Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Heavencanwait_    07/02/2013    1 recensioni
Ripensò a quante ne aveva passate negli ultimi anni e soprattutto a come aveva incontrato lui. Ancora non riusciva a credere a come quel ragazzo si fosse innamorato di lei che non era per niente perfetta, anzi, amava ingozzarsi di cibo fino a sentirsi piena e gonfia, se si incavolava era capace di mandare giù parolacce su parolacce e avrebbe trovato tanti altri difetti se solo si fosse concentrata. Eppure, quel ragazzo l’aveva notata tra la massa, l’aveva salvata dalla massa, l’aveva resa speciale.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il pavimento era grigio, le piastrelle sulle pareti ne erano l’esatta imitazione, i neon del soffitto emanavano una luce chiara e quasi tenebrosa e le poltrone scomode e consumate erano segnate dall’ansia di coloro che vi erano stati seduti. Erano quasi le tre e trenta del mattino e ancora non aveva notizie. Se era nervoso? Be’, pensò che non avesse mai visto nessuno tanto ansioso quanto lui. Era la prima volta e non aveva nemmeno lontanamente immaginato le sensazioni che l’avrebbero invaso nonostante ci pensasse da ben nove mesi. Aveva un paio di occhiaie profonde e violacee che gli incorniciavano quegli splendidi occhi azzurri luminosi e spettacolari. Le labbra erano strette in una morsa e i denti continuavano a trangugiarle. Le mani erano sudaticce, ma non riuscivano a stare ferme e le passava continuamente sui pantaloni. I piedi avevano preso a tamburellare una melodia sconosciuta. Lo stomaco era in tensione. Le gambe gli supplicavano di alzarsi, di sgranchirle, ma la testa, che vorticava come se stesse nel bel mezzo di un uragano, glielo impediva. Non riusciva proprio più a stare fermo e se solo non fosse stato così codardo, a quest’ora sarebbe più tranquillo sapendo cosa stava succedendo qualche corridoio più avanti. Era solo, non c’era nessuno e non passavano nemmeno infermieri. Stava affogando nelle sue stesse emozioni e si era sempre definito un ragazzo forte quindi proprio non riusciva a capacitarsi come un evento simile potesse trasformarlo in un ragazzino alle prime armi. Si sentiva come se fosse ritornato al primo giorno di scuola, del primo anno, solo che era molto più turbato. Era decisamente turbato.
Desiderava con tutto se stesso avere notizie. Improvvisamente si alzò e prese a camminare ossessivamente lungo la stanza mettendo le mani in tasca e cercando di tenerle ferme. Guardava da un punto ad un altro e il suo sguardo si soffermava sempre sull’orizzonte. Una porta blu era tutto ciò che poteva vedere.
“Starà andando tutto bene?” continuava a chiedersi. L’ansia cresceva allo scoccare dei secondi sull’orologio appeso alla parete di fronte. Si sentì improvvisamente distrutto al punto che crollò nuovamente sulla poltrona e cominciò a passarsi le mani nei capelli.
Erano passati una quindicina di minuti e le palpebre si fecero sempre più pesanti fino a quando riuscì a riposare gli occhi per un po’ sperando che al suo risveglio avesse trovato notizie. Si accomodò e trovata la posizione giusta, il respiro divenne solo un sibilo, stanco anche lui del peso sulle spalle della preoccupazione.
 
 
 
-Cosa mi è successo?- disse appena riuscì ad aprire gli occhi guardandosi attorno per capire dove si trovasse. Aveva notato di avere una flebo attaccata al braccio sinistro, si girò verso la porta e immediatamente capì che quello nel quale giaceva era un letto di ospedale. Istintivamente si portò una mano verso il basso e trasse un lungo respiro di sollievo scoprendo che era tutto nella norma. Dalla porta del bagno fece capolino una donna con un crocchia disordinata che raccoglieva i capelli rossicci, indossava una divisa bianca e aveva un sorriso forzato, segno della notte insonne che aveva passato all’interno di quel reparto.
