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Autore: fuxiotta95    06/02/2013    3 recensioni
Un'ultima promessa prima che tutto finisca, un'ultima promessa per essere sicuro di non portarti con me...ma ho paura, paura della fine, stringimi ti prego, voglio che tu mi stringa nel nostro ultimo tramonto
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: David/Jiro, Joe/Koujirou
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Avevi detto che mi ci avresti portato!-
La sua voce risuonó per il salotto trapanandomi i timpani, lo guardai, in piedi sulla porta mi fulminava con lo sguardo, i capelli azzurrini che gli giungevano al fondoschiena, le mani sui fianchi. Alzai gli occhi al cielo maledicendomi per quella promessa
-Sakuma, mi sono appena fatto la doccia e…-
-Uffi! Ogni anno mi prometti che mi ci porti e all’ultimo momento ti tiri in dietro!-
Mi accusó puntandomi il dito contro, si voltó per darmi le spalle e incroció le braccia al petto, era arrabbiato,  osservai la sua chioma che col tempo era cresciuta, sbuffai alzandomi dal divano, presi la mia felpa e me la misi addosso
-Forza copriti!-
Gli dissi prendendo dal appendi abiti la sua giacca e buttandogliela sulla testa, lo guardai con la coda dell’occhio prima di uscire di casa, sul suo viso era apparso un meraviglioso sorriso.
 
Osservai Genda chiudersi la porta di casa alle spalle ed incominciai a saltare per la felicitá, m’infilai la giacca e mi posizionai davanti allo specchio per darmi una sistemata ai capelli, mi passai le dita tra le ciocche azzurrine  per sciogliere i vari nodi e mi feci la treccia, corsi fuori di casa trovando davanti al cancello Genda con la bicicletta, mi sorrise facendomi segno di salire sul portapacchi, chiusi a chiave la porta e corsi fino a lui saltando in sella alla bici gli cinsi il ventre con le braccia
-Siamo pronti?-
Mi chiese guardandomi con la coda dell’occhio annuí appoggiandomi alla sua schiena. Osservavo le case passarci affianco, riuscivo di tanto in tanto a scorgere le persone riunite a tavola, sorrisi e mi strinsi maggiormente a Genda aspirando a fondo il suo profumo.
 
Sentivo le braccia di Sakuma stringermi dolcemente, il suo capo contro la mia schiena, posai una mano sulle sue e continuai a pedalare, la nostra meta era dall’altra parte della cittá.
Giungemmo ad un vecchio ponte, fermai dolcemente e sentí Sakuma saltare giú dalla bici per affacciarsi sull’acqua che rispecchiava le stelle ce brillavano nel cielo notturno, appoggiai la bici al muretto del ponte e lo affiancai
-Temo che siamo arrivati in ritardo-
Lo avvisai osservandolo sedersi sul muretto
-Stai attento…-
-GUARDA!-
la sua voce squillante risuonó nell’aria intorno a noi, puntai lo sguardo nella direzione indicatomi dalla sua mano e vidi diverse luci alzarsi lentamente in aria, osservai il suo viso carico di felicitá, amava osservare le lanterne alzarsi in aria diceva che era uno spettacolo carico di magia che lo riportava a quando era un bambino, gli strinsi la mano dolcemente, mi guardó sorpreso prima di sorridere e tornare a guardare le luci che ormai viaggiavano portate dalla brezza
-Sakuma…-
Si voltó nuovamente a fissarmi con un’espressione interrogativa a disegnargli il volto
-Scusa se le altre volte non ti ho portato…-
Mi sorrise cingendomi il collo
-Non importa Genda-
Lacrime amare presero a rigarmi il volto, importava invece, lo strinsi con forza nascondendo il viso nella sua giacca
-Non mi lasciare…-
 
A quella richiesta mi si strinse il cuore, ingoiai con forza il nodo alla gola che mi si era formato e presi ad accarezzargli i capelli
-Se fosse per me resterei per sempre al tuo fianco, ma qualcuno vuole che io me ne vada giovane…-
Gli alzai il viso per potermi rispecchiare nei suoi occhi, gli sfiorai le labbra con le mie e cercai di sorridere, odiavo vederlo piangere, sopra tutto quando piangeva per me, gli asciugai le lacrime
-…non ho rimpianti di morire, perché tu mi hai dato tutto…-
Gli baciai la fronte, lentamente scesi dal muretto lasciando che le sue braccia mi cullassero, era scosso dai gemiti mentre mi stringeva celando il viso nell’incavo del mio collo
-Voglio che mi prometti una cosa Genda…-
-C’osa?-
-Non lasciarti andare, quando io non ci saró piú…non voglio che tu faccia pazzie, voglio che tu viva, voglio saperti felice con tutti gli altri…promettimelo-
Mi strinse maggiormente
-Promettimelo!-
Volevo essere certo che anche dopo la mia morte lui avrebbe continuato a vivere
-S…sí…-
Sorrisi appoggiando le mani sul suo petto
-Grazie…-
 
