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Autore: holdyoutight    06/02/2013    7 recensioni
Improvvisamente la porta si apre, e una piccola bambina di dieci anni entra nella stanza.
I suoi occhietti vagano per qualche istante, poi, leggermente intimorita, si avvicina al letto su cui sono sdraiata inerme e mi accarezza una mano.
«Ciao tesoro.» dico lentamente guardandola negli occhi, quegli occhi che mi ricordavano tanto quelli di Niall.
«Ciao Bisnonna Rose.» dice la bambina, e il suo visino si apre in un sorriso. «Come stai?» chiede preoccupata.
«Sto bene, piccola. Vieni a sederti qui vicino a me.» La chiamo con un cenno e le sue scarpette rosse trotterellano fino al mio letto. Si siede con un sorriso e mi prende la mano.
«Nonna..» comincia insicura. «Mi racconteresti la storia del Titanic?»
Sorrido, prendendo un bel respiro profondo e ricacciando indietro le lacrime che minacciano di inondarmi le guance. «Certo piccola mia. Ti racconterò tutto dal principio, dal maledetto giorno in cui mia madre decise di imbarcarsi sul Titanic.»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITANIC.
Bip. Bip. Bip. Bip.
Il vecchio elettrocardiogramma è solcato da una linea verde che si arcua regolarmente.
La stanzetta d’ospedale in cui ho passato questi ultimi cinque mesi ormai la conosco a memoria. Resto qui tutto il giorno, ripensando a quanto tempo è passato dalla tragica notte in cui persi Niall, quel ragazzo biondo dagli occhi di ghiaccio, che non ebbe bisogno di soldi e diamanti per rubarmi il cuore. Sono passati ottantaquattro anni dalla notte in cui il Titanic affondò, e non c’è giorno in cui non pensi al calore della risata di Niall, ai suoi occhi vispi, alle sue gambe agili e alla sua mano che mi accarezzava la guancia e giocava coi miei capelli.

Bip. Bip. Bip.

Improvvisamente la porta si apre, e una piccola bambina di dieci anni entra nella stanza.
I suoi occhietti vagano per qualche istante, poi, leggermente intimorita, si avvicina al letto su cui sono sdraiata inerme e mi accarezza una mano.
«Ciao tesoro.» dico lentamente guardandola negli occhi, quegli occhi che mi ricordavano tanto quelli di Niall.
«Ciao Bisnonna Rose.» dice la bambina, e il suo visino si apre in un sorriso. «Come stai?» chiede preoccupata.
«Sto bene, piccola. Vieni a sederti qui vicino a me.» La chiamo con un cenno e le sue scarpette rosse trotterellano fino al mio letto. Si siede con un sorriso e mi prende la mano.
«Nonna..» comincia insicura. «Mi racconteresti la storia del Titanic?»
Sorrido, prendendo un bel respiro profondo e ricacciando indietro le lacrime che minacciano di inondarmi le guance. «Certo piccola mia. Ti racconterò tutto dal principio, dal maledetto giorno in cui mia madre decise di imbarcarsi sul Titanic.»
 
 
«Forza donne, date i bagagli a quel ragazzo, ci penserà lui a caricarli sulla nave.» urlò con un sorriso il mio futuro marito, sovrastando le urla di vecchi e bambini che correvano di fretta per il porto di Southampton.
Non lo amavo, non lo avevo mai amato. Ma dovevo sposarlo, per non morire di fame. La mia ricca famiglia ormai non contava più un soldo, e sposare Zayn Malik era l’unico modo per salvarci dalla miseria. Diedi il mio bagaglio ad un giovanotto e gli lasciai qualche moneta di mancia, poi, tirando su i lembi del mio lussuoso vestito, mi diressi all’entrata della maestosa nave, in quindici minuti saremmo salpati.
Non sapevo che, nello stesso momento, un giovane ragazzo di povera famiglia di nome Niall Horan, si stava giocando a poker un viaggio sulla mia stessa nave.

