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Autore: soel95    07/02/2013    1 recensioni
E se in seguito ad un incidente, i sentimenti che Esmeralda prova per Phoebus cambiassero...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claude Frollo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si aggrappò a lei con forza come era avvenuto in numerose altre occasioni... in maniera tuttavia differente rispetto alle volte precedenti. Percepiva nitidamente le piccole mani della giovane stringersi intorno al suo busto, avvolgere dolcemente le sue ampie spalle così da offrirgli conforto e sostegno;  tutto questo non poteva che suscitargli nel cuore e nell’anima una profonda e sincera sensazione di beatitudine, una pace a lungo agognata e che, ne era certo, avrebbe potuto trovare un’unicamente stretto a lei.
 
Il suo capo, reclinato in avanti, posava mestamente sulla spalla di Esmeralda beandosi di quel delizioso profumo che gli riempiva i polmoni… gli era indispensabile per vivere, quasi più dell’aria stessa; non poteva neanche immaginare di passare un singolo istante separato dalla giovane, non ora che finalmente comprendeva la gioia e la pienezza di potersi stringere al corpo della persona amata… di poter riposare finalmente appoggiato ad esso, di perdersi in un sonno privo di sogni.
 
Fu il laconico suono delle campane che annunciavano l’imminente inizio delle celebrazioni mattutine a distoglierlo dai propri pensieri e a riportarlo alla realtà, una realtà in cui lei era una giovane gitana e lui il prete che le offriva riparo… una realtà in cui non avrebbero mai potuto stare insieme. Eppure le emozioni che aveva provato e che, cominciava a credere, avesse provato anche lei erano tanto intense… tanto piacevoli… da rendere tutto il resto superfluo e vano.
 
A malincuore dovette separarsi dall’angelo che gli aveva cambiato la vita; la teneva ancora stretta a se nonostante i loro volti non fossero più paurosamente vicini… talmente vicini che, per un istante, aveva temuto di cedere nuovamente… di riabbandonarsi al piacere che aveva provato nell’istante in cui quelle labbra rosse erano state sue… quello stesso istante in cui aveva rischiato di perderla per sempre.
 
-Io.. credo di dover andare…- iniziò con voce rotta dall’emozione di averla avuta tanto vicina, nel corpo… così come nello spirito
-Certo… - la vide abbassare lo sguardo imbarazzata mentre un dolce rossore le imporporava le gote rendendola ai suoi occhi ancora più bella; di una bellezza che non avrebbe potuto appartenere che alla vergine.
 
Quando infine le loro mani si separarono, ad entrambi parve di aver perso qualcosa… qualcosa di molto importante; la sensazione di vuoto che scaturì all’interno di Frollo lo avrebbe spinto ad annullare nuovamente quella lieve distanza che si era formata tra loro… eppure questo non avvenne. Con gli sguardi ancora legati, sembrava volessero supplicare l’altro di non andarsene… di non rompere quell’atmosfera magica che si era creata… quell’affinità che sino a poco tempo prima non avrebbero mai creduto di possedere.
 
L’ultimo leggero contatto tra di loro si ruppe definitivamente quando le voci ed i passi dei fedeli, che iniziavano ad affollare la cattedrale, rimbombarono lungo le torri costringendoli ad allontanarsi l’uno dall’altra così da riuscire a ritrovare un minimo di auto controllo;  continuarono a fissarsi fino all’ultimo nella speranza di riuscire a protrarre quella gioia che li aveva invasi e che li avrebbe abbandonati sino al momento del loro ritrovo.
 
Attraversava svelto quegli stretti cunicoli che gli avrebbero permesso di giungere in chiesa, quei corridoi che per anni aveva solcato con la mente persa a contemplare la grandezza di Dio… ora invece,  intenta a ripercorrere gli avvenimenti di quegli ultimi giorni tentando di mettervi ordine e di riuscire così a trovarvi una spiegazione razionale. Tutto era avvenuto molto velocemente, troppo per una persona abituata alla calma ed alla solitudine… la perdita del controllo quella fatidica notte, la decisione di Esmeralda di andarsene lascandolo nuovamente solo, il baratro nel quale era precipitato e dal quale era convito che non sarebbe più riuscito a risollevarsi… e infine la salvezza che era giunta con lei.
 