-Salve!- esclamò.
-Mi scusi, ma come mai mi trovo qui e dov’è il mio ragazzo?-
-Non si preoccupi, signore, ha avuto solo un mancamento e così il suo ragazzo l’ha portata qui. Le abbiamo fatto degli esami per vedere in che condizioni era, insomma, è a conoscenza del pericolo nella sua situazione, vero? Sono contenta che si sia ripresa! Ci siamo spaventati un po’ tutti.-
-Vorrei potere vedere il mio ragazzo, è possibile? Dov’è?-
-Signora, non vuole aspettare almeno qualche altro minuto? Devono prima farle delle analisi.-
-Ci vuole molto?-
-Questione di minuti anzi, se vuole, adesso avverto l’infermiere addetto.-
Si passò la mano libera tra i capelli e annuì. Non riusciva a fare a meno di preoccuparsi del piccolo bozzo che era con lei e non smetteva di pensare a quanto fosse preoccupato in quel momento il suo fidanzato. Aveva la testa girata verso la finestra della stanza, fuori tutto era buio e l’oscurità della notte si scontrava con la fioca luce della camera come una battaglia in cui era destinata a vincere la seconda. Ogni tanto si sentiva il suono della sirena dell’ambulanza che subito si affievoliva, segno che era arrivata a destinazione. Chiuse gli occhi e sperò che al termine di quella nottata tutto sarebbe andato per il verso giusto, magari sarebbe potuta tornare a casa e riprendere la routine. Erano stati mesi difficili, ma forse i più belli della sua vita. Un amore come quello non ha paragoni, niente può essere più bello del vedere crescere qualcosa di così innocuo, fragile dentro di sé. Sorrise leggermente ripensando ad una data precisa, quella che cambiò la sua vita in un lampo.
-Signora, si sente meglio?-
-Sì.-
-Bene, adesso le facciamo delle analisi giusto per sapere se tutto si è ristabilito. Mi dia, per favore, il braccio destro, le assicurò che sarò veloce e dopo potrà tornare a riposare. E’ stata una notte stancante, lo so.-
Non sapendo cosa rispondere, fece sì con il capo ed eseguì l’ordine.
Aveva sempre odiato gli aghi, ma quella volta lo fece come un gesto automatico. Non aveva mai sopportato il sangue che finiva nella provetta, ma quella volta l’aveva osservato. Rosso, brillante e sano.
-Un momento, abbiamo quasi finito.-
L’infermiere era sulla quarantina, aveva i capelli brizzolati e il suo atteggiamento era rassicurante, lasciando trasudare i tanti anni di esperienza. Dal suo sguardo, capì che era davvero tutto apposto e non c’era nulla di cui preoccuparsi.
-Abbiamo fatto!- le disse l’altra.
-Bene.- sorrise teneramente.
Lasciò, poi, la stanza.
-Adesso può chiamare il mio ragazzo, per favore? Ho bisogno di lui e poi sarà preoccupatissimo.-
La donna fece comparire sul suo volto stanco un enorme e sincero sorriso e dopo avere accennato qualcosa, andò a chiamarlo.
Lei voltò nuovamente la testa verso la finestra, ma una strana luce cominciava a invadere il cielo oscuro di qualche minuto prima sperando di potersi addormentare con accanto l’uomo della sua vita e non sola in un insulso letto di ospedale.
Alzò lievemente il capo come a volere controllare qualcosa e quando la individuò, enorme e uniforme com’era, l’accarezzò delicatamente e giurò di avere sentito anche un piccolo movimento. Una lacrima piccola e innocente rigò il viso dai contorni delicati e chiaramente italiani della ragazza.
