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*Roby si guarda attorno cauta, controllando che non ci sia nessuno armato di ascia pronto ad affettarla.*
Ciao a tutti!! *Nessuno fiata in quanto non c'è nessuno* Non so quanti di voi seguissero questa fiction, ma, per quelli che lo facevano, gomen-nasai! Non l'ho mai abbandonata (anche perchè è già conclusa da eoni, quindi c'è poco da abbandonare), ma tra le fiction nuove da seguire, la maturità e le vacanze, non mi è più venuto in mente di aggiornarla. Sono un disastro, lo so... Ontoni Goman!! ^^''''
Comunque, per quello che vale, ecco qui il terzo capitolo. è il mio preferito, perciò ditemi che ne pensate!
Intanto, un ringraziemento a RUBY e a glod_drangon, che hanno commentato lo scorso capitolo!!
Buona lettura!! ^^
CAP 3: RICORDI- parte I
L’Aquarion Sol abbatteva nemici su nemici quel giorno,
trascinato dall’energia sprigionata dall’element di testa, che pareva combattere
come un automa.
Apollo quel giorno, aveva un unico obiettivo che lo spingeva
ad andare avanti: raggiungere Atlandia. Sentiva che la sua Silvia era là, e ci
sarebbe arrivato ad ogni costo.
Era ormai alle porte della città degli
Angeli, quando ebbe uno strano presentimento. Una forza che gli sembrava di
conoscere bene. O, meglio, che una parte di lui parve riconoscere.
Si voltò,
trovandosi davanti ad un Cherubin.
Strinse gli occhi: un Angelo delle Tenebre
lo stava guidando. Ma non era Toma…
“Finalmente ci rincontriamo, Ali del
Sole.”
“Moroha.” Ringhiò Apollo. “Che ci fai tu qui?”
“Mi deludi,
Apollonius. Dopo tutti questi anni… Credevo che ti avrebbe fatto piacere
rivedermi.”
“Che stai dicendo? Perché mi chiami così?”
“Non ricordi?
Eppure mi conoscevi bene…”
Inaspettatamente, il Cherubin tentò di colpire
l’Aquarion con una lunga lancia. Apollo riuscì miracolosamente a parare il colpo
proteggendosi con le braccia, ma…
“Apollo, che ti succede?” Chiese allarmato
Pierre. Apollo aveva uno strano sguardo assente, come se non stesse più con
loro…
Come se stesse guardando lontano…
˜ FLASHBACK ˜
L’Angelo si
guardò intorno annoiato. Era stanco.
Stanco di fare sempre le stesse
identiche cose ogni giorno.
Stanco di combattere una guerra che non lo
interessava più.
Stanco di massacrare gli esseri umani.
Stanco, perché non
capiva più la furia omicida che sembrava così presente negli altri suoi
simili.
Ecco, stanco…
“Cosa stai facendo Apollonius?” Una voce attirò la
sua attenzione.
“Moroha, anche tu qui?” Rispose voltandosi verso di
lui.
“La mia ultima battaglia si è conclusa vittoriosamente. Sono tornato a
portare le mie offerte all’Albero della Vita.” Spiegò mostrando un ammasso di
persone svenute che, molto presto, si sarebbero unite all’Albero, fornendo così
il loro prana alla stirpe angelica.
Apollonius dovette trattenere un moto di
disgusto. Si stupì: da quando gli importava di quegli esseri inutili? Cercò di
fingersi interessato.
“Sono molti questa volta.”
“Trovi? Beh, si, ho
fatto una buona caccia oggi… Tu piuttosto Apollonius, che cos’hai ultimamente? È
da molto che non ti vedo uscire da qui. So che Toma è preoccupato. E non è da
lui. Così come non è da un Angelo tuo pari assentarsi dai campi di battaglia
così a lungo.” Non era un rimprovero si accorse Ali del Sole, solo
un’osservazione fatta da un amico. Poi ci pensò su: era davvero ancora un amico
per lui? E Toma… Cos’era ora, Toma?
Si voltò verso l’Albero della Vita: lì
erano cominciati i suoi mali, se così si potevano chiamare. Lì era accaduto il
fatto che gli aveva cambiato la vita, che aveva fatto in modo che si ponesse
certe domande. Era giusto attaccare gli umani? E ucciderli? E rubar loro il
prana? Era forse giusto come gli avevano insegnato? O no?
“Non ho nulla,
Moroha. Sono solo stanco.” Rispose alla fine. “Grazie per l’interessamento, ma
non ho niente. Ho solo bisogno di riposo. Ma non temere, parlerò a
Toma.”
L’altro parve soddisfatto.
“Molto bene Apollonius. Allora ti lascio
solo.”
E se ne andò, portando via con sé gli esseri senza ali.
Apollonius
non riuscì a guardarli. Si voltò nuovamente verso l’Albero, e di nuovo si
ritrovò a pensare a quel giorno.
Il giorno in cui le aveva offerto la
mano.
Il giorno in cui lei gliel’aveva afferrata.
Il giorno in cui aveva
capito cosa significava amare.
Perché lui l’amava, ormai ne era certo. E
anche lei l’amava. Lo sapeva. Se lo erano detti tante volte…
Da quando gli
importava di quegli esseri inutili?
Semplice, da quando aveva incontrato
lei.
Da quando aveva incontrato Celiane.
˜ FINE FLASCHBACK
˜
“Ricordi ora, Apollonius?” Chiese beffardo Moroha.
“Ricordo.”
Rispose Apollo tornando alla realtà.
“Bene, Ali del Sole. Spero che tu sia
contento di rivedermi allora. In fondo, sono passati dodicimila anni.”