«Mi gioco tutto.» esclamò deciso Niall, battendo la mano sul tavolo.
«Cosa? Niall sei uscito di testa, non possiamo giocarci tutto, perderemo ogni cosa!» strillò Liam il suo migliore amico.
Niall sospirò. Il suo full di Donne e Assi sarebbe potuto non essere abbastanza. Lanciò uno sguardo alle monete che lui e il suo migliore amico si erano giocati e ai due biglietti per un viaggio sul Titanic, la grande nave inaffondabile, messi in palio dai loro avversari, abbandonati al centro del tavolo. La tensione era palpabile e nel piccolo bar dove si teneva la partita, calò il silenzio.
«Avanti, mostriamo le carte.» disse un robusto ragazzo biondo che giocava contro di loro, con un marcato accento tedesco.
Liam mostrò le sue carte, niente.
Il ragazzo robusto mostrò le sue, niente. Il suo compagno di gioco mostrò fieramente la sua coppia di Donne, e Niall urlò sbattendo sul tavolo il suo Full.
«Abbiamo vinto! Saliremo sul Titanic!» urlò e abbracciò Liam, che non credeva ai suoi occhi.
Balzarono in piedi afferrando i biglietti e le monete e si fiondarono fuori dal bar, dirigendosi verso il grande porto dove l’inaffondabile nave era pronta ad accoglierli e a salpare nell’oceano.
 
Rose.
Erano passati due giorni dal mio imbarco sul Titanic. Litigavo ogni giorno con Zayn, e ogni giorno ero costretta a subire le pressioni di mia madre, che mi ricordava il mio dovere. Non ce la facevo più. Non avrei potuto sposare un uomo che non amavo, anche se mi avesse dato tutti i soldi e i diamanti di questo mondo. Una sera decisi di finirla, finirla del tutto. Dopo cena liquidai mia madre e mi diressi decisa verso il pontile del Titanic, non notando un esile ragazzo sdraiato su una delle panchine. Afferrai saldamente la ringhiera che mi impediva di cadere nell’oceano, e lanciai lo sguardo fra le onde. Lentamente appoggiai un piede sulla ringhiera, poi appoggiai l’altro, fino a quando non fui completamente sporta sull’oceano. Avrei solo dovuto mollare la presa, e sarebbe tutto finito. Gli obblighi, i doveri, la mia vita da donna ricca e destinata a sposare un uomo per cui non provavo, neanche lontanamente, un briciolo di amore. Presi un profondo respiro e mi preparai a staccare le dita dalla ringhiera, ma poi una voce chiara e decisa alle mie spalle mi disse «Non lo faccia.»
Girai la testa, spaventata, e mi accorsi di un ragazzo, in piedi dietro di me, che mi scrutava preoccupato.
«Stia indietro.» urlai, «Stia indietro o mi butto.»
Alzò le spalle e finì di fumare la sua sigaretta. Ignorò la mia faccia allarmata e si avvicinò a me, sussurrando «Secondo me è fredda. Molto fredda. Una volta, da piccolo, caddi in un laghetto ghiacciato, mentre pescavo. Fu come se mille aghi mi bucassero la pelle, non riuscivo a pensare a niente, a niente tranne che al dolore.» Si tolse la giacca pesante che gli avvolgeva il corpo e la appoggiò a terra. «Ma immagino che, se si salta Lei, dovrò saltare anche io.»
Esitai. Poi chiesi, accennando all’acqua sotto di me «Quanti… Quanti gradi saranno?»
Fece una risatina scuotendo il capo. «Forse uno, due gradi sopra lo zero.» Si accorse della mia esitazione e mi tese la mano. «Avanti, afferri la mia mano.» lanciai un ultimo sguardo alle onde, mi volsi completamente e la afferrai, scavalcando la ringhiera e aggrappandomi al suo petto. Le sue braccia muscolose mi tennero in piedi e mi misero in piedi sul pontile di legno. Mi aggiustai il vestito e sorrisi, ringraziandolo con lo sguardo.
«Piacere, Rose» dissi con un sorriso.
«Niall. Niall Horan.» disse facendomi l’occhiolino e continuando a stringermi la mano.
 