 
Dopo una settimana Sakuma fú ricoverato d’urgenza, nel momento in cui fú caricato sull’ambulanza mi crolló il mondo addosso…
Passavo le mie giornate all’ospedale, accanto al mio amato, mi faceva male vederlo attaccato a quelle macchine che con il loro ronzio e i loro suoni decantavano i suoi ultimi momenti di vita. Anche quel giorno mi recai all’ospedale, mi avvicinai al letto e gli strinsi la mano per fargli capire che ero li al suo fianco, da giorni non apriva gli occhi, mi mancavano le sue iridi dorate piene di gioia
-Ti prego Sakuma, non mi lasciare-
Mi portai la sua mano alla guancia sperando di donargli un pó di calore, gli baciai la fronte e mi fermai ad osservare il suo viso pallido, i capelli azzurrini scompigliati sul cuscino, anche in quel momento era stupendo. Mi sedetti sulla sedia al fianco del letto e mi addormentai con le braccia conserte sul materasso, sognai diversi momenti passati con Sakuma, momenti di felicitá, di gioia, di tenerezza, ma ben presto il sogno si tramutó in un incubo, un incubo che in realtá era un ricordo…
-Sí, certo dottore, vengo subito…credo che dovevo aspettarmelo…-
Entrai in cucina trovando Sakuma al telefono, ultimamente andava spesso a fare visite di controllo, mi sedetti al tavolo osservandolo mentre metteva giú la cornetta, mi guardó sorridendo e si sedette al mio fianco
-Genda, ti dispiacerebbe accompagnarmi dal dottore?-
Era la prima volta che mi chiedeva di accompagnarlo per una visita, avvertí una strana sensazione e annuí timidamente
-Grazie-
-Mi dispiace informarla che ció che avevamo previsto è successo-
Osservai il viso del medico e poi quello di Sakuma, sorrideva tristemente, gli strinsi la mano sentendola fredda
-Il cancro è arrivato ai polmoni…-
Il cuore mi si fermó, il respiro mi mancó e nel mio cervello risuonava quella parola “cancro”, guardai la mano di Sakuma che ora stringeva la mia, alzai lo sguardo e incrociai il suo sguardo, gli occhi velati dalla tristezza, il sorriso sforzato
-Vi lascio soli…-
Udí la porta dello studio chiudersi, Sakuma mi accarezzó la guancia asciugandomi una lacrima che silenziosa aveva iniziato a rigarmi il volto, mi guardava cose se fossi io quello che aveva bisogno di conforto…forse lo ero, appoggiai la testa alle sue gambe e scoppiai a piangere come un bambino, non riuscivo a pensare che il mio Sakuma…sentí le sue dita affusolate accarezzarmi i capelli
-M…dispi…-
Le parole non riuscivano a uscire
-Non è colpa tua, sapevo di avere il cancro…-
Alzai lo sguardo e osservai il suo viso
-Lo sapevi?-
Mi sorrise accarezzandomi la guancia con dolcezza
-Perché non me lo hai detto?-
-Avevo paura, paura che tu iniziasti a comportarti come se fossi di cristallo-
Ma bació la fronte accarezzandomi il volto
-Ho voluto che venissi con me perché era giusto che sapessi la veritá, io non sarei riuscito a dirtelo-
Mi soffió sulla fronte, lo strinsi a me con tutte le mie forze, avrei voluto che il suo male si trasferisse a me, avrei voluto che lui stesse meglio…
-Genda…-
Spalancai gli occhi appena udí la sua flebile foce, mi alzai incrociando il suo sguardo , gli sorrisi timidamente per non mostrargli il dolore che provavo, non era giusto dargli un altro peso, con dolcezza gli accarezzai la guancia
-Hey…-
Gli baciai la fronte
-Ho sete…-
La sua voce era flebile, mi alzai e gli riempí la tazza con dell’acqua, lo aiutai a sedersi e gli portai la tazza alle labbra, non bevve molto
-Vuoi che chieda alle infermiere di portarsi qualcosa da mangiare?-
Gli chiesi posando la tazza sul comodino, scosse la testa prima di osservare i fiori che gli avevano portato i nostri compagni, mi sedetti sul bordo del letto e gli baciai la guancia notando i suoi occhi lucidi
-Hey?-
Mi guardó cercando di sorridere, ma riuscí a vedere il dolore in quell’iride dorata
-Se vuoi pian…-
Scosse nuovamente il capo e con il palmo della mano si asciugó la lacrima che era riuscita a scappare via dalle sue lunghe ciglia.
 