“Come
lo ha chiamato?” Pierre era allibito.
“Vuol dire che lui… Che lui è il vero
Apollonius!” Reika sembrava un automa mentre lo diceva. Guardò Apollo,
ripensando alle parole dell’Angelo. “Vuol dire che… Che quegli orridi esseri…
hanno ingannato anche Sirius. Lui se n’è.. se n’è andato perché è stato
ingannato da loro!” La rabbia della ragazza stava aumentando
pericolosamente.
“Oh, certo, è sempre un piacere immenso incontrarti Moroha!”
Ribatté intanto Apollo. “Ma sai com’è, ora ho di meglio da fare che starmene qui
con te a chiacchierare… Credimi, mi piacerebbe davvero starmene qui ancora un
po’, ma proprio non posso… Sarà per un’altra volta, magari…”
“Spiacente,
Apollonius. Devi solo combattere contro di me ora. Non devi fare altro.”
“Non
ho tempo per i giochetti ora, Moroha.” Sbraitò allora il rosso tentando di
allontanarsi. “Mi sembrava di essere stato chiaro.” Il Cherubin gli sbarrò la
strada.
“Se vuoi rivedere i tuoi amichetti Apollonius, dovrete prima
sconfiggere me.” Ribadì Moroha.
“Maledizione!” Apollo era indeciso: voleva
arrivare subito a Silvia evitando combattimenti inutili, ma come poteva fare a
evitare quell’Angelo guastafeste?
“Apollo” Intervenne Reika improvvisamente
“Lascialo a me.”
“Come?!?” Chiesero all’unisono gli altri due
ragazzi.
“Lasciatelo a me.”
“Ma Reika…” Tentò di protestare il
rosso.
“Niente ma, Apollo! Hanno ingannato Sirius! L’hanno portato via da me
con un inganno! Non posso fargliela passare liscia!”
Forse furono la rabbia e
la potenza che la ragazza emanava, forse fu la sua decisione, o, forse,
semplicemente Apollo capì quello che provava. Fatto sta che
rispose:
“D’accordo, Reika. Fallo nero, mi raccomando!”
“Contaci, Apollo!
Grazie…”
La fusione si sciolse, permettendo così ai tre element di
ricostituire la fusione nell’Aquarion Luna.
“Preparati, Angelo delle Tenebre!
Pierre, Apollo.”
“Sono con te, Reika.”
“Va bene, Reika: Faian (help, non
so come si scrive l’urlo di Pierre!!!!! nda)."
“Tre diventano uno: Freccia
Infuocata dell’Inganno. Per te, Sirius.”
“E per Chloe. Vai, Reika…” Mormorò
Pierre.
Reika scoccò la freccia. Puntò dritta al cuore.
“Lo prendi,
Reika!” Urlò entusiasta Pierre. Mancava poco all’impatto.
“È troppo facile…”
Ribatté piano Apollo.
E aveva ragione.
All’ultimo secondo, il Cherubin si
spostò di lato, evitando così il colpo di Reika.
“Apollonius, sei più sciocco
di quanto ricordassi.”
“Sei sempre stato tu lo sciocco, Moroha. Ma non te ne
sei mai reso conto.” Apollo poteva quasi vedere i muscoli facciali dell’Angelo
irrigiditi per la rabbia, e non poté non sentirsi soddisfatto della cosa.
“Eravate tutti degli sciocchi, e non ve ne siete mai resi conto. Siete ancora
così ciechi…”
“Ciechi, Apollonius? Sei tu che non comprendi il quadro
generale della situazione. Non l’hai mai fatto. Non hai mai voluto guardare in
faccia alla realtà.
Lo sciocco sei tu, non capisci? Hai tradito tutta la tua
stirpe per un’insignificante senz’ali. Chi mai può essere più stupido di te,
Apollonius?”
Apollo sorrise.
“Non hai mai capito cosa significa amare,
Moroha.”
“Amore? L’amore di cui tu parli, quello per un’umana…” Sputò il
termine come se fosse stato qualcosa di altamente tossico per lui “… è indegno e
impuro! Un amore del genere è pericoloso. Guardati, Apollonius. Guarda come sei
diventato debole a causa di quell’amore!”
“Non sai quanto ti sbagli Moroha…
Non sai quanto sono più forte ora…”
“Lo vedremo, Apollonius!” Urlò
lanciandosi contro l’Aquarion.
“Reika!” Urlò Apollo risvegliando la ragazza
che, intanto, aveva ascoltato assorta i loro discorsi. Così come anche Pierre
del resto…
“Si!” Rispose lei saltando per schivare il colpo. “Shurikan (si
scrive così??? Help please!! nda) di luce!”
“Poveri illusi.” Mormorò Moroha
quasi divertito schivando facilmente il colpo. Di nuovo, afferrò saldamente la
lancia, e la lanciò
“Prevedibile.” Commentò Reika. Troppo presto.
Moroha,
approfittando della distrazione della giovane, colpì con un’altra lancia
l’Aquarion al petto.
I tre element urlarono di dolore, e la fusione fu
spezzata. Erano svenuti.
“Più forte dicevi, Apollonius?
Quando eri ancora
degno di essere chiamato Angelo, non ti saresti mai fatto battere in questo
modo… Stolto che non sei altro, credevi veramente che un’insignificante senz’ali
sarebbe riuscita a sconfiggermi?” Recuperò la lancia, e si avvicinò al Vectro
Sol. Alzò l’arma, e sorrise “Finalmente, dopo aver atteso dodicimila anni
sognando questo momento, avrò la mia vendetta.
La vendetta di tutta la mia
stipe.
Addio, Apollonius!”
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