Da quel giorno io e Niall passammo tutti i momenti liberi insieme, parlando di arte, pittura, di ciò che avremmo voluto essere.
«Vorrei viaggiare il mondo come te.» dissi un giorno, senza pensarci. «Prendere la prima nave e partire. Spagna, Portogallo, Francia, le Americhe. Viaggiare senza avere radici in nessun posto, scappare dagli obblighi.»
Si illuminò in volto, entusiasta. «Potremmo farlo, Rose. Ti insegnerei a cavalcare come un uomo e a disegnare, viaggeremmo tutto il mondo. Andremmo in Cina, e in India. Mangeremmo il sushi in Giappone, e guarderemmo gli elefanti attraversare la savana. Scapperemmo insieme, Rose.» Mi scrutò per qualche istante, aggiungendo «Potremmo farlo, davvero.»
Niall era diverso da Zayn. Non mi offriva molto, ma quando ero con lui non pensavo a nient’altro, solo al calore che la sua presenza infondeva dentro di me, dalla punta dei piedi alle radici dei capelli. Il suo sorriso mi mandava in paradiso e la sua risata era contagiosa, senza pensieri. Si comportava come se ogni cosa che uscisse dalla mia bocca fosse importante, mi insegnava a riconoscere le costellazioni di notte, e a distinguere i delfini fra le onde dell’Oceano.
Zayn si insospettì di questo mio interesse per un poveraccio, e mi regalò una pietra meravigliosa, chiamata il cuore dell’Oceano. Era di un blu splendente, e brillava attirando tutti i raggi del sole. Ma ciò non mi distrasse dal mio pensiero di ogni giorno, Niall.
Una mattina eravamo sdraiati e ci beavamo dei raggi del sole che ci scaldavano la pelle.
«Mi stai seriamente dicendo di aver lavorato in un circo e aver fatto l’ammaestratore di foche?» Scoppiai a ridere, non riuscendo a smettere.
Si finse offeso.  «Certo che ho ammaestrato le foche, ero anche molto bravo.»
Cominciò ad imitare il verso della foca, e mantenendo in equilibrio sul naso una nocciolina, suscitando le occhiatacce degli passeggeri.
Aspettò che finissi di ridere, poi si schiarì la voce e sussurrò improvvisamente «Lo ami, Rose?»
Spiazzata, cominciai a balbettare «Z-Zayn? Certo che lo amo, è… è il mio futuro marito, è ovvio che lo amo, Niall.»
Alzò le spalle con aria strafottente e io sbuffai, mettendomi a sedere. Gli sfilai da sotto il braccio un sottile quadernetto in pelle, che portava sempre con sé.
«Vediamo un po’ cosa nascondi qui…» dissi con tono misterioso.
Aprii il quaderno, e mi ritrovai ad osservare centinaia di splendidi disegni e schizzi che lui aveva disegnato. Passai una mano sui contorni che delineavano occhi, profili di donne, paesaggi, ritratti.
«Sono bellissimi.» sussurrai senza fiato. Guardai, con un po’ di rabbia, alcuni ritratti di donne nude che aveva fatto, e chiesi fingendo disinteresse «Sono… Sono fatti dal vivo?»
Sorrisi del modo fiero in cui alzò il mento e gonfiò il petto annuendo. «Una cosa positiva delle francesi, è che si spogliano volentieri.» sorrise, guadagnandosi una mia occhiataccia.
Sfogliai ancora per qualche minuto il quaderno, poi esordii «Niall, voglio che ritrai anche me. Con questa pietra addosso.» dissi passando un dito sulla pietra blu che tenevo appesa al collo. Mi guardò annuendo, così aggiunsi «Con solo questa pietra addosso.»
Per un momento colsi un guizzo nei suoi occhi, che si affrettò a spegnere. Distolse lo sguardo e giocherellò distrattamente con un bottone della camicia, sussurrando «Quando vuoi.»
«Ora.» dissi convinta.
Lo condussi fino alla mia lussuosa camera, e lo feci sedere su uno sgabello, io andai in bagno e mi spogliai, osservai per un ultimo secondo la pietra blu e indossai un accappatoio, poi uscii dal bagno e mi posizionai davanti a lui.
Lasciai cadere l’accappatoio ai miei piedi e lui alzò lo sguardo, deglutendo. Mi osservò con un sorriso incuriosito e scosse la testa ridendo, fingendosi concentrato sulla punta della matita.
Mi sdraiai sul piccolo divano che aveva posizionato di fronte a lui, immobilizzandomi e lasciando che lui catturasse ogni mio particolare e lo imprimesse nel foglio, con un piccolo sorriso che gli incurvava le labbra.
«Finito.» disse firmando il foglio e alzandosi in piedi soddisfatto. Raccolse da terra l’accappatoio e me lo appoggiò sulle spalle. Io gli afferrai la mano, e lo feci sedere di fianco a me. Sentii il mio cuore perdere qualche battito mentre Niall mi stringeva la mano e giocherellava con le mie dita, posandosele sulle labbra e lasciando un bacio sulle estremità. Incatenò il mio sguardo al suo e mi  prese il viso fra le mani, sussurrandomi sulle labbra «Sei bellissima, Rose Dewitt Bukater.» Non resistetti un secondo di più e azzerai la distanza fra le nostre labbra, assaporando le sue, imprimendomi nella mente il loro sapore.
Giorno dopo giorno, mi innamorai dei più piccoli particolari di Niall. Del modo in cui si infastidiva e mi stringeva la mano quando notava un uomo che mi lanciava sguardi maliziosi, della dolcezza con cui mi guardava dritto negli occhi sussurrandomi «Lo sai che ti amo?», del suo giocherellare con i miei capelli mentre mi baciava, del modo in cui non gli importava di Zayn e di quanto si sarebbe arrabbiato se avesse scoperto tutto questo, ma solo di me, di noi.