Ripensò a quante ne aveva passate negli ultimi anni e soprattutto a come aveva incontrato lui. Ancora non riusciva a credere a come quel ragazzo si fosse innamorato di lei che non era per niente perfetta, anzi, amava ingozzarsi di cibo fino a sentirsi piena e gonfia, se si incavolava era capace di mandare giù parolacce su parolacce e avrebbe trovato tanti altri difetti se solo si fosse concentrata. Eppure, quel ragazzo l’aveva notata tra la massa, l’aveva salvata dalla massa, l’aveva resa speciale. A volte le capitava di pensare che tutto fosse un sogno, ma poi si dava un pizzicotto e si rendeva conto che si ritrovava nello stesso letto di quella persona. Ricordò il momento esatto nel quale i suoi occhi incontrarono quelli di lui, inizialmente non ci aveva dato peso, ma con il passare del tempo si era resa conto di passare la maggior parte delle giornate a capire di che colore fossero quelle sfumature blu.
Lo amava. Lo amava davvero. Era la parte migliore di lei. Non si sarebbe stancata mai di dirlo. Sussurrò con la mente qualcosa al piccolo bozzo e poi chiuse gli occhi cercando di ritornare indietro nel tempo a quando erano ancora due sconosciuti che non sapevano niente dell’amore. Non avrebbe mai immaginato che cosa significa la parola “amore”, non fosse comparso lui lungo il cammino verso il futuro.
Si concentrò e come se fosse in una macchina del tempo, le passarono fulminei i ricordi più belli ed emozionanti.
 
 
 
-Signore! Signore!- qualcuno lo stava chiamando, ma non riusciva ad aprire gli occhi abbastanza da vedere chi fosse, voleva solo dormire e continuare a sognarla. L’idea di aprire gli occhi e di ricevere brutte notizie gli faceva male. Si accasciò cercando di tornare alla posizione di prima.
-Signore!- ancora una scossa alla spalla, ma lui cercò di non curarsene.
-Signore! Signore!- questa volta il nome fu quasi urlato al punto che riuscì ad aprire un po’ una palpebra.
Gli occhi assonnati ancora non riconoscevano il soggetto che stava parlando, ma non appena mise a fuoco la divisa bianca e il sorriso della donna che gli stava proprio di fronte, si riaddizzò e si pulì un po’ di saliva che gli colava all’angolo della bocca. Dopo essersi sistemato un po’ cercando di non sembrare spaventato, imbarazzato, ansioso e via di seguito, rivolse l’attenzione all’infermiera che non gli lasciò nemmeno il tempo necessario per formulare una domanda.
-Salve, finalmente! Era da un po’ che la chiamavo, comunque sono qui per informarle che la sua ragazza sta bene e che adesso può andare a vederla.-
Si riprese immediatamente e dopo avere lanciato uno urlo simile allo stridulo e essersi fatto sopraffare dall’emozioni, abbracciò sollevando leggermente la donna imbrazzatissima e corse verso il corridoio dove c’erano le stanze. Non sapeva nemmeno quale numero fosse, ma era così felice che avrebbe cercato anche per ore solo per trovarla e stringerla forte a sé. Non potevano essere separati, costatò infine.
-Mi scusi, ma ha sbagliato. Deve andare da quella parte!-
Si scusò con lei e corse nella direzione giusta lasciando ritornare a vivere quelle emozioni che fino a pochi minuti prima aveva tentato di sopprimere pensando che al peggio.
-E’ quella la stanza!- gli urlò di nuovo la donna sorridendo alla scena inverosimile e forse rivista un miliardo di volte.
-Grazie!- le sorrise di rimando.
Non bussò nemmeno, si precipitò letteralmente all’interno.
Era bella come non mai, stava guardando da lato opposto al suo e aveva gli occhi chiusi mentre con la mano destra accarezzava leggermente la parte bassa della pancia. Cercò di fare meno rumore, voleva solo abbracciarla quando le sarebbe stato abbastanza vicina, ma come se si fosse accorta della sua presenza, si girò verso di lui incastonando quegli occhioni scuri che tanto amava con i suoi chiari e lucidi in quel momento. Sorrise alla sua vista e il suo cuore prese a battere velocemente. Sentiva il sangue fluire veloce nelle vene. Prese coraggio e avanzò di un passo.
-Ehi.- disse infine.
Lei indugiò ancora sulle labbra gustandosi sempre di più quell’espressione dolce che aveva assunto lui.
