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Autore: Giuls_94    06/02/2013    4 recensioni
Cosa passa nella mente di una diciassettenne negli istanti prima della partenza per un viaggio che le cambierà la vita?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non devo piangere. Non devo piangere. Non devo piangere.

Come un mantra lo ripeto a mente in continuazione da due ore. Due ore che in realtà passano così lente che mi sembrano un’infinità.

Sono seduta vicino a mia madre su una sedia dell’aeroporto di Milano e ho le gambe tese appoggiate alla valigia di fronte a me. Quella valigia viola che mi ha accompagnato in tanti posti lontani da casa e che, fedele, mi accompagnerà anche in questa avventura. Quella valigia che ora contiene tutto quello che sono riuscita a farci entrare, tutto quello a cui non posso rinunciare e tutto quello che mi servirà: 18.5 kg. Viaggio leggera io, mica come la ragazza che ho di fronte; lei ha ben due valigie e, a giudicare dalle lacrime che non riesce a frenare, anche un ragazzo, che non smette di baciare. Sì, io viaggio decisamente più leggera. Io il mio ragazzo l’ho mollato prima di partire, non potevo sopportare anche quello di addio. Ecco, adesso mi viene da piangere.

Cerco di pensare ad altro e accendo l’iPod mettendolo su brani casuali.

Cosa sto facendo? Un salto nel vuoto senza alcuna rete a frenare la mia caduta nel caso in cui non riuscissi a volare. Non devo piangere. Non devo piangere. Non devo piangere.

Mi giro verso mia madre e vorrei dirle qualcosa ma non mi esce niente di sensato, così le sorrido e le faccio una linguaccia. Lei lo sa che le voglio bene, che quello è il mio modo di dirglielo. Non sono mai stata una ragazza espansiva e ho sempre avuto problemi con gli addii. Se ripenso a come ho salutato i miei amici mi viene il nervoso, sono stata una stupida, ma ormai non ci posso fare niente, devo guardare avanti.

La ragazza della WEP si avvicina a noi sorridente e mi porge il mio biglietto, una targhetta per la valigia e una busta arancione. Apro il foglio con le tratte e i battiti del mio cuore accelerano. 

Milano, Italy 11:30 a.m. - New York, NY 1:30 p.m.

New York, NY 3:00 p.m. - Chicago, Illinois 5:30 p.m.

Chicago, Illinois 7:50 p.m. - Greenville, South Carolina 9:10 p.m.

Non devo piangere. Non devo piangere. Non devo piangere.

Ma dove cazzo sto andando? Simpsonville, South Carolina, ecco dove sto andando. È solo un anno, penso, passa presto.

Non so quanto tempo passa ancora, forse un’ altra ora. La stessa ragazza di prima ci chiama a raccolta e ci spiega cosa dobbiamo fare se perdiamo le coincidenze dei voli americani. Io non la sto nemmeno ad ascoltare, ho preso tanti di quegli aerei che potrei fare la hostess e non mi è mai capitato di perdere un aereo. Poco dopo ci guida alla coda per il check-in e la mia valigia parte.

Torno indietro ad aspettare che anche gli altri cinque imbarchino i bagagli e incontro lo sguardo di mia madre: è seria, stramaledettamente seria, come non l’ho mai vista. Sento un peso all’altezza del petto, perfettamente cosciente del fatto che anche lei sta provando le stesse cose. Mi avvicino e la abbraccio. Non devo piangere. Non devo piangere. Non devo piangere. Quando ci stacchiamo noto che anche lei si sta trattenendo, ha gli occhi lucidi e spalancati.

Camminiamo in silenzio fino al punto in cui ci dovremo salutare, la signorina della WEP è già entrata e con lei due ragazzi. Mi guardo intorno notando la ragazza di prima, paonazza e in preda a una crisi di pianto.

Finalmente mi decido ad allontanarmi, mi fermo poco prima del metal detector, mi giro verso mia madre e, sorridendo, le mimo con le labbra: -Ciao mamma.-

Poi, inspirando a pieni polmoni, faccio perno sulle gambe che non si vogliono muovere e inizio a camminare. Ho un sorriso stampato in faccia. Non ho pianto. Non è un addio, non è una tragedia. È un’ avventura, un’ occasione che hanno avuto pochi nella vita, e io non la sprecherò.

 

 

 

 

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Vorrei dedicare queste parole alla mia mamma. Suona infantile, ma quando non la si vede per così tanto tempo si impara ad apprezzare appieno la persona che è.

Non avete idea quanto l’ho abbracciata quando sono tornata :)

Ovviamente è uno scritto autobiografico e riprende più o meno i miei ultimi istanti in Italia prima della mia partenza per l’anno all’estero. Sono cresciuta tanto mentre ero là ed è un’ esperienza che cambia la vita e il modo di vedere le cose.

Spero che vi sia piaciuta, lasciatemi una recensione se vi va, mi farebbe davvero tanto piacere leggerne qualcuna :)

Un bacio, Giuls.

 

P.S. Alla fine ho perso l’aereo a Chicago e ho dormito in aeroporto. Morale della storia: ascoltare sempre le signorine in aeroporto. XD

  
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