti costantemente verso il bicchiere di vodka che faceva roteare sul bancone non mi placava affatto. Da quando si era seduto accanto a me, non aveva fatto altro che parlare, senza giungere mai, però, ad una conclusione.
« Quindi? » mi feci coraggio, poco dopo. Sollevò gli occhi verso di me.
« Non possiamo più frequentarci » mandai giù. Non so bene cosa, forse un groviglio di rabbia e tristezza, ma mandai giù.
« C'è un'altra » affermai sicura.
« No, ti sbagli » affermò, altrettanto sicuro. Squotevo la testa rapidamente, sogghignando. « Ti sbagli, ti dico » ribadì.
« C'è un'altra » ridabii io.
« No! » abbassò la testa. « ..C'è.. Un altro » sbarrai gli occhi e pensai immediatemente che dovevo aver sentito male.
« Un altro? » ricercavo i suoi occhi. Irraggiungibili. Annuì timidamente.
Poggiai il gomito sul bancone e passai una mano sugli occhi, non curante del trucco che, molto probabilmente, avevo cosparso su tutto il viso.
Poco dopo Matthew era sparito, se ne era andato con tutte le mie certezze. Incredula e balbettante mi rivolsi al barman, dicendogli che ci avevo ripensato: qualcosa da bere lo avrei gradito volentieri in quel momento.
Non feci in tempo ad avvicinare le mie labbra rosse al bicchiere vitreo che mi sentii chiamare.
« Devi venire con me! Corri! » Celeste mi afferrò per mano e mi trascinò in una massa di corpi umidi per il sudore ed elettrizzati per la musica, indicandomi poi un punto preciso con l'indice. Alzai lo sguardo e vidi Sandra, sopra un tavolo, che ballava, urlava e beveva. Non aveva più la maglietta addosso e un'innumerevole quantità di ragazzi le infilava soldi nei pantaloni, come fosse una spogliarellista.
« Volete che mi tolga il reggiseno? » urlava.
« Sandra! » gridai il suo nome ripetutamente. « Scendi! » più volte la pregai di scendere da quel tavolo, ma lei continuava a fingere che non esistessi. Così decisi di mettere da parte la mia evidente ed onnipresente timidezza, salendo sul tavolo.
« Questa è Frida! Ora si spoglierà anche lei! » farfugliò Sandra, ridendo.
« Non essere ridicola, scendiamo » quasi le sussurrai. « Per favore » mentre io arrosivo sempre di più, lei rideva sempre di più. « Sandra! » in quell'istante, vidi un ragazzo scattare sul tavolo, prese Sandra e la riportò a terra. Le afferrò un braccio e se lo mise attorno al collo, io li raggiunsi e feci lo stesso. Il malcontento dei ragazzi che stavo attendendo con ansia di vedere un nudo integrale era palpabile. Lei continuava a dimenarsi.
Nessuno dei tre, però, disse nulla. Uscimmo dal locale ed il ragazzo aprì la portiera posteriore della sua auto e la fece sdraiare.
« Sali, vi riporto a casa » affermò poi. Feci come aveva detto. Mi domandai più volte cos'è che stessi facendo: come mi era venuto in mente di salire nell'auto di un perfetto sconosciuto? La verità è che quel ragazzo, in tutta la sua pacatezza e serietà, mi dava l'impressione di conoscerlo da molto tempo.
« Dov'è che abitate? » mi voltai lentamente verso di lui. Il suo profilo, irradiato dai fari delle strade della notte, era pura perfezione. Neanche uno: per quanto l'avessi scrutato, neanche un difetto ero riuscita a scovargli. Spostò per un attimo gli occhi su di me, ricordandomi che gli dovevo una risposta. Spostai velocemente lo sguardo da lui, non appena i nostri occhi si sfiorarono.
« Esattamente lì » alzai la mano, ma la riabbassai subito. Tremavo. « Dove vedi quel cancello rosso » emisi un leggero colpo di tosse, per soffocare l'imbarazzo.

Riportammo Sandra in casa. Mentre l'accompagnavo in bagno, il ragazzo sconosciuto si diresse fuori.
Dopo averla sistemata nel letto ed essermi assicurata che dormisse, pensai di affacciarmi alla finestra per vedere se lui era ancora lì. Forse è rimasto per salutarmi prima di andare, pensai. Poi, però, comiciai a prendermi gioco della mia stupidità. Scostai comunque la tenda. Lui era lì. Lo vidi appoggiato con la schiena alla sua auto nera, aveva una mano in tasca, con l'altra sorreggeva la sigaretta. Uscii di casa e gli andai incontro. Il fumo che gli uscì dalla bocca mi si andò ad intrecciare ai capelli scompigliati.
« Come sta? » domandò. Teneva gli occhi immobili sui miei.
« Sta dormendo » risposi, con poco fiato. Annuiva distrattamente. « Grazie » dissi poi, di getto. Un accenno di sorriso apparve sul suo viso.
« Devo andare » affermò improvvisamente. « Vorrei chiederti com'è che ti chiami, ma non lo farò » lo guardai con espressione crucciata.
« E questo cosa vorrebbe dire? » mi lasciai scappare un ghigno. Lui andò verso la portiera dell'auto, la aprì, ma prima di entrare mi rivolse un'ultima fugace occhiata.
« Che ci rivedremo presto » sorrise. « Te lo chiederò la prossima volta » disse con una tale sicurezza tanto da farmi vibrare dentro.
La prossima volta? mi ripetevo in mente. Sublime, mi venne da pensare.

CONTINUA ..
  
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