-Ehi.- rispose cercando di mettersi dritta, ma il peso della pancia glielo impedì così il ragazzo si fiondò a prestarle aiuto.
-Vieni, ti tiro un po’ su!-
-No, va bene così.-
-Sicuro?-
La ragazza annuì sicura e gli lanciò un’occhiata eloquente.
-Niall, come stai?-
-Sto bene, tu, amore?-
-Me la cavo.-
-Mi hai spaventato, non sapevo che pensare, sai?-
-Sì, lo so, mi dispiace, non era mia intenzione, è solo che…- a Lisa scappà una lacrima che rigò velocemente una guancia.
-Ehi, ehi! Shhh! Non dire niente, adesso sono qui con te. Andrà tutto bene, te lo prometto.- si avvicinò e con un piccolo bacio le tolse via quella lacrima. Passò, poi, a poggiare le labbra sulle sue lasciandole un bacio ricco di emozioni, casto, breve e pieno d’amore.
Quando si staccò, Lisa sorrise leggermente, ma per la stanchezza la sua fu più simile ad una smorfia.
-Sei stanca, vero?-
Annuì.
-Vuoi che mi stenda accanto a te e cerchiamo di riposare entrambi?-
-No, voglio che tu mi stringa la mano. Così.- disse prendendo la propria e intrecciando le sue dita con quelle di Niall.
Con quell’altra libera prese ad accarezzare il ventre tondo e duro e poi si sporse leggermente per appoggiarvici un orecchio nell’attesa di sentire qualche movimento.
-Ciao, campione. Sono papà, sai, oggi ci hai fatto prendere un brutto spavento!-
Come se il bambino avesse potuto sentirlo una piacevole spinta fece contrarre le labbra di Lisa.
-Non chiamarlo ‘campione’, potrebbe nascere con la fissa di volere diventare un calciatore e non sopporterei un altro come te che impazzisce davanti al televisore per una partita di calcio!- scherzò.
Niall scoppiò a ridere e la sua risata riempì il cuore della sua ragazza.
Si tenevano ancora per mano, ma Lisa si drizzò il necessario per potere accarezzare i capelli scompigliati di Niall e si perse dentro all’oceano dei suoi occhi. Adorava cercare di sistemare quei capelli così disordinati senza tuttavia riuscirci.
-So di non avere un aspetto bellissimo.-
-Shh, per me sei sempre perfetto!- Lisa lo attirò a sé e lo baciò con passione.
Quando le labbra si separarono, i due si promisero con gli sguardi amore eterno.
-Ti amo.- disse lui.
Lei respirò profondamente, ma un dolore acuto prese a pulsare violentemente nella parte bassa del ventre riuscendo a mozzarle il fiato. Subito dopo ne arrivò un altro e questa volta l’urlo diventò acuto e insopportabile, un dolore che sembrava volesse perforarle tutta quella parte. Guardò Niall e fece in tempo a dirgli di correre a chiamare qualcuno prima di avere un’altra contrazione. Il povero ragazzo era terrorizzato e tremava tanto, ma subito si rese conto che non c’era tempo da perdere. Il travaglio era iniziato.
-Campione, torno subito.- disse toccando di nuovo la pancia, ma l’espressione dolorante di Lisa lo riscosse e corse via dalla stanza.
Nel corridoio sembrava viaggiare alla velocità della luce cercando lo sportello degli infermieri, ma non riusciva a trovarlo. Una porta semi chiusa fu la sua soluzione, vi entrò e urlò a gran voce distogliendo dai sogni un uomo, il quale appena si rese conto corse con lui.
Erano arrivati di nuovo nella stanza, Lisa era bagnata di sudore e si teneva la pancia con entrambe le mani, ma non riusciva a fermare il dolore.
-Cosa succede?- chiese Niall.