«Ecco amore, guarda quell’insieme di stelle.» mi disse una sera sul pontile della nave, stringendosi al mio fianco. «Quella è l’orsa maggiore, la sai la leggenda su quella costellazione?»
Scossi il capo, interessata. «Mille anni fa, una Dea bellissima chiamata Callisto…» mi guardò e scoppiò a ridere «Scherzavo, non la so neanche io.»
Risi, coprendomi la bocca con la mano.
«Perché ti copri la bocca quando ridi?» chiese incuriosito.
«Mia madre mi ha sempre detto che è per buona educazione» dissi distrattamente.
Niall si avvicinò e tolse la mano dalle mie labbra.
«Hai un sorriso meraviglioso, non permettere a nessuno di fartelo coprire.» disse in un sussurro, e mi lasciò un bacio sulle labbra. Con una mano fece avvicinare il mio corpo al suo, mentre l’altra la passò sulla mia guancia e l’affondò nei miei ricci. Mi sorrise sulle labbra, e risi anche io mordendogli quello inferiore. Si allontanò fingendosi indignato e si buttò su di me facendomi sdraiare all’indietro sul pontile, urlando «Hai osato mordermi, che guerra sia!» e scoppiando a ridere baciandomi il collo.

«Eccoli!» improvvisamente una voce alle nostre spalle ci fece alzare di scatto.
Un uomo robusto, al servizio di Zayn, ci venne incontro correndo.
«Corri Niall, corri!» urlai al ragazzo prendendolo per mano e trascinandolo lontano da quella serpe. Niall mi superò e mi condusse nella terza classe della nave, dove percorremmo corridoi e scalini, fino a quando non arrivammo nel deposito, dove erano parcheggiate le auto che venivano trasportate per l’Oceano.
Ci nascondemmo in una vecchia Renault, e lui mi appoggiò la sua giacca sulle spalle, vedendo che tremavo di freddo.
«Stai bene?» mi chiese preoccupato.
«Come non potrei stare bene? Sono con te.» dissi baciandolo.
Si staccò e mi strinse a sé, appoggiando il mento sulla mia testa e disegnando con le dita sulla mia pelle dei piccoli cerchi concentrici.
Lentamente gli slacciai i bottoni della camicia mentre lui slegava i lacci del mio bustino, baciandomi il collo e l’incavo della spalla. Accarezzò la mia pelle nuda e mi lasciò un bacio sul naso, sorridendo.
Notai che cercava di nasconderlo, ma tremava di freddo.
«Niall stai tremando…» dissi, e una nuvola di fiato condensato si liberò nella vecchia Renault.
Scosse il capo, come a dire non preoccuparti.
«Ti amo, Rose Diwitt Bukater.» disse strusciando il naso sulla mia guancia.
E in quel momento lo ammisi anche io, finalmente. Ero totalmente e follemente innamorata di lui, in ogni suo minimo particolare.
«Anche io ti amo, Niall James Horan.»
Ci svegliammo di soprassalto, scombussolati dal suono della voce del capitano che urlava sul pontile in preda all’ansia: «I salvagenti, Signori mettetevi i salvagenti!»
Mi alzai dal petto di Niall e lo guardai negli occhi, leggendo sulla sua faccia una punta di paura.
«Sarà meglio che andiamo.» disse sbrigativo, lasciandomi un bacio sul labbro inferiore e aprendo la portiera della vecchia auto. Scendemmo dalla macchina e risalimmo le scale, arrivando sul pontile della nave. Regnava il caos. Gente che urlava, si spingeva, recuperava i propri figli e li incitava a salire sulle scialuppe. Ci guardammo, chiedendoci cosa fosse successo.
Niall individuò Liam, il suo migliore amico, che corse verso di noi gridando «Un iceberg, Niall. La nave si è schiantata contro un iceberg. Due ore al massimo, e saremo tutti sul fondale dell’Oceano.»