Non volevo piangere, che cosa avrei risolto? La malattia non sarebbe scomparsa con le lacrime. Mi appoggiai alla testata del letto e osservai le nuvole che venivano trasportate dal vento primaverile, ben presto il vento avrebbe trasportato anche me
-Genda…-
-Dimmi…-
Mi voltai verso di lui
-Voglio andare al campetto…-
Mi guardó sorpreso prima di annuire, con delicatezza staccó i vari fili che mi tenevano collegato ai macchinari, mi mise la sua giacca sulle spalle
-Dovremo cercare di non farci vedere-
M’informó prendendomi in spalle, gli cinsi il collo con le braccia, con passo felpato uscimmo dalla stanza e percorremmo i corridoi cercando di non dare nell’occhio
-È magnifico…-
Seduti sull’erba ci lasciavamo accarezzare dal vento primaverile, mi appoggiai alla sua spella e con dolcezza mi cinse le mie
-Avevo paura di non riuscire piú a vedere il tramonto da qui…-
Mi strinse maggiormente, prima di baciarmi la testa, mi allontanai appena per poterlo guardare, per poter ammirare il suo volto dai lineamenti sottili, lo baciai assaporando le sue labbra
-Genda…ti amo-
-Anche io, anche io!-
Mi abbracció con forza facendomi sentire tutto il suo amore, sentii il respiro farsi piú affannoso
-Dobbiamo tornare Sakuma-
Mi avvertí avvertendo la mia debolezza, gli appoggiai le mani sul petto stringendo con forza la maglietta per fargli capire che non volevo.
 
Compresi che Sakuma non voleva andarsene in quel ospedale, se doveva andarsene voleva farlo su quel campo dall’erba bruciata dal sole. Restammo li, mentre i raggi del sole morente ci abbracciavano, li sul nostro campetto, li dove avevo avuto il coraggio di dirgli ció che provavo…lo guardai e vidi le lacrime rigargli il volto, il suo corpo era scosso dai gemiti
-HO PAURA!-
Urló affondando il viso nella mia maglietta, le lacrime presero a rigarmi il volto, lo strinsi con forza
-NON FARE COSÍ SAKUMA-
Non potevo fare niente, non potevo salvarlo, non potevo aiutarlo…
-NON VOGLIO MORIRE!-
Le sue urla mi risuonavano nel cervello, nel petto, nel cuore uccidendomi lentamente, perché non potevo morire io al suo posto? perché doveva essere lui quello ad andarsene? Perché? Perché proprio il mio Sakuma? Perché il cielo voleva portarmi via la mia vita? Non riuscivo a trovare risposta…
Sakuma morí tra le mie braccia, se ne andó portato via dal vento primaverile, rimasi minuti interi con il suo corpo inerme tra le braccia, le lacrime che mi rigavano il volto e la voglia di urlare il mio odio verso il mondo…
 
Dopo cinque anni eccomi di nuovo qui, su quel ponte da cui Sakuma amava guardare le lanterne alzarsi in volo e come se fosse un appuntamento ecco che si alzano in volo, mi volto appena ed eccoti sorridente, i capelli arruffati, la fronte imperlata di sudore, le gambe sporche di terra ed un sorriso carico di fierezza
-Sei di nuovo andato a giocare a calcio vero Sakuma?-

 
SPAZIO AUTRICE
…ok oggi tristezza come non mai… *scoppia a pingere* snif comunque un pó di precisazioni per non rischiare di essere linciata! ;)
1: sí, la parte in cui Sakuma urla che non vuole morire lo presa da Roset di crono crusade
2: lo só non si scappa cosi facilmente dall’ospedale
3: la parte finale in cui Genda rivede Sakuma lo copiacchiata da Dolfin una doujinshi su Italia e Germania (stupenda ve la consiglio)
Un grazie a tutti voi lettori! Un grazie enorme a Riku_Akiri!!! <3
Un bacione dalla vostra pazza Fuxiotta95
  
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