-Le si sono rotte le acque, sta iniziando il travaglio. Vostro figlio sta per nascere.-
-Cosa?- urlarono i due giovani terrorizzati da ciò che avevano appena sentito.-
-Non è possibile, sarebbe dovuto nascere tra due settimane!-
-Evidentemente lo spavento di questa notte, ha velocizzato le cose. Non possiamo perdere tempo, dobbiamo portarla in sala parto, lì il ginecologo saprà cosa fare.-
Uscì dalla camera lasciando Lisa sempre più affaticata, Niall le strinse la mano.
Un ennesima contrazione. Gliela strinse.
Un’altra. Gliela strinse ancora di più.
Un’altra ancora. Pensò che gliel’avrebbe rotta se avesse stretto ancora un’altra volta.
Fortunatamente l’infermiere arrivò con una barella e dopo averla messa su, corsero letteralmente verso la sala parto.
Gli occhi neri di Lisa gli supplicavano di starle vicino e Niall avrebbe adempito a questa richiesta.
I capelli lucenti e neri le cadevano sul volto ed erano madidi di sudore. Il biondo glieli spostò e ancora una volta i loro occhi si scambiarono qualche frase che non riusciva ad essere espressa con la bocca.
Questa volta la contrazione fu molto più lunga e più acuta al punto che l’infermiere, guardandola, aumentò la velocità con la quale si stava dirigendo verso la cosiddetta “stanza della vita”.
-Niall, non lasciarmi sola. Ho paura.- pronunciò con fatica la ragazza.
-Mai, amore, mai. Ti amo.-
-Anch’io.- riuscì a dire prima che un altro violento dolore dal suono pesante invadesse i suoi timpani. –Sono fiera di avere un ragazzo come te, sono così contenta di stare per dare alla luce nostro figlio, Niall.- una lacrima scese lentamente sulla guancia rosea e sudata di Lisa.
Niall non sapeva cosa dire, sorrise e le baciò delicatamente la fronte. Stringendo nuovamente la mano di quella che era la persona più importante di tutta la sua vita.
Le palpebre di Lisa si appesantirono, lottava per tenerle aperte, ma il dolore era sempre più forte e si sentiva stanca, stanca di dovere sopportare tutto così cedette all’oscurità. Al mondo dei sogni. Sognava a come sarebbe stato suo figlio, sperava avesse gli occhioni chiari come il suo papà. L’ultima cosa che vide fu Niall che piangeva come un bambino, piangeva dalla gioia, glielo si leggeva dalle sfumature grigie della sua pupilla e poi una porta grigia e infine un buio pesto, oscuro, ma non malvagio. Un tunnel alla fine del quale ci sarebbe stato un bagliore chiaro e indistinto.




Image and video hosting by TinyPic
Image and video hosting by TinyPic

GIOVS IS BACK:
Vi avevo promesso che avrei continuato a scrivere qualcosa quindi, be', eccomi qui. 
Tengo tantissimo a questa OS perchè è un sogno che feci un paio di notti fa ed è per questo che sono timorosa, non sapevo se pubblicarla o meno in quanto non so se sia noiosa oppure vi piaccia. L'ho fatta leggere alla mia migliore amica e lei mi ha consigliata di raccontarla qui sopra quindi lascio a voi l'ardua sentenza.
Mi piacerebbe lasciarvi le stesse emozioni che ho provato io. Vi dico solo che mi sono svegliata con gli occhi lucidi e so che viverla è tutta un'altra cosa, ma spero che le mie parole siano state sufficienti a farvi provare qualche sensazione. Vi chiedo, quindi, solo di lasciare una piccola recensione per dirmi sinceramente con ne pensate.
Penso di ritornare a scrivere su Niall, ma saranno solo OS perchè non sono capace di scrivere long e l'ho testato sulla mia pelle.
Adesso ritorno a letto, sì, sono malata lol
Alla prossima, 
con affetto,
Giovs.


Su twitter sono @__OhPutain (sono due trattini bassi, sì) quindi se non avete un account EFP e volete farmi sapere cosa ne pensate, potete scrivermi anche lì.
Adesso vado davvero.
Ciao,
baci.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Heavencanwait_