Niall contrasse la mascella, e mi strinse la mano. Iniziò a correre da un lato all’altro del pontile, ascoltando gli ordini dei marinai e del Comandante, contando le scialuppe rimanenti e le nostre probabilità di sopravvivenza.
Mi sentii toccare una spalla, e una mano decisa mi strattonò facendomi voltare, ritrovandomi faccia a faccia con Zayn.
Indicò una scialuppa alla nostra destra. «Rose, sali sulla scialuppa.» mi soffiò sulle labbra, aumentando la presa sul mio polso.
Cercai di liberarmi, incenerendolo con lo sguardo. Niall si girò e si mise davanti a me, sfidando Zayn. Era più basso di lui, meno muscoloso, e Zayn lo liquidò con un sorriso strafottente, tornando a concentrarsi su di me.
«Sali sulla scialuppa e mettiti in salvo, ho pagato un marinaio che salverà me e Niall.» disse incatenando il suo sguardo al mio.
Niall si voltò e mi prese il viso fra le mani. «Rose, sali sulla scialuppa. Io ti raggiungerò, te lo prometto.»
«Non vado da nessuna parte senza di te.» sussurrai sulle labbra di Niall, e lui mi avvolse tra le sue braccia calde, nonostante l’aria gelida dell’Oceano mi pizzicasse terribilmente la pelle.
«Rose, ti prometto che ci rivedremo. Per l’amor di dio, sali su quella scialuppa e salvati, la cosa più importante per me è sapere che tu stia bene. Mi salverò anche io, hai sentito Zayn.»
Mi arresi, non riuscivo a dire di no ai suoi occhi imploranti. Mi feci condurre alla scialuppa e venni spinta fra la massa di gente che cercava di allontanarsi il più possibile dalla nave. I marinai iniziarono a calare in mare la piccola imbarcazione, mentre le mie dita si staccavano da quelle di Niall. Mi guardò e mi sorrise, fiducioso.
«Non c’è nessuna barca che ci salverà, vero?» sussurrò Niall a Zayn.
«Ottima intuizione, Horan. Ma hai sbagliato in un piccolo punto. Io mi salverò, e sposerò Rose. Tu morirai qui, solo.»
Dalla scialuppa non riuscii a capire i loro discorsi, ma vidi la mascella di Niall contrarsi, mentre mi rivolgeva un sorriso, vidi che era un sorriso falso. Capii che quella era l’ultima volta che lo avrei visto.
«Fatemi tornare su quella nave!» urlai, e spintonai donne e bambini fino a quando non raggiunsi il bordo della nave, aggrappandomi alle spalle di Niall e facendomi issare sul pontile.
«Rose» disse baciandomi i capelli e stringendomi «Rose perché sei scesa?»
Sorrisi, mentre rispondevo «Salti tu salto io, ricordi?»
Le sue labbra si stirarono nel primo vero sorriso dell’ultima mezz’ora e mi prese per mano. Prima che riuscissi a sottrarmi dalle grinfie di Zayn, questo mi piombò alle spalle e mi strinse il viso fra le dita.
«Vuoi veramente andare via con questo poveraccio, puttanella?» mi soffiò sul volto, con due occhi di fuoco.
«Preferisco essere la sua puttanella, che tua moglie.» sputai fuori. Mi voltai senza aspettare una sua risposta, e seguii Niall che si lanciò in mezzo alla folla di passeggeri in panico.
Dopo un’ora, la situazione non era cambiata. L’atmosfera era alleggerita dalle note musicali che si sprigionavano dal quartetto di violinisti, posizionati nel bel mezzo del pontile, che suonavano come se fosse tutto nella norma. Ma ‘nella norma’ non c’era proprio un bel niente. L’inaffondabile nave continuava ad imbarcare acqua, le scialuppe erano troppo poche per salvare i duemiladuecentoventitrè passeggeri che, fino a poche ore fa, si godevano il loro viaggio attraverso l’Oceano.