Faticava ancora a crederci, gli sembrava impossibile che quelle labbra, così a lungo desiderate, avessero pronunciato sinceri sentimenti di angoscia e preoccupazione nei suoi confronti… era più di quanto potesse anche solo immaginare; forse per lui non era ancora tutto perduto. Ci sperava… con tutto il cuore. Sperava che le differenze tra loro potessero diventare irrilevanti di fronte alla prospettiva di una gioiosa vita insieme.
 
 
 
 
Non ci capiva più niente. Nell’istante in cui il prete l’aveva stretta a se, chiusa tra le sue forti braccia, il mondo aveva iniziato a ruotare vorticosamente impedendo alle sue gambe, private tutto un tratto della propria forza, di sorreggerla; mai nella sua breve esistenza le era capitato di provare qualcosa di tanto intenso… un qualcosa capace di sconvolgerla a tal punto, da farle dubitare anche di quanto, sino a quel momento, aveva ritenuto inoppugnabile.
 
Aveva pronunciato quelle parole senza riflettere, senza curarsi delle conseguenze che queste avrebbero potuto suscitare… in lei… ma soprattutto nell’arcidiacono; eppure non aveva resistito.  Non riusciva ad accettare l’idea che quell’uomo, per il quale, non aveva più dubbi, stava cominciando a nutrire sentimenti mai prima di allora appartenutegli, potesse decidere di gettare al vento la propria vita… ma soprattutto… non poteva sopportare di esserne la causa prima; era stato così cordiale con lei in quelle settimane che oramai… si sentiva vincolata alla sua presenza.
 
Prima del suo incontro con Frollo, era convinta che mai si sarebbe sentita legata a qualcuno non appartenente alla Carte dei Miracoli… la stessa infatuazione per il capitano Chateapers era stata per lei fonte di sorpresa… un’emozione talmente nuova, da non permetterle di accorgersi della reale natura, falsa ed incantatrice, dell’uomo.
 
Nell’istante in cui, infine, si erano separati sciogliendo quell’inteso abbraccio le li aveva uniti per un tempo che ad entrambi era parso interminabile… un improvviso moto la scosse, una sensazione che le avrebbe imposto di annullare nuovamente la distanza che si era creata tra il suo corpo e quello dell’arcidiacono; faticava oramai a comprendersi. Possibile che quanto aveva iniziato di recente a provare in sua compagnia, non fosse altro che un assaggio di un qualcosa di molto più grande che stava nascendo in lei?... aveva bisogno di riflettere… possibilmente da sola.
 
 
 
 
Quando varcò la soglia della cattedrale, si impose di  riacquistare quell’autocontrollo e quella calma che per lunghi anni lo avevano caratterizzato... quella stessa tranquillità che ora gli appariva impossibile trovare e che lo abbandonava non appena la sua mente indugiava sulla figura della giovane gitana; non si era mai sentito tanto inappropriato nel fare messa come in quel momento. Con quale diritto predicava alla folla parlando di valori morali, religiosi… quando lui per primo non si sentiva più in grado di rispettarli.
 
- Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore…- non poteva che sentirsi profondamente coinvolto dalle parole che quel giorno era costretto a  leggere alla folla poiché in cuor suo sapeva bene che per lui una tale felicità non sarebbe mai potuta giungere.
 
Alla fine della celebrazione, mai come quel giorno si rallegrò del timore che involontariamente suscitava nelle persone e che gli avevano sempre evitato quegli inutili convenevoli con i fedeli… ora come ora, non avrebbe proprio saputo cosa dir loro per non risultare scontato o banale; del resto la sua mente era altrove, seguiva la figura di Esmeralda ovunque si trovasse in quel momento… la osservava mentre si muoveva con passo flessuoso attraverso i freddi corridoi di pietra che improvvisamente apparivano rischiarati da un sole di primavera; la osservava… la immaginava… e questo gli bastava per bearsi di un’emozione talmente forte da risultare quasi inappropriata.
 