La nave colava a picco minuto dopo minuto, e ci ritrovammo a restare appesi alla ringhiera del pontile per non essere risucchiati dalle onde, mentre la nave si inclinava sempre di più verso l’abisso.
Mentre stringevo forte la ringhiera, l’unica mia fonte di salvezza, sussurrai nell’orecchio di Niall «Niall, ci siamo conosciuti qui, ricordi?»
Strinse le labbra ripensando alla prima sera in cui con un ‘Non lo faccia.’, avevamo iniziato la nostra storia d’amore e, trattenendo le lacrime, appoggiò la sua testa alla mia, mentre aspettavamo l’inesorabile momento in cui la nave sarebbe affondata completamente
.
Millecinquecento corpi si sbracciavano e nuotavano forsennati tra le onde, intorno a me e Niall. Sputando acqua dalla bocca mi avvicinai a lui, che urlò, sovrastando le voci delle altre persone «Nuota, Rose. Seguimi.» lo seguii annaspando fra le onde gelide che mi avvinghiavano le gambe e mi gelavano il sangue, fino a raggiungere un pezzo della dell’indistruttibile imbarcazione che era affondata, lasciandoci in balia delle onde. Lo utilizzammo come zattera e cercammo di issarci sopra entrambi, ma era troppo piccolo, così Niall si sacrificò dicendo «Starò bene qui, sali tu.» mi incoraggiò sorridendo, e si aggrappò alla zattera improvvisata con entrambe le braccia, appoggiando la fronte contro la mia.
«Niall… ho freddo.» dissi. Non sentivo più le gambe, le braccia, i piedi, le mani.
Si sforzò di abbozzare un sorriso mentre rispondeva «Amore stanno arrivando le scialuppe, verranno a salvarci. Aspetta solo qualche minuto. Ci salveranno, ne sono sicuro.»
Gli strinsi con forza la mano, e non riuscii a trattenere le lacrime.
«Niall, ti amo.» dissi in un sussurro, non riuscendo ad alzare di più la voce. Vidi un guizzo nei suoi occhi, e lo vidi avvicinarsi alle mie labbra. Disse deciso «Rose, non dirmi addio. Non abbandonarmi ora. Promettimi una cosa.»
Annuii, ormai non riuscivo più a parlare.
Continuò. «Promettimi che farai di tutto per salvarti. Che userai ogni forza che ti rimane in corpo per chiamare la scialuppa che arriverà e che vivrai una vita lunga e felice. Non morirai stasera, non fra queste maledette onde gelide. Morirai da vecchia, dopo aver vissuto ogni minuto che meriti di vivere, aver avuto dei bellissimi bambini e ti addormenterai piano piano con un sorriso sulle labbra, quel sorriso che amo tanto.» Fece uscire ogni parola con uno sforzo sovrumano, tremava senza controllo e le sue mani erano chiuse in due pugni rigidi.
«T-Te lo prometto, Niall.» dissi tremando violentemente.
Usando tutte le ultime forze che aveva in corpo, Niall James Horan si sporse verso di me, e mi lasciò un bacio sul naso, poi sulla guancia, l’angolo della bocca e finalmente le labbra. Per un istante, il calore irradiato da quelle labbra mi scaldò completamente, e pensai solo a ricambiare quell’ultimo bacio che il ragazzo che amavo mi stava lasciando. Quando si staccò, sorrideva.
«Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, Rose Diwitt Buckater.» disse esalando il suo ultimo respiro.
Non riuscii nemmeno a dire un semplice «Ti amo anche io.», che il ragazzo mollò lentamente la presa dalla zattera e si lasciò trasportare via dalle onde. Perché Niall era sempre stato così, e anche il suo ultimo grande viaggio verso la morte, lo intraprese senza pensare alla meta, e con un ultimo sorriso sulle labbra.
 
«Minuti interminabili più tardi, una scialuppa arrivò e mi raccolse in fin di vita. I marinai a bordo mi riscaldarono dandomi una zuppa calda e una coperta asciutta, ma l’unica ragione per cui non mi lasciai morire, fu la promessa che feci a Niall.» dissi lentamente alla mia nipotina, senza nemmeno preoccuparmi di asciugare le lacrime che ormai scorrevano senza controllo sulle mie guance.
 «Quel ragazzo mi salvò, in tutti i modi in cui una donna può essere salvata. E ti auguro, piccola mia, di trovare un uomo che ti ami tanto quanto lui amava me, perché l’amore è veramente l’unica ragione che ti permette di andare avanti, nonostante il dolore, la sofferenza, la morte.» conclusi, con un sorriso.
La mia piccola nipote sorrise, con gli occhi lucidi.
«Nonna, pensi ancora a Niall?» chiese in un sussurro.
«Oh, tutti i giorni piccola mia.» Sorrisi, ripensando involontariamente alla notte in cui mi aveva ritratta. «Non ho nemmeno una sua foto, ma vivrà per sempre nei miei ricordi, mi basta questo.» dissi sfiorando la pietra blu che tenevo al collo.
 
Fine.




ciao peipis.
come state? spero bene c:
Io non un granchè, ieri ho guardato 'Titanic' in tv, ed, essendo la prima volta che lo guardavo,
ne sono rimasta sconvolta, ma me ne sono anche innamorata.
e così ho pensato di scriverci sopra una one shot.
PREMETTO CHE NON HO LA MINIMA IDEA SE QUALCUN ALTRO HA AVUTO UN'IDEA DEL GENERE,
se è così, sappiate che mi è venuta quest'idea all'improvviso, senza copiare idee altrui, anche perchè odio chi lo fa lol
la storia l'ho cambiata in vari punti, ma alcune 'frasi celebri' le ho dovute lasciare, tanto per aumentare la tristezza del tutto.
se mi lasciate una rrrrrrecensione facendomi sapere cosa ne pensate, lo apprezzerei davvero tanto.
siete fantastiche, ai lov iuu.

-ele.
-handsomerhalder on twitter (ho cambiato nick, prima ero sheeransdrug lol)

  
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