Non ce la faceva. Non riusciva più a stare senza di lei… aveva bisogno di vederla, di parlarle, di perdersi in quel suo profumo fruttato… di toccarla. No, doveva resistere. Avrebbe atteso la chiusura di ogni celebrazione con il vespro serale e solo allora sarebbe ritornato alla propria cella per poter trascorrere qualche istante in sua compagnia, prima di allora sarebbe rimasto lì, in chiesa, a pregare tutto il giorno se fosse stato necessario per riacquistare un po’ di buonsenso e di tranquillità interiore.
 
 
 
 
Aveva trascorso l’intera giornata a riflettere senza accorgersi che, improvvisamente, era scesa la sera e con essa… l’imminente ritorno di Frollo; solo a quel punto si riscosse dai propri pensieri rendendosi infine conto che era passata un’intera giornata persa com’era nelle sue elucubrazioni. Un fastidiosa sensazione alle gambe, la costrinse a sgranchirsi dopo che per lungo tempo era rimasta rannicchiata sul letto del prete; mettendosi in piedi, si accorse con gioia e stupore che la caviglia oramai non le doleva più e forse… questo fatto, unito ad un’inattività prolungata, furono la causa della sua folgorante decisione.
 
Non aveva mai trascorso tanto tempo senza farlo, era una cosa che le era sempre piaciuta e che trovava rilassante… senza contare l’effetto che suscitava sugli altri, in particolar modo sugli uomini.
 
Con la mente finalmente svuotata da ogni preoccupazione ed una ritrovata serenità che per troppo tempo sembrava averla abbandonata, iniziò a muoversi, un passo dietro l’altro… una sequenza precisa ed ordinata scandita da una musica interiore che solo a lei era permesso udire e che le rischiarava il cuore e l’anima; una melodia che la guidava nella sua danza incantatrice.
 
I passi si susseguivano, i piedi si incrociavano, gli occhi chiusi ed il capo lievemente inclinato esplicitavano l’intensa gioia che provava in quel momento e che la portavano ad estraniarsi da quanto la circondava… in quel momento la sua mente era altrove, persa in una piazza lontana dove incorniciata dalla luce di mezzogiorno, si muoveva leggiadra affascinando quanti si arrestavano per osservarla. Poteva sentire tutto: il calore del sole, la lieve brezza che le accarezzava i capelli e le spalle scoperte… la sensazione dei propri piedi a contatto con il terreno in una comunione con la natura.
 
Fu probabilmente per questo motivo che non si accorse che la porta della cella, finalmente dopo numerose ore, si stava aprendo consentendo così l’ingrasso al prete nella stanza; continuava a danzare, inconsapevole dello sguardo incantato che questi le rivolgeva ,felice come non lo era dal giorno della sua aggressione.
 
 
 
 
Finalmente la giornata era finita e poteva tornare dal proprio angelo. Dio solo sapeva quanto le era mancata, quanto i suoi pensieri avessero indugiato su di lei nel corso di quei momenti interminabili; più di una volta era stato sul punto di cedere, di abbandonarsi alle proprie emozioni… emozioni che lo avrebbero spinto nella stanza dove l’aveva lasciata e che gli avrebbero imposto di abbracciarla per non separarsene più.
 
Quando, infine, giunse in vista di quella fatidica porta, un’urgenza incontenibile lo pervase… la sua mano a contatto con la maniglia sembrava tremare dall’agitazione e dall’emozione. Dopo aver fatto un profondo respiro, l’abbassò lentamente così da poter rivelare ai propri occhi quanto vi era di celato tra quelle mura… ma non era pronto a ciò che gli si parò dinnanzi.
 
Il suo cuore perse un battito, gli occhi si spalancarono ed inconsapevolmente trattenne il fiato alla vista di quella creatura divina che danzava libera per la camera, persa in un’incantevole mondo di fantasia… era esattamente così che si era perduto, era così che la sua anima aveva cessato di appartenergli per recarsi in ginocchio da quella della giovane… era bastato un ballo, una danza gioiosa, frutto della spensieratezza della sua età.
 
-Esmeralda…- era stato un sussurro appena accennato il suo, un soffio leggero ed impercettibile che tuttavia aveva raggiunto la mente della ragazza inchiodandola improvvisamente sul posto, sorpresa da quell’arrivo a lungo desiderato.
